sabato 21 ottobre 2017

Wind River

Partendo da un soggetto classico e apparentemente sfruttato come il mito della frontiera selvaggia, si costruiscono ancora ottimi film come questo: basta saper utilizzare al meglio gli ingredienti giusti: sceneggiatura solida, lo sfondo maestoso della natura e una colonna sonora ispirata, garantita dalla coppia Warren Ellis/Nick Cave. Facile a dirsi! Azzeccare gli attori poi è il passo decisivo e in questo caso la scelta di Elizabeth Olsen e Jeremy Renner si è rivelata efficace.

Dopo le sceneggiature di Sicario e Hell or High Water, Taylor Sheridan debutta alla regia con un ottimo thriller ambientato in una fredda e inospitale riserva indiana del Wyoming. La trama in due righe:
Una ragazza nativa americana è stata ritrovata morta nella neve. Per le indagini da Las Vegas arriva una giovane ed inesperta agente dell'FBI che viene affiancata da un ranger locale, esperto cacciatore della zona. 

Tra paesaggi memorabili, dialoghi poetici ed esplosioni improvvise di violenza, a tratti tornano in mente film come Non è un paese per vecchi e Un gelido inverno, ma anche grandi classici del genere; per dire che il livello è alto. Premio per la miglior regia a Cannes 2017 nella sezione Un Certain Regard, ma ancora non distribuito in Italia.




LEGENDA VOTI

@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro

giovedì 19 ottobre 2017

L'unico vero problema di Blade Runner 2049

Per dirla in breve: l'unico vero problema di Blade Runner 2049 è che quando uscì l'originale di Ridley Scott si era di fronte ad un'opera che non assomigliava a niente di visto in precedenza. Da allora in 35 anni, il cinema ha raccontato il futuro, specie quello distopico, in svariati modi e declinazioni; ecco perché gli scenari immaginati da Villeneuve li abbiamo più o meno già interiorizzati attraverso decine e decine di film di fantascienza con il rischio dell'effetto assuefazione. Ciò non toglie che il regista canadese sia riuscito ad ottenere il massimo possibile da una sfida ad alto rischio, salvaguardando la propria autorialità e mantenendo al tempo stesso un solido collegamento all'universo visivo e narrativo di uno dei cult che ha fatto la storia del cinema, non solo di fantascienza. Quasi tre ore che al cinema sono volate. Eccessivo pretendere di ritrovare sensazioni uniche come quelle trasmesse dal poetico monologo di Rutger Hauer nel finale.
E' chiaro che in un approccio di tipo maniacale, basato principalmente sul confronto con il predecessore, il film rischia di dissolversi nonostante la trama intelligente e un impianto visivo-cromatico affascinante grazie al lavoro di Roger Deakins
Solo qualche lievissima stonatura l'ho avvertita nella sequenza finale, pochi minuti in cui si scivola in un action-movie stranamente piatto e scontato; anche la figura di Wallace (Jared Leto nel ruolo del cattivo di turno) non è molto convincente convincente, forse anche a causa di un pessimo doppiaggio.
Villeneuve, canadese classe '67, ha dichiarato che fin da ragazzino è stato un appassionato di fantascienza e sognò di diventare regista proprio dopo aver visto Blade Runner. Bene, vista la filmografia del regista, aspirazione direi realizzata ai massimi livelli. 


LEGENDA VOTI

@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro

lunedì 16 ottobre 2017

Babylon Sisters

Capita di andare al cinema con discrete aspettative e restarne parzialmente delusi; è il caso di Babylon Sisters, prima fiction di Gigi Roccati, regista e sceneggiatore che ha diretto diversi documentari, tra cui Road to Kabul (2012).

Girato a Trieste nel rione di Ponziana, è una storia narrata attraverso gli occhi della piccola Kamla (Amber Dutta, finalista di Italian's Got Talent come danzatrice “bollywoodiana"), protagonista del film; è una storia di donne immigrate di diverse nazionalità che diventano amiche e che in occasione dell’ingiunzione di sfratto dall'edificio in cui esse abitano con le rispettive famiglie decidono di unirsi e tentare di trovare una soluzione, anche con l’aiuto di un operatrice della vicina “Casa delle culture”.




Il tentativo di combinare il cinema realistico (in questo caso con la tematica dell'immigrazione in primo piano), alle atmosfere bollywoodiane ha una sua originalità; purtroppo riuscire a mantenere l'equilibrio tra la drammaticità della questione e l'ingenuo ottimismo di fondo che pervade il film è risultato particolarmente complicato e a tratti irritante. I personaggi delle varie etnie (in maggioranza interpretati da attori non protagonisti) con i loro vissuti appena abbozzati, sono poco credibili e non generano empatia, così come le svolte narrative che porteranno all'atteso lieto fine con la creazione della scuola di danza indiana. 
Sempre di fiction si tratta, perciò è anche apprezzabile il tentativo di raccontare con leggerezza temi così complessi, ma la mia sensazione (nonostante lo spirito positivo e l'umanità del racconto) è stata di un'eccessiva semplificazione di problematiche tremendamente attuali quali la multiculturalità, l'accoglienza e l'integrazione. 


LEGENDA VOTI

@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
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giovedì 12 ottobre 2017

Tricky, St. Vincent, The National e la musica dal vivo

Un tempo si andava sempre ai concerti ed è una delle cose che spesso facevo che più mi manca. Mi dispiace solo di essermi perso Thom Yorke e J. Greenwood quest'estate a Macerata. Il programma di Ferrara sotto le Stelle da qualche anno non ispira più di tanto; d'altra parte se chiamano anche Thegiornalisti... 

Uscite interessanti e piccole delusioni in questo autunno mascherato da primavera.

Malgrado il coro di elogi, per la prima volta non sono entusiasta di un nuovo disco di The NationalSleep Well Beast, dopo due ascolti non mi ha convinto: mi sembra la ripetizione di una formula ormai logora e non sono riuscito a cogliere la svolta di cui tanto si parla. Mi dispiace. Per me Matt Berninger e soci sono una band di culto, fra le più amate del nuovo millennio. 
Tornando al discorso live, ricordo ancora con emozione il concerto del 2011.

Il ritorno di Tricky, rinfrescato dalla permanenza a Berlino, qui dal vivo accompagnato dalla presenza di Martina Topley-Bird.




Altro brano live con St. Vincent al Late Show with Stephen Colbert. Uscirà a giorni Masseduction, il nuovo lavoro di Annie Clark, polistrumentista originaria di Tulsa. Dopo la collaborazione con David Byrne, probabilmente sarà l'album della sua consacrazione.