giovedì 28 marzo 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Gioia e Rivoluzione

In quinta elementare scappai di casa, mentre mio cugino incredibilmente riuscì a fuggire da scuola. Eravamo in sezioni diverse, ma avevamo due insegnanti veramente stronzi: dei residuati del fascismo che menavano come fabbri. Io non le avevo mai prese, ma il mio compagno di banco, per aver sbagliato platealmente il cognome, ricevette due ceffoni con tanto di sbruffi di sangue che dal suo naso finirono sul mio quaderno e sul grembiule. Il paradosso è che oggi succede esattamente il contrario, ma sarebbe un lungo discorso.
Sta di fatto che un giorno di primavera, all'alba uscii in punta di piedi e andai a nascondermi in aperta campagna dietro l'argine di un fiume con una scorta di cibo. Si mobilitò tutto il paese e prima di sera mi ritrovarono. Parenti e conoscenti, scandalizzati, consigliarono subito ai miei genitori di mandarmi in collegio, dove nel frattempo erano già finiti i miei cugini. Per fortuna non andò così.
In gioventù ribellarmi alle ingiustizie e al conformismo è stato fisiologico, ma nell'arco dell'esistenza e ad ogni età ci sono sempre mille modi per farlo: dalla rivolta adolescenziale de I 400 colpi a quella senile di Ella & John, in fuga col camper fregandosene delle convenzioni.

Le rivolte del '77 a Bologna sono state una palestra ideale: ero ancora giovanissimo, simpatizzavo con gli indiani metropolitani e con l'ala più libertaria e anarchica del movimento. Cominciai a trasmettere in una radio libera, ma libera veramente.

#1 Gioia e Rivoluzione - Area (Crac! 1975)

venerdì 22 marzo 2019

Appunti musicali: Karen O e il blues contaminato dei Caboose

Fu un colpo di fulmine la prima volta che vidi gli Yeah Yeah Yeahs dal vivo al David Letterman nel 2007: un'esibizione incendiaria per sole chitarra e batteria con la folle e divina Karen O in un punk-blues malato e furioso. Due ottimi album (Fever to tell e Show your bones) e poi si sono persi. Karen O (nome d'arte di Karen Lee Orzołek, madre coreana e padre polacco) è da poco entrata alla corte di Danger Mouse e, appena passati i quaranta, si è data una calmata (si fa per dire). Guardatela in una strepitosa performance al Late Show di Stephen Colbert con la regia di Spike Jonze. Il suo nuovo album si intitola Lux Prima.



Caboose è una band italiana che a gennaio è stata scelta per esibirsi a Memphis alla Blues Foundation, la più grande manifestazione al mondo dedicata ai nuovi talenti di questo genere musicale. Con Hinterland Blues sono all'esordio sulla lunga durata. E che esordio!

L’idea di blues che sta alla base del progetto è in perfetto equilibrio fra tradizione e modernità, evoca i grandi classici del passato nonostante la narrazione abbia i piedi ben piantati nel presente, sviluppando temi sociali e politici che ci riguardano da vicino (disoccupazione, sfruttamento, social media, etc), e contamina il genere arricchendolo con scorie di psichedelia, di spoken word e di un rock sporco e ansiogeno.
La recensione su Loudd



martedì 19 marzo 2019

Love, Death + Robots



















Da vecchio appassionato del genere, i nomi di David Fincher e Miller mi avevano fatto rizzare le antenne, per cui avevo accolto Love, Death & Robots con molta curiosità. In effetti si tratta di un prodotto all'avanguardia che raccoglie il meglio dell'animazione mondiale sotto forma di 18 cortometraggi che spaziano tra fantascienza, fantasy, horror e cyberpunk.
Peccato però che a parte qualche eccezione, narrativamente manchino idee originali. Ai livelli di assoluta eccellenza della grafica, dei disegni e dell'animazione, purtroppo non sempre corrisponde altrettanta raffinatezza nelle sceneggiature, che spesso peccano di prevedibilità. C'è tanta violenza, morte, un po' di sesso e qualche slancio visionario che alza la media, ma senza buone storie da raccontare il risultato non è quello atteso, soprattutto per le aspettative che si erano create. Sui temi proposti le riflessioni sono deja vu, i dialoghi a volte sono imbarazzanti e in generale si spara e si combatte molto, troppo! Alcuni episodi comunque (Three Robots, La testimone, Alternative storiche) sono dei veri gioielli. Va dato merito a Netflix di avere il coraggio di osare, sperimentando narrazioni alternative con generi di certo non popolari.
Per le idee sviluppate e messe in campo, Black Mirror resta diversi gradini sopra, ma anche capolavori di animazione più datati come Akira.


giovedì 14 marzo 2019

Cult album: Alan Sorrenti e gli anni dei cantautori

I più giovani forse conoscono solo la parte di carriera fighetta con il successo commerciale di Figli delle Stelle, ma i primi tre album di Alan Sorrenti (1972-73-74) sono di un livello notevole con fior fiore di musicisti come Jean Luc Ponty (violino) e David Jackson dei Van Der Graaf Generator al flauto. Aria poi fu un esordio visionario: uno dei dischi più alti della stagione prog-folk e cantautorale. Harvest (storica etichetta fondata nel 1969) lo mandò in tour con i Pink Floyd per alcuni concerti. Vorrei incontrarti, prima traccia del lato B, è stata una delle prime canzoni che ho imparato a suonare con la chitarra e resta ancora oggi una delle più belle e toccanti ballate intimiste della musica italiana. Alan Sorrenti può essere considerato un cantautore sui generis, ma volendo fare una panoramica generale su quegli anni centrali del decennio '70, abbiamo una serie di album che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana: una produzione eccezionale che ha nutrito la mia generazione. Si suonava sempre e ovunque, in ogni luogo e situazione; così fino al 1977, anno che rappresenta uno spartiacque oltre che un momento di rottura. Con l'esplosione del punk e di tutto ciò che ne conseguì, si passò in un amen dalla chitarra acustica a quella elettrica. Non dico che rinnegai i cantautori e con loro un'intera stagione, però li dimenticai in un angolo, per poi recuperarne il valore e comprenderne anche meglio i testi in età più adulta.

I miei preferiti di quel periodo
Giorgio Gaber - Far finta di essere sani (1973)
Fabrizio De André - Storia di un impiegato (1973)
Lucio Battisti - Anima Latina (1974)
Francesco De Gregori - Rimmel (1975)
Edoardo Bennato - Io che non sono l'imperatore (1975)
Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici (1976)
Francesco Guccini - Via Paolo Fabbri 43 (1976)
Eugenio Finardi - Sugo (1976)
Ivan Graziani - I Lupi (1977)
Lucio Dalla - Com'è profondo il mare (1977)

lunedì 11 marzo 2019

Diventa demente

Dedico un po' di tempo e di parole alle vecchie dolci signore sempre sedute accanto a mia madre. Hanno accolto la sua vivacità come una benedizione.
Trattengo un groppo in gola quando sento Gina dire siamo qui perché noi abbiamo bisogno.

La vita si è allungata, dicono. Ma quale cazzo di vita! 
C'è chi invecchia e diventa demente e c'è chi approda nella terra di mezzo. Lo so, siamo in tanti a dover lavorare con i genitori anziani, i figli che hanno ancora bisogno e magari anche i nipoti. 

Se è vero che è una ruota che gira quando sarà il mio turno, per farmi beffe delle ingiurie del tempo, farò come mia madre che canta tutto il giorno. Solo le canzoni saranno differenti.

giovedì 7 marzo 2019

Kubrick 20: indovina i titoli

- Certo lei non facilita le cose, né agli spettatori, né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
- É perché non ho risposte semplici.
Stanley Kubrick (intervistato su Rolling Stone 27/8/87)

Sarò un fanatico, ma per me è come esistesse un prima e un dopo Kubrick; è il regista che mi ha fatto amare il cinema più di chiunque altro. La sua filmografia è una sfilata di capolavori pazzeschi e non ha senso stilare una classifica: dico solo che Arancia meccanica è il film che colloco nell'empireo. Se ne avete voglia, ditemi qual è il vostro.
Per chi non l'avesse visto, consiglio la visione del bellissimo documentario di Alex Infascelli S is for Stanley, uscito un paio di anni fa; ne ho già parlato qui nel blog: è un racconto sorprendente che aggiunge tasselli preziosi di conoscenza della biografia e della filmografia di un genio. 

Nel ventennale dalla scomparsa, il primo che indovina i titoli riceverà in premio un litro di latte+ offerto dal Korova Milk Bar, sponsor della teiera volante.

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martedì 5 marzo 2019

Regolina universale e ignoranza globale

Se in rete scrivi una cagata mostrando palese ignoranza o anche solo un'evidente imprecisione sull'argomento trattato, prima o poi qualcuno ti farà le pulci o semplicemente te lo farà notare. L'importante è che sia fatto educatamente e che dall'altra parte si prenda l'occasione per imparare qualcosa. A me in dieci anni di post qualche volta è capitato e ho sempre ringraziato, ma a quanto pare c'è gente piuttosto permalosa.

Sarà il malumore dovuto al colpo della strega, ma visti i recenti sviluppi della società, a volte mi chiedo se era proprio così necessario conquistare la posizione eretta. Sapete quanti mal di schiena ci saremmo risparmiati da quadrupedi?

Per come si snobba la geografia nelle nostre scuole, presto anche noi italiani saremo così capre da non sapere indicare neppure una nazione in un planisfero. In due minuti un concentrato di ignoranza geografica globale.
La prima (high school e college) indica l'America del Sud dicendo che è il Sud Africa e via andare...