venerdì 20 luglio 2018

lunedì 16 luglio 2018

Il feroce mondo dei tweet

Non se ne può più di social e polemiche ridicole. La più recente è quella sul tifo ai mondiali: Francia multietnica contro Croazia nazionalista. E giù mazzate e insulti in rete!
Ancora più assurda la baraonda che si è generata attorno a un tweet inutile di Enrico Ruggeri (che coi tempi che corrono se la va a cercare).





















A me è capitato spesso nel bagno dove di solito ceniamo al mare: basta dire gentilmente "non compro niente, grazie", invece che fare lo spilorcio con le monetine e poi pubblicare un tweet insulso. Ciò non giustifica gli insulti.

martedì 10 luglio 2018

Santiago Gamboa - Ritorno alla buia valle

Con l'estate è tornata la voglia di immergersi nelle letture che avevo in sospeso. In pochi pomeriggi, sotto il pergolato del mio cortile, ho finito questo libro che mi ha appassionato. Quando c'è di mezzo Arthur Rimbaud (amore incontenibile che mi spinse a viaggiare all'avventura tra l'Europa e il Nord Africa) non posso resistere.
La potenza della poesia e il coraggio di affrontare le sfide che l'esistenza ci sottopone; l'arte della fuga e del ritorno sulle tracce del poeta maledetto per eccellenza, fanno da contrappunto alle vite dei protagonisti di questo romanzo avvincente. Quattro storie parallele, narrate ciascuna in prima persona, che si incrociano per convergere verso un'unica destinazione: dall'Europa alla Colombia odierna tra guerriglia e pacificazione. Ritorno alla buia valle mi ha conquistato per i temi contemporanei e universali che affronta: il terrorismo islamico, la globalizzazione, il narcotraffico, la xenofobia, la violenza nei confronti delle donne.

La poesia protegge le persone e le salva... ma accade che i poeti vengano ascoltati sempre di meno. La letteratura ci consente di moltiplicare quella meravigliosa sensazione di vivere, e anche di farlo in tutte le direzioni: verso il passato o il futuro, in altre regioni, lasciandoci cambiare genere, storia o condizione.  

giovedì 5 luglio 2018

Barry, una serie da non perdere

Sempre più difficile orientarsi in un mondo che si sta espandendo a dismisura come quello delle serie, ma con un po' di intuito si riescono a pescare delle chicche come questa, consigliata a chi ama i Coen e la contaminazione tra generi: noir, commedia, grottesco. Un'operazione che per riuscire bene richiede notevoli capacità autoriali.

Attenzione per i fanatici: piccolo e innocuo spoiler. Trattasi solo dei 10/15 minuti iniziali.

Barry torna dalla guerra con una sindrome da stress post traumatico e avendo imparato a sparare molto bene, accetta l'ingaggio come sicario al soldo di svariate organizzazioni criminali. Barry esegue il suo lavoro in maniera apatica e distaccata, come stesse svolgendo una pratica burocratica. Quando viene mandato a Los Angeles per una delle solite commissioni, pedinando la vittima predestinata entra in una scuola di recitazione e lì avviene la folgorazione: Barry scopre un nuovo scopo nella vita, una passione che lo attrae in modo irresistibile e lo trasforma, ma la sua esistenza si complica terribilmente. Autore, produttore, nonché protagonista è Bill Hader, membro del cast del Saturday Night Live per una decina di anni.
Questa nuova serie HBO è una scommessa vinta malgrado un coefficiente di difficoltà elevato per via del registro che alterna con estrema naturalezza momenti drammatici e situazioni comiche. Sono otto veloci episodi da 30 minuti che frantumano i generi per miscelarli in qualcosa di originale. I dialoghi sono scoppiettanti e i personaggi indimenticabili come i mafiosi ceceni e il riesumato Henry Winkler (Fonzie) nei panni del maestro di recitazione marpione. Man mano che la storia si evolve, Barry vivrà in maniera sempre più dissonante la sua passione e il legame che si crea con gli amici di recitazione che sognano il successo e trattano tutto come se fosse questione di vita o di morte.

Le qualità superiori di questa serie:
- Innovativa e politicamente scorretta.
- Il tema del reduce di guerra lontano dai soliti stereotipi.
- La presa per il culo del machismo militare e del mondo dello show business.

lunedì 2 luglio 2018

Paralisi musicale: quando si smette di cercare musica?

Da ricerche recenti commissionate dalla piattaforma Deezer su un campione di mille persone, emerge che dopo i trent'anni si smette di cercare nuova musica restando legati a quello che si è ascoltato ed apprezzato in precedenza. Viene definita paralisi musicale. Fra le cause principali ci sono la nascita dei figli, gli impegni di lavoro e la difficoltà ad orientarsi nella mole immensa di proposte che ci invadano da ogni fronte. Il picco della curiosità si avrebbe intorno ai 24 anni. Modestamente non mi ci ritrovo in queste conclusioni e coloro che hanno seguito la teiera in tutti questi anni lo possono confermare. Sarà che l'esplosione del download e dello streaming è avvenuta quando avevo già superato l'età presa in considerazione; inoltre sono cresciuto con la frustrazione di non poter ascoltare e comprare tutto quello che mi interessava. Con gli anni (devo ammetterlo) la curiosità è diminuita, ma non ho mai smesso di cercare. Ovvio che gli amori fondamentali restino indelebili, ma per quanto mi riguarda è anche sano e normale non mitizzare certi ascolti di merda di quando eravamo brufolosi.

domenica 1 luglio 2018

Uruguay tutta la vita

Concedetemi una breve ed unica parentesi sui mondiali di calcio in Russia.

Nonostante la scarsa simpatia di Suarez, come si fa a non tifare per una squadra guidata da un uomo così? Un allenatore che ha trasformato la Garra sudamericana in qualcosa di nobile e poetico e la sua malattia in forza.




Ne ‘Il libro degli abbracci’, Eduardo Galeano racconta che c’è un uomo che parla con Utopia e questa, man mano che lui si avvicina, continua ad allontanarsi. Un terzo gli chiede: perché la insegui se non puoi raggiungerla? E lui risponde: perché solo così cammino.”  Óscar Washington Tabárez