lunedì 31 gennaio 2011

Bright Eyes - The People's Key

Precocissimo talento del Nebraska, Conor Oberst è il nome del musicista che utilizza lo pseudonimo Bright Eyes (occhi luminosi).
Il 15 febbraio, giorno del suo trentunesimo compleanno, esce il nuovo album intitolato The people's key.
In anteprima lo si può ascoltare qui. Shell games è la traccia numero due: bellissima canzone.

LP cover art: Simply Red - Picture Book 1985





















Prima di facebook c'è stato un altro book-tormentone: impossibile sfuggirgli nel 1985. Per essere onesti bisogna dire che rispetto alle nefandezze che infestavano le radio*, il mio coetaneo Mike Hucknall aveva classe e voce da vendere, pur restando nell'ambito di un pop-soul chiaramente commerciale. Dopo aver tentato tentato senza fortuna il successo con il suo gruppo punk Frantic Elevator, Mike il rosso fece un botto di proporzioni planetarie con Picture Books che restò per 30 mesi nelle classifiche UK degli album più venduti. Il singolo che aprì la via del successo, Moneys' too tight to mention, è una cover; si tratta di un brano del 1982 dei Valentine Brothers con un testo politico che denuncia i disastri sociali ed economici causati dalla politica reaganiana. Un'altra cover è Heaven dei Talking Heads (in questo caso molto meglio l'originale)
Ricordo ancora un weekend passato a Lucca in occasione della fiera del fumetto, ospiti di un amico tedesco impazzito per questo disco: per due giorni non si ascoltò altro, nonostante i miei tentativi di proporre gli Style Council, all'epoca da poco usciti con Our favourite shop.
Per i dischi successivi il look proletario di Hucknall (maglia a righe e berretto di stoffa) venne modificato per essere fintamente cool e compatibile con la macchina dello show business, all'interno della quale si è progressivamente spento.
Wild Boys (Duran Duran) - Noi ragazzi di oggi (Luis Miguel)
Tarzan Boy (Baltimora). Dopo questo cult basta, perché ho pietà di voi.


venerdì 28 gennaio 2011

Never let me go

Never let me go (Non lasciarmi) - Mark Romanek  

















Kathy, Tommy e Ruth sono tre ragazzini che frequentano un elegante istituto nella campagna inglese alla fine degli anni '70. Fin dalle prime scene però si avverte qualcosa di strano: gli allievi non hanno cognomi e non esistono genitori (saranno orfani?); tutti indossano braccialetti con un sensore elettronico; girano inoltre macabre leggende su coloro che si sono allontanati dalla scuola. Ben presto scopriranno com'è stato pianificato il loro futuro.
Si può fare fantascienza anche in assenza totale di effetti speciali, semplicemente partendo da un'idea di presente distopico sviluppata in maniera coerente ed originale. E' il caso di questo film, tratto da un romanzo di Kazuo Ishiguro, dove il destino dei tre ragazzi (interpretati da Keira Knightley, Andrew Garfield e una superlativa Carey Mulligan) appare ineluttabile in un clima di (quasi) rassegnazione veramente desolante. Sullo sfondo uno società che si intuisce disumana ed egoista, sulle cui regole pochissimo ci è dato sapere. 
Il film ha aperto l'ultima edizione del London Festival e uscirà in Italia a fine febbraio. L'ho visto ieri sera in lingua originale e nonostante la mestizia che lo pervade, mi sento di consigliarlo.

Altre visioni di gennaio
Hereafter - Clint Eastwood    
Dallo space cowboy ci si aspetta il capolavoro, ma non sempre è possibile.

Tamara Drew - tradimenti all'inglese - Stephen Frears  
Commedia british diretta con stile, leggerezza e la giusta dose di humour nero.

Vallanzasca gli angeli del male - Michele Placido  
Ben riuscito il racconto delle vicende del nostro nemico pubblico con un ottimo Kim Rossi Stuart. Romanzo criminale resta un gradino sopra.

Che bella giornata - Gennaro Nunziante  
Si sghignazza per le gag scorrette e la simpatia di Checco e Papaleo. Poco di più.

Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti - A. Weerasethakul  
Film thailandese che ha vinto a Cannes 2010. Che cosa ci avrà visto Tim Burton (presidente di giuria) resta  un mistero che a noi umani non è dato conoscere. Lasciate ogni speranza (di capire) voi che entrate: definirlo ermetico è un eufemismo.

legenda
     

mercoledì 26 gennaio 2011

LP cover art: Claudio Lolli - Aspettando Godot 1972















Lolli scrisse questo suo disco d'esordio a soli 22 anni. La copertina è la riproduzione della banconota da cinquemila lire circolante in quegli anni, quella con Cristoforo Colombo, sostituito dal ritratto di Lolli, assorto e con lo sguardo rivolto verso il basso. Rispetto a tanti artworks di cui ho parlato non è di certo un capolavoro, ma è rimasto nell'immaginario di una generazione. La mia canzone preferita è sempre stata Michel, storia di un'amicizia e struggente mini-romanzo di formazione. A parte la moneta, non mi pare che siano cambiate troppe cose: basta sostituire la parola borghesia con lega mia (giusto per fare la rima) e anormali con immigrati, per riprodurre una fotografia simile a quella scattata 40 anni fa dal cantautore bolognese in una delle sue canzoni più famose.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena schifo o malinconia.

G
odi quando gli anormali son trattati da criminali

chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia. (da Borghesia)




lunedì 24 gennaio 2011

The The

Un omaggio ad uno dei musicisti che più ho amato e la cui musica mi ha tenuto a galla nei momenti più scuri.
Per i giovanissimi forse il doppio articolo del titolo non dirà molto. Quelli che invece erano sbarbi negli anni '80, Matt Johnson, one man band in arte The The, lo dovrebbero conoscere bene. Riuscì a conciliare il post punk con il pop senza vendersi l'anima, malgrado l'inaspettato e clamoroso successo di Uncertain smile, singolo che nel 1983 diventò un tormentone ballato nelle discoteche pseudo-alternative. Un soul-jazz da cocktail lounge suadente e sinfonico (Scaruffi) caratterizzato dall'indimenticabile introduzione di xilofono (all'epoca utilizzata dai dj come segnale per riempire le piste) e dal lungo assolo finale di pianoforte di Jools Holland. L'album era Soul Mining, ma fu con i due dischi successivi: Infected del 1987 e Mind Bomb del 1989 che The The mise a punto il suo stile da songwriter di classe, attento ai temi sociali e politici, insieme al talento da polistrumentista capace di appropriarsi dei generi e miscelarli con una formula originale ed inimitabile. 
Splendidi brani, molti dei quali trasformati in video, come Infected, la title track che accenna alla diffusione dell'Aids (massimo picco proprio in quegli anni); splendidi l'introduzione serrata di percussioni tribali e l'assolo di tromba a metà brano. Sweet bird of truth, invece è il primo brano della facciata B che si scaglia contro la politica imperialista delle grandi potenze, mentre Heartland è una critica alla decadenza dell'Inghilterra thatcheriana: questo è il 51° stato degli Stati Uniti.
L'altro disco imperdibile è Mind Bomb, su cui non mi dilungherò: ne ho già parlato nei primi mesi di vita di questo blog e non voglio cominciare a ripetermi. Struggente e seducente, quest'opera è forse il capolavoro del genio indefinibile di Johnson. (Scaruffi)
Le ultime notizie su The The (purtroppo disperso e inattivo ormai da dieci anni) dicono che abbia realizzato due mesi fa la colonna sonora strumentale per l'esordio alla regia del fratello, intitolato Tony

domenica 23 gennaio 2011

Magic Joan



Magic come il titolo di questo singolo (che di sicuro entrerà nella prossima compilation della teiera) tratto da The Deep Field, il nuovo album di Joan as Police Woman. Joan Wasser, classe 1970: ex ragazza prodigio, polistrumentista e newyorkese d'adozione, ha collaborato per anni con svariati musicisti, tanto che poi ha faticato ad imporsi come solista. In questo suo terzo disco di inediti  si evolve il soul appena abbozzato e scarno di To Survive, per dare vita a sonorità più calde e black, filtrate però attraverso la sensibilità bianca, nello stile di David Bowie in Young Americans. Fantastico il lavoro sulla ritmica e sugli arrangiamenti, fluttuanti tra suggestioni soul, umori jazz e soft funk; impreziositi alternativamente dalla presenza del piano elettrico e dell'organo, nonché dalla voce cool e sexy della poliziotta che cattura inesorabilmente i suoi ascoltatori.
Ritengo di aver scritto il mio disco più estroverso e universale. Volevo parlare della condizione umana come lo avrebbe fatto Stevie Wonder, che ha saputo rendere fico in musica ciò che di positivo c'è nell'umanità. (Dall'intervista a Blow up di gennaio). Intento direi riuscito quasi al 100%: dei dieci brani solo un paio non mantengono il livello della partenza col botto data del trittico iniziale formato da Nervous, Magic e Action Man. Niente di nuovo, ma confezionato con una classe, una personalità ed uno stile impeccabili.

giovedì 20 gennaio 2011

Roghi e crociate

Ci sarà un “berlusconismo senza Berlusconi? O forse addirittura qualcosa di peggiore?
La deriva totalitaria che sta prendendo l’amministrazione berlusco-leghista veneta (come viene giustamente definita da wuming foundation la recente iniziativa di censura proposta a tutte biblioteche pubbliche dall'assessore alla cultura della provincia di Venezia) ne è un esempio concreto. 
Un grande passo verso una nuova civiltà basata sulle radici veneto-cristiano-padane, dove sopravviveranno solo gli audiolibri con le biascicate di Bossi e i monosillabi di suo figlio. (mamma) 


Giglioli nel suo blog fa notare che è anche cominciata (sullo stile del 1994) la chiamata alle armi della plebaglia televisiva, cioè di tutti coloro che non leggono e non vanno in rete, in vista della crociata finale.
Per fortuna ci sono anche loro.

martedì 18 gennaio 2011

12 cortometraggi per il nuovo PJ Harvey

Uscirà il 14 febbraio il nuovo album di PJ Harvey intitolato Let England Shake. Il disco sarà preceduto dalla pubblicazione di dodici cortometraggi, uno per ogni brano. Il primo singolo si intitola The Words That Maketh Murder e non è niente male.
Si sente parlare in giro di un ipotetico seguito di White Chalk come tipo di sonorità. La cosa non mi entusiasma, essendo quello del 2007 il disco di PJ che ho meno apprezzato. Sono rimasto legato alla Polly Jean sensuale ed energica di To bring you my love e a brani come Meet the Monsta (bellissima questa versione live alla BBC) e C'mon Billy, ma anche a quella più lirica e ispirata di This mess we're in.

lunedì 17 gennaio 2011

Clint e l'aldilà

Lo space cowboy è tornato sulla Terra proprio con il suo film più ultraterreno: Hereafter.
Missione parzialmente riuscita.
Dopo aver girato capolavori come Mystic River, Gran Torino e Million Dollar Baby, Clint Eastwood ha firmato un film "normale". Forse l'abitudine all'eccellenza ha fatto sì che le aspettative fossero troppo elevate e di certo il tema dell'esperienza post-mortem è rischioso e supersfruttato. Il buon vecchio Clint è riuscito mantenere il controllo del timone grazie alle sue solide doti di regista senza però riuscire ad evitare del tutto qualche situazione scontata, anche a causa di una sceneggiatura abbastanza debole centrata su tre storie separate che, come si intuisce fin dall'inizio, andranno a congiungersi senza un vero collante ed in maniera forzata. In ogni caso lo stile e la classe con cui gira e sa dirigere i suoi attori fanno apprezzare anche questa sua ultima pellicola, nonostante l'assenza di quei momenti di indimenticabile cinema che spesso ci ha regalato. Da sottolineare infine l'esercizio di equilibrio grazie al quale sono stati evitati richiami religiosi o derive irrazionali.

venerdì 14 gennaio 2011

Scelte

Da bambino preferivo Alan Ford a Topolino (quasi mai riuscito a finirne uno); Zagor a Tex e qualche anno dopo il fascino da perdente di Kriminal alla fredda perfezione di Diabolik.

Avrò avuto dodici o tredici anni. Un giorno, guardando la collezione di dischi del padre di un amico, fui colpito da una copertina con una mucca. Incuriosito, chiesi di ascoltare proprio quel disco e all'improvviso mi si aprì un mondo nuovo.

Alle superiori la professoressa spiegava con fervore la poetica del fanciullino di Pascoli, mentre io divoravo le poesie di Rimbaud, Baudelaire e Dino Campana.

Sono cresciuto negli anni '70 in una zona dove il PCI prendeva il 70%, ma non mi sentivo rappresentato da nessuno se non dagli indiani metropolitani (non certo dagli autonomi violenti e intransigenti).

La prima volta che votai fu per le elezioni europee. Misi la croce sulla rosa rossa del partito radicale. A quei tempi aveva il suo perché: Pannella non si era ancora bevuto il cervello e Capezzone probabilmente frequentava la prima elementare.

L'ultima volta che si è votato, la tentazione di starmene a casa è stata fortissima, ma non l'ho fatto e forse non lo farò mai.

Negli ultimi dieci anni ho contribuito coscientemente ad affossare l'industria musicale che nei precedenti trent'anni mi ha estorto un patrimonio.

Sono coetaneo dei Righeira, ma questa non è stata una mia scelta.

Indiani metropolitani sotto i portici di Bologna

giovedì 13 gennaio 2011

Il coraggio della semplicità

Sul fatto che Colin Meloy sia un cavallo di razza non ci sono dubbi. Dopo l'azzardo concept che in molti aveva destato perplessità (ma non al sottoscritto che l'ha amato), ci si attendeva forse un ritorno alle antiche strade ed invece si sono materializzate dieci canzoni acustiche che hanno dato vita a The King is dead, il nuovo album dei Decemberists. Un bel disco easy ispirato al primo Neil Young e in generale al folk rock acustico americano, con brani di tre minuti che dopo un paio di ascolti ti catturano e ti ritrovi a cantare.
Un esercizio in apparenza semplice che in realtà racchiude l'essenza stessa dell'abilità compositiva unita all'umile esercizio della sottrazione. Probabilmente una parentesi in attesa di un nuovo cambio di rotta; nel frattempo perché non gustarsi queste semplici portate fatte con ingredienti genuini? Non è detto che siano le più facili da cucinare.
Abbiamo voluto suonare qualche canzone più nella norma, scoprendo che è molto più arduo farne di semplici che di complicate.

martedì 11 gennaio 2011

Smisurata preghiera

«Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi... dire "Siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni..." e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze.
La preghiera, l'invocazione, si chiama "smisurata" proprio perché fuori misura e quindi probabilmente non sarà ascoltata da nessuno, ma noi ci proviamo lo stesso. » 
De André, presentando dal vivo questa splendida canzone.



"Ho imparato di più da tre minuti di una tua canzone che da tutto quello che mi hanno insegnato a scuola."
(Hanno detto di lui)

lunedì 10 gennaio 2011

Il viaggio

Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.
Bruce Chatwin
Sulla cresta della duna


Fozzigiaren arch al confine con l'Algeria

Il bagno nel lago salino nell'oasi di Ubari.


Palme e dune a specchio

Tassili Maghridet: la foresta di pietra.

Uno dei nostri accampamenti tra le dune a perdita d'occhio.


Suleyman, il più mistico dei Tuareg.


 




































Canti e balli italo-tuareg davanti al fuoco.
Qualcuno ha svelato il mio passato da chitarrista e nonostante la ruggine e la mancanza del plettro non mi sono sottratto di fronte ad un'occasione simile.
Uno dei momenti più veri ed emozionanti: questa gente ha una musicalità e un senso del ritmo innati.

sabato 8 gennaio 2011

Ritorno dall'Akakus

Dopo essere stati nel deserto dell'Akakus con le tende in compagnia dei Tuareg (le nostre guide e le uniche persone in grado di condurti in questi luoghi) pensavo che il ritorno alla cosiddetta civiltà fosse più confortevole. Siamo stati troppo bene: per una settimana solo sabbia, dune, rocce e un cielo stellato difficile da immaginare.
Cosa mi mancherà
Suonare la chitarra insieme a Madugaz davanti al fuoco e la musica dei Tuareg, splendide persone.
Il cous cous con il sugo e le verdure.
I tramonti e il silenzio assoluto.
Camminare e correre a piedi nudi su e giù per le dune.
Cosa non mi mancherà
Solamente la birra analcolica, acquistata nell'ultimo avamposto prima di addentrarci in questa parte del Sahara iscritta nel 1985 come patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
Tutto bene a parte il rientro nel freddo e grigio inverno padano.
Presto le foto.