martedì 30 dicembre 2008

Buon anno dal Paese delle favole

Immagine da sarcastycon.wordpress.com
"La vita è curiosa. Quando ero un bambino mia mamma alla sera prima di dormire mi raccontava le favole. Adesso che sono in pensione le favole le leggo tutte le mattine sul giornale"
(
un pensionato al dopo-lavoro ferroviario)








E come in tutte le favole anche nel nostro Paese i protagonisti sono animali con le caratteristiche degli esseri umani. Ce n'è uno in particolare, un lupo travestito d'agnello, che a volte non resiste e diventa la rana dalla bocca larga. Nelle favole si evince sempre una morale, ma a volte il finale, non è molto consolatorio; ad esempio ne "L'ingenuità punita" di Fedro, lo sparviero così inganna le colombe “Misere colombe - disse - conducete una vita agitata a causa del timore dei falchi. Nominatemi vostro re e sarete al sicuro dai pericoli e dalle insidie.” Le colombe, ingenue, furono ingannate dalla frode dell'uccello rapace e spontaneamente venerarono il potere dello sparviero. Dopo che lo sparviero occupò il regno, esercitò il terribile potere....
Non vorrei che fosse anche la conclusione della favola del presidenzialismo, nuovo obiettivo della bulimia cesarista (come l'ha definita Giannini) del nostro sparviero nostrano.
Speriamo in un 2009 decisamente migliore, visto che un uomo "migliore" sta per sedersi alla Casa Bianca.
Buon anno a tutti.

lunedì 29 dicembre 2008

L.P. Cover Art: Genesis - Selling England by the pound 1973





































“Can you tell me where my country lies?” Said the unifaun to his true love’s eyes…
Chiunque sia un po' appassionato di musica, sentendo questo incipit a cappella non può non sapere di che cosa si tratta.
Per la copertina del loro quinto album i Genesis abbandonano il pittore Paul Whitehead, creatore delle splendide immagini di Foxtrot e Nursery Crime per affidarsi all'artista londinese Betty Swanwick. Peter Gabriel vide un suo quadro intitolato The dream ad una mostra e le chiese di poterlo utilizzare come copertina per il disco in uscita. Nell'originale non compariva la falciatrice disegnata a sinistra della panchina: venne fatta aggiungere come allusione al testo di I Know what I like (in your wardrobe). Questa canzone fu il primo successo radiofonico del gruppo e primo 45 giri ad entrare in classifica U.K. (21° posto) in grado di fare da apripista al mercato USA. L'album invece raggiunse il terzo posto nelle classifiche inglesi e solo il settantesimo di quelle americane, ma è anche stato il più venduto della prima fase con Peter Gabriel. Dalla maggioranza parte di critici ed appassionati viene considerato il capolavoro non solo dei Genesis ma anche del rock progressive. Io concordo, però continuo a preferire il lato B di Foxtrot: quella favolosa suite che è Supper's Ready. Il brano che preferisco in questo disco è invece Firth to Fifth, quasi dieci minuti che racchiudono tutta la grandezza compositiva dei Genesis e l'essenza della loro musica: dalla splendida intro di solo piano, alla parte centrale in cui il sinth riprende il tema iniziale, fino al conclusivo assolo di chitarra di Hackett che ogni volta emoziona fino ai brividi.

sabato 27 dicembre 2008

Fuga dal Natale










Il mare di S. Stefano sulla nostra spiaggia deserta.
Adriatico infuriato e vento di bora gelido che graffia.
Uniche visioni tra sabbia e acqua: io e lei, un'altra coppia di umani e due cavalli apparsi all'improvviso.

venerdì 26 dicembre 2008

Brightblack Morning Light: Relax post natalizio

Dopo le abbuffate e le visite ai parenti (poche), arriva qualche giorno di isolamento per godersi al calduccio i regali e il tempo libero.
Qualche giorno fa, con due anni di ritardo, ho scoperto grazie alla rete i Brightblack Morning Light e il loro secondo disco omonimo. La luce nera e luminosa del mattino (così si chiamano) alias Nathan Shineywater e Rachel Hughes, all'apparenza si presentano così come due freaks californiani fuori dal tempo, imbevuti di filosofia flower-power e psichedelia. Vivono in un tepee nel deserto del Nuovo Messico e hanno inciso le canzoni del terzo album, Motion To Rejoin, usando come fonte energetica quattro pannelli solari. Ad un primo ascolto la loro musica può apparire noiosa per la sua apparente ripetitività, ma è sufficiente lasciarla scorrere, anche come sottofondo e dopo un po' vi ritroverete a seguire involontariamente il suo flusso. Fin dalla partenza suoni avvolgenti e sinuosi si dipanano lenti tra psichedelia ed echi gospel attraverso dieci brani ipnotici, collegati tra loro in un'unica suite. Una sorta di ininterrotto funk surreale ed onirico al rallentatore, sorretto principalmente da un piano elettrico Fender Rhodes e una chitarra slide. Un disco morbido dalle innate capacità rilassanti, che non richiede per forza un ascolto attivo; adatto come sottofondo nelle ore serali e alla penombra, ai tempi dilatati delle giornate di festa ed ai momenti di totale, totale relax.... Stranezze della musica: prima gli auguri di Natale con i Ramones e subito dopo una proposta che ci proietta agli antipodi, in piena atmosfera post-hippie. Questa è un po' la mia storia: purtroppo o per fortuna sono cresciuto negli anni '70 ed ho visto coi miei occhi di ragazzino ingenuo e fiducioso svanire malinconicamente l'utopia di Woodstock (il colpo di grazia fu il disastro della festa al Parco Lambro del '76) nonché poco dopo esplodere il punk e la new wave. Queste due anime, non solo musicali, mi appartengono entrambi.
Love & Peace.

lunedì 22 dicembre 2008

I 10 Film più belli del 2008

Si intende ovviamente tra quelli che sono riuscito a vedere, che comunque non sono pochissimi. Ci sono tre titoli che mi sono sfuggiti e che avrebbero avuto buone possibiltà di rientrare neilla top ten: li recupererò di certo, perché su di essi ho letto cose molto positive. Sono Changeling di Clint Eastwood, La felicità porta fortuna di Mike Leigh e Il matrimonio di Lorna dei fratelli Dardenne.

10) Non pensarci - G. Zanasi
Una delle sorprese italiane dell'anno. Dimostrazione che le idee ci sono, basta cercarle. Valerio Mastrandrea interpreta la figura del rocker indie non più giovanissimo che da Roma ritorna nella natia Rimini per staccare e riflettere in famiglia: ovviamente qui inizieranno i problemi. Commedia dolce-amara senza pretese di messaggi ma divertente e che scorre via con piacere.

9) Juno - Jason Reitman
Riuscire a vedere una commedia intelligente, divertente e in grado di affrontare anche temi importanti come l'amicizia, la maternità e i rapporti familiari è sempre pittusto raro. Juno ci riesce anche grazie all'ottima sceneggiatura scritta dall'ex spogliarellista Diablo Cody.

8) La zona - Rodrigo Plà
Film messicano. Lo dico subito, da evitare se si è in condizioni psicologiche di scarsa solidità. Ambientato a Città Messico, ritrae senza alcuna consolazione il divario tra chi ha troppo e chi non ha nulla. E lo fa attraverso le vite di due ragazzini: il primo vive all'interno della Zona (un quartiere privato superbenestante della capitale) e l'altro all'esterno. Le loro vite si incroceranno in maniera crudele e tragica.

7)
Control - A. Corbijn Il film sulla vita di Ian Curtis. Già descritto.

6) Wall-e - Andrew Stanton
Una sorpresa. Malgrado il finale positivo (siamo in casa Pixar- Disney), il futuro della Terra, raccontato con un'animazione splendida, non è mai stato così deprimente. La poesia e l'amore di un robot spazzino in contrasto con l'ottusità e l'obesità dell'uomo.

5) Il Divo - Claudio Sorrentino
Sorrentino si sta rivelando, insieme a Garrone uno dei migliori registi italiani, in grado di restituirci con le immagini, le deformazioni del nostro Paese. In questo caso ha compiuto un'operazione rischiosa e anti-cinematografica, riuscendo a rappresentare la pornografia della politica e la figura di Andreotti in maniera geniale.



4) The millionaire - Danny Boyle
Il regista inglese si trasferisce in India per girare il suo ultimo film. Ne ho già parlato in un post precedente.

I MAGNIFICI TRE


@ Non è un paese per vecchi - Joel & Ethan Coel
La morte come casualità ineluttabile in un paese che sta cambiando rapidamente agli occhi dello stanco sceriffo (Tommy Lee Jones). In questo caso l'ironia pungente dei registi americani lascia il posto ad una ferocia cieca ed impassibile, quasi automatica, impersonificata dalla figura di Anton, il killer glaciale interpretato da Javier Bardem. Feroce

@ Gomorra - Matteo Garrone
Un immersione nel pozzo nero dell'Italia criminale e quello che si vede fa veramente male. Le cinque storie sono incrociate con maestria, ma lasciate ogni speranza voi che entrate. Il libro di Saviano resterà nella storia di questo Paese. Devastante



@ Into the wild - Seann Penn
La vera storia di Christopher McCandless che dopo la laurea abbandona le certezze e la probabile carriera per un viaggio attraverso l'America che è anche un viaggio dentro se stessi. Un film che mi ha coinvolto emotivamente come di rado mi è capitato. Colonna sonora di Eddie Wedder da brividi; immagini e storia di una bellezza struggente. Capolavoro.



LA SORPRESA: Racconto di Natale - Arnaud Desplechin
Titolo dickensiano per un fim corale francese che ruota attorno ai membri di una famiglia un po' disfunzionale riunitasi per la vigilia di Natale, tra segreti, e ri/sentimenti. 150 minuti impossibili da sintetizzare in giudizio per la complessità della sceneggiatura: il tipo di film che si ama o che annoia di brutto.
Tutti gli altri film visti


E per concludere i due premi brush toilet
Peggior film italiano visto:
Questa notte è ancora nostra
(salvateci da Vaporidis)
Peggior film straniero visto:

Savage Grace
(con una sprecata Julienne Moore)
Qualcuno ha visto di peggio?

sabato 20 dicembre 2008

Un giorno il mondo rinascerà nelle mani di un bimbo



















I miei tre modi per augurare un felice Natale a tutti:
Il primo attraverso la mano geniale di Tanino Liberatore.
(Copertina di Frigidaire, primi anni '80)
Può essere interpretato in modi diversi...
Il secondo ovviamente in musica:
Merry Christmas (I don't wanna fight tonight)


Il terzo augurio è una frase scritta da Florence, una bambina nigeriana di otto anni ormai in Italia da qualche anno e che ha già imparato molto bene la nostra lingua. Alcuni giorni fa stava disegnando insieme ad altri bambini. Ad un certo punto si è alzata è venuta verso di me e sorridendo mi ha regalato un disegno della Terra accompagnato da una frase:
"Un giorno il mondo rinascerà nelle mani di un bimbo"
Geniale e poetica nella sua ingenuità. Il futuro sono loro, speriamo sappiano fare meglio di chi li ha preceduti.

mercoledì 17 dicembre 2008

COVER vs ORIGINAL: Flunk - Blue Monday (New Order)

Flunk, un trio Norvegese, nel 2002 realizzò coraggiosamente come primo singolo una cover del famossimo brano dei New Order che ottenne una buona accoglienza. Il ritmo è rallentato, l'introduzione è affidata ad una chitarra acustica che accompagna per tutto il brano, l'atmosfera è trasognata come nello stile di questo gruppo. L'interpretazione è originale, ma manca qualcosa...forse proprio un po' di ritmo. C'è anche uno strano video ittico. Blue Monday uscito nel marzo del 1983 è uno dei brani più lunghi mai entrati nella classifica inglese (più di 7 minuti) nonché il 12 pollici più venduto della storia ed uno dei brani più remixato. I New Order dopo la morte di Ian Curtis rispettarono il patto per cui, nel caso un componente per qualche motivo avesse lasciato il gruppo, gli altri avrebbero dovuto cambiare nome e genere musicale. E lo fecero proprio, pilotando la new wave verso nuovi territori, tracciando una rotta da una parte sempre più in sintonia con l'elettronica e la dance, che poi spopolarono fino a degenerare negli anni '80, e dall'altra aprendo a nuovi orizzonti e sperimentazioni. Avevo questo vinile, ma qualcuno me lo grattò, adesso lo custodirei come una reliquia, come fanno gli appassionati che nel sito www.bluemondayownersclub.com si sono fatti fotografare con la preziosa copia in mano. Chissà a quanto lo vendono nei mercatini gli avvoltoi del vinile!

lunedì 15 dicembre 2008

The Millionaire: il vero film di Natale

The Millionaire - Danny Boyle
Quando esce un nuovo film che ci interessa di solito aspettiamo qualche settimana per vederlo nella nostra comoda saletta di provincia. Sabato sera però io e
Mauau non abbiamo resisitito e per poter vedere The Millionaire ci siamo intruppati con le orde di mangiatori di pop-carne delle multisale. La sala sei per fortuna era mezza vuota, grazie anche alla presenza di altri capolavori tipo Torno a vivere da solo e Saw 55 che hanno indiscutibilmente un gran tiraggio. Ero indeciso tra questo e Come Dio comanda, ma alla fine sono andato a scatola chiusa perché Danny Boyle è uno dei miei registi preferiti. Fin dai primi due film, i geniali Piccoli omicidi tra amici e Trainspotting, ho cominciato a seguirlo con interesse per le sue doti indiscutibili di cineasta unite ad una personalità ed originalità fuori dal comune. Perfino i suoi film meno riusciti, stando al giudizio della critica, (vedi The beach) non mi sono dispiaciuti. Una caratteristica che lo contraddistingue è quella di cambiare completamente genere per ogni opera e anche stavolta non si è smentito. Negli ultimi due film aveva attraversato i territori dell'horror (terribile e fantastico 28 giorno dopo) e si era misurato con la fantascienza (Sunshine). In questo caso si è trasferito in India per raccontare una specie di romanzo di formazione di due fratelli cresciuti orfani nelle baraccopoli di Mumbay. Non voglio addentrarmi nella trama, dico solo che la prima parte in flashback ambientata nella bidonville e giocata su piani temporali differenti è splendida nella sua crudezza e nel percorrere un breve spaccato di storia dell'India, contemporaneamente alla crescita e alle peripezie dei due fratelli, filmate con il solito talento visionario. La seconda parte assume sempre più i toni della fiaba moderna assumendo le caratteristiche della tradizione di Bollywood (l'industria del cinema indiano) dove spesso i temi centrali diventano l'amore o il riscatto sociale del protagonista. Trascinanti le musiche nell'arco di tutta la storia. Se resisterà ancora nelle sale, questo è il vero film di Natale, degno erede della tradizione alla Frank Capra (eresia?). Non sono proprio un amante del genere, ma ogni tanto ci vuole!
Rolling Stone l'ha definito il più bel film dell'anno; questo mi sembra eccessivo, io metterei davanti
Into the wild e Gomorra.
LEGENDA

sabato 13 dicembre 2008

Paul Weller e Adele live a BBC radio 6 - Need your love so bad












Storicamente la BBC ha sempre avuto un occhio di riguardo per la musica. Periodicamente escono perle sepolte da anni negli immensi archivi del network inglese: spesso sono session di artisti con una qualità di registrazione elevatissima. BBC 6 è una fantastica radio/tv digitale che i sudditi di sua maestà possono sentire ma anche vedere sul canale 120 della loro piattaforma Sky. Purtroppo, malgrado i tanti canali musicali, in Italia una cosa simile non c'è. Su BBC 6 quasi ogni giorno c'è una "Hub session" in diretta e da qui prima o poi passano quasi tutti, gruppi emergenti o già conosciuti. Giorni fa è stato il turno di questa strana coppia che ha proposto alcuni brani tra i quali Need your love so bad, un ottimo blues che non conoscevo. Ho fatto il compito e ho scoperto che si tratta di una cover di Little Willie John, cantante di R&B degli anni '50 e '60 dalla biografia molto tormentata. Dotato di una gran voce, ma dal temperamento collerico era anche dedito alla bottiglia e girava abitualmente armato. Nel 1964 fu arrestato per avere accoltellato un uomo ad un party a Seattle; morì nella prigione di stato di Washington nel 1968 a soli 31 anni. Nel 1996, per il suo contributo alla musica popolare è entrato nella Rock And Roll Hall of Fame. Personaggi come Sam Cooke, James Brown, Al Green l'hanno sempre citato come fonte di ispirazione musicale. Hanno inciso una cover di questo brano anche i Fleetwood Mac. Leave My Kitten Alone è un altro suo brano inciso dai Beatles nel 1964.
La classe non è acqua

venerdì 12 dicembre 2008

Patti Smith e Robert Mapplethorpe - Omaggio alla poetessa del rock














Robert Mapplethorpe
è il famoso fotografo americano (morto di Aids nel 1989 all'età di 43 anni) autore delle foto di copertina dei primi album di Patti Smith e di altre splendide foto. Qui sopra i due insieme in una foto del 1969.
Ho bei ricordi e particolari legami con Patti Smith: primo fra tutti il mio primo vero concerto a Bologna nel '79, ma anche l'amore per Rimbaud e le sue opere, un libro che mi ha accompagnato durante i viaggi nel periodo in cui avrei dovuto sostenere i primi esami all'università. "Lazaron", così mi apostrofavano in dialetto, ma io proprio non li sentivo!
Dovessi dire qual è il disco più bello tra i primi quattro di Patti Smith, veramente non saprei quale scegliere: forse affettivamente Horses, perché è stato il primo che ho ascoltato, poi penso a Radio Ethiopia o a Easter (che contiene una delle più belle canzoni d'amore di tutti i tempi: grazie Springsteen per averla e scritta) e non so più quale indicare. C'è solo l'imbarazzo della scelta.
1973





































Polaroid del 1975

1976


















1986

giovedì 11 dicembre 2008

L.P. Cover Art: Peter Gabriel - II (Scratch) 1978




















Qualche giorno fa ero in uno store, ho notato questo cd solo soletto a 11 euro e l'ho preso al volo. Io sono di quelli che hanno definitivamente abbandonato i Genesis dopo l'uscita di Peter Gabriel mentre il mio amico One è meno oltranzista ed ha continuato invece ad apprezzare il gruppo inglese anche negli anni successivi; sono due scuole di pensiero. Io ho continuato a seguire solo Gabriel, di cui ho diversi vinili e CD, ma questo mi mancava, così non ho potuto a suo tempo sperimentare una particolarità: si narra che l'ultimo brano del primo lato fosse inciso fino ai solchi a spirale che chiudono il disco ed anche sul cerchietto terminale in modo che la nota d'organo di chiusura di White Shadow persisteva all'infinito fino a quando non venisse alzato il braccio del giradischi. Stranezze a parte, Gabriel si avvalse della produzione di Robert Fripp, ma la collaborazione non fu tutta rose e fiori a causa di diversità di vedute e di carattere. Il risultato non è stupefacente, ma neanche da buttare, ci sono alcuni ottimi brani ed altri meno riusciti; le cose migliori sarebbero arrivate negli anni a seguire e sicuramente ne parlerò in sltre occasioni. L'album arrivò comunque al decimo posto nelle classifiche inglesi. Bello e impenetrabile il bianco e nero della copertina realizzata dal celebre studio Hipgnosis, con Gabriel che graffia il nulla. Da qui il titolo attribuito in seguito. In realtà i primi tre album non hanno nome, ma hanno acquisito come titolo l'immagine di copertina. Curioso anche il vezzo di utilizzare quasi sempre monosillabi per i titoli di molti album: Us, So Up.

martedì 9 dicembre 2008

Neri Marcoré /Onorevole Binetti: è già un cult


Per chi se la fosse persa a Parla con me un paio di settimane fa, ecco l'esilarante imitazione dell'On. Binetti da parte di Neri Marcoré. Quest'uomo è un genio: era dai tempi dell'Ottavo Nano con l'imitazione di Alberto Angela che non ridevo così tanto. In questa scenetta c'è anche tutto il masochismo della sinistra (sinistra?!) che continua ad avere al suo interno soggetti impresentabili.

domenica 7 dicembre 2008

30 album italiani che ho più amato e ascoltato


A volte nella propria vita ci sono esperienze che restano nitide e indelebili nella memoria, momenti di snodo in cui la propria esistenza prende una direzione ben definita. A me capitò tra i 15 e 16 anni quando con il mio motorino andai al Festival della Gioventù di Bagnacavallo (così si chiamavano allora) e in una serata vidi: F. De Gregori (Rimmel), Claudio Lolli (suonò "Ho visto anche degli zingari felici" appena uscito) e Napoli Centrale. Quella sera decisi che avrei imparato a suonare e la musica non mi abbandonò più. La musica italiana è stata il primo amore, poi interrotto e infine ritrovato, ma solo in parte. C'è un vuoto che non ho saputo colmare che abbraccia tutti gli anni ottanta: o ero io a non essere sintonizzato oppure in questo decennio c'è stato il deserto, a parte De André che comunque in quei dieci anni ha fatto due dischi bellissimi! Come criterio ho deciso di non inserire più di tre album dello stesso artista, altrimenti quelli di Faber sarebbero stati molti di più.
Ecco i magnifici 30.
Non al denaro, non all'amore nè al cielo - Fabrizio De André 1971
Aria - Alan Sorrenti 1972
Banco de Mutuo Soccorso - Omonimo 1972
Storia di un impiegato - Fabrizio De André 1973
Arbeit Macht Frei - Area 1973
Far finta di essere sani - Giorgio Gaber 1973
I buoni e i cattivi - Edoardo Bennato 1974
Anima latina - Lucio Battisti 1974
Rimmel - Francesco De Gregori 1975
Ho visto anche degli zingari felici - Claudio Lolli 1976
Via Paolo Fabbri 43 - Francesco Guccini 1976
Bufalo Bill - Francesco De Gregori 1976
MONOtono - Skiantos 1978
Sick Soundtrack - Gaznevada 1980
The Secrets Lies in Rhythm - Surprize 1982
Siberia - Diaframma 1984
Italyan, Rum Casusu Citki - Elio e le Storie Tese 1992
Daniele Silvestri - Omonimo 1994
Ust - Ustmamo 1996
Eat the phikis - Elio e le Storie Tese 1996
Anime Salve - Fabrizio De André 1996
La morte dei miracoli - Frankie HI-NRG 1997
Tabula Rasa Elettrificata - C.S.I. 1997
Lingo - Almamegretta 1998
Rospo - Quintorigo 1999
Verità supposte - Caparezza 2003
La malavita - Baustelle 2005
Controlli - Africa Unite 2006
Requiem - Verdena 2007
Amen - Baustelle 2008

venerdì 5 dicembre 2008

Visioni: "La Classe" e altri pensieri

La classe - Entres les mures (Laurent Cantet)
Il primo pensiero va al mio cinemino di provincia che resiste impavido agli assalti dilaganti delle multisale. Chissà per quanto ancora. E' qui che posso vedere i film tre o quattro settimane dopo la loro prima uscita senza per forza intrupparmi tra montagne di pop-carne. Questo poi sarebbe un problema anche superabile: la questione è che molti dei film in uscita degni di interesse non vengono neanche presi in considerazione o sono distributi da schifo.
Il secondo pensiero a tutti coloro che non vanno mai al cinema, ma guardano i film solo su Sky (perché su RAI e Mediaset francamente è improponibile). Ora ci pensa il Governo, grazie al quale verrà aumentato il costo dell'abbonamento. Il messaggio è: "Guardate Canale 5 e la sua pubblicità che non vi costano niente!"
Il terzo pensiero a chi scarica i film dalla rete. Come biasimarli, di questi tempi bisogna pure arrangiarsi. Comunque ognuno ha le sue preferenze: cinema, tv, internet, dvd: io senza film, come senza musica e senza basket non riesco a stare. L'unica cosa di cui mi cruccio è che la rete, negli ultimi due anni ha assorbito fette considerevoli di tempo, che prima dedicavo ai libri.
L'ultimo pensiero è per "La classe" che è un bel film e si segue in modo appassionato, considerate le due e passa ore di dialogo continuo tutte ambientate all'interno di una scuola, che volano via. Però non venitemi a dire che a Cannes non avrebbe meritato la Palma d'oro quel capolavoro di GOMORRA.
LEGENDA

giovedì 4 dicembre 2008

COVER vs ORIGINAL: Quintorigo - Highway Star (Deep Purple)

La prima volta che andai a sentire i Quintorigo, quando erano ancora agli esordi, li sentii suonare questa versione pazzesca del famosissimo brano dei Deep Purple. Conosco molto bene Stefano, il bassista: è del mio stesso paese e abbiamo cominciato cominciato a suonare negli anni '80 nelle due uniche band della zona, ma lui ha avuto molta più costanza di me, oltre ad essere più bravo. Dopo quel concerto ebbi modo di parlare con loro; feci i complimenti dicendo che dovevano assolutamente incidere questa cover. Quando pochi mesi dopo uscì Rospo nel 1999, purtroppo non fui accontentato, ma due anni dopo con l'uscita di Grigio, la traccia 10 era questo pezzo che dimostra tutta la loro bravura, originalità e il potenziale vocale mostruoso di John De Leo. Non ci sono trucchi di sorta, campionamenti o altro, tutto il disco è inciso così: violino, violoncello, contrabbasso e sax. Peccato per l'uscita dal gruppo nel 2005 di John, ragazzo simpaticissimo, umile e dalle doti incredibili. Per chi non la conosce merita un ascolto.