lunedì 10 novembre 2008

20 Album vissuti: 18° Brainticket - Cottonwoodhill 1971

Per chi come me all'inizio degli anni '70 era poco più che un bambino è sempre stato vivo il desiderio di recuperare i vuoti musicali causati dal tempo. Nel 1979 il mio amico Belgio (italiano liceale a Bruxelles) in estate tornò in Italia esaltato con questo vinile, oggi ormai introvabile, che ci propinò fino allo sfinimento. Ogni volta che tornava provavo sempre un po' d'invidia per le opportunità di cui lui poteva godere in quanto, da metà fino alla fine degli anni '70, in Italia gli artisti stranieri non misero più piede, mentre a Bruxelles tutti passavano. Ho ancora in mente il racconto del Station to Station World Tour di Bowie del 1976 a cui lui appena quindicenne potè assistere. A noi qua in Italia sembrava fantascienza.
Ma veniamo al disco che è, sia chiaro, una delle cose più radicali della storia della musica. Le indicazioni di copertina riportano: Advice: Dopo aver ascoltato Questo disco i tuoi amici non ti riconosceranno più. Warning: Ascoltare solo una volta al giorno. Il tuo cervello potrebbe danneggiarsi. Hallelujah records non si assume nessuna responsabilità.
Dopo aver letto la favolosa recensione di Supersoul su Debaser non posso che rendergli merito, (impossibile riuscire a descrivere meglio questo disco) e ringraziarlo per il consenso a pubblicarla.
"...Nel 1971 una banda di fricchettoni provenienti dai più svariati paesi europei si mette in testa di dare una lezione ai californiani su come si fa un disco sotto l'effetto dell'acido lisergico. Svizzeri, tedeschi, inglesi, forse qualche oriundo italiano (quelli non mancano mai) tra i magnifici sette dello Sballo Maggiore: Joël Vandroogenbroeck, organo, flauto e voce; Ron Bryer, chitarra; Werni Frohlich, basso; Cosimo Lampis, batteria; Wolfgang Paap, tabla; Dawn Muir, voce; Hellmuth Kolbe, potenziometri, generatore di suoni ed effetti sonori a manetta. Attenzione che questi sublimati nei primi due brani della facciata A cercheranno di confondervi le idee, non facendovi capire cosa tengono nascosto nel resto del disco. Così "Black Sand" e "Places of Light" vi potranno sembrare due belle proposte di sano prog rock condotte dall'organo hammond con qualche stranezza tanto per gradire, come la voce filtrata di Joel nel primo caso e la leggera venatura funky jazz del secondo, dove faremo l'incontro con la voce elettronicamente manipolata della sensuale Dawn Muir. Ok, adesso avete il biglietto pronto nella mano? Staccatelo ed entrate... attenzione alle vetrine che vanno subito in mille pezzi e alle auto della polizia che sfrecciano a sirene spiegate! Sentite questo groove funky della chitarra e dell'organo? Sarà ETERNO: non vi abbandonerà per il resto della prima facciata e per l'intera seconda. Avete appena utilizzato il vostro "Brainticket" diviso in Part 1 e Part 2. Aggrappatevi alle cuffie e ogni sorta di rumore quotidiano entrerà nella vostra testa: martelli pneumatici, gargarismi, sveglie impazzite, risate infernali, scrosci di pioggia acida, vetri frantumati, denti spazzolati, l'orgasmo psichedelico di Dawn che chiede di essere posseduta, treni che sferragliano sui binari di stazioni deserte, echi di una rivolta domata con le raffiche di mitragliatrice, la colata bollente di un impianto siderurgico, scimme urlatrici della foresta amazzonica, la nona di Beethoven, linee telegrafiche impazzite ..." Buon ascolto.

3 commenti:

  1. Ciao Lucien, grazie per i complimenti che ricambio. Bel blog, decisamente indispensabile per chi è un appassionato di musica.
    tommi

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  2. Luciano non centra nulla con gli "Album Vissuti", comunque buon compleanno.
    Franco

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  3. Grazie Franco. Per gli auguri e per la visita. Hai visto Control?

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