mercoledì 10 marzo 2010

Quando saltavo in alto: Ventrale vs Fosbury


Insieme al Milan di Rivera e quello di Arrigo, l'atletica è stata una mia grande passione sportiva e lo è tuttora. Tutto nacque negli anni settanta, quando il nostro professore di ginnastica iniziò la preparazione ai Giochi della Gioventù. Ero già molto più alto della media e correvo anche veloce, per cui fui messo in lista in quasi tutte le specialità. Avevo due amici più grandi che frequentavano il liceo e quando gli raccontai che il prof. mi aveva insegnato a saltare in stile ventrale, si misero a ridere: già da diversi anni alle olimpiadi di Città del Messico era esploso lo stile Fosbury con scavalcamento dorsale. Con dei sacchi e dei trampoli rudimentali mio cugino mi insegnò questo salto senza avere paura. A scuola, malgrado le remore iniziali dovute alla supposta pericolosità del salto, il professore si dovette rassegnare perché migliorai rapidamente di 15 cm la mia misura precedente. Col gruppo degli amici coltivammo questa passione in proprio, perché abitando in un piccolo centro non c'era una società sportiva e i genitori non erano certo disponibili come quelli odierni a scarrozzare i figli. Mio nonno faceva il falegname e con il suo aiuto costruimmo il nostro impianto da usare nella piazzetta del quartiere. Col tempo diventammo sempre più temerari e passammo addirittura al salto con l'asta, che effettuavamo con le pertiche alte più di due metri che mio nonno usava per costruire gli scaloni. Si prendeva la rincorsa e si puntava la pertica sotto lo scalino del marciapiede utilizzandola come leva: una roba da accopparsi, ma nessuno si fece mai male; Giampaolo in questo modo arrivò vicino ai tre metri. Con gli anni solo in due hanno seguito questa passione dedicandosi al dechatlon. Ogni tanto andavo anch'io agli allenamenti ma non ho continuato. Comunque non mi sono mai perso le olimpiadi e in seguito i mondiali di atletica leggera, sport che in Italia ha seguito la parabola discendente del nostro paese. Sono lontani i tempi delle medaglie e dei record di Mennea e di Sara Simeoni, ma ahimé ormai anche quelli di Fiona May e Laurent Ottoz.

17 commenti:

  1. Sei già il terzo o quarto blogger di mia frequentazione che "confessa" la sua alta statura... Ma che siamo, una banda di giganti? :D
    (il mio 1,94 è servito a farmi maltrattare da allenatori di calcio perché troppo alto, e da coach di basket perché non abbastanza: forse dovevo darmi pure io all'atletica leggera, ma nel salto in alto ero così scarso che nella barra praticamente ci inciampavo...)

    RispondiElimina
  2. Giuro Lucien che non ti ho copiato,perchè quasi contemporaneamente stavamo pubblicando un post di argomento molto similare.Io da piccoletto non potevo avere grandi velleità nel salto in alto però amando il basket ai tempi del liceo ero una discreta guardia con un buon tiro da tre.Per me Ventrale vuole solo dire Yashenko oltre alla bellissima canzone degli offlaga che hai postato.

    RispondiElimina
  3. Che bello inciampare, di tanto in tanto, in qualche altro folle appassionato di atletica leggera, questo strano e struggente sport che, a fronte di allenamento durissimi, regala emozioni forti e sofferte.
    Io mi alleno (quasi) ininterrottamente dal Settembre 1989.
    Nel 1988 ho vidi la finale dei 100 m, e mi venne la pelle d'oca: avevo 10 anni e capii che quello doveva essere il mio sport. Iniziai un anno dopo, perchè ancora non c'erano i corsi di avviamento sportivo di oggi, ed il limite fissato per iniziare la pratica atletica era proprio di 11 anni.
    Che dire: ad essere sincero da quando ho iniziato a lavorare (ormai sono 5 anni), non riesco più a mantenere una certa regolarità, ma appena posso mi trovo con gli amici al campo sportivo.
    Saluti

    RispondiElimina
  4. se a metà anni 70 frequentavi le medie siamo coetanei: io ero una maschiaccia (oh, non mi divertivo a giocare con le femmine) e facevo a gara a saltare le panche accoppiate una sull'altra, ma non di pancia... quelle!

    RispondiElimina
  5. Lucien, volevo chiedertelo prima di là da Euterpe, ma poi preso dal mio commento troppo lungo me ne sono dimenticato. Hai nominato Cesenatico. Non è che qualche volta ci siamo visti a Pinarella?

    RispondiElimina
  6. @ Zio Scriba:
    Può anche darsi! Per due-tre anni d'estate stavo proprio a Pinarella e non a Cesenatico, mia nonna lavorava all'Hotel Major.

    @ Euterpe:
    Povero Yashenko, a 20 anni è stato l'ultimo fenomeno del ventrale e poi l'oblio. Fra l'altro è morto giovane: aveva solo 40 anni.

    @ Andrea:
    Uno sport che dà emozioni, che forse chi non ho la praticato non percepisce fino in fondo.

    @ Angie:
    Benvenuta! Anche mia sorella era un po' così...i nostri giochi erano sempre rudi e divertenti.

    RispondiElimina
  7. io saltavo 1,42 alle medie, così il prof mi convinse a fare i giochi della gioventù. ma sul terreno del campo sportivo locale, fatto completamente di ghiaia, scivolai per ben tre volte alla rincorsa e così, raccolte le scarpette (rigorosamente Mecap) e la merda seminata per la figuraccia, mesto tornai a casa.
    ben altra storia con il basket ...

    RispondiElimina
  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  9. @ Alle:
    Beh io ne vedo abbastanza anche adesso di sport (basket soprattutto) però è vero, mi ricordo che con mio padre si andava ogni anno a Imola e a Misano a vedere le corse in motore (passione che poi ho perso completamente) Agostini, Pasolini, Saarinen...

    RispondiElimina
  10. tutto vero e tutto triste (lo stato dell'atletica italiana, dico)

    RispondiElimina
  11. A me m'ha "rovinato" mio nonno (RIP!) che da bimbo mi fece appassionare all'atletica con le olimpiadi del '72 a Monaco.
    Valery Borzov il mio primo mito.

    RispondiElimina
  12. @ Harmonica:
    Me lo ricordo bene Fiasconaro. Fece un record del mondo strepitoso negli 800 poi pochi mesi dopo fu squalificato per doppia falsa partenza nella finale europea degli 800. Mai vista una roba del genere in una gara di mezzofondo, credo sia un caso unico. Un giudice norvegese coglione lo squalificò per un movimento quasi impercettibile.

    RispondiElimina
  13. io c'ero...con orgoglio posso dirlo...io l'ho visto Vladimir saltare VENTRALE (grandi gli Offlaga a ricordarlo)...andai con mio padre in quel palazzetto che crollò sotto la neve qualche anno dopo...era il 1978, conservo ancora il biglietto anche perchè mi feci fare l'autografo dalla Simeoni e da Mennea...

    RispondiElimina
  14. @Allelimo: almeno un mito lo condividiamo...il mitico Dwight Stones. ho imparato a saltare guardando lui. purtroppo non sono mai andato oltre 1.70 (ma sul tartan bagnato e senza scarpette chiodate va già bene...).
    l'atletica leggera resta una delle cose che mi piace di più (da guardare, ormai), ma solo alle olimpiadi, i gala e mondiali vari sono un po' troppo commerciali....

    RispondiElimina
  15. Pensa che a 13 anni saltavo 1,70 senza nessun allenamento specifico, nel senso che la squadra di atletica era solamente per la corsa... Fu il mio recordo personale sigillato a Parma nel 1974. Poi mi dedicai esclusivamente alla pallavolo. Però, come hai letto, io "battevo" sulla gamba destra per cui saltavo al contrario... Però che soddisfazione quando l'asta restava su! Chissà se ritrovo le foto di quel giorno... Grazie di avermi fatto leggere questa tua :-))))

    RispondiElimina

Welcome