venerdì 10 ottobre 2014

John De Leo - IL Grande Abarasse

John De Leo con la voce è un fenomeno: un artista capace come pochi di portare il proprio talento al servizio della sperimentazione. L'ho conosciuto di persona e visto diverse volte dal vivo fin dai tempi dei Quintorigo. L'ho sentito cantare e fare cose incredibili. Il verbo "fare" non è casuale, perché con la sua voce-orchestra lui dialoga realmente con ogni strumento, riuscendo a costruire ed esplorare zone ignote: territori dove passeggiava normalmente gente come Demetrio Stratos.
Dopo sei anni di progetti vari arriva Il Grande Abarasse, secondo album solista di John De Leo, accompagnato in alcuni brani dall'Orchestra Filarmonica di Bologna.
Stefano Benni, che ha lavorato con lui, l'ha ironicamente definito alla sua maniera: fa del jazz ma non è jazzista; fa musica contemporanea, ma sembra Rasputin; ha suonato con Uri Caine ma non si ricorda perché è completamente pazzo. Lo hanno avvicinato a Demetrio Stratos e Tim Buckley ma lui si sente vicino a Willy Coyote.
Il titolo dell'album è volutamente enigmatico, un po' come le composizioni che mischiano la poesia con i toni grotteschi, la musica colta con la mazurka, il pop con l'avanguardia. Prima dell'uscita è partito l'invito verso i frequentatori del suo sito a dare una definizione su che cosa poteva essere Il Grande Abarasse, con tanto di copia premio per coloro che davano le risposte più originali.  

Ogni canzone è una soggettiva all'interno dei pensieri dei vari personaggi che popolano un fantomatico condominio, fra cui ad esempio l'anziano de La Mazurka del Misantropo, che sproloquia con una badante dell'Est di nome Tania. Il paragone visivo più azzeccato che ho letto e che è venuto in mente anche a me, è quello con le atmosfere di Delicatessen, il surreale film di Jeunet e Caro ambientato proprio all'interno di un palazzo abitato da inquilini stralunati. 
Nell'insieme il disco è a tratti piuttosto spiazzante e certamente non facile da approcciare; io lo preferisco comunque nella sua funambolica dimensione live accompagnato da mini orchestra o anche in duo con Fabrizio Tarroni alla chitarra, capace come pochi con la sua duttilità di assecondare e supportare il talento puro di John. D'altra parte lui è stato molto chiaro e diretto nel dire:
"Pasolini diceva che lo spettatore deve fare tanta fatica quanta ne faceva lui per concepire i film. Ecco, io non dico che un ascoltatore debba faticare, però non voglio neanche cantare quel che la gente s'aspetta di sentire. Sarebbe noioso, se non offensivo. Prendi Björk: non fa dischi esattamente canticchiabili, però dietro c'è un pensiero musicale, un concetto stimolante. Il rispetto per il pubblico non sta nell'accontentarlo".

5 commenti:

  1. molto bravo: l'accostamento a Demetrio e Tim Buckley è azzeccato:

    http://youtu.be/Co8cwmXjtzU

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  2. Grande John! Lo ascolterò sicuramente :)

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  3. L'ho conosciuto anni fa perché venne nella mia scuola ad incontrare i ragazzi per un progetto di musica: per me è un grande artista con il dono dell'umiltà.

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  4. ciao luc..volevo dirti che il 23 novembre sera,al diego fabbri a forli,concerto di henry cow!!!!DUE DATE,UNA A LONDRA E UNA QUA...SE TI INTERESSA MANDAMI UNA MAIL.CIAO!!!!

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  5. @ Brazz:
    Sai che non li conosco?
    Mi informo...

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