giovedì 11 gennaio 2018

L'eredità di Faber

La musica e le parole di De André mi accompagnano fin dall'adolescenza e l'unica cosa che mi infastidisce, a 19 anni dalla sua scomparsa, è quella piega sottile verso la santificazione o peggio ancora la banalizzazione del suo universo poetico e intellettuale. Bene allora i concerti tributo e la nuova fiction di Rai uno, ma la parte più intima resterà sempre e solo dentro di noi; nei ricordi legati a un viaggio con Non all'amore, non al denaro, né al cielo a fare da colonna sonora oppure nel furore giovanile alimentato da Storia di un impiegatoE ancora oggi nel desiderio di prendersi un'ora per mettersi lì a riascoltare Creuza de mä e Anime Salve, emozionandosi per l'ennesima volta.

La rivista A ripropone un'intervista interessante rilasciata all'epoca dell'uscita dell'album Le Nuvole, dove Faber spiega anche le radici del suo anarchismo. 
Due brevi estratti:

Già dalle tue prime canzoni ti sei occupato di problemi sociali. Perché?
Mi interessava raccontare storie di gente comune per capire di più il mondo in cui vivevo. Era una specie di autoanalisi. Poi ho trovato coinvolte in questo altre persone, prima quattro, poi quaranta, poi quattromila...

Io credo che in qualche maniera la canzone possa influire sulla coscienza sociale, almeno a livello epidermico. Credo che in qualche misura le canzoni possano orientare le persone a pensare in un determinato modo e a comportarsi di conseguenza. A me è successo con Brassens, non vedo perché agli altri non possa succedere.

A me è successo con Fabrizio De André.

6 commenti:

  1. Anche per me è un amico, un compagno d'infanzia, un esempio. Tante cose insieme. È stato mio padre a farmelo conoscere e lo ascolta tanto ancora oggi. Tutte queste celebrazioni, santificazioni lo hanno addolcito parecchio. Sono affezionato a tantissime sue canzoni e a qualche album interamente ma sono legatissimo sin da bambino soprattutto alla canzone dedicata a Giovanna d'Arco.

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    1. Io invece l'ho conosciuto nei primi anni delle superiori. Di sera andavo a letto con la radio e ascoltavo un programma che si chiamava Supersonic e lì per la prima volta rimasi folgorato da "La cattiva strada".

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  2. La sua "voce" mi ha accompagnato e mi accompagna.

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    1. Dopo aver visto su Sky Arte il documentario su Creuza de mä, mi è venuta voglia di riprendere l'album in mano: che razza di fottuto capolavoro è?

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  3. Era il preferito di mi fratello maggiore, che aveva tutti i suoi vinili (anzi, li ha ancora), e per questo l'ho molto ascoltato, anche se, devo dire la verità, non è mai stato il mio preferito(preferivo Conte, tra i nostri cantautori, sempre rubando i dischi del fratello maggiore) e poi lui. Mi sembra che a lui sia successo un po' quello che è successo a Terzani, cioé è diventato un santino ... questo fa parte del business, la loro arte rimane. Grazie dei link, cercherò di andare a vedere il film e mi leggo l'intervista, conosco A (sempre attraverso quel fratello maggiore, che era Abbonato, forse lo è ancora).
    p.s.
    per ironizzare, ti consiglio di cercare in rete "Sono sempre i migliori che se ne vanno" dei Maisie, dal loro doppio disco in uscita "Maledette Rockstar". Credo ti piacerà.

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