lunedì 4 maggio 2009

Scollamento dalla realtà e sindrome di Tafazzi


La prima volta che ho visto questo divertentissimo video del gruppo reggiano, mi sono pienamente riconosciuto in quel microcosmo: anche nei comuni della Romagna il PCI ai tempi di Berlinguer otteneva percentuali bulgare, ma già allora si formavano le prime crepe. La parte non allineata della sinistra, quella che riusciva a pensare oltre alla festa dell'Unità e magari organizzava un concerto degli Skiantos, era vista come un corpo estraneo, una minoranza deviante di difficile comprensione. Questa mancanza di apertura si è rivelata una specie di male oscuro che, con il passare degli anni, si è diffuso anche nei confronti di altri strati della società tradizionalmente orientati a sinistra, diventando una vera e propria frattura. Ciò ha portato, ahimé, alle preoccupanti conseguenze che attualmente possiamo vedere.
La sottovalutazione iniziale del nemico politico poi è stata fatale ed ingenua fino all'autolesionismo; basterebbe solo ricordare l'imperdonabile incapacità di approvare una legge sul conflitto di interessi. Ora non resta che constatare un preoccupante scollamento dalla realtà e la difficoltà di un gruppo dirigente nel trovare la chiave per proporre un nuovo modello credibile (vedi Obama che ha sfruttato in maniera fantastica la rete o Zapatero), alternativo alle idee leghiste e al divide et impera del pagliaccio supremo delle libertà.

6 commenti:

  1. Lucien, quello che mi rende meno triste e più triste di questi tempi è sapere che ci sono tanti me stesso, replicati in tutta l'Italia e ti farà impressione sapere che ci sono altri te stesso replicati negli stessi luoghi. Abbiamo vissuto questi anni, noi quarantenni, con grande consapevolezza, senso della memoria, una caratteristica che avevamo sin da bambini. Forse perchè gli stimoli erano forti, forse perchè avevamo delle famiglie "attente" a quello che succedeva, famiglie nelle quali si poteva parlare di politica e nelle quali noi bambini potevamo farlo, avendo sempre risposte immediate. Io, come te, mi sento molto diverso dai quarantenni che si sono adagiati sugli anni '80, anni che reputo altamente deleteri per il nostro dopoguerra, anni che hanno generato il disastro odierno. Spero che i nostri ricordi non diventino il nostro rifugio, ma siano utili ai nostri figli per avere un pensiero "diverso". Ogni bene, Lucien.

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  2. Lucien, Sono il Grande Favollo e ti ho scritto questo post, senza volerlo, con l'account di mia moglie Patrizia. Saluti di nuovo. Grande Favollo

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  3. Due disastri degli anni '80: il primo, l'invasione dell'eroina che ha fatto strage di menti e di corpi, annullando buona parte degli slanci creativi e degli ideali.
    Il secondo, la lotta armata. Io sono sempre stato un pacifista convinto.

    Mi piacevi in veste di Patrizia...;)

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  4. Lucien ti dimentichi un fonamentale disastro degli anni 80: Craxi

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  5. beh, ci sarebbero da mettere in conto anche gli A Flock of Seagulls e l'Italian Disco.....Comunque hai ragione, lo scollamento affonda le sue origini là, quando non ci fu la voglia e non si sentì "per tempo" la necessità di aprirsi ad un mondo che cambiava.
    Ricordo ancora che uscii da un "dibbbatttito" presso una biblioteca sociale totalmente rimbambito pensando.
    Ma questi vivono ancora sulle barricate come nel '68?
    Ed erano i primi anni '80, ahimè.

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