giovedì 20 settembre 2018

Sulla nostra pelle

Ho visto Sulla mia pelle: devastante e al tempo stesso coinvolgente e sincero. Senza sconti per nessuno, Cucchi compreso. Non mi piace la definizione di film necessario, quello che conta è che ti fa vedere con una lente d'ingrandimento come la stupidità della burocrazia e la violenza di uno Stato, unite all'indifferenza dei suoi rappresentanti, possono annientare la vita delle persone. A tutti prima o poi sarà capitato di provare sulla propria pelle la rabbia e la frustrazione nel trovarsi di fronte a un muro di gomma; una barriera eretta da funzionari di qualsiasi settore si voglia; ottusi rappresentanti di un apparato statale che verrebbe voglia di radere al suolo per ricostruire da zero. C'è chi ne è uscito ammaccato moralmente e/o fisicamente, ma c'è anche chi come il povero Cucchi, ci ha lasciato le penne.



E come troppo spesso accade in Italia, è stato nauseante l'atteggiamento di condanna del film da parte di certi settori delle forze dell'ordine, che continuano ancora a giustificare e a difendere l'indifendibile: Aldrovandi, G7 e compagnia bella. Va bene solo Don Matteo.


martedì 18 settembre 2018

Anni ottanta: Surprize

Il fermento musicale (e non solo) di Bologna alla fine degli anni '70 era un'avanguardia che portò alla nascita di tantissimi gruppi di cui purtroppo si è persa traccia. Non solo Skiantos e Gaznevada: un band favolosa, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo, erano i Surprize. Suonavano un genere molto simile a quello che tentavo di portare avanti con i miei Reverse, solo che loro lo facevano molto meglio.

Dal sito beatstream ho sintetizzato la loro bio, ma prima consiglio l'ascolto del brano.

La Base Records di Bologna, che pubblicava per il mercato italiano artisti del calibro di Joy Division o Pere Ubu, decise di iniziare le stampe di materiale italiano. I Surprize risultarono i più accreditati per dare il via a questa decisione discografica. The secret lies in rhythm (1982) flirtava coi ritmi tribali, col dub, con una sezione fiati da far paura. La musica della band era avanti anni luce rispetto al suono imperante in Italia. Infatti nella nostra penisola pochi se ne accorsero. Una copia del disco arrivò però negli uffici della Factory Benelux. Chi ascoltò il vinile ne rimase colpito. La band intanto aprì i concerti italiani dei New Order e degli Spandau Ballet, anzi in questo ultimo concerto i Surprize divennero l’attrazione principale, in considerazione del fatto che il gruppo inglese non arrivò mai al palazzo dello sport di Piazza Azzarita. La Factory Benelux chiamò quindi i ragazzi in quel di Manchester per registrare i brani da inserire nel nuovo disco.“In movimento” (1984) divenne un disco molto importante per la musica indipendente italiana, oltre al valore artistico delle tracce presenti, rappresentò il tentativo da parte di un gruppo italiano di esportare la “nostra” musica oltre i patri confini. Un luminoso futuro si spalancava davanti ai Surprize. Purtroppo continui litigi in seno alla band portarono all’inevitabile scioglimento. Oggi rimane un solo rammarico: i Surprize potevano diventare un grande gruppo. Il primo di Bologna che tentò la carta internazionale.

martedì 11 settembre 2018

Blob di fine estate: Il Selvaggio, Wu Ming, J Mascis, Thom York, Serena Williams

Uno Stato non è migliore di chi lo guida – Philip K. Dick (La svastica sul sole)

Sarà la fine dell'estate o l'effetto taser di un governo che mi anestetizza, ma sono strani giorni in cui non riesco a concentrarmi su niente; tantomeno scrivere. Mi estraneo leggendo questo libro durissimo per la carica di violenza e disperazione che trasmette. Al tempo stesso però è anche di una vitalità incredibile: non riesco a staccarmi. Arriaga racconta due storie parallele: una (in parte anche autobiografica) ambientata nella sua Città del Messico, l'altra nello Yukon, la regione nordoccidentale del Canada. Juan Guillermo, il protagonista, è un adolescente che impara ad arrangiarsi crescendo sui tetti della città in un quartiere malfamato con il mito del fratello maggiore Carlos, cane sciolto colto e indipendente che si fa beffe della polizia messicana. 


Thom Yorke ha curato la colonna sonora di Suspiria. Questa ballata solo per piano e voce è un gioiello.




Così come questa canzone di J. Mascis che precede il suo nuovo lavoro che uscirà a novembre a tre anni di distanza da Tied a Star: un album che ho amato e ascoltato all'infinito.




The End of the F***ing World
Una delle serie più belle e sorprendenti della scorsa stagione avrà un seguito.



















Il politically correct portato all'estremo sta diventando un'ossessione in tutti i campi e rischia definitivamente di perdere significato. Agli Us Open una sconfitta netta e clamorosa si è trasformata a livello mediatico in una ridicola questione di genere. Serena Williams, campionessa di antisportività, ha oscurato con il suo psicodramma la vittoria della giovanissima Osaka, con l'aggravante dell'odiosa affermazione (che in Italia ben conosciamo in versione salviniana) urlata all'arbitro: "Io non baro, ho una figlia, non puoi farmi questo." Della serie: lo dico da mamma!



















Per ora l'unica consolazione della fine dell'estate è l'uscita di questo libro il 23 ottobre.