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giovedì 27 dicembre 2018

2018: le dieci serie dell'anno in 20 righe

















Annata notevole per qualità e varietà. Sulla teiera siamo diventati parecchio selettivi e abbiamo messo in lista le dieci più apprezzate.

1) Barry (HBO)
Eccezionale, ma stranamente non ancora distribuita in Italia. Ne ho parlato in questo post.

2) The End of the F***ing World (Channel 4/Netflix)
Tratta da una graphic novel, è stata la sorpresa dell'anno. La fine del mondo ovvero la fine dell'adolescenza per due ragazzini anarchici ed asociali in fuga da tutto e da tutti. Puntate brevi da venti minuti e colonna sonora molto originale.

3) Hard Sun (BBC - Timvision)
Titolo preso in prestito da una canzone di Bowie per una serie inglese poco conosciuta in Italia. Alla Terra sono rimasti pochi anni di vita: cosa può succedere a chi si ritrova tra le mani un'informazione del genere? post

4) Sharp Objects (HBO/Sky)
Jean-Marc Vallée + HBO + Amy Adams

5) The Terror (Amc -Amazon prime)
Il gelo e la follia. Una serie metafisica: una delle più terrificanti degli ultimi anni.  post

6) Peaky Blinders IV (BBC-Netflix)
Cillian Murphy e la sua gang non tradiscono mai, anche se alla quarta stagione si avverte qualche scricchiolio.

7) A Very English Scandal (BBC - Sky)
Hugh Grant e Stephen Frears magistrali nel raccontare le vicende dello scandalo che travolse il leader liberale Jeremy Thorpe. Il regista inglese ritrova tutta la sua verve sarcastica nella capacità di rappresentare l'ipocrisia della società inglese a cavallo fra due decenni ('60 e '70). post

8) Killing Eve (BBC America - Timvision)
Come non amare Villanelle, la folle e sociopatica serial killer coprotagonista insieme a Sandra Oh Peccato solo per il finale forzato, altrimenti si sarebbe piazzata più in alto.

9) L'amica geniale (Rai-HBO)
Al di là del marketing martellante, della censura e degli odiosi e ripetuti spot, per la tv generalista un allineamento di pianeti che difficilmente potrà ripetersi: grande storia, ottima regia e una bellissima colonna sonora minimalista.

10) The Handmaid's Tale II (Hulu - Timvision)
La prima stagione ha sfiorato la perfezione ed è già un cult. Questa seconda purtroppo perde parecchi punti, anche se resta su un buon livello.

DELUSIONI

Better Call Saul IV
Trust
Altered Carbon
Maniac

lunedì 3 dicembre 2018

The Little Drummer Girl: una nuova serie e una strana nostalgia

Siamo nel 1979 quando una bomba esplode nella Germania ovest nell'abitazione di un diplomatico israeliano. I servizi segreti per fermare una serie di attentati ad opera di una cellula terroristica palestinese, pianificano una complicata operazione di spionaggio per infiltrare una giovanissima e inizialmente ignara attrice inglese a cui dovrà essere affidato il compito di scoprire gli obiettivi futuri.

Michael Shannon, nei panni di un agente del Mossad, e Florence Pough, nei panni della giovanissima Charlie, attrice dalle idee radicali, sono tra i protagonisti di questa mini-serie BBC in sei episodi ancora inedita in Italia, che ha debuttato negli Usa su Amc il 19 novembre e nel Regno Unito dal 28 ottobre.
Park Chan-wook (Old Boy) fa il suo esordio nel mondo delle serie con una storia tratta dal thriller di John Le Carré portando la sua personalità con una regia formalmente impeccabile che ricostruisce alla perfezione le atmosfere dell'epoca. E' proprio il regista coreano il valore aggiunto di questa spy story dal taglio classico che rispolvera il fascino intramontabile della vecchia Europa: agenti sotto copertura, doppi giochi, inganni e messaggi cifrati; il tutto nel contesto storico della guerra fredda e del terrorismo internazionale dieci anni prima della caduta del muro di Berlino. Una storia a tratti macchinosa dove si viaggia tra Europa e Medio Oriente con ritmi anche troppo troppo dilatati, ma una volta che la tensione aumenta e si intensifica, diventa avvincente.



P.S.
Sulla rampa delle scale c'è appesa una grande carta geografica del 1988. Quando mi fermo a guardarla mi prende sempre una strana nostalgia: non so se semplicemente della giovinezza o se anche di quell'Europa dove c'erano ancora le due Germanie, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e l'URSS. E ancor prima l'Europa in bianco e nero della trilogia berlinese di Bowie e poi di gruppi come i Joy Division immortalati con le splendide foto di Anton Corbijn. Confrontando quella cartina con l'Europa di oggi, sembra sia passato un secolo.

giovedì 4 ottobre 2018

Effetto serie / effetto cinema

Avere sempre più possibilità di scelta da molteplici piattaforme, sta creando un effetto bulimico e un aumento della difficoltà nell'andarsi a cercare le serie migliori. La luna di miele iniziata ormai dieci anni fa con Breaking Bad e continuata con True Detective, si è fermata con Barry: l'ultima cosa che mi ha veramente convinto e divertito. Sto diventando sempre più selettivo ma nonostante ciò le ultime tre serie che ho visto mi hanno deluso o annoiato. Puntavo parecchio su Maniac () ma alla fine, molta forma e poca sostanza: a tratti un esercizio di stile quasi irritante. Dopo le vette sublimi di True Detective, un Fukunaga incomprensibile. Dopo un inizio fulminante, anche Castle Rock (@@) è andato alla deriva in uno stallo privo di interesse con una trama inconsistente. La seconda stagione di Ozark (@@½) è stata un riempitivo senza infamia, né lode. La pilota di questa teiera ieri sera è tornata entusiasta dall'anteprima al cinema de L'amica geniale (a parte il furto di 12 euro). Speriamo bene, visto che spesso i nostri gusti coincidono.
Con la fine dell'estate è tornata prepotente la voglia di cinema: la mia lista si allunga di giorno in giorno (Spike Lee, Gus Van Sant, Terry Gilliam). Oltretutto ho sempre tante lacune da colmare: film di culto consigliati da amici (La morte corre lungo il fiume) e curiosità varie, come i film meno noti di registi che adoro (tipo Kaurismäki) che sono lì in attesa. 
Stay tuned, sempre che vi vada. Lo so, questa teiera dopo dieci anni comincia a mostrare la sua età e a perdere qualche colpo, ma più di tre o quattro post al mese sono la dose che posso reggere senza forzare un'ispirazione che va e che a volte viene. 

giovedì 5 luglio 2018

Barry, una serie da non perdere

Sempre più difficile orientarsi in un mondo che si sta espandendo a dismisura come quello delle serie, ma con un po' di intuito si riescono a pescare delle chicche come questa, consigliata a chi ama i Coen e la contaminazione tra generi: noir, commedia, grottesco. Un'operazione che per riuscire bene richiede notevoli capacità autoriali.

Attenzione per i fanatici: piccolo e innocuo spoiler. Trattasi solo dei 10/15 minuti iniziali.

Barry torna dalla guerra con una sindrome da stress post traumatico e avendo imparato a sparare molto bene, accetta l'ingaggio come sicario al soldo di svariate organizzazioni criminali. Barry esegue il suo lavoro in maniera apatica e distaccata, come stesse svolgendo una pratica burocratica. Quando viene mandato a Los Angeles per una delle solite commissioni, pedinando la vittima predestinata entra in una scuola di recitazione e lì avviene la folgorazione: Barry scopre un nuovo scopo nella vita, una passione che lo attrae in modo irresistibile e lo trasforma, ma la sua esistenza si complica terribilmente. Autore, produttore, nonché protagonista è Bill Hader, membro del cast del Saturday Night Live per una decina di anni.
Questa nuova serie HBO è una scommessa vinta malgrado un coefficiente di difficoltà elevato per via del registro che alterna con estrema naturalezza momenti drammatici e situazioni comiche. Sono otto veloci episodi da 30 minuti che frantumano i generi per miscelarli in qualcosa di originale. I dialoghi sono scoppiettanti e i personaggi indimenticabili come i mafiosi ceceni e il riesumato Henry Winkler (Fonzie) nei panni del maestro di recitazione marpione. Man mano che la storia si evolve, Barry vivrà in maniera sempre più dissonante la sua passione e il legame che si crea con gli amici di recitazione che sognano il successo e trattano tutto come se fosse questione di vita o di morte.

Le qualità superiori di questa serie:
- Innovativa e politicamente scorretta.
- Il tema del reduce di guerra lontano dai soliti stereotipi.
- La presa per il culo del machismo militare e del mondo dello show business.

lunedì 18 giugno 2018

A Very English Scandal: Frears, Polanski, le serie e il cinema

Le serie stanno togliendo spazio al cinema. Questo mi dispiace,  perché il fascino del buio di una sala è insostituibile, ma è un dato di fatto che spesso riescano ad imporsi grazie alla qualità delle produzioni. E' il caso di A Very English Scandal, miniserie in tre episodi prodotta da BBC e Amazon Studios che ha rilanciato alla grande Stephen Frears, un regista che ho molto amato soprattutto in passato (basti ricordare My Beautiful Laundrette, Le relazioni pericolose, Alta Fedeltà). Nel raccontare le vicende dello scandalo che travolse il leader liberale Jeremy Thorpe, il regista inglese ritrova tutta la sua verve sarcastica rappresentando in modo magistrale l'ipocrisia della società a cavallo fra due decenni: gli anni '60 quando l'omosessualità nel Regno Unito era ancora un reato, fino alla fine degli anni '70. 
Ben Whishaw e Hugh Grant sono i due protagonisti di una storia poco conosciuta fuori dall'Inghilterra, ma che ebbe una grande eco a livello mediatico facendo emergere oltre agli aspetti pruriginosi della loro relazione segreta, altre questioni più serie e sempre attuali come la corruzione della politica, l'omofobia e il rapporto di forza sproporzionato tra il cittadino comune e le stanze del potere.



Delusione invece per l'ultimo film di Polanski (altro regista molto amato) dal quale mi aspettavo di più. Quello che non so di lei, nonostante la collaborazione con Assayas ricalca senza sussulti il tema prevedibile del doppio, come avesse inserito il pilota automatico. Mancano la scintilla e lo stile corrosivo di opere come Carnage, per parlare solo di uno dei suoi film più recenti.

sabato 12 maggio 2018

Distopie presenti e future: The Rain, Westworld, The Crossing, The Handmaid's Tale, 3%

Dopo un periodo poco prolifico, grazie alle serie, la fantascienza negli ultimi anni è tornata vitale. A volte pure troppo! Infatti non tutto quel che luccica è oro; notevole ad esempio è stata la delusione per Altered Carbon.
Nelle prossime settimane inizierò comunque a seguire diverse storie, per poi decidere quali meritano di essere portate a termine. Con calma. Al momento, dopo appena quattro puntate, sono immerso in una delle cose migliori prodotte nell'ultimo decennio insieme a Breaking Bad: si tratta di The handmaid's tale. Chi volesse approfondire, ne ho già parlato qua. Sulle altre ci torneremo più avanti, forse. 
Dico forse, perché anche se in questi giorni mi è tornata la voglia di scrivere, la carenza di sonno dovuta ad un disturbo notturno di cui mi sto lentamente liberando, di giorno mi fa quasi assopire e (senza quasi) incazzare; specie se capita quando mi siedo davanti ad una tastiera. Forse i dieci anni di blog (fra un mese il compleanno) si fanno sentire? Chissà! 
Nel frattempo, chi è appassionato del genere butti un occhio su:

- The Rain (serie danese) Netflix
aggiornamento: Dopo poche puntate si è capito che siamo nel filone young adult, però con attori mediocri e dialoghi di una banalità sconcertante. Peccato, perché l'idea di partenza e l'ambientazione non sono male.

- 3% (serie brasiliana 2 stagione) Netflix

- Westworld 2 (Sky Atlantic) - Per ora non si capisce una mazza, ma il fascino resta inalterato.

- The Crossing (serie ABC) ora su Amazon. Forse la meno promettente, anche se in realtà la trama sembra intrigante. 

ps:  Senza bisogno di spingerci troppo nel futuro abbiamo già le nostre realtà più o meno distopiche...  Dipende dalla prospettiva da cui si guarda, ma dalla caduta del muro di Berlino in poi fino ad arrivare a Trump, a Putin e all'Europa attuale, qualcosa è andato storto.

giovedì 5 aprile 2018

The Terror, la geografia, il fascino dei luoghi incontaminati

Da sempre bistrattata a scuola e insegnata malamente, la geografia mi ha sempre appassionato fin da bambino, come pure  tutti viaggi d'esplorazione nei luoghi estremi della Terra. Il deserto e anche l'Islanda (prima che andasse di moda) sono state alcune delle mete che non dimenticherò mai. Non sempre si possono raggiungere ambienti remoti, allora anche i nostri appennini mantengono intatto il loro fascino. Restare isolati in mezzo alla natura incontaminata è una delle emozioni più intense che si possano provare.

Non è un caso che tra le tante serie d'inizio anno mi abbia colpito The Terror, dal 26 marzo su Amazon prime. La storia è il resoconto immaginato del viaggio di due navi rompighiaccio della flotta britannica (Erebus e Terror appunto) che nel 1845 partirono alla ricerca del famoso Passaggio a Nord-Ovest attraverso l'Oceano Artico. Non fecero mai ritorno e il destino di tutto l'equipaggio è ancora avvolto nel mistero. Le squadre di ricerca trovarono resti di scheletri, intervistarono testimoni inuit e cercarono di ricostruire gli eventi. Bloccati dai ghiacci per due inverni consecutivi, i sopravvissuti decisero di camminare per centinaia di chilometri fino al più vicino avamposto senza mai raggiungerlo. I relitti delle navi sono stati ritrovati solamente due anni fa. L'ambiente e una natura ostile, rappresentati in modo efficace, fungono come da personaggio principale attorno al quale ruotano le vicende umane di ufficiali e marinai in balia degli eventi e al cospetto di una sfida quasi impossibile. Nonostante gli spazi immensi, spesso ripresi dall'alto, (in realtà ricostruiti perfettamente in uno studio a Budapest) un senso claustrofobico di intrappolamento prende gradualmente il sopravvento. La follia serpeggia. Dopo i primi episodi ne sono sono stato catturato anch'io. Da ciò che ho letto sul romanzo da cui è tratto, speriamo non degeneri in un horror puro.

La luna a mezzanotte. Islanda, un po' di anni fa...

mercoledì 28 febbraio 2018

Serie e cinema: la fantascienza che convince e quella che delude

Quando da bambino andavo da solo al cinema sotto casa dove lavorava mio zio, ho cominciato a viaggiare con film come Il Pianeta delle scimmie e Occhi Bianchi sul pianeta Terra, appassionandomi alla visione di scenari futuri, viaggi nel tempo e apocalissi assortite. Da sempre perciò sono un amante della fantascienza che, dopo un periodo di stasi, sta vivendo una stagione di rinascita grazie anche alle serie che ultimamente stanno sviluppando storie a cui il cinema, per svariati motivi, ha rinunciato.

Non tutte le serie però riescono col buco. Anzi, di buchi a volte ne spuntano parecchi. Ho già scritto della parziale delusione di Altered Carbon, e delle aspettative tradite di Philip K. Dick’s Electric Dreams, che ho addirittura abbandonato circa a metà stagione.
Un regista partito col botto, ma che purtroppo stiamo perdendo per strada è Duncan Jones. Un ottimo esordio con Moon, seguito da un'altra buona pellicola come Source Code per poi naufragare con il pessimo Warcraft - L'inizio. Confidavo nella sua nuova opera, dedicata al padre David Bowie, intitolata Mute, da qualche giorno disponibile su Netflix. Siamo a Berlino nel 2049 molto (troppo) simile alla Los Angeles di Blade Runner. Questo scenario (a parte dispositivi vari e ologrammi) è quasi l'unico elemento di fantascienza. Il resto è una storia ordinaria: un barista amish muto va in cerca della fidanzata misteriosamente scomparsa nei bassifondi della città. L'intreccio non è neanche particolarmente avvincente; peccato!

COMING SOON

La migliore serie di fantascienza degli ultimi anni, senza bisogno di effetti speciali, è The Handmaid's Tale con la strepitosa Elisabeth Moss. A fine aprile arriverà la seconda stagione, sempre con la supervisione di Margaret Atwood.

Alex Garland, regista di Ex-Machina, ha girato per Netflix l'adattamento di Annientamento, il primo romanzo della trilogia dell'Area X. La protagonista è Natalie Portman. Non ho letto i libri di Jeff VanderMeer, ma mi dicono che sono molto complessi. Vedremo presto, perché uscirà a marzo.

The Rain è la prima serie originale danese ad uscire su Netflix in primavera. Anche se ormai abusato, è il mio genere. Il plot: Sei anni dopo che un virus brutale portato dalla pioggia ha sterminato quasi tutti gli abitanti della Scandinavia, due giovani fratelli emergono dalla sicurezza del loro bunker per scoprire che la civiltà come la conoscevano è del tutto scomparsa. 

Counterpart
J. K. Simmons è un funzionario governativo che lavora a Berlino e casualmente scopre l'esistenza di un universo parallelo apparente fotocopia del nostro, ma che nel corso del tempo ha cominciato a deviare sempre più dalla realtà iniziale, facendo evolvere la società in maniera diversa. Lo sto vedendo in questi giorni in contemporanea all'uscita su Starz. Non è male: atmosfera plumbea stile socialismo reale, in un misto tra noir, fantascienza e spy story.

mercoledì 14 febbraio 2018

Hard Sun (ci meritiamo l'estinzione)

Serie in 6 episodi targata BBC. Per gli amanti del genere da non perdere. L'ho vista tutta d'un fiato nella settimana di Sanremo.

Alla Terra sono rimasti pochi anni di vita: cosa può succedere a chi si ritrova tra le mani un'informazione del genere? Diffondere la notizia col rischio che il panico e l'anarchia prendano il sopravvento o tenere tutto insabbiato ad ogni costo? Non è uno spoiler; questa è l'iniziale base di partenza sulla quale si sviluppa tutta la serie ambientata a Londra e che vede due agenti coinvolti in un'indagine su di un hacker che porterà ad una scoperta terrificante. Una fuga della notizia farà entrare in ballo i servizi segreti di sua maestà (MI-5) e allo stesso tempo produrrà un'ondata di reazioni folli ed imprevedibili tra la popolazione. Niente di particolarmente originale, ma è la maniera in cui viene condotta la storia che coinvolge, grazie ad un sottile equilibrio tra diversi generi: dramma familiare, crime e pre-apocalittico. 

Così l'autore, Neil Cross:
"L'idea è nata dall'ascolto di Five Years di David Bowie (che immagina siano rimasti solo cinque anni alla fine del mondo) quindi ho una specie di piano quinquennale su dove dovrebbe andare la serie. In questo spettacolo, non ci sarà nulla dopo l’apocalisse, a meno che non ci venga offerta una sesta stagione.” 
Se il tutto si basa su una vecchia canzone di Bowie, non puoi sbagliare.

Che dire, se penso a quello che è accaduto sul nostro pianeta dal 2001 in poi, in fondo ce la meritiamo l'estinzione.
In un post di qualche anno fa ho anche raccontato come sopravvivere alla fine del mondo, per la quale mi sento già pronto. Almeno di una cosa sarei certo: smetterei subito di lavorare, invece di aspettare di diventare vecchio e rincoglionito.






mercoledì 7 febbraio 2018

Altered Carbon


Siamo nell'anno 2384 e una tecnologia di origine aliena permette di salvare l’identità di ogni persona in un disco di memoria, trasferibile da un corpo all'altro (custodie). Ciò rende possibile agli esseri umani che se lo possono permettere di sopravvivere alla morte fisica.

Non ho letto Bay City (Altered Carbon) il primo romanzo della trilogia di fantascienza cyberpunk di Richard Morgan. Visti lo scenario e le premesse, le aspettative per questa nuova serie targata Netflix erano notevoli; purtroppo devo dire che, puntata dopo puntata, la delusione è aumentata. Al netto dell'affascinante aspetto grafico-visivo (le citazioni di Blade Runner non mancano) si dipana una sceneggiatura modesta con personaggi a una dimensione; in poche parole manca un po' di sostanza, nonostante le implicazioni etiche e sociali di un tale soggetto. Non si contano le scazzottate: ci sono più cartoni nei 50 minuti di un solo episodio che in Più forte ragazzi. Per i miei gusti troppi muscoli e testosterone. Joel Kinnaman nei panni dello Schwarzenegger del nuovo millennio fa anche la sua parte, ma quando servirebbe un minimo di approfondimento psicologico, si rinuncia o ci si perde. E ancora, da fan di Tarantino non ho niente contro il pulp, però non si può far durare la scena di una tortura mezza puntata! Chiudo dicendo che quando una storia insiste, spingendo su questo versante oppure anche su inseguimenti e sparatorie in serie, io spesso mi annoio. Altered Carbon non è comunque da buttare: si guarda in scioltezza nei momenti buchi surfando superficialmente tra i cult del genere (il razzismo genetico e la divisione in classi sociali di Gattaca, qualcosa di Matrix e Minority Report), tutto questo però senza catturare come avevo sperato.