venerdì 27 dicembre 2019

2019: film e serie dell'anno


In diversi post ne ho già parlato, per cui non mi ripeto. Mi piacciono queste liste di fine anno perché danno la possibilità di recuperare ciò che si è perso per strada: musica, cinema, serie, libri. Insieme agli affetti, tutto quello che ci permette di tirare avanti.

5 FILM
La favorita
Parasite
La donna elettrica
Green Book
Joker

ITALIANI
Il Varco
Martin Eden

DELUSIONI
I morti non muoiono  (Da Jarmush ci si aspetta di più)
Vox Lux 
Suspiria 

SERIE 2019

Chernobyl @@@@@
La serie dell'anno è come un film horror ma è pura realtà.

True Detective @@@@ 
Escape at Dannemora @@@@
Barry II @@@@
Il trono di spade VIII @@@@
Dark II @@@@

Mr. Robot @@@½ (Fuck society!)
Il metodo Kominsky @@@½ (Caustico e geriatrico con battute fulminanti) 
World on fire @@@½ (BBC garanzia di qualità)
Peaky Blinders V @@@½ (Thomans fucking Shelby)
Mindhunter II @@@½
The Handmaid's tale III @@@½
La fantastica signora Maisel II @@@½
After Life @@@½  (Ricky Gervais patrimonio dell'umanità)
The end of the f***ing world @@@½ (Troppe aspettative, 1° stagione inarrivabile)

Watchman @@@
Undone @@@
Gomorra IV @@@
Big Little Lies @@@
Fleabag II @@@
Counterpart II @@@
The Long Song @@@

Collateral @@½
Killing Eve II @@½
The OA II stagione @@½ (Come entrare in un labirinto e non trovare più l'uscita. Peccato!)
Love, Death + Robots @@½
I am the night @@½
Suburra @@½
Russian Doll @@½

Carnival Row @@
The Crown III @@ (La puntata sulla noia del principe Filippo è stata il colpo di grazia)
Another Life @½
Osmosis @ 

martedì 17 dicembre 2019

Gli altri anni '80: doppia puntata su Radio Sonora

Stasera alle 22 su Radio Sonora sarò ospite del programma Brazzzwave per la prima di due puntate sugli anni '80 dove si parlerà di musica e altro. Link sul logo per la radio e questi sono i link per i podcast delle puntate 1 e 2.

Al netto di tastiere tamarre, synth-pop plastificato e rock da stadio, gli anni '80 (sulla scia della fine del decennio precedente) hanno prodotto nuovi generi e band seminali che hanno influenzato il corso della musica. Mi riferisco in particolare a post punk e new wave in tutte le derivazioni. Un'onda lunga che ancora oggi influenza una moltitudine di band e musicisti. Ci sono tante cose da riscoprire e da riascoltare, come la bellissima e commovente Dear God degli XTC: una lettera immaginaria che l'autore Andy Partridge scrive a Dio mettendo in dubbio la sua benevolenza e la sua esistenza. Molti negozi rifiutarono il singolo per paura di ritorsioni.

...Non crederò nel paradiso e nell'inferno,
niente santi e peccatori, nessun diavolo per buon conto,
nessun cancello con le perle, niente corona di spine,
tu lasci sempre noi umani nelle peste
le guerre che porti, i bimbi che anneghi,
i dispersi del mare mai ritrovati, e accade così ovunque nel mondo intero,
le ferite che vedo aiutano a capire che Padre Figlio e Spirito Santo sono la truffa ad opera di qualcuno non certo sacro
e se tu sei lì in alto percepirai che sto parlando col cuore aperto
Se c'è una cosa in cui io non credo
Sei tu... Caro Dio.


La scaletta della prima puntata:

The The -Violence Of Truth 1989
Cassiber - At last I'm free 1984
David Sylvian - Taking The Veil 1986
Brian Eno & David Byrne - Regiment 1981
Surprize - Don't Want Be Easier 1982
XTC - Dear God 1986
Tuxedomoon - Incubus (Blue Suit) 1981
23 Skidoo - Coup 1983



domenica 15 dicembre 2019

Caligari e altre cose belle di fine anno

Spero di vedere presto questo film documentario su un grande regista spesso dimenticato e sottovalutato. Solo tre film, di cui l'ultimo, Non essere cattivo, concluso grazie al contributo di Valeria Mastandrea perché Caligari stava già molto male.



Qualcosa di meraviglioso
Visto la scorsa settimana prima dell'orgia di stronzate natalizie: una storia di immigrazione e integrazione da proiettare in tutte le scuole. Una storia di riscatto sociale attraverso il gioco degli scacchi. Qua.




















Come trasformare e migliorare una hit mediocre degli anni '80.





Joana Karda - Le molte vite di Magdalena Valdez
L'ultimo libro che ho letto e apprezzato è opera di un collettivo di scrittrici: un'italiana che vive a Lione (Vanessa Piccoli), un’italiana che vive a Trieste (Claudia Mitri), un’indiana che vive a Trieste (Laila Wadia) e una lettone che vive a Bologna (Lolita Timofeeva). Quattro donne per raccontare la storia di una donna che assumerà altri nomi, altre patrie, altre lingue. Così di capitolo in capitolo troviamo Maggie, Lenočka, Lena, Maddalena e Mad. Un percorso che dallo Sri Lanka giungerà a Trieste, e infine in Brasile, passando attraverso l’Unione Sovietica della Perestrojka, la Roma di tangentopoli e la Trieste post basagliana.


Oggi è l'anniversario dell'uscita di London Calling: 14 dicembre 1979.
Uno di quei dischi che ha cambiato e reindirizzato il corso della musica. Peccato che il richiamo di Londra in questi giorni sia di tutt'altro tenore. Vedremo...
Su Jacobinitalia

lunedì 9 dicembre 2019

I dischi più belli degli anni '10

Cosa resterà degli anni dieci? Speriamo non la trap o il reaggeton. In questo caso profetico sarebbe stato il titolo del sesto album dei Tre Allegri Ragazzi Morti uscito nel 2010: Primitivi del futuro.
Certo che pensando agli anni settanta, ottanta, novanta e a quello che è rimasto, al momento c'è da farsi prendere dallo sconforto. Il confronto può sembrare impietoso, ma non esageriamo, magari il tempo è veramente galantuomo, anche se a volte assistendo a certe riabilitazioni si resta parecchio perplessi. Con la rete e la bulimia musicale che ne è conseguita, ne è passata di musica sotto i ponti e in tutti i dispositivi e in chiusura di questo decennio ho raccolto gli album che ho amato di più e che forse resisteranno alle ingiurie del tempo, per lo meno qui sulla teiera.
Intanto, per cominciare, è impossibile dimenticare una performance semplicemente geniale come questa.



2010
Arcade Fire - The Suburbs
Dirt Music - BKO
John Grant - Queen of Denmark

2011
Feist - Metals

2012
The Shins - Port of Morrow

2014
J. Mascis - Tied a Star

2016
Radiohead - A moon shaped pool
David Bowie - Black Star
Michael Kiwanuka - Love & hate

2017
Black Grape - Pop Voodoo  
Balmorhea - Clear Language
Respirare e sciogliersi. Post-rock per la disconnessione

sabato 30 novembre 2019

Pink Floyd, The Wall, ricordi e cambiamenti

Il 30 novembre del 1979, esattamente 40 anni fa, stavo sbavando davanti alla vetrina di un negozio di dischi ad Amsterdam (dove da un paio di mesi lavoravo come lavapiatti) in attesa della paga per comprarlo. Abitavo in uno squat ed ero passato di lì per caso; fu una sorpresa assoluta, non ne sapevo nulla: un tempo le notizie giravano poco. All'epoca ne avevo appena compiuti diciannove. Tempo e musica sono un'accoppiata bastarda, perché con l'andar degli anni i gusti cambiano; nel mio caso non so dire se in meglio o in peggio. Un dato di fatto è che The Wall non l'ascolto più da una vita. Col tempo ho apprezzato altre cose dei Pink Floyd, soprattutto i primi album e brani come questo.

lunedì 25 novembre 2019

Capitalismo e parassiti

Un film e un libro con approcci distanti anni luce affrontano lo stesso tema tristemente comune e attuale: gli effetti nefasti del capitalismo globalizzato.
Nella Corea del Sud rappresentata in Parasite la lotta di classe è stata ormai soppiantata dalla guerra tra poveracci. Bong Joon-ho racconta la marginalità contemporanea con sarcasmo e humour nero in una metafora geniale e tagliente della nostra società sempre più competitiva e nello stesso tempo indifferente verso gli ultimi o con chi è caduto in disgrazia. Senza dubbi uno dei film dell'anno. Se non l'avete ancora visto, non leggete assolutamente nulla della trama e ve lo godrete al cento per cento.

La prima volta che ho conosciuto Marta Fana (ricercatrice di economia a Scienze politiche a Parigi) era in TV, contrapposta all'intoccabile Farinetti, il cui perenne sorriso di fronte alle critiche centrate della ragazza, si è congelato in un ghigno. Sto leggendo il suo libro (scritto col fratello Simone) che va in profondità, alle radici delle imprese parassitarie che hanno fatto impoverire milioni di lavoratori in Italia e in tutto il mondo con la complicità di quei governi che hanno contribuito a far diminuire i redditi, le tutele, i diritti, fino a far scomparire la prospettiva di un futuro decente.


Uno dei tantissimi esempi è quello di mio figlio, neo-laureato in scienze statistiche: per poter lavorare ha dovuto accettare due diversi impieghi (un contratto di sei mesi, poi un altro di un anno) il primo a 600 e il secondo a 700 euro mensili. L'affitto dell'appartamento in cui vive a Bologna è di 900 euro (devono dividerlo in quattro).

Si tratta di attrezzarsi, di giocare in anticipo, prima che qualcuno possa utilizzare la rabbia e la disperazione per dividere gli ultimi dai penultimi. Ci stanno già provando i nuovi imprenditori della paura, a scavare nei drammi che lo sfruttamento impone nelle vite di milioni di persone, in quel senso di insicurezza che travolge chi non ha nulla. Stanno provando a scaricare la rabbia verso il basso per poter liberare l'alto...

venerdì 22 novembre 2019

Io, gli altri e la musica


Breve post ispirato da un tweet letto qualche giorno fa. Lo trovate snob? E' solo una battuta con un fondo di verità. Il fatto è che la musica allontana o avvicina come poche altre cose. Sarò talebano, ma nella mia mente c'è una lista nera di gruppi, dischi e cosiddetti artisti che d'istinto mi fa allontanare dalle persone. Non intendo la mancanza di rapporti, necessari ed auspicabili per la convivenza civile a tutti i livelli, quanto l'impossibilità di quell'intimità che può invece scaturire dal piacere ineguagliabile di certe condivisioni. Oltre il fottuto lavoro, oltre i legami parentali; qui si parla di musica, ma ovviamente ci si può allargare ad altri campi: dall'arte, al cinema, alla letteratura.

STORIELLA
Un giorno io e la mia compagna siamo invitati a cena a casa di un'amica; vuole farci conoscere il nuovo moroso. Io ero sempre quello che portava i dischi. Ne prendo su una decina, fra cui Naked dei Talking Heads, appena uscito. Lo metto sul piatto tutto gasato e il moroso ascoltando Blind così sentenzia: Cos'è questa schifezza?
Fine della breve storia del fighetto piacione alla Biagio Antonacci che mai uscì con noi (e dopo poco tempo neanche con l'amica che peraltro è ancora una nostra amica). 

domenica 17 novembre 2019

On the Beach


Nell'epoca pre-internet gli spartiti musicali erano carissimi e introvabili. Io avevo solo quello di Harvest, che sapevo suonare a memoria. Quando il mio grande amico Gigi (detto Belgio perché risiedeva con la famiglia a Bruxelles) tornò al paese per le consuete vacanze estive con lo spartito di On the beach, fu un regalo molto gradito.
Blues, malinconico e struggente: è uno dei miei dischi preferiti di Neil Young. La sua copertina enigmatica mi ha sempre affascinato, a cominciare dal rottame di Cadillac che spunta dalla sabbia, simile ad un razzo schiantatosi sulla spiaggia. Il giallo è il colore dominante, ma l'insieme trasmette tristezza, come una giornata di fine estate. Forse il definitivo addio all'utopia di Woodstock e al movimento hippie? Neil Young, di spalle, è solo di fronte all'oceano della vita: il rimorso per la morte da eroina degli amici Bruce Barry e Danny Whitten (chitarrista dei Crazy Horse); la solitudine per il fallimento della relazione con la moglie, l'attrice Carrie Snoodgress; la scoperta della malattia cerebrale del figlio Zeke. Dopo i trionfi di Harvest, due anni terribili dai quali se ne uscì con un capolavoro, all'epoca poco compreso. Una parte della stampa specializzata lo bollò come deprimente.
Un altro oggetto significativo della copertina, anche se non in gran evidenza, è il giornale: il titolo della facciata richiama il caso Watergate che portò alle dimissioni di Nixon. Neil Young non aveva mai nascosto il suo disprezzo nei confronti presidente americano, reso esplicito nel testo della famosa e tragica Ohio (Tin soldier and Nixon coming) in cui vengono rievocati gli avvenimenti del 1970, quando quattro studenti vennero uccisi durante una manifestazione dalla guardia nazionale.
On the beach è uno di quei dischi degli anni settanta che periodicamente non posso fare a meno di ascoltare, specie nei periodi in cui la scena musicale non offre niente di entusiasmante. Un album da isola deserta.
Tutta la mia devozione a colui che considero quasi come un fratello maggiore che mi ha insegnato a suonare la chitarra.


il manifesto promozionale

sabato 9 novembre 2019

Il VARCO

Le storie esistono ovunque, basta andarle cercare. Poi bisogna poi saperle raccontare, ma pochi ne sono veramente capaci. E' quello che sono riusciti a fare in maniera formidabile Federico Ferrone e Michele Manzolini, già autori di Il treno va a Mosca, con questo lungometraggio realizzato con materiale d'archivio e presentato a Venezia nel sezione Sconfini. Per completare l'opera i due registi si sono affidati alla voce di Emidio Clementi dei Massimo Volume e alla penna di Wu Ming 2. Due anni di ricerca in vari archivi hanno portato alla scoperta di materiali eccezionali girati privatamente da due soldati italiani durante la campagna russa della seconda guerra mondiale. Documenti incredibilmente preziosi che si sono salvati grazie al ritorno dei due militari da una licenza prima di un disastro che si può definire il cuore di tenebra italiano.


Dai registi:“La ricerca che abbiamo fatto ci ha portato a scoprire vari fondi archivistici realizzati dai soldati in Russia. Molti sono noti, come quelli dell’Istituto Luce, altri completamente inediti, come quelli delle famiglie Franzini e Chierici. Il punto forte è stato usare questo materiale per rompere con il documentario e inventare una storia verosimile, legata alle coordinate storiche. Usare un personaggio nuovo, di finzione, con particolari precisi (ha un passato sporco che lo perseguita dalla sua esperienza in Africa, ha legami famigliari con la Russia) ci ha dato una libertà. Creare questo personaggio pone delle questioni narrative e morali importanti, non tanto quando le immagini raccontano una storia collettiva ma quando si affronta la sua parte intima. Abbiamo utilizzato l’archivio personale di una persona reale per raccontare la vita privata nel nostro protagonista.

Nell'estate del 1941, la Germania nazista invade l’Unione Sovietica e poco dopo l’Italia manda i suoi primi soldati sul fronte ucraino. I giovani volti sorridenti affacciati ai finestrini del treno sono totalmente ignari dell'inferno che li attende. Si attraversa l'Austria, l'Ungheria e la Romania fino ad arrivare in territorio sovietico, in un'Ucraina spettrale e devastata dai bombardamenti, dove incontrano i primi prigionieri russi. L'esercito di Stalin sembra vicino alla resa... ma i conti si salderanno più avanti con l'arrivo del Generale Inverno. Quei volti segnati, quei militari che marciano in mezzo alle macerie e al fango aprono uno squarcio nella Storia e rimandano ai film di guerra più prestigiosi della storia del cinema come Orizzonti di Gloria. Ho vagato con la mente ai pochi ricordi della storia di mio nonno, che ho conosciuto solo da bambino, tornato traumatizzato dall'Albania con i piedi amputati per la cancrena e finito al Manicomio di S. Maria della Scaletta di Imola.
Nel complesso un fantastico lavoro di montaggio, musica e sceneggiatura. Un film ibrido; un esperimento ben riuscito attraverso un tipo di narrazione che impatta con forza anche con l'attualità, soprattutto quando gli autori realizzano un parallelo utilizzando riprese dei giorni nostri, essendosi recati negli stessi luoghi dell'Ucraina solcati dall'esercito italiano nel 1941. 
Dopo la proiezione c'è stato l'incontro con l'autore della colonna sonora (Simonluca Laitempergher) e con uno dei registi (Minzolini) particolarmente legato alle nostre zone, perché il suo primo film è nato proprio grazie al materiale girato dal padre ex-partigiano di una nostra amica, recatosi a Mosca negli anni '50. In sala abbiamo portato la sua gloriosa telecamera in Super 8: la prima che probabilmente ha filmato senza i filtri e in diretta l'inganno del comunismo di Stalin.




mercoledì 6 novembre 2019

Il Male: una mostra a Roma e la volta che mi pubblicarono un racconto

E' stata da poco inaugurata la mostra “Gli anni de IL MALE 1978-1982” che ripercorre i cinque anni di vita del più importante fenomeno della satira italiana del dopoguerra. Fino al 6 gennaio 2020 al WeGil di Roma. Non posso mancare. In quegli anni universitari era un appuntamento fisso, soprattutto per i fumetti e le vignette geniali di Pazienza, ma anche le beffe clamorose, come il finto arresto di Ugo Tognazzi capo delle BR con tanto di foto ammanettato. Piazzammo una copia del giornale in un tavolino del bar e ridemmo tutto un pomeriggio vedendo le facce stralunate degli anziani che leggevano e commentavano la notizia in prima pagina.

Con mio stupore il Male nel 1979 pubblicò un mio racconto demenziale. Rileggerlo a distanza di trent'anni mi ha fatto ridere tantissimo, oltre a farmi tornare in mente quanto ero fulminato (poveri i miei genitori). D'altra parte l'età e l'epoca predisponevano parecchio. L'ho recuperato qualche anno fa grazie a Mr.Hyde di Cassetti Confusi che conserva ancora quasi tutti i numeri.

Se qualcuno mai volesse leggerlo, clic sull'immagine per ingrandire


venerdì 1 novembre 2019

C'era una volta al cinema

Il cinema di un tempo che fu...
L'ingresso del mio condominio si trovava a venti passi dal Cinema Italia dove lavorava mio zio. La domenica pomeriggio c'era la doppia proiezione in mezzo a nuvole di fumo (una era sempre un western). Sono cresciuto giocando e fantasticando davanti ai manifesti di quella galleria.


Incontro fatale
Un giorno, sicuramente per caso, arrivò El Topo di Jodorowsky: sembrava un western, ma era ben altro. Fu lì che intuii che esisteva anche un altro cinema.

Secondo incontro fatale
A dodici anni ho visto 2001 Odissea nello spazio. Probabilmente senza capirci quasi nulla, ma anche senza fare una piega. Di sicuro è nata allora la passione per la fantascienza.

Proiezione a ciclo continuo
Ovunque nei cinema si poteva entrare a caso, anche nel secondo tempo. Forse non era il massimo, però se ti piaceva un film potevi vederlo due volte consecutive.

La decadenza
Nel paesello dove sono cresciuto c'erano ben tre sale. Negli anni '80 due hanno chiuso dopo una breve agonia fatta di film a luci rosse.

Soddisfazioni
Era il periodo delle contestazioni dure. Con i primi amici patentati, una sera andammo in una grande sala per vedere A Ovest di Paperino. Per la prima volta tentarono di proiettare della pubblicità orrenda: ricordo che cominciammo e fischiare e protestare coinvolgendo tutti gli spettatori in una bolgia che costrinse all'immediata interruzione.

Il dibattito no!
Per chi non lo sa o non ricorda, esistevano i cineforum, dove alla fine scattava il pallosissimo dibattito di morettiana memoria. Giovani intellettualoidi gareggiavano a chi ce l'aveva più lungo. L'unica volta che prese la parola mio cugino, stroncò senza pietà Tre donne di Robert Altman, lasciando con la faccia di pietra gli estimatori cinefili. Novanta minuti d'applausi come Fantozzi con la Corazzata Potemkin.

mercoledì 30 ottobre 2019

Dispossession

Quest'estate li abbiamo visti sulla spiaggia dell'Hana-Bi. Sono gli Algiers, quattro ragazzi originari di Atlanta e devo dire che mi hanno fatto una buonissima impressione: un misto in apparenza improbabile di gospel, R&B e punk con sprazzi industrial. Il loro terzo album, There is no year, è anticipato da questo singolo formidabile.
Il video è stato girato nel comune di Noisy le Grand alla periferia di Parigi tra i simboli del colonialismo francese. Un video politico, incazzato, che si chiude con una frase del poeta e scrittore palestinese Mahmoud Darwish: Nothing is harder on the soul, than the smell of dreams, while they're evaporating. 

mercoledì 16 ottobre 2019

Pensieri sparsi su malanni, cinema e serie: dagli zombi di Jarmusch a El Camino

Sono sopravvissuto a ben tre settimane di ascessi con febbre. Mai avuto uno in vita mia e ciò non fa altro che confermare che il 2019 è stato annus horribilis (demmerda direbbero i veri latinisti) per una serie di altre sfighe che non ho intenzione di elencare.
Zero musica ultimamente: non sopportavo più niente; solo camminare in silenzio sull'argine del fiume, più qualche serie e film, abbinati a massicce dosi di antidolorifici per scacciare un dolore lancinante.


I morti non muoiono - Jim Jarmusch  
Da uno come Jarmush ci si aspetta molto di più. Anche il sottotesto (zombie/consumismo) è superscontato già visto e sentito. Giusto qualche gag ironica com'è nel suo stile, ma per il resto poca roba e cast sprecato.

Yesterday - Danny Boyle  
Un mondo nel quale i Beatles come band non sono mai esistiti. Nessuno (o quasi) ne ha memoria, perciò chiunque sa suonare potrebbe appropriarsi delle loro canzoni. John Lennon esiste ma fa tutt'altro. Commedia leggera, a tratti leziosa, con un Danny Boyle abbastanza irriconoscibile. Una mezza occasione persa che si salva in corner solo per la musica.

C'era una volta a Hollywood - Q. Tarantino  
Si sono scritti trattati e sono partiti spoiler a raffica. Sono riuscito a non sapere nulla e me lo sono goduto, anche se non lo metto in cima alla lista dei suoi film. Una marea di suggestioni e citazioni (forse troppe) e sempre comunque ci accompagna l'utopia di un regista in grado, con il cinema, di sovvertire la Storia.

El Camino - Vince Gilligan  
Senza infamia nè lode. Non aggiunge granchè, ma è quasi obbligatorio per chi si è appassionato a Breaking Bad e vuole sapere che fine ha fatto Jesse Pinkman.


Mindhunter II - (Netflix)  
Seconda stagione per la serie prodotta da David Fincher che non delude e si conferma su un livello alto. Ne ho già parlato qui.

Undone - Amazon Prime  
Un gioellino di animazione rotoscope dai creatori di Bojack Horseman. Otto brevi puntate dove la protagonista dopo un incidente impara a spostarsi dal presente al passato e al futuro prossimi in una visione alterata dello spazio e del tempo. Interessante, anche se non mi ha preso completamente.

Peaky Blinders V - BBC e Netflix  
Una delle serie più pazzesche e iconiche degli ultimi anni (con una colonna sonora di livello superiore). Si mantiene ancora sopra la media, anche se inizia a segnare il passo. Oltretutto doveva concludersi, ma l'audience altissima in UK ha fatto cambiare idea ai produttori. Questa tendenza comincia, in generale ad essere fastidiosa.

giovedì 26 settembre 2019

Forse non capisco le nuove frontiere dell'horror d'autore

Tanto tempo fa (eh sì, questo blog è decrepito) scrissi un post intitolato La mia rassegna di horror d'autore dove mi divertivo a selezionare dieci titoli capolavoro e a raccontare il mio strano rapporto con questo genere. Sono passati dieci anni e torno sull'argomento perché, spinto dalla curiosità, ho visto di recente Midsommer - Il villaggio dei dannati. Non fatevi infinocchiare dalle recensioni dei vari siti horror hipster-cinefili: Midsommer è un film estenuante sotto ogni punto di vista. Quasi due ore e mezza interminabili, ambientate nelle lande di una Svezia verde e bucolica, in cui il regista si fa prendere la mano come un Shyamalan allucinato e definitivamente fuori controllo. Impatto visivo notevole, ma pretenziosità a tonnellate e ansia da prestazione. Ari Aster già non mi aveva del tutto convinto con Hereditary (anch'esso peraltro lunghissimo) e se questi sono i livelli dell'horror d'autore attuale, mi sa che la mia lista rimarrà identica per altri dieci anni.

...Per tacere, del décor bucolico, popolato da sosia di Benny Hill, infestato da mammane e ingentilito da epigoni della Manson Family: ti aspetti, questo sì, che qualcuno se ne venga fuori con un “ricoolaaa!”, davvero non sfigurerebbe. (cinematografo)


domenica 22 settembre 2019

The Magnificent Seven

Ho avuto una botta di nostalgia di quelle forti e mi sono sparato un'ora di Sandinista a tutto volume. Avevo dimenticato l'inizio col botto: The Magnificent Seven è un capolavoro. Il brano fu creato su un giro di Norman Roy-Watts, bassista dei Blockheads di Ian Dury e modellato su quello che si definisce stream-of-consciousness: un flusso torrenziale di ritmo e parole che hanno lasciato il segno nella storia della musica. Si tratta di un racconto sarcastico e surreale della quotidianità lavorativa di una persona, attraverso l'automazione dei gesti quotidiani, il consumismo e la manipolazione dei media. Un testo zibaldone che oggi suona quasi come una sorta di precognizione sul libero mercato e la globalizzazione.

Ring! Ring! It’s 7:00 A.M.!                            Sveglia! Sveglia! Sono le 07:00!
Move y’self to go again                                Muoviti per andare di nuovo
Cold water in the face                                 L’acqua fredda in faccia
Brings you back to this awful place              Ti riporta a questo posto orribile
Knuckle merchants and you bankers, too      Di nobili mercanti e banchieri


Oltre che dal dub, all'epoca i Clash erano stati conquistati da uno dei gruppi pionieri del rap, di cui aprirono il concerto a New York nel 1981: Grandmaster Flash e Furious Five.

Il video combina la versione in studio del 1980 con immagini dal vivo della performance al Tom Synder Show, giugno 1981.

venerdì 13 settembre 2019

Il boss della lingua

In questa mia estate travagliata ho scoperto a mie spese (è il proprio il caso di dirlo) che la stomatologia è la disciplina medica che si occupa delle patologie del cavo orale. 
Da circa un anno soffro di un disturbo fastidioso alla lingua che ciclicamente si spella e mi brucia per poi lentamente rimarginarsi e ricominciare da capo. La trafila è partita dal medico di base, poi da un otorino (che non ci ha capito una mazza) fino al mio dentista che, con onestà, mi ha indirizzato da un luminare di sua conoscenza, già autore di 250 pubblicazioni in materia, più cattedre universitarie varie e ovviamente ambulatorio privato dove alla fine mi sono convinto ad andare. Dieci minuti di visita per sentirmi dire che soffro della sindrome della lingua a carta geografica o glossite benigna migratoria, per la quale non c'è cura, se non, in sostanza, darsi una calmata e forse passerà... Pensate che studiando per conto mio era stata la prima ipotesi che però nessuno ha preso in considerazione.
Alla fine ero sollevato che non fosse niente di grave e poi ho pensato: vista la durata della visita, forse avranno pietà e non mi chiederanno tutti i 200 euro. Errore! Il boss esige la sua tariffa intera e mentre la bionda segretaria russa incassa la parcella, lui ti fornisce due buste eleganti: nella prima scrive la diagnosi e la cura (inesistente) per il medico di base; il contenuto della seconda invece è misterioso, perché risulta sigillata con la gentile richiesta di consegnarla al dentista. Hanno voluto sapere fin dalla prima telefonata chi mi mandava. 
Al ritorno da Bologna ci si scherzava: che cosa conterrà? Una quota del lauto cachet, un ringraziamento, simboli medici esoterici oppure un biglietto con la scritta: Coglione! Ti avevamo chiesto di consegnarla, non di aprirla e leggere. La mia copilota mi sfotteva bonariamente sulla stranezza delle mie patologie, non ultima quella che ho descritto. L'unica stupida risposta che mi è venuta è che non ho bisogno del navigatore per viaggiare: ho la carta geografica stradale in bocca.

domenica 8 settembre 2019

Martin Eden: occhi, cuore e cervello

Uscire dal cinema con una sensazione di appagamento; purtroppo non capita più molto spesso. Dopo la visione di Martin Eden la sensazione è stata questa: suddivisa in tre parti eguali tra occhi, cuore e cervello. Ispirandosi liberamente al romanzo omonimo di Jack London, il regista casertano Pietro Marcella realizza un'opera universale, mostrando l'evoluzione del protagonista da ragazzo a uomo attraverso l'emancipazione che si riesce a conquistare grazie alla cultura e all'istruzione. Lo fa, dal mio punto di vista, in una prospettiva che non assomiglia a niente di già visto al cinema. Dalla San Francisco di inizio novecento la storia viene riadattata in una Napoli dei primi decenni del secolo in cui l'orizzonte temporale viene disseminato con elementi anacronistici (arredi, auto moderne, oggetti appartenenti ad epoche differenti) e filmati d'archivio. Un campo d'azione dilatato che ha per protagonista un'incredibile Luca Marinelli nei panni di Martin Eden, marinaio semi-analfabeta affamato di conoscenza, che cresciuto nella miseria, investe tutte le sue risorse umane per colmare il divario intellettuale che lo divide dalla famiglia alto-borghese della ragazza di cui si è innamorato. Saranno proprio la consapevolezza acquisita e la comprensione delle questioni politico-sociali che hanno attraversato tutto il novecento, che lo porteranno ad una sorta di disillusione nonostante il nuovo status sociale ed intellettuale raggiunto attraverso il successo letterario.

“Adesso tutti mi cercate. Ma prima scrivevo le stesse cose e non mi voleva nessuno. Erano le stesse cose!


giovedì 22 agosto 2019

Viaggiare senza cellulare e senza internet

Probabilmente è stato il viaggio più bello o perlomeno la vacanza dove ci siamo goduti ogni attimo e ogni paesaggio senza il filtro di uno schermo e senza rete.
Era l'estate del 2001 e con un camper in venti giorni abbiamo macinato quasi 3000 km. Qui sotto la mappa (clic per ingrandire) con partenza da Los Angeles ricostruita dal diario di viaggio che ho ritrovato.

Berlusconi era appena diventato presidente del consiglio per la seconda volta. Erano gli ultimi mesi della lira e il cambio era un disastro, ma avevamo finito di pagare il mutuo. L'Adsl era un lusso, Facebook non esisteva, neppure Messenger era ancora partito e il web stava muovendo i primi passi.. Facemmo in tutto due telefonate a casa da  un telefono pubblico per dire che andava tutto bene.
Mi piacerebbe un giorno tornare a fare un viaggio così, senza connessioni, senza whatsapp, senza ossessioni. Solo musica. Sarà mai più possibile?
Qual è stato il vostro ultimo viaggio o vacanza in queste condizioni? 







































La California State Route 1 costeggia il pacifico con paesaggi meravigliosi

domenica 11 agosto 2019

Strane estati - Corsi e ricorsi della politica e una compilation

Ci si è indigna (giustamente) per Salvini al Papeete, ma ricordo bene una notte a Rimini quando mi ritrovai di fianco De Michelis, ministro del governo Craxi. Unto e sudato danzava contorniato dal solito seguito di nani e ballerine. Fu un'estate strana. Fu un trauma difficile da superare. Intuii che forse stavo sbagliando locali e compagnie
Per tornare al presente, la trap, ahimè, è la colonna sonora ideale per i tempi di merda che stiamo vivendo. Almeno all'epoca la musica era un po' meglio: bastava grattare la patina e i lustrini tipici degli anni '80. 


venerdì 9 agosto 2019

Dialoghi surreali sotto la canicola

Gli eventi familiari mi hanno riportato a frequentare il mio antico paesello. A volte fa uno strano effetto; un misto di nostalgia e disagio. Volti noti rivisti a decenni di distanza: ragazzini diventati adulti, giovani diventati vecchi; luoghi dell'infanzia quasi irriconoscibili, come i bar storici oggi gestiti dai cinesi. Dulcis in fundo, persone che ricordavi equilibrate con cui intrattenere dialoghi come quello che segue...

Mi fermo per un caffè e incontro una vecchia conoscenza.
- Ehi, ciao come va?
- Bene, bene sono in pensione da cinque anni.
- Beato te! Io ho ancora almeno dieci anni. Com'è possibile?
- Beh sai, lavoro usurante. Tutti gli anni sulle piattaforme!
- Giusto, è vero. Hai una buona pensione?
- Pensioni! Ne prendo dieci di pensioni.
- Cioè?? Ma va là! All'improvviso qualcosa non quadra.
- Sì, sì! Ho quella d'invalidità, quella di quando mi hanno fatto cavaliere del lavoro... (e via dicendo).
- Ah sì, e quanto prendi?
- Trentamila euro. Ogni mese ne risparmio 29. Sono anche il proprietario del bar e di tutto l'edificio.
- Ma non è mai stato dei tuoi genitori!
- La vecchia padrona mi ha regalato tutto.
- Ah, ok. Ma cosa te ne farai di tutto questo patrimonio che non hai figli?
- Lo regalo, qualcosa darò anche a tua sorella.
- Grande, anche perché lei la pensione non ce l'avrà mai. Quando la vedo glielo dico.
- Diglielo, diglielo.
 Lo dico spesso a quelli che conosco (più che altro per consolarmi):siamo sicuri che andare in pensione presto faccia bene?

Dalle mie parti qui in Romagna e anche nella mia famiglia c'è una discreta tradizione, diciamo così, di stravaganza e io ho sempre un gran rispetto per tutti coloro che deviano dalla norma. Qualche storia l'ho anche raccontata.

sabato 3 agosto 2019

Occhi di bosco



Da alcuni anni d'estate ho un ospite illustre e baffone da quel di Bologna.
Guantino detto Guanty.

giovedì 18 luglio 2019

Il cinema d'estate e un cult movie intramontabile

Col caldo poco cinema. Nelle arene estive quelli che mi interessavano più o meno li ho già visti. Alcune delle ultime visioni sono state parecchio deludenti: 
C'è tempo di Walter Veltroni, a tratti imbarazzante, nonostante un pur sempre bravo Stefano Fresi. Molto meglio come regista nei documentari.
Con Vox Lux e Tramonto (la seconda regia di László Nemes dopo l'ottimo Figlio di Saul) sono stato contagiato dalla noia. Per ora l'unico film recente degno di nota è American Animals.

Un'ottima iniziativa dalle mie parti è quella di abbinare la visione di un film con la degustazione di vini: si chiama cinemadivino e si svolge nelle campagne romagnole, ogni sera in una località differente. Il motto è amiamo il vino buono, il cinema e stare all'aperto. 
Domani sera non possiamo esimerci dal partecipare alla serata con Il Grande Lebowski. Ci perdonerà il Drugo se sostituiremo il White Russian con tre bicchieri di vino.


lunedì 8 luglio 2019

Black Keys + Black Pumas

Rientro forzato dalla mini vacanza. In una Napoli infuocata prendiamo al volo un taxi con una fretta pazzesca, superagitati per paura di perdere l'ultimo treno utile per Bologna. Il tassista: "Statè cheti, arriviàm in nu' attimò". Pensate a un'infrazione qualsiasi del codice della strada: lui l'ha commessa. Un mito!


Una settimana difficile e la musica aiuta a riprendersi con due dischi arrivati al momento giusto.

Black Keys - Lets'rock
Il rock è invecchiato (spesso male) ma qualcuno riesce ancora a divertire. Ondarock lo stronca, ma per me Let's Rock è già disco dell'estate. Quel filo di tamarragine spensierata che non guasta e la chitarra elettrica protagonista: timbri, riff e ritmi da bignami della musica. Da ascoltare in auto a tutto volume coi finestrini aperti per le strade di campagna.

Black Pumas - ST
Un grande esordio: in questo album c'è l'anima Motown. Eric Burton e Adrian Quesada hanno il tocco magico.



Wimbledon
Prendersela con Fognini non è moralismo: è talmente ignorante e maleducato che se non avesse avuto la fortuna di saper giocare a tennis, manco a zappare sarebbe idoneo. Sarebbe capace di perdere tempo ad insultare perfino le zolle di terra. clic











I confini pattugliati e le barriere decisamente no; salvare le persone in mare sempre e comunque, ma fra tutti gli esempi possibili quello del kebab a Edimburgo non è che sia proprio il massimo da sbandierare.

martedì 2 luglio 2019

Lasciatemi andare

Nel sogno accompagno mia madre in una bellissima struttura dove possono prendersi cura di lei. Dentro di me sento che c'è qualcosa che non va: mi segue poco volentieri con i suoi passi incerti. A un certo punto mi giro ed è scomparsa. La cerco disperatamente, ma nessuno l'ha vista e temo che si sia persa anche per via della malattia che le ha azzerato la memoria e l'orientamento.
Comincio a girovagare, poi vengo attratto da una musica che proviene dal cortile di casa sua. Mi avvicino e mi ritrovo in mezzo ad una compagnia di ballerini e musicisti: sembra di essere entrato in un musical, tipo Hair o Across the Universe. Tutti suonano e ballano intorno a mia madre. Lei indossa un cappello con abiti colorati da figlia dei fiori e canta felice. Con mio stupore però, il brano non è Aquarius o un pezzo dei Beatles come ci si potrebbe aspettare, ma una vecchia canzone di Mino Reitano, di certo un ricordo della mia infanzia, quando al sabato si guardava Canzonissima. Sta proprio cantando il ritornello che dice: Avevo un cuore che ti amava tanto. Di fianco a me due ragazzi provenienti dal gay pride mi dicono con un marcato accento milanese (chissà perché): Certo che tua madre è una forza della natura! Se fosse una pittrice, mica farebbe degli acquarelli tenui e delicati...

Mi sono svegliato piangendo, per poi riaddormentarmi col sorriso sulle labbra dopo essermi appuntato il sogno per paura di dimenticarlo. Era esattamente l'una di notte di domenica scorsa, il giorno prima del suo funerale.
E' stato un periodo molto duro, ma questo per me è stato un sogno bellissimo. Da tanto tempo, da quando si era accorta che la mente la stava abbandonando, anche lei se ne voleva andare. Chissà, forse proprio in quel posto in cui l'ho vista cantare e ballare.

venerdì 21 giugno 2019

Pensatevi liberi!

Un dilagante rigurgito musicale con epicentro nella nostra città. Bologna Rock. Dalle cantine all’asfalto. Così la locandina del mitico evento che il 2 aprile 1979 radunò più di seimila persone al Palasport: un concentrato della scena punk, rock demenziale e new wave bolognese dell’epoca, con band come Skiantos, Wind Open, Luti Chroma, Gaznevada, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Rusk und Brusk, Frigos e molti altri sconosciuti. Dal 17 maggio al 29 settembre 2019 il MAMbo ripercorre quei momenti con la mostra Pensatevi liberi. Bologna Rock 1979 tra vinili, documenti, fumetti, materiali visivi e grafici, strumentazioni dell’epoca e pubblicazioni indipendenti capaci di rappresentare non solo quel particolare fermento musicale, ma anche la nascita e la crescita del ruolo socio-politico di Bologna tra il 1971 e il 1985 nella storia della cultura italiana e non solo. (da zero.eu)

Per me era il primo anno di università a Bologna e nell'inverno del '79 uscendo una sera dal mio appartamento di via Sant'Isaia, scoprii per caso il Punkreas, locale ricavato in una cantina. Era nato sulle ceneri del circolo anarchico La Talpa, in uno scantinato di via de' Grifoni. Dall'esterno apparentemente sembrava una delle tipiche osterie di Bologna, ma mi sbagliavo. Entrai e dopo pochi minuti il locale cominciò ad affollarsi di ragazzi e ragazze che dall'aspetto non parevano i tipici frequentatori di osterie. Quella sera si esibivano i Gaznevada, gruppo bolognese in una delle prime uscite. Suonarono brani dei Ramones ma anche pezzi loro e, malgrado emergessero alcuni limiti tecnici, si intuiva che stava nascendo qualcosa di nuovo ed originale. Era l'onda lunga della Bologna del '77 di Radio Alice, del movimento e della cultura alternativa, ora già post-punk, avviata verso territori comunicativi inesplorati che avrebbero portato alla luce personaggi geniali come Andrea Pazienza e Scozzari e che aveva già fatto emergere un gruppo di culto come gli Skiantos. Era il momento d'oro di una città che culminò con l'evento musicale che vide gli Skiantos presentarsi sul palco del palazzetto con impermeabili, scolapasta e vasi da notte in testa: invece di suonare cucinarono e mangiarono un piatto di spaghetti in diluvio di uova, farina e gavettoni. Erano gli anni de Il Male, il Cannibale, dell'ondata di concerti, dei pomeriggi al Disco D'oro in cerca di vinili... Di lì a poco la creazione del nostro gruppo fece sì che stare in pari con gli esami e frequentare le lezioni diventasse molto complicato.

Confusional Quartet davanti al Punkreas

lunedì 10 giugno 2019

Cloache digitali

Qualche anno fa ero indeciso se aprire o meno una pagina facebook: qualche amico cercava di convincermi, qualcun altro (colleghi, conoscenti, ecc..) mi aveva cercato senza risultati. Bazzicando in rete per diletto e per lavoro da vent'anni e avendo un figlio che coi social ci è cresciuto (per fortuna con buon senso e moderazione) vedevo l'andazzo e me ne tenevo alla larga, però sempre con una certa curiosità. Finché per un paio di giorni sono entrato in uno di quei gruppi del tipo Sei di nomedelpaese se; (penso che ormai ogni borgo abbia il suo) un'autentica cloaca di mentecatti che delirano su ogni argomento, insultano, sentenziano e scrivono con un livello di analfabetismo di ritorno preoccupante. Qualcuno con intenzioni costruttive cerca di moderare ma senza risultati apprezzabili.
Siamo a posto così: per gli amici sono più che sufficienti il cellulare e la mail. Sono anche fortunato che il mio figliolo è già grande, perciò mi sono risparmiato quell'altra fogna ormai rappresentata dai gruppi scolastici su whatsapp. Parlavo con una coppia di amici, ironicamente disperati per il livello di demenzialità che pure lì si raggiunge: uscirne pare impossibile, però hanno deciso che finché il figlio andrà a scuola faranno a turno, un anno ciascuno; è sopravvivenza.

venerdì 7 giugno 2019

Ambulance songs - Non dimenticare le canzoni che ti hanno salvato la vita

La musica - direbbe Kandinskij - è una necessità interiore, una vocazione spirituale a cui, anche da semplice ascoltatore, non puoi sottrarti. Manderà i suoi emissari un giorno, ma tu ricostruirai il senso di quell'incontro solamente a distanza di tempo. (pag.28)

E a distanza di anni, un brano è tornato a farmi visita e a soccorrermi con le sue parole in occasione della morte improvvisa di un carissimo amico. L'ultima volta l'avevo incontrato alla reunion del mio gruppo; sembrava in gran forma: spaccone e simpatico come al solito. Il nome del blog si deve in buona parte a lui, oltre che ovviamente ai Gong, per un certo periodo la nostra band favorita. Abbiamo viaggiato insieme sulle teiere volanti sognando l'anarchia e una rotta per ogni tipo di libertà.

Buon viaggio G
La luce si fa più forte
E tutti i nostri occhi guardano laggiù
Per vedere cosa sta succedendo
Ma è tutto a posto
Presto sarai fuori vista
E navigherai verso il sole

da I Never Glid Before - Gong

giovedì 6 giugno 2019

La fiera dei cialtroni

C'era una volta Berlusconi che annunciava la sconfitta del cancro; Renzi che tra mille proclami è riuscito solo in due cose: far quasi scomparire la sinistra e demolire la scuola; Di Maio che dal balcone inneggiava alla fine della povertà; Salvini che un anno fa assicurava l'espulsione di mezzo milione di clandestini (ne mancano ancora 496 mila).

Cosa prometterà il prossimo cazzaro per farsi votare dagli italiani creduloni?

In Europa almeno avanza un'onda verde e ambientalista, mentre da noi...

   Con questo passo e chiudo

mercoledì 5 giugno 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Anima latina

Strano rapporto quello che mi lega a Lucio Battisti, colonna sonora della mia infanzia e della prima adolescenza. Amatissimo, ma in seguito ripudiato e infine rivalutato da adulto dopo aver compreso a pieno il valore di capolavori come Anima Latina e la scelta coraggiosa di sperimentare strade poco battute dopo la rottura con Mogol.  All'epoca in Italia l'intellighenzia lo snobbava considerandolo un canzonettaro disimpegnato, mentre all'estero lo copiavano e lo apprezzavano. Uno come Bowie, per dire, tradusse in inglese Io Vorrei, Non Vorrei, Ma Se Vuoi e Mick Ronson ne incise una cover.
Da un certo punto in avanti la fuga dai media invadenti. Come disse in una delle ultime intervistenon parlerò mai più, perché un artista deve comunicare soltanto per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste, esiste la sua arte.

Sto finendo il libro di Donato Zoppo: Il nostro caro Lucio. Uscito lo scorso anno nel ventennale dalla morte, è un'ottima biografia musicale (con diverse storie anche poco conosciute) che racconta attraverso momenti essenziali della sua carriera, l'evoluzione di un artista incredibile che dal mio punto di vista ha raggiunto l'apice con questo album e questa canzone. Quando la ascolto, non so perché, mi commuovo. 

mercoledì 29 maggio 2019

Gli unici nazionalisti

A parte i genitori, gli amici e le amiche con cui siamo cresciuti, esistono altri uomini e donne che non abbiamo mai incontrato personalmente ma che hanno contribuito, in maniera a volte anche determinante, a farci diventare quello che siamo. Grazie alla loro musica, arte, cinema e letteratura ci innalziamo oltre le brutture dell'esistenza quotidiana. Uno degli ultimi in ordine cronologico è Matthew "Matt" Berninger, la voce di The National: l'unico Nationalista che potrò mai supportare. Col nuovo album, I'm easy to find, è tornato a riscaldarci con la sua voce baritonale e con la sua band di antidivi, questa volta accompagnati da un quintetto femminile d'eccezione: Gail Ann Dorsey (la bassista di Bowie), Lisa Hannigan, Sharon Van Etten, Mina Tindle e Kate Stables.

mercoledì 22 maggio 2019

Un angolo speciale della mia libreria


Nella mia libreria uno scaffale è occupato solo dalle opere del collettivo bolognese Wu Ming. Esattamente vent'anni fa, quando erano ancora Luther Blisset, usciva Q: per me un romanzo storico illuminante, un fottuto capolavoro. A posteriori lo ha certificato anche Libero, un giornale che ha fatto della raffinatezza culturale la sua cifra: «Altai è una boiata, proprio come Q
Da ieri è in libreria con un'edizione speciale illustrata.
Breve post solo per dire grazie per questi anni di storie e di Storia.
Spesso sono criticati per le posizioni estreme, ma è anche grazie a loro se al salone del libro di Torino non si è consumato il definitivo sdoganamento del fascismo. Come disse Pertini: "Essere antifascisti è impedire ai fascisti di manifestare." 

lunedì 20 maggio 2019

A nin pos piò (I can't stand it anymore)

I film con/dei/sui supereroi.

Prendili a casa tua.

Le pubblicità di profumi e auto.

Il tipo che quando passo al mattino ascolta sempre dalla cassa nello zaino della trap di merda.

E sempre a proposito di musica di merda: la Lounge Music
Dall'inglese (atrio o salotto). Genere musicale sfrantamaroni che si propone di evocare negli ascoltatori la sensazione di essere in un posto tranquillo, isole paradisiache o altri spazi, utilizzando temi tranquilli. 
Bene, ero a fare la spesa e in sottofondo c'era una versione lounge di The rythm of the night. La reazione in me suscitata era di procurarmi una mazza e devastare tutti gli scaffali.

"Lo dico da papà"
E' proprio vero che a volte per riconoscere un coglione bastano quattro parole...

Come si dice non ne posso più dalle vostre parti ?

giovedì 16 maggio 2019

Gli altri '80: Clock DVA - Beautiful Losers






















Al netto delle tastiere tamarre, del synth-pop plastificato e del rock da stadio, gli anni '80 (sulla scia della fine del decennio precedente) hanno prodotto nuovi generi e band seminali. Mi riferisco in generale a post punk e new wave in tutte le derivazioni: correnti musicali che in futuro potrebbero confluire in un programma radiofonico, incentrato proprio su una decade spesso valutata in maniera frettolosa e superficiale. Se per la musica italiana del periodo non salvo un granché (Crêuza de mä però è nell'empireo) allargando lo sguardo, si potrebbe cominciare da Talking Heads, David Sylvian, The The, Cure, giusto per fare qualche nome tra i più noti, ma grattando sotto lo strato più superficiale, è bello andare a ripescare altri artisti di valore con una carriera più distante dai riflettori principali, ma non per questo meno interessanti.
  
I Clock DVA, il cui nome fu ispirato dal romanzo di Burgess A Clockwork Orange (da cui anche Arancia meccanica) sono un ottimo esempio di avanguardia e commistione di sonorità: jazz, funk, elettronica e industrial. Siamo a Sheffield all'inizio degli anni '80, la città grigia e alienante delle industrie siderurgiche che ha visto nascere band come ABC, Cabaret Voltaire, Heaven 17 e Human League. Fondatore, leader, paroliere, nonché pianista e trombettista dei Clock DVA è Adi Newton. Dopo il primo album Thirst la band si fece notare anche al di fuori degli ambienti alternativi e fu messa sotto contratto dalla Polydor per il secondo album intitolato Advantage.
“Advantage” resterà la formula perfetta. L’alchimia in grado di traghettare le intuizioni dei pionieri industrial di Sheffield verso un sound moderno e totale, dove ogni steccato di genere veniva definitivamente abbattuto. (onda rock)

  

venerdì 3 maggio 2019

Disintegration, blob e la fine di un decennio

Maggio 1989: da pochi mesi mi ero trasferito sulla teiera volante con la pilota che amavo (e amo tuttora) e il fatto di avere finalmente un posto tutto nostro dove vivere, mi trasmetteva una strana e confusa sensazione. Col senno di poi, immagino che fossero momenti di pura felicità. Dopo una vita di cassette, vinili e puntine, avevo comprato il primo lettore cd e ne ero entusiasta. Mai avrei pensato che appena trent'anni dopo sarebbe andato in pensione, mentre i vinili avrebbero resistito, rimontato e vinto come in una maratona. 
Da poche settimane era comparso su Rai 3 un programma anarchico, capace di ribaltare i significati e crearne di nuovi; era inoltre appena uscito l'album di un gruppo che avevo amato da ragazzino e successivamente perso per strada. I dischi e i film spesso invecchiano male, ma questo, uscito esattamente 30 anni fa, non lo ha fatto; è uno di quelli che ascolto ancora grazie allo sterminato archivio di una chiavetta usb che tengo sempre in macchina e quando parte questa canzone il volume si alza al massimo e partono i brividi. Così come Blob ne sancisce ferocemente la fine, Disintegration è uno degli ultimi frammenti degli anni '80. All'epoca non ce ne siamo resi conto, ma oltre ad essere un ritorno alle radici dark dei Cure, è un album definitivo che rappresenta la fine della giovinezza per Robert Smith e per noi, i suoi coetanei, cresciuti ascoltando quel disco dalla copertina rosa acceso con in primo piano un frigorifero, un'aspirapolvere e una lampada.

mercoledì 24 aprile 2019

Ericailcane e Bastardilla: resistenza e liberazione in un murale

In questi giorni abbiamo seguito in diretta la realizzazione di un murale ad opera della coppia di street artists formata da Bastardilla ed Ericailcane. Un progetto che ha coinvolto le scuole tramite laboratori e Cuma Project, un'associazione che raccoglie fondi per quelle popolazioni indigene le cui storie di resistenza non trovano spazio nei media principali. 

E' stato emozionante vedere il lavoro prendere forma, soprattutto nell'ultima giornata quando sono emerse le simbologie legate ai nostri luoghi, alla loro memoria e alle radici di questa parte della Romagna. Lungo questo fiume il fronte si fermò per tutto un inverno e tra il dicembre 1944 e l'aprile del 1945 vi fu uno degli scontri più cruenti della seconda guerra mondiale con 330 civili morti: a nord dell'argine i tedeschi, dall'altra parte gli alleati. I partigiani un po' ovunque: infatti tante strade, anche la mia, portano i loro nomi. Qui la resistenza e la liberazione sono ancora valori vivi e contemporanei, specie in un momento come quello attuale in cui la crisi economica sta spingendo chi detiene il potere a rispolverare ideologie autoritarie, razziste e neofasciste. Il murale, oltre a dare luce ad un grigio ponte di cemento, rappresenta un urlo di gioia per la libertà ritrovata ed un messaggio da parte chi non dimentica.
Muri puliti, popolo muto. Buon 25 aprile!

"Bastardilla è quello che c'è nella strada ... le sue immagini, nient'altro". Così parla di sè la street artist trentaduenne di Bogotà (Colombia), nota a livello internazionale. Le sue fonti di ispirazione principal sono la percezione e la condizione femminile nel mondo. Le piace raccontare, attraverso le sue opere, la forza delle donne. Spiega che le sue rappresentazioni di donne sono spesso degli autoritratti, tanto dal punto di vista fisico quanto dal punto di vista concettuale. Le piace l'idea di poter restare anonima, in un'epoca incentrata sull'autopromozione della propria immagine. Quello che le interessa è dipingere nelle strade, per poter condividere il suo lavoro con il mondo. Considera la pittura un modo per avvicinarsi alle persone.

Work in progress
 


















































Ultimi ritocchi ai lupi partigiani