Da sempre bistrattata a scuola e insegnata malamente, la geografia mi ha sempre appassionato fin da bambino, come pure tutti viaggi d'esplorazione nei luoghi estremi della Terra. Il deserto e anche l'Islanda (prima che andasse di moda) sono state alcune delle mete che non dimenticherò mai. Non sempre si possono raggiungere ambienti remoti, allora anche i nostri appennini mantengono intatto il loro fascino. Restare isolati in mezzo alla natura incontaminata è una delle emozioni più intense che si possano provare.

Non è un caso che tra le tante serie d'inizio anno mi abbia colpito
The Terror, dal 26 marzo su Amazon prime. La storia è il resoconto immaginato del viaggio di due navi rompighiaccio della flotta britannica (Erebus e Terror appunto) che nel 1845 partirono alla ricerca del famoso
Passaggio a Nord-Ovest attraverso l'Oceano Artico. Non fecero mai ritorno e il destino di tutto l'equipaggio è ancora avvolto nel mistero. Le squadre di ricerca trovarono resti di scheletri, intervistarono testimoni inuit e cercarono di ricostruire gli eventi. Bloccati dai ghiacci per due inverni consecutivi, i sopravvissuti decisero di camminare per centinaia di chilometri fino al più vicino avamposto senza mai raggiungerlo. I relitti delle navi sono stati ritrovati solamente due anni fa. L'ambiente e una natura ostile, rappresentati in modo efficace, fungono come da personaggio principale attorno al quale ruotano le vicende umane di ufficiali e marinai in balia degli eventi e al cospetto di una sfida quasi impossibile. Nonostante gli spazi immensi, spesso ripresi dall'alto, (in realtà ricostruiti perfettamente in uno studio a Budapest) un senso claustrofobico di intrappolamento prende gradualmente il sopravvento. La follia serpeggia. Dopo i primi episodi ne sono sono stato catturato anch'io. Da ciò che ho letto sul romanzo da cui è tratto, speriamo non degeneri in un horror puro.
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La luna a mezzanotte. Islanda, un po' di anni fa... |