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martedì 18 settembre 2018

Anni ottanta: Surprize

Il fermento musicale (e non solo) di Bologna alla fine degli anni '70 era un'avanguardia che portò alla nascita di tantissimi gruppi di cui purtroppo si è persa traccia. Non solo Skiantos e Gaznevada: un band favolosa, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo, erano i Surprize. Suonavano un genere molto simile a quello che tentavo di portare avanti con i miei Reverse, solo che loro lo facevano molto meglio.

Dal sito beatstream ho sintetizzato la loro bio, ma prima consiglio l'ascolto del brano.

La Base Records di Bologna, che pubblicava per il mercato italiano artisti del calibro di Joy Division o Pere Ubu, decise di iniziare le stampe di materiale italiano. I Surprize risultarono i più accreditati per dare il via a questa decisione discografica. The secret lies in rhythm (1982) flirtava coi ritmi tribali, col dub, con una sezione fiati da far paura. La musica della band era avanti anni luce rispetto al suono imperante in Italia. Infatti nella nostra penisola pochi se ne accorsero. Una copia del disco arrivò però negli uffici della Factory Benelux. Chi ascoltò il vinile ne rimase colpito. La band intanto aprì i concerti italiani dei New Order e degli Spandau Ballet, anzi in questo ultimo concerto i Surprize divennero l’attrazione principale, in considerazione del fatto che il gruppo inglese non arrivò mai al palazzo dello sport di Piazza Azzarita. La Factory Benelux chiamò quindi i ragazzi in quel di Manchester per registrare i brani da inserire nel nuovo disco.“In movimento” (1984) divenne un disco molto importante per la musica indipendente italiana, oltre al valore artistico delle tracce presenti, rappresentò il tentativo da parte di un gruppo italiano di esportare la “nostra” musica oltre i patri confini. Un luminoso futuro si spalancava davanti ai Surprize. Purtroppo continui litigi in seno alla band portarono all’inevitabile scioglimento. Oggi rimane un solo rammarico: i Surprize potevano diventare un grande gruppo. Il primo di Bologna che tentò la carta internazionale.

sabato 16 aprile 2016

GNU CHE? Punk e new wave a Fusignano e dintorni











































Tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta del secolo scorso, la cittadina romagnola di Fusignano fu teatro di una vera e propria "scena" musicale, particolarmente attiva e ricca di protagonisti che generò una serie di gruppi che traevano ispirazione dai coevi movimenti punk (o meglio, new wave) ma che si esprimevano tuttavia in modo autentico e personale.
In questi moderni tempi di "retromania", in cui le band musicali volgono lo sguardo ai modelli del passato riproponendoli in modo tecnicamente ineccepibile ma spesso manieristico, può risultare utile raccontare le storie di quei tempi, quando l'originalità non era un capriccio bensì un valore: una vera e propria scelta di vita.

Sabato 16 Aprile 2016
Ore 18.00
Inaugurazione mostra Com a sìt amanê? (me a n'a' so)
Memorabilia delle band new wave fusignanesi
con la partecipazione di
Giordano Sangiorgi - Organizzatore M.E.I.
Paolo Trioschi - Primo cantante REVƎRSE
Centro Culturale "Il Granaio"
Piazza Corelli 16

Ore 19.30
SEI POP, SEI PUNK, SEI REGGAE, SEI DARK
La new wave spiegata alle masse
con la partecipazione di
JEAN FABRY - REVƎRSE - THE WHITE FLY
Djset Alessandro Piatto (N.O.I.A.)
Circolo Brainstorm
Piazza Corelli 14
Ingresso + Aperitivo 5 Euro

REVƎRSE
Storica formazione post-punk nata nel 1981: nelle loro varie incarnazioni hanno a più riprese calcato i palchi della provincia e non solo, partecipando anche alla compilation "Cover".



THE WHITE FLY
Gruppo formato da componenti di Spots Magazines, Model Worker, Ex Cathedra, Scream Out Love, Fiori Di Fuoco e Diabula Rasa: propongono un repertorio di classici della new wave (Simple Minds, Cure, Devo, Killing Joke, Echo & Bunnymen).

JEAN FABRY
Tre non-musicisti che suonano "punk mentale": un ibrido di di pop, folk ed elettronica povera con testi in italiano e romagnolo. Hanno pubblicato il mini-cd "Rotoballe".

lunedì 4 aprile 2016

Anni '80: c'era una volta una band nella bassa romagna

I  REVƎRSE

Nell'autunno del 1981, dopo pochi mesi passati insulsamente nel servizio di leva, riesco ad ottenere la convalescenza e quando torno a casa scopro che alcuni amici hanno appena dato vita ai Reverse. Serve un bassista ed io, pur avendo sempre suonato solo la chitarra, mi unisco con entusiasmo.

In quel periodo ero letteralmente impazzito per Remain LightMy Life in the Bush of Ghost e Sandinista. Oltre ai Talking Heads a manetta, ascoltavo altre band della scena post-punk che iniziavano a contaminarsi con le sonorità black e con l’elettronica. Alla fine del 1979 per un paio di mesi avevo viaggiato e soggiornato in tre capitali europee (Bruxelles, Amsterdam, Londra) assorbendo le sonorità e le tendenze che stavano avanzando: soprattutto new wave in tutte le sue sfaccettature. Tornai con un borsone di dischi: lì c'erano le coordinate su cui costruire qualcosa di originale! A differenza del bolognese (basti ricordare i Gaznevada) la situazione nella bassa romagna era piuttosto deprimente: le solite cover band e poco altro. 
All’interno del gruppo, anche con l’arrivo di Susy (voce e sax) confluirono progressivamente diverse anime musicali: c’era il dark inglese con l’influenza innegabile di gruppi come Cure, Bauhaus e Siouxsie. C’era la sensibilità decadente di band come i Japan di David Sylvian portata da Paolo, il nostro front man nonché autore dei testi e procacciatore di concerti. C’era poi Francesco (Fina), categoria musicale a parte. Un imprinting da rock classico con l’assolo facile che all’apparenza c’entrava poco con la new wave; tuttavia in mezzo a tanti cani sciolti con idee innovative ma poco mestiere, era il più navigato dal punto di vista tecnico e spesso la sua chitarra reggeva la baracca. C’era anche Toz, performer agitatore sullo stile de l’artista del popolo dei CCCP con anni d’anticipo. Tubi (Enrico) il batterista, lo scippammo ad un'altra band della zona. Edo, che stava imparando a suonare il sax, partecipava con una certa discontinuità. Dopo un periodo come mixerista subentrò anche Hans, prima alla tastiera e poi nella seconda fase come bassista al mio posto, quando mollai. Da lì il livello tecnico migliorò decisamente grazie al suo slap inconfondibile alla A Certain Ratio
Ricordo che un inverno ci ritrovavamo a provare in uno stanzino nel retrobottega di un vecchio barbiere in centro. Riuscimmo anche ad allestire una sala prove decente in una casa di campagna. Avevamo composto una decina di brani e grazie alle capacità diplomatiche di Paolo, ottenemmo il primo vero ingaggio alla discoteca Tino di Massa Lombarda. Malgrado alcuni limiti tecnici non andò male e cominciammo a prenderci gusto supportati dall'entusiasmo di amici e conoscenti. Le date cominciarono a susseguirsi e la gente, con il passa parola, aumentava: feste dell'unità (fra cui Bologna) ma anche locali alternativi molto in voga come lo Slego di Rimini e rassegne musicali. A Ravenna suonammo con gli allora sconosciuti Litfiba. Cominciarono ad entrare nelle casse anche discreti compensi con i quali acquistammo i primi strumenti elettronici come il bass line della Roland e la batteria elettronica dr-55 della Boss; si cominciò anche a parlare di sala d'incisione. Una sera come tante andammo alla sala prove e trovammo la porta sfondata: ci avevano rubato tutto. Più di un milione di lire di strumentazione, fra cui anche un quattro piste avuto in prestito. Da qui inizia la seconda fase dei Reverse.
Che ci sia in vista una reunion?



















































































domenica 11 novembre 2012

28 anni fa

In certi momenti è normale guardarsi indietro e sfogliare l'album dei ricordi con un filo di nostalgia. L'incontro casuale con un carissimo amico, compagno d'avventura nella musica, mi ha proiettato in quegli anni in cui si cercava con furore di uscire  dalla provincia anonima, quando la rete e i cellulari erano vera fantascienza.
Bologna Parco Nord, 1984: con i Reverse si suonava questa roba qua. Con i mezzi di allora la registrazione è anche troppo buona. 

venerdì 10 febbraio 2012

Siberia



Pochi minuti fa sono uscito un attimo di casa sotto il vento sferzante dell'est che mi soffiava pezzi di ghiaccio sulla faccia e mi è venuta in mente questa canzone; vista la stagione che stiamo passando in Romagna (e non solo), l'unica possibile.
La breve storia della dark-wave italiana è partita da qui (prima però c'erano stati i Gaznevada). L'album Siberia è del 1984 ma i Diaframma si erano formati a Firenze nel 1980 come cover band dei Joy Division; erano gli anni nei quali anch'io iniziavo a suonare con i Reverse e si guardava soprattutto oltremanica calamitati da quel sound che dalle nostre parti non aveva ancora sfondato.
Loro furono tra i primi a rielaborarlo in maniera originale, cantando in italiano.  

lunedì 22 novembre 2010

The name of this band is . . .

A sinistra si può ammirare il poster con il logo del nostro gruppo in occasione di un concerto, diversi anni fa. (Grazie Hans!).
Non ho mai avuto un talento particolare nell'inventare nomi o titoli: infatti l'idea di Reverse non fu farina del mio sacco, però mi ha sempre incuriosito e affascinato quel momento fondamentale per una band che coincide con la ricerca e l'invenzione del proprio nome. 
Un processo ispirativo che nella storia ha portato ai più strani e svariati risultati: una lettera sola (X); un monosillabo (Yes, Who, Can) fino ad arrivare all'assurda lunghezza del nome scelto dai texani I love you but I've chosen darkness. Come non citarne poi due fra i più eccentrici: The The (quasi impossibile anni fa da trovare in rete, quando i motori di ricerca erano poco raffinati) e i californiani !!!, da pronunciare chk chk chk, facendo schioccare la lingua sotto il palato. 
Terribile fu quello che scegliemmo per il primo gruppo in cui ho suonato: Aldo morto e le BR; tant'è che fin dalla prima uscita, per evitare noie (pur restando come vero nome conosciuto solo da pochi fedeli) fu sostituito da Tua Sorella, in pratica le prime parole che ci vennero in mente quando fummo costretti ad un cambio veloce.
D'altra parte la storia della musica è piena di band che per svariati motivi hanno cambiato nome:
The Cure in origine erano Easy Cure, poi Smith decise che era un nome troppo hippy.
Warsaw fu modificato in Joy Division alla fine del 1977, soprattutto per evitare malintesi con il gruppo punk londinese dei Warsaw Pakt
I Bauhaus in origine erano Bauhaus 1919.
I Radiohead si chiamavano On Friday, ma cambiarono nome prendendo spunto da una canzone dei Talking Heads (Radio Head dall'album True Stories del 1986).

Il titolo di questo post è preso in prestito dal doppio album live del 1982 intitolato The name of this band is Talking Heads. Curiosa l'origine del titolo: fu scelto perché i componenti della band avevano notato che troppo spesso il pubblico sbagliava il loro nome, premettendo erroneamente l'articolo "the".

L'elenco potrebbe essere infinito: a voi il compito di aggiungere nomi (anche inventati), curiosità o preferenze. Alcune fonti:

lunedì 12 ottobre 2009

"Fuck your love I need your sex"


Da un passato sepolto ma mai dimenticato, l'amico Hans ha resuscitato e miracolosamente restaurato la registrazione in audiocassetta del nostro primo concerto. Correvano i primi anni '80; scorrevano energia new wave e funk bianco. Abbiate pietà!

mercoledì 12 agosto 2009

Women Rock #3

Questa galleria parte dalla fine degli anni '70, con l'eccezione della più giovane Natasha Khan, già autrice di due ottimi album nel 2006 e 2009. Annie Lennox è l'unica che ho visto dal vivo negli anni '80 con gli Eurythmics. Chrissie Hinde invece fa parte della mia adolescenza, insieme a Debbie Harry (già inserita nella prima galleria). La vocalist del secondo gruppo in cui ho suonato (Reverse) ricordava un po' la cantante dei Pretenders. Gran disco il loro primo omonimo del 1980.

Annie Lennox L.A. 1986 (Henry Diltz)
In questo video poco più che ventenne con il suo primo gruppo, The Tourists.

Chrissie Hynde, voce dei Pretenders (1980 Lynn Goldsmith)


Bat for Lashes (Natasha Kahn) copertina di Daniel


Kate Bush (video Top of the pops 1978 - Wuthering heights)

giovedì 5 febbraio 2009

La prima volta dal vivo non si scorda mai

Il punk era ormai ai titoli di coda anche in Italia. Si era in piena esplosione new wave, ma da noi questa musica non la suonava ancora quasi nessuno. Al mio primo gruppo in cui cantavo e suonavo la chitarra, avevamo dato nella nostra incoscienza dissacrante un nome innominabile, tanto che qualcuno un po' più previdente ci sconsigliò di utilizzarlo ufficialmente. A chiunque, fuori dalla cerchia stretta di amici, ci chiedeva il nome del gruppo ci eravamo accordati per rispondere: "Tua sorella", divertendoci a osservare nell'interlocutore l'espressione di chi si sente preso in giro. Fu proprio utilizzando questo nome fittizio che per la prima volta suonai dal vivo.
A questo punto posso rivelare il nome segreto: "Aldo Morto e le B.R." Oggi mi pare proprio di cattivo gusto se non idiota, ma a quei tempi l'irriverenza e la sovversione erano il nostro credo. Un minimo di senno ci fece desistere dall'utilizzarlo ufficialmente onde evitare un processo per apologia di reato o qualsiasi altro tipo di bega legale. Per la prima uscita dal vivo, in veste di supporter di un altro gruppo molto conosciuto a livello provinciale, avevamo preparato due brani: Socialist dei P.I.L. in una versione dilatata e ancora più caotica dell'originale e Psyco Killer dei Talking Heads rifatta scolasticamente. Non andò male, ma durammo pochi mesi: altre due uscite e poi la fine. L'anno dopo nacquero i Reverse di cui ho già raccontato.

Talking Heads - Psyco Killers Live 1980

martedì 5 agosto 2008

20 Album vissuti: 10° A Certain Ratio - To each 1981

Nell'autunno 1981 dopo pochi mesi passati insulsamente nel servizio di leva riuscii ad ottenere della convalescenza e quando tornai a casa scoprii che alcuni amici avevano appena dato vita ai Reverse; serviva un bassista e io, pur essendo chitarrista, mi adattai con un certo entusiasmo. In quel periodo, insieme ai Talking Heads, ascoltavo soprattutto questo disco degli A Certain Ratio e altri gruppi post-punk tipo Pop Group che cominciavano a contaminarsi con sonorità black & dance (con linee di basso palpitanti che mi entusiasmavano) e con l'elettronica. A Certain Ratio facevano parte della mitica Factory di Manchester che aveva già prodotto band di culto come i Joy Division. Le loro intuizioni musicali hanno indubbiamente aperto la strada a gruppi come i Massive Attack e i Portishhead.
Allestimmo una sala prove in una casa di campagna e dopo qualche mese avevamo preparato un decina di brani completamente nostri. Grazie alle capacità diplomatiche di
Paolo ottenemmo il nostro primo vero ingaggio a pagamento alla discoteca Tino di Massa Lombarda in una serata in cui suonammo insieme ad un altro gruppo. Malgrado diversi limiti tecnici non andò male e cominciammo a prenderci gusto, supportati dall'entusiasmo di amici e conoscenti. Le date cominciarono a susseguirsi: soprattutto feste dell'unità (fra cui anche Bologna), ma anche locali alternativi allora molto in voga come lo Slego di Rimini e rassegne musicali. A Ravenna suonammo con gli allora sconosciuti Litfiba, pure loro alle prime armi. Comiciarono ad entrare nelle casse anche discreti compensi con i quali acquistammo i primi gingilli elettronici tipo bass-line e batteria elettronica; si cominciava anche a parlare di sala d'incisione. Poi un sera come tante andammo alla sala prove e trovammo la porta sfondata: ci avevano rubato tutto: due milioni di lire di strumentazione, fra cui anche un quattro piste che ci avevano prestato. Sconforto generale e ali tarpate. Ci fu una specie di sciogliete le righe, non era facile continuare. Io e il batterista mollammo, mentre gli altri continuarono dopo essersi riorganizzati con un nuovo bassista e una nuova cantante, che in seguito sostituì Paolo, anche lui in fuoriuscita causa divergenze. Con questa nuova formazione nel 1986 i Reverse riuscirono anche ad incidere un vinile per un'etichetta indipendente con altri tre gruppi (Genitals, Kriminal Tango, Santandrea) dal titolo Cover. Della formazione originaria era rimasto solo Francesco, il chitarrista. L'avventura terminò l'anno successivo.
Reverse: foto interno disco










Reverse: Live 1982 (io al basso)