Visualizzazione post con etichetta film 2014. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta film 2014. Mostra tutti i post

martedì 23 dicembre 2014

Pride per evitare i cinepanettoni



Sono passati trent'anni da quando nel 1984 il pugno duro della Thatcher si abbatté sui minatori del Galles con la chiusura programmata di venti siti estrattivi di carbone; un provvedimento che equivaleva alla perdita di 20 mila posti di lavoro. Iniziò uno sciopero a oltranza che diede vita al più grande scontro di classe nell'Inghilterra del dopoguerra. Una lotta durissima durata più di un anno e costata due morti, quasi 2000 feriti, migliaia di arresti e licenziamenti per rappresaglia. La sconfitta di quelle lotte portò poi al liberismo sfrenato che generò sì ricchezza, ma anche grande disparità sociale. 
Una parte della storia è raccontata in Pride da un'angolazione particolare partendo da un episodio realmente accaduto, quello che vide due minoranze solidarizzare in maniera imprevedibile: i minatori del Galles insieme al movimento LGSM (Lesbians & Gays Support Miners) che per supportare le lotte dei lavoratori gallesi promosse una raccolta di fondi culminata con il concerto del 10 dicembre 1984 all'Electric Ballroom di Camden. (Sting ed Helton John declinarono l'invito che invece fu accettato da Jimmy Somerville dei Bronski Beat).

Il regista Matthew Warchus confeziona un film coinvolgente, raccontato con il classico stile inglese dove i momenti di drammatici e quelli divertenti si alternano con ritmo. Trattandosi di una commedia gli si perdonano i passaggi più ruffiani e superficiali, anche perché la storia è in grado di restituire in maniera intatta il mood di quegli anni grazie ad una strepitosa colonna sonora e a scene esilaranti come questa. Tra i coming out dei figli della buona borghesia inglese e lo spettro incombente dell'Aids, un film corale che descrive con leggerezza il modo in cui si possono spezzare le barriere del pregiudizio. Giovani e anziani, gay ed etero, radicali e proletari uniti per una battaglia che coniugava il diritto al lavoro con i diritti civili.
Incredibile a dirsi, i rudi minatori gallesi nel 1985 si unirono alla testa del corteo del Gay Pride a Londra. In seguito le Unions inglesi accettarono per la prima volta di includere nel loro statuto i diritti dei gay proprio su pressione dei minatori.
Distribuzione fuori dai circuiti maggiori per uno dei pochi film usciti a Natale che merita di essere visto in mezzo alla solita invasione di cine-panettoni.

Voto


  

lunedì 15 dicembre 2014

Il sale della terra

Vent'anni fa Wim Wenders acquistò in una galleria due fotografie che lo avevano colpito senza sapere chi fosse l'autore. In particolare il ritratto di una donna tuareg cieca scattato in Mali nel 1985. Da qui nacque la sua passione per il lavoro e le opere di Sebastião Salgado.

Wenders è un regista che ho amato tantissimo fino ai primi anni '90, ma che da un certo punto in poi ho smarrito per strada. Non so spiegare il perché, tuttavia sono contento di averlo ritrovato in questo splendido documentario sulle tracce di Salgado, fotografo brasiliano che per decenni ha attraversato il nostro pianeta documentando la condizione umana per poi dedicarsi nell'ultima fase della sua vita alla potenza e alla poesia della natura nel progetto Genesi. Immagini primordiali, di una bellezza che toglie il fiato:
In Genesi vedrete dunque fotografato ciò che noi tutti insieme dobbiamo, e sottolineo dobbiamo, proteggere. Quella parte cioè che resta estremamente viva - forse un 45% - ed è ancora come al tempo della Genesi. 
Quello di Salgado è un percorso monumentale durato quarant'anni e iniziato con Other Americas, il primo viaggio in America Latina intrapreso per descrivere la vita delle comunità indios e contadine più sconosciute, e giunto a compimento con la creazione di Instituto Terra. Quasi un'utopia nata da un'idea della moglie e divenuta realtà nello stato di Minas Gerais, dove l'abbattimento della fore­sta pluviale atlantica aveva portato alla desertificazione di una vasta zona, che comprendeva anche la fattoria della fami­glia Sal­gado. Due milioni di alberi piantati che in soli dodici anni hanno ricreato l'ambiente naturale originale e dato vita ad un centro di educazione ambientale per gli studenti, nonché a un parco nazionale.





Tornando al film, durissima al limite dell'insostenibile, è la parte in cui lo stesso Salgado racconta e mostra il suo lavoro di testimonianza dai luoghi dell'orrore: il primo viaggio in Africa insieme a Medici Senza Frontiere durante la carestia nel Sahel; poi anni dopo, il geno­ci­dio in Rwanda, la guerra nella ex Jugoslavia e infine il Congo nel 1997: esperienze devastanti, faccia a faccia con gli abissi della follia umana che lo fecero ammalare di una profonda depressione.
C'è chi ha criticato Wenders e Salgado stesso di un approccio alla Bono Vox ai problemi del mondo. A me sembrano critiche superficiali o per partito preso; penso che il regista tedesco abbia trovato la chiave giusta per raccontare l'arte di un uomo limpido e intellettualmente onesto, adottando tre punti di vista: il suo, fatto di rispetto e ammirazione; quello del figlio Juliano Ribeiro (co-regista) che ha accompagnato il padre nei suoi ultimi viaggi; infine quello soggettivo del grande fotografo attraverso la storia della sua vita narrata in prima persona. Tutt'al più celebrativo, ma trovo che non ci sia nulla di sbagliato nell'omaggiare un uomo che con immagini di rara potenza è stato in grado immortalare come pochi altri la condizione umana negli eventi della Storia contemporanea. Per me una forte esperienza emotiva e anche una testimonianza che mi ha lasciato un segno profondo. Trailer

“Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea.” Tiziano Terzani
Brasile 1986 - Sierra Pelada, 50.000 cercatori d'oro

lunedì 8 dicembre 2014

Mommy


Primo film del giovanissimo regista canadese Xavier Dolan ad essere distribuito in Italia.
Tanto hype per i cinefili anche in seguito al premio assegnato dalla Giura di Cannes, Mommy è un'opera intensa e un po' ruffiana (a cominciare dalla colonna sonora) che però trova nell'interpretazione dei tre protagonisti momenti veri di emozione. 
Si parte con titoli di testa che raccontano di una legge approvata in Québec nel Canada del futuro prossimo, con la quale i figli affetti da deficit possono essere lasciati dai genitori in cura in apposite strutture ospedaliere. E' il caso di Steve, adolescente turbolento e psicologicamente instabile con un rapporto di odio/amore al limite del malato nei confronti della madre vedova. Un rapporto ossessivo reso ancor più soffocante dalla scelta coraggiosa del formato 1:1 che imprigiona i volti, spesso in primo piano, in una gabbia virtuale che simboleggia l'impossibilità di uscire da una realtà già segnata. Nascerà uno strano triangolo con la nuova vicina di casa, una professoressa dolce e balbuziente che reduce da un trauma, entra nella loro vita in punta di piedi e in contrasto, apparentemente stridente, con l'esuberanza della madre. Tre loosers alla ricerca di un equilibrio molto complicato.
Un melodramma contemporaneo, un po' sopravvalutato dalla critica, ma che mette in evidenza il grande talento di un regista appena venticinquenne che penso ci riserverà belle sorprese.

domenica 30 novembre 2014

Visioni - Novembre 2014 (abbuffata prima del tedio natalizio)


E' arrivato dicembre e per il cinema inizia il periodo più piatto dell'anno tra cinepanettoni veri o mascherati, scemi vari di Natale e l'infinita spremuta di Tolkien. Qualcosa di buono però si trova sempre. Poco per la verità: su una trentina di uscite segnalo su tutti Mommy del giovanissimo canadese Xavier Dolan (premio della giuria a Cannes); i nuovi film di David Fincher e Ken Loach; la commedia Pride, anche se mi suona deja vu (gli anni '80 in Inghilterra).

Film visti a novembre
Il giovane favoloso 
Mario Martone (Italia, uscita 16 ottobre)
voto 8½ - abbagliante

Interstellar 
Christopher Nolan (USA, uscita 6 novembre)
voto 8 - denso

Io sto con la sposa 
A. Augugliaro, G. Del Grande, K. Soliman (Italia-Palestina, uscita 9 ottobre)

voto 7½ - vitale

Due giorni, una notte 
Luc e Jean-Pierre Dardenne (Belgio, uscita 13 novembre)
voto 7½ - attuale

Lo sciacallo - The Nightcrawler
Dan Gilroy (USA, uscita 13 novembre)
voto 7 - cinico

Predestination

Michael Spierig (Australia, non uscito)
voto   - intricato 

In ordine di sparizione
Hans Petter Moland (Svezia-Norvegia, uscita 29 maggio)
voto 6½ - cold pulp

La spia - A most wanted man
Anton Corbijn (Germania-UK, uscita 30 ottobre)
voto 6 - cerebrale

These final hours 

Zak Hilditch (Australia, uscita 20 novembre)
voto  5 - mediocre

venerdì 21 novembre 2014

Io sto con la sposa

Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un'amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati. Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013. Dal sito ufficiale

L'attraversamento abusivo a piedi della frontiera tra Italia e Francia




Finanziato grazie al crowdfounding tramite la piattaforma indiegogo che ha permesso di raccogliere 100 mila euro con il contributo di 2617 persone in 38 Paesi, Io sto con la sposa, più che un film, è un'azione di disubbidienza civile: un pugno in faccia alla sonnacchiosa Europa dei burocrati. 
Dopo lo scoppio della guerra civile in Siria e la conseguente fuga di massa della popolazione dalle bombe e dall'Isis, diciassette Paesi europei hanno dichiarato la loro disponibilità ad accogliere i profughi e concedere loro asilo politico, ma la realtà dei fatti è molto diversa e più complicata, tant'è che l'Italia ormai è solo un transito: la meta principale di questa gente è la Svezia, la nazione che offre loro più garanzie. L'iter per arrivarvi è una corsa ad ostacoli, quasi sempre in mano a contrabbandieri che danno il cambio agli scafisti in una tragica staffetta dello sfruttamento dell'immigrazione. 

Nel corso del racconto si alternano momenti drammatici (le testimonianze dirette delle persone che raccontano quello che hanno visto e ciò che hanno dovuto subire) a veri e propri momenti di festa ogni volta che il gruppo riesce a superare una frontiera. Si attraversa anche qualche fase di stanca; probabilmente inevitabile, visti i lunghi spostamenti in auto, perché non va mai dimenticato che non si tratta di una fiction. L'arrivo a Malmo in treno e il successivo ballo liberatorio nella piazza svedese sulle note del rap di Manar, tredicenne palestinese fuggito col padre dal ghetto di Damasco, non possono lasciare indifferenti. Commozione e grande ammirazione nei confronti di Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry per aver creduto in questa impresa e averci raccontato da che parte si può stare... ovviamente dalla parte della sposa.



Questo film documentario italiano è riuscito a sbarcare al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti ed ora sta raccogliendo consensi e incassi sia in Italia che in Europa. Qui l'elenco sempre aggiornato delle sale in cui viene proiettato. Anche la mia piccola sala da 140 posti ieri sera ha contribuito.

mercoledì 19 novembre 2014

Giovani favolosi


Tanto è stato scritto fin dalla sua uscita al Festival di Venezia, che fresco della visione di ieri sera, provo a sintetizzare con tre aggettivi: intenso, emozionante, abbagliante. E' il ritratto biografico di Leopardi realizzato da Mario Martone ne Il giovane favoloso grazie all'apporto monumentale di Elio Germano e alla strepitosa colonna sonora che alterna l'elettronica di Apparat con Gioacchino Rossini. Come raccontare l'anima di un poeta con rispetto, ma senza didascalismi; con una visione moderna come solo il cinema a volte può fare.

"Leopardi era un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca nelle sue varie forme, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato. Il Giovane Favoloso vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del Cinema." Mario Martone 

Bisogna essere assolutamente moderni scriveva Rimbaud nella Saison en enfer.
Mi piacerebbe che qualcuno fosse in grado di raccontare ai giorni nostri, come meriterebbe, anche la vita e le opere del grande poeta francese. E' grazie a lui, a Dino Campana, Leopardi e Majakovskij (e non certo ai professori avuti a scuola) se durante l'adolescenza cominciai ad amare la poesia. Ricordo la delusione per la piattezza di Poeti dall'inferno, film uscito nel 1995 con un acerbo Leonardo Di Caprio nei panni di Rimbaud.

lunedì 10 novembre 2014

Brevi riflessioni su Interstellar (senza un minimo accenno di spoiler)

Durante un'intervista del 1987 su Rolling Stone, il giornalista di turno fece questa osservazione a Kubrick: Certo lei non facilita le cose, né agli spettatori, né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
E' perché non ho risposte semplici - fu la replica laconica.
Ecco, se proprio vogliamo trovare il vero limite del nuovo film di Cristopher Nolan, esso sta proprio in questo: nel suscitare tante affascinanti domande e nel volerci condurre per mano, volenti o nolenti, attraverso una sorta di percorso guidato con tanto di disegni e didascalie. D'altra parte stiamo parlando di un blockbuster da 165 milioni di dollari, opera nella cui realizzazione Nolan ha dovuto giocare la partita (facendolo piuttosto bene) tra esigenze di botteghino e aspirazioni autoriali. La chiave forse è tutta qua: sono lontani i tempi in cui un regista come Kubrick aveva carta bianca dagli Studios e se ne fregava dei tempi di produzione. Ovviamente la differenza di spessore tra i due è evidente, ma prima di sparare a zero bisogna anche riflettere su cosa sia diventata la fantascienza ad alto budget nell'ultimo decennio: poca roba veramente, basata sullo squallido slogan il pubblico lo vuole.
Piccoli cedimenti e concessioni, trattando una materia delicata come lo spazio/tempo e i buchi neri, sono sempre dietro l'angolo; quasi inevitabili. Bisogna comunque ammettere che tutta la struttura regge bene, probabilmente grazie anche alla collaborazione del fisico Kip Thorne, uno dei massimi esperti mondiali di astrofisica e relatività.
C'è chi parla di occasione sprecata, chi di smisurata ambizione, chi di spettacolo assicurato ma l'arte è un'altra cosa. Devo dire dopo le tre ore di visione sono uscito dalla sala affascinato e frastornato, come se nello spazio avessi viaggiato anch'io; in generale molto soddisfatto, non aspettandomi un nuovo 2001 Odissea nello Spazio, ma un intrattenimento di alto livello, intenso e visivamente spettacolare come ci hanno abituato i fratelli Nolan fin dai tempi di Memento e The Prestige, quello che continuo a considerare il loro film più riuscito. 


Astronavi a confronto: Discovery (Space Odyssey) e Endurance (Interstellar) 

giovedì 30 ottobre 2014

Visioni - ottobre 2014


Piccole crepe grossi guai - 6 depressivo
Pierre Salvadori  (Francia - uscita 16 ottobre)
Commedia molto amara; da evitare se si soffre anche minimamente di depressione, male condiviso dai due protagonisti, interpretati egregiamente da Catherine Deneuve e Gustave Kervern. Come al solito un titolo demenziale per la distribuzione italiana. Dans la Cour era quello originale.

Amore, cucina e curry - 6 patinato
Lasse Hallström (USA - uscita 9 ottobre)
Dal regista di Chocolat, un filmetto innocuo che scorre tranquillo a patto di mettere in stand by il cervello. A tratti piacevole e a tratti scontato: una fiaba buonista con allegato odorama di spezie indiane. 

Tutto può cambiare - 7 positivo
John Carney (USA - uscita 16 ottobre)
Altra fiaba metropolitana dai risvolti positivi (ma non sempre scontata) ambientata nel mondo della musica. A mio avviso molto meglio riuscita rispetto al noioso e sopravvalutato Once.

I due volti di gennaio - 5 ammuffito
Hossein Amini (USA, UK, Francia - uscita 9 ottobre)
Lo sceneggiatore di Drive all'esordio nella regia, realizza un film nato in-volontariamente vecchio. Ambientato nei primi anni '60, pare girato negli anni '80 più paludati. Viggo Mortensen sprecato.

Frank - 6½ border line
Lenny Abrahamson (UK, Irlanda - uscita 30 ottobre)
Ostico e surreale; dedicato agli outsider della musica e a chi se ne fotte della popolarità come gli Soronprfbs, band dal nome impronunciabile guidata dall'enigmatico Frank (interpretato da Michael Fassbender perennemente nascosto da un mascherone di cartapesta). Partenza interessante, poi perde slancio lungo la strada di pari passo con la colonna sonora.

Frances Ha - 7  alleniano
Noah Baumbach (USA - uscita 11 settembre)
Piccoli sogni di una ragazza nella grande mela, fotografata mirabilmente in bianco e nero. Ho visto tutti gli ultimi film del regista di Brooklyn (Greenberg, Il matrimonio di mia sorella, Il calamaro e la balena) e questo è il migliore.

Boyhood - 8½ universale
Richard Linklater  (USA - uscita 23 ottobre)
Una storia familiare che sfiora le tre ore, girata in dodici anni per catturare la crescita e l'invecchiamento reale dei protagonisti, è una minaccia potenziale anche per i cinefili più incalliti... Linklater invece firma un quasi capolavoro, dove l'epica del quotidiano diventa protagonista.

Jimi: All Is by My Side 5½ farraginoso
Linklater John Ridley (UK, Irlanda, USA - uscita 18 settembre)
La biografia dei primi anni di carriera di Jimi Hendrix senza la sua musica? Inconcepibile!
L'unica cosa che resta impressa è la sequenza finale quando Jimi, a Londra nel 1967, propose dal vivo e alla sua maniera Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band,  ad appena tre giorni dall'uscita dell'album.

mercoledì 22 ottobre 2014

La Teiera al cinema: da non perdere (promemoria)


La stagione autunnale cinematografica è iniziata in sordina: dalla fine dell'estate non sono riuscito a vedere niente che mi abbia anche minimamente esaltato. Unici film a cui posso dare più della sufficienza sono stati Frances Ha di Noah Baumbach e Tutto può cambiare di John Carney, (decisamente meglio del tedioso e sopravvalutato Once).

Nonostante la delusione per la bocciatura di Ravenna come capitale europea della cultura, dalle mie parti c'è la notizia positiva della riapertura definitiva di una multisala d'essai dove c'è poca confusione, proiettano buoni film e non ti assegnano i posti: ti siedi dove cavolo ti pare.

Tante vale proiettarsi nelle uscite più allettanti dei prossimi mesi. Nei titoli i link di approfondimento.

OTTOBRE

Boyhood
Il mio coetaneo Richard Linklater (School of Rock) esce questo weekend con una storia girata a spezzoni in dodici anni di tempo, accompagnando la crescita reale di Mason, un bambino di otto anni e della sua famiglia. Interessante esperimento che procede di pari passo con l'evoluzione della tecnologia e gli avvenimenti dell'ultimo decennio.


NOVEMBRE

Interstellar (6 novembre)
E' il nuovo film di fantascienza firmato da Cristopher Nolan con Matthew McConaughey. Può bastare!

Sils Maria (6 novembre)
Prima di vedere lo splendido Qualcosa nell'aria, uscito l'anno scorso, conoscevo poco le opere del regista parigino. Mi sono ripromesso di non perdere più niente di Olivier Assayas. Ed ecco in uscita il suo nuovo film che ha come protagonista Juliette Binoche.

DICEMBRE

L'amore bugiardo - Gone Girls (18 dicembre)
Un altro pezzo da novanta, cioè David Fincher, ha girato questo film con Ben Affleck e Rosamund Pike, tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice americana Flynn Gillian. Non so, ma sento odore di fregatura. Chissà! Il regista di Seven comunque finora ne ha sbagliati pochissimi.

2015 

Vizio di forma (febbraio)
Settimo film di Paul Thomas Anderson... California fine anni '60, J. Phoenix è Larry "Doc" Sportello, un investigatore privato
tossicodipendente...

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet
Riusciremo a vedere in Italia il nuovo film dell'estroso e geniale Jeunet? (Delicatessen, Il magico mondo di Amelie)

mercoledì 10 settembre 2014

Belluscone - una storia siciliana


Belluscone - Una storia siciliana non è l'ennesimo racconto moralistico sul caimano, ma un vero trattato di antropologia; un'opera multiforme e autodistruttiva; una visione agghiacciante e paradossalmente carica di calore umano. Più che un film, un finto documentario su un vero film incompiuto e smarrito per strada tra mille difficoltà, nato in origine per raccontare i rapporti tra Berlusconi e la Sicilia, terra fertile di conquista elettorale dopo la discesa in campo del Cavaliere.
Vagando nei quartieri di Palermo, tra feste rionali e tv locali, trash oltre ogni comprensione umana, come ai tempi di Cinico TV, Maresco mette in scena un universo parallelo popolato dai suoi freaks, a cominciare dai cantanti neo-melodici, idolatrati da una moltitudine eterogenea di fans, intervistata a dall'inconfondibile voce fuori campo del regista palermitano. Alla loro guida c'è lo storico impresario locale Ciccio Mira, il vero protagonista e l'anima della storia. Risate amare ed incredulità si alternano mentre il critico Tati Sanguineti tenta di guidarci nei meandri del capoluogo siciliano alla ricerca di Maresco, scomparso dopo due anni di lavoro e decine di ore di riprese, fra cui anche una surreale intervista a Dell'Utri seduto su un trono.
E quando pensi di aver raggiunto il fondo, ovvero il cuore di tenebra dell'anti-stato:
... a un certo punto arriva l’Italia perfetta, quella post-berlusconiana, quella che si accende nel finale con appena due tocchi di pennello: Renzi e la suora (The Voice), l’orrore eccetera. Ancora una volta nei Mira e nelle borgate trovi residui di un’umanità che è infinitamente più umana e infinitamente meno mostruosa di quella che poi si vede per tre secondi nel finale. Questo è quello che a me interessava sostanzialmente.
(Da Conversazione con Franco Maresco del 24 agosto 2014 su Rapporto Confidenziale

In un Paese dove per guadagnare consenso ci si presenta ad Amici con il giubbino di pelle, sosteniamo Maresco e il suo cinema duro e puro, risorto e al tempo stesso vittima delle macerie di un'opera fallita.
Cercate il film nella sale che lo proiettano ancora.

lunedì 8 settembre 2014

La teiera al cinema - visioni estive 2014


Settembre è il mese del cinema. Dopo l'abbuffata di anteprime del festival di Venezia, torna la voglia di immergersi nel buio di una sala. Nell'attesa delle uscite più interessanti, un resoconto di alcune delle ultime visioni.

The Stag - Se sopravvivo mi sposo - 6 irish
John Butler (Irlanda 2013 - uscita 28 agosto 2014)
Commedia dall'anima irlandese e dallo scontato lieto fine; qualche inutile lentezza filosofico-esistenziale e vaghi riferimenti alla crisi economica. Si lascia vedere. Senza infamia né lode.

Under the skin - 6 distante
Jonathan Glazer (USA, Gran Bretagna 2013 - uscita 28 agosto 2014) 
Un'aliena Scarlett Johansson in forma smagliante arriva sulla Terra (chissà perché proprio in Scozia) per predare la razza umana maschile. Visivamente potente e suggestivo, anche se la storia (volutamente?) non decolla e non coinvolge mai.

La gabbia dorata - 8 autentico
Diego Quemada-Diez (Messico 2013 - uscita novembre 2013)
I film che hanno scarsa distribuzione e poi risultano introvabili in rete (per cui nei blog quasi nessuno ne parla) non godono, come in questo caso, del successo e della visibilità che meriterebbero. Pellicola messicana dell'esordiente Diego Quemada-Diez, già collaboratore di Iñárritu e Ken Loach. Storia durissima di immigrazione, narrata dalla prospettiva di quattro adolescenti (tre maschi e una femmina) che fuggono da una bidonville del Guatemala e attraversano un Messico spietato per raggiungere Los Angeles. Dialoghi scarni, poesia e disperazione negli sguardi dei migranti e nei paesaggi. Un connubio riuscito tra taglio documentaristico e tragico romanzo di formazione. Vincitore del Festival di Giffoni e presente al Festival di Cannes 2013 nella sezione Un certain regard.
Era uscito a novembre 2013 e sono riuscito a recuperarlo al cinema estivo. 

CBGB -  5½ parodistico
Randall Miller (Usa 2013)
Delusione! La storia del mitico e storico club dove alla metà degli anni '70 suonavano Patti Smith, Talking Heads, Ramones, Television, Iggy Pop, raccontata in forma di parodia. Un sottobosco di macchiette e situazioni demenziali con l'accento sempre posto sulle schifezze (bagni rotti, vomitate, cacche di cane pestate). Va beh, si raccontano le origini del punk e della new wave newyorkese, però penso che Hilly Kristal e suoi musicisti meritassero qualcosa di meglio. Eccezionali ovviamente le canzoni, anche se ci sono un paio di strafalcioni cronologici imperdonabili. Non distribuito in Italia.

Cattivi vicini - 4 penoso
Una copia, della copia della copia... E ancor peggio, buttata lì in forma semplicistica, una pseudo-riflessione sulla crescita all'età adulta e alle responsabilità di genitori. 
Mi aspettavo almeno qualche risata e invece sono arrivati gli sbadigli. Se aspirava ad essere o diventare Animal House dei nostri tempi, siamo veramente al declino definitivo. Al confronto Una notte da leoni è un capolavoro.

venerdì 9 maggio 2014

Smetto quando voglio


L'autore l'ha definita "una sorta de I soliti ignoti al tempo di Ocean's eleven, The Big Bang theory e Breaking bad". Riuscire a realizzare una commedia in Italia ben congegnata, originale, senza moralismi e volgarità, è già una notizia; se poi si aggiunge il fatto che ho riso di gusto come non capitava da anni, è più che sufficiente per consigliare questo film, opera prima del salernitano Sidney Sibilla. Una specie di stoner comedy all'americana (Una notte da leoni) attualizzata nella crisi della società italiana e innestata su una storia alla Romanzo Criminale, però in versione comico-amara. I protagonisti sono infatti un gruppo ricercatori universitari sfruttati e malpagati che decidono di utilizzare le loro intelligenze per delinquere nel mondo delle droghe sintetiche fino alle estreme conseguenze.
Gag a profusione e ritmo incalzante: su tutti Stefano Fresi, alias Alberto Petrelli, chimico computazionale.

Così il regista racconta la genesi del film, uscito nelle sale il 6 febbraio: "Tutto comincia da un articolo di giornale. La prima fonte di ispirazione è stato un trafiletto su un quotidiano che titolava ‘Quei netturbini con la laurea da 110 e lode'. In pratica si parlava di due ragazzi laureati in filosofia con tanto di master, che lavoravano per l'AMA, la società che si occupa della pulizia delle strade di Roma. Due netturbini che all'alba, mentre spazzano il marciapiede, discutono della critica della ragion pura è stata la prima, e per molto tempo unica, immagine del film. Era la primavera del 2010... in testa avevo solo i due netturbini filosofi. In realtà quell'immagine era però una sintesi di quello che stava accadendo in quei giorni. Le prime pagine dei giornali erano piene di articoli sui tagli alla ricerca, e sulle conseguenti manifestazioni di ragazzi che per una vita avevano sempre e solo studiato e che ora si ritrovavano, quasi quarantenni, senza un lavoro e senza una prospettiva. Nessuno sembrava accorgersi del paradosso che le persone più intelligenti del paese venivano messe ai margini. E se avessero deciso di ribellarsi? E se a delinquere adesso fossero le menti più brillanti in circolazione? Se si coalizzassero?".