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lunedì 31 agosto 2020

Comes a Time ovvero titoli di coda

Oh, questo vecchio mondo continua a roteare
È un miracolo che gli alti alberi non cadano
Ecco che viene un tempo Neil Young (Comes a time)

Non sparirò dal web: la teiera volante resterà online (qui sul blog mantengo tutti i contatti delle persone che seguo e che voglio continuare a leggere) ma questa bella esperienza iniziata nel 2008 si sta esaurendo. Quello che volevo raccontare, l'ho raccontato superando mille post. Forse è il giro di boa. Stanno per arrivare i sessanta e dopo tanti anni i blog stanno segnando il passo, probabilmente non solo per la loro forma, ma anche perché siamo noi che a un certo punto smettiamo di alimentarli. Scrivere richiede tempo, dedizione e ispirazione.

Chissà se in futuro nascerà qualcos'altro, magari un libro (appena abbozzato e senza velleità di pubblicazione) o una forma più leggera di presenza in rete volando verso altri orizzonti. Per ora mi trovate su twitter (anche qui a fianco).


sabato 1 agosto 2020

Lost in the woods

Finalmente solo nei boschi, immerso nei suoni e negli odori della natura. Meraviglioso quando, in ore di cammino silenzioso, incontri un umano di primo mattino e poi più nessuno: solamente alberi, fragole e mirtilli. Alla fine c'è sempre una ricompensa, spesso sotto forma di visione.

La bestia sa la paura, ma senza esitare avanza...  (Rilke)



Il trono di legno (anche quassù distanziamento?)
Da qui, Messere, si domina la valle...


























Temporale notturno

domenica 29 marzo 2020

Cara catastrofe 5 - La fiera delle atrocità

E la primavera m’ha portato il riso atroce dell’idiota. ( A. Rimbaud - Una stagione all'inferno)

You'll see the horrors of a faraway place,
Meet the architects of law face to face.
See mass murder on a scale you've never seen,
And all the ones who try hard to succeed.

Vedrete gli orrori di un luogo remoto
incontrerete faccia a faccia gli architetti della legge
vedrete uno sterminio di massa di proporzioni mai viste
e tutti quelli che hanno fortemente agito perché ciò accada





La primavera ci sta esplodendo in faccia con tutta la sua feroce dolcezza e noi, in mezzo a tutto questo delirio, rifugiati in casa con due certezze: la natura e gli animali che riprendono i loro spazi e la pubblicità in tv che non si ferma mai, nonostante investimenti ridotti e campagne annullate o rimandate.

Dopo giornate dense e complicate di telelavoro in stanze separate, ieri ci siamo consolati con un'accoppiata micidiale di dolce/salato. Lo strudel integrale fatto in casa era pura poesia.

venerdì 20 marzo 2020

Cara catastrofe 3 - Distanze

Avanti di questo passo:
“Con il caldo, alcuni nostri concittadini avevano perso la testa e cedendo alla violenza avevano cercato di eludere la sorveglianza dei posti di guardia per scappare fuori dalla città”. A. Camus - La Peste, 1947

Il terrore per alcuni si rovescia nel suo contrario: l’immenso piacere voyeuristico di spiare, fare delazione, mandare foto sui social additando altri che pure si stanno comportando perfettamente secondo le regole. qua

Siparietto di un'isterica al supermercato semi-vuoto (ingressi rigidamente contingentati).
- Ma lei non ha la mascherina!!??
- Guardi, stia tranquilla sono un medico: invece di sbraitare mi stia a distanza e venga a fare la spesa una volta alla settimana.

I miei dialoghi ai tempi del coronavirus con i conoscenti incontrati a buttare la spazzatura o in attesa davanti alla farmacia:
- Ehi ciao, come va?
- 'Na favola!


Non è mai stato così liberatorio come in questo periodo andare a buttare la spazzatura. Non vedo l'ora tutte le sere, anche perché mantenere le distanze è una cosa, essere murati vivi un'altra.

Tenete d'occhio questa giovane cantautrice: a giugno uscirà il suo album Kitchen Sink.

domenica 12 gennaio 2020

Gianni Rodari ieri e oggi, Marta Fana e lo sfacelo intellettuale di economisti e politici


È difficile fare | le cose difficili: | parlare al sordo | mostrare la rosa al cieco. | Bambini, imparate | a fare le cose difficili: | dare la mano al cieco, | cantare per il sordo, | liberare gli schiavi | che si credono liberi. (da Parole per giocare).
Cento anni fa nasceva Gianni Rodari. In casa ho parecchi dei suoi libri: quando li leggevo a mio figlio gli piacevano da impazzire. Passano i decenni e le sue storie illuminano ancora gli occhi e la mente di adulti e bambini.

Ora il ragazzo è cresciuto e laureato e si ritrova già per il secondo anno a guadagnare (grazie a dei contratti di merda) 650 euro al mese, stipendio che a Bologna non basta neppure per pagare l'affitto. Dà veramente fastidio sentire una persona che credevo almeno intellettualmente onesta come Teresa Bellanova, sostenere che con le riforme recenti sono aumentate le tutele per le persone che lavorano. Qui il link
Tutele per fare la fame, a proposito di liberare gli schiavi.

Oggi in Italia si guadagna meno di trent’anni fa, a parità di professione, di livello di istruzione, di carriera. Vale per tutti, tranne per quella minoranza che sta in alto. Questo dovrebbe essere il problema. Ci è stato detto che bisognava rendere il mercato del lavoro più flessibile e abbassare i salari per aumentare la competitività delle aziende e saremmo stati tutti più ricchi: l’abbiamo fatto ma siamo solo più poveri e ricattabili. Marta Fana (Basta salari da fame)

Ho letto il libro e ammiro questa giovane economista perché nelle discussioni spiazza tutti semplicemente con la verità; una semplice verità (suffragata dai dati) che nessuno ha il coraggio di ammettere.  link

venerdì 7 giugno 2019

Ambulance songs - Non dimenticare le canzoni che ti hanno salvato la vita

La musica - direbbe Kandinskij - è una necessità interiore, una vocazione spirituale a cui, anche da semplice ascoltatore, non puoi sottrarti. Manderà i suoi emissari un giorno, ma tu ricostruirai il senso di quell'incontro solamente a distanza di tempo. (pag.28)

E a distanza di anni, un brano è tornato a farmi visita e a soccorrermi con le sue parole in occasione della morte improvvisa di un carissimo amico. L'ultima volta l'avevo incontrato alla reunion del mio gruppo; sembrava in gran forma: spaccone e simpatico come al solito. Il nome del blog si deve in buona parte a lui, oltre che ovviamente ai Gong, per un certo periodo la nostra band favorita. Abbiamo viaggiato insieme sulle teiere volanti sognando l'anarchia e una rotta per ogni tipo di libertà.

Buon viaggio G
La luce si fa più forte
E tutti i nostri occhi guardano laggiù
Per vedere cosa sta succedendo
Ma è tutto a posto
Presto sarai fuori vista
E navigherai verso il sole

da I Never Glid Before - Gong

mercoledì 22 maggio 2019

Un angolo speciale della mia libreria


Nella mia libreria uno scaffale è occupato solo dalle opere del collettivo bolognese Wu Ming. Esattamente vent'anni fa, quando erano ancora Luther Blisset, usciva Q: per me un romanzo storico illuminante, un fottuto capolavoro. A posteriori lo ha certificato anche Libero, un giornale che ha fatto della raffinatezza culturale la sua cifra: «Altai è una boiata, proprio come Q
Da ieri è in libreria con un'edizione speciale illustrata.
Breve post solo per dire grazie per questi anni di storie e di Storia.
Spesso sono criticati per le posizioni estreme, ma è anche grazie a loro se al salone del libro di Torino non si è consumato il definitivo sdoganamento del fascismo. Come disse Pertini: "Essere antifascisti è impedire ai fascisti di manifestare." 

giovedì 7 marzo 2019

Kubrick 20: indovina i titoli

- Certo lei non facilita le cose, né agli spettatori, né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
- É perché non ho risposte semplici.
Stanley Kubrick (intervistato su Rolling Stone 27/8/87)

Sarò un fanatico, ma per me è come esistesse un prima e un dopo Kubrick; è il regista che mi ha fatto amare il cinema più di chiunque altro. La sua filmografia è una sfilata di capolavori pazzeschi e non ha senso stilare una classifica: dico solo che Arancia meccanica è il film che colloco nell'empireo. Se ne avete voglia, ditemi qual è il vostro.
Per chi non l'avesse visto, consiglio la visione del bellissimo documentario di Alex Infascelli S is for Stanley, uscito un paio di anni fa; ne ho già parlato qui nel blog: è un racconto sorprendente che aggiunge tasselli preziosi di conoscenza della biografia e della filmografia di un genio. 

Nel ventennale dalla scomparsa, il primo che indovina i titoli riceverà in premio un litro di latte+ offerto dal Korova Milk Bar, sponsor della teiera volante.

                1                                         2                                        3









              4                                          5                                         6

giovedì 10 gennaio 2019

Che non ci sono poteri buoni: De André vent'anni dopo

I primi amori non si scordano mai e fra questi c'è Fabrizio De André, complice un viaggio all'estero nella Spagna uscita da poco dal franchismo. Avevo appena dato l'esame di maturità e su quella NSU Prinz imparai a memoria tutti i testi di Non all'amore nè al denaro nè al cielo. Mi innamorai anche di una ragazza basca, bionda dagli occhi azzurri, ma ormai è un ricordo sbiadito, mentre la sua voce mi ha accompagnato attraverso i decenni. Se n'è andato nel 1999 all'alba di internet e in questi vent'anni mi sono sempre chiesto cosa avrebbe detto o scritto di fronte al fenomeno che ha trasformato così radicalmente le nostre esistenze. Lui, che come diceva Don Gallo (riferendosi a La buona novella) ha scritto un quinto Vangelo; lui che ha cantato gli ultimi, i derelitti e le puttane, chissà cosa avrebbe pensato e raccontato di questo nostro presente livoroso. Le cose che più mi urtano da un po' di anni a questa parte sono l'appropriazione, il pressapochismo e la santificazione: fino ad arrivare alla melassa televisiva di Fabio Fazio. Tutti pronti a indossarne un pezzetto fino a rendersi ridicoli. Vedi questo tweet...



L'anarchia e il libertarismo sono sempre stati la sua bussola poetica e Fernanda Pivano lo considerava, per me a ragione, il più grande poeta italiano del Novecento.
Quello che amo in lui è racchiuso in queste sue due frasi:
"...è dal 1957 ( io avevo 17 anni allora), da quando frequentavo i circoli libertari di Genova e di Carrara, che io mi sono schierato in maniera precisa. E da allora non ho mai trovato nessuno schieramento che da un punto di vista sociale e morale mi garantisse qualcosa di meglio".

Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per la giustizia sociale e l’illusione di poter partecipare a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane.

Da quando se n'è andato, purtroppo anche dalla prima ci siamo ulteriormente allontanati.

venerdì 21 dicembre 2018

Un articolo che sottoscrivo, due documentari e un libro

L’immagine perfetta della contemporaneità per le nuove destre europee che si nutrono della paura è quella di una zattera sempre più piccola. Salvarsi vuol dire buttare qualcuno a mare per liberare spazio.
L'articolo in questione è quello di Christian Raimo su minimaetmoraliaUna riflessione dolorosa e cristallina sul nostro presente che si apre con una citazione tratta da Orizzonti di Gloria, il capolavoro di Kubrick.

Per chi ama musica e letteratura, mi pare il regalo ideale da fare e da farsi. Anche perché, cos'altro potrà mai salvarci dalla barbarie di cui sopra?

Robert Smith che da adolescente legge Lo straniero e scrive di getto Killing an Arab, uno dei primi successi dei Cure. William S. Burroughs e la sua tecnica di scrittura – il cut up – che influenzò Patti Smith, Michael Stipe dei R.E.M. e Kurt Cobain. Ma anche un viaggio nella narrativa Southern Gothic, fondamentale per artisti come Sparklehorse o Nick Cave, e il ruolo di Alice, il personaggio creato da Lewis Carroll, nelle canzoni dei Beatles e del rock psichedelico. I Radiohead e George Orwell.

Jimenez è una realtà editoriale indipendente nata a Roma nel 2018.


Ho letto su Solaris la recensione del docufilm Santiago, Italia di Nanni Moretti. Spero di poterlo vedere presto. Come ho commentato nel blog, una storia che mi coinvolge anche perché l'ho conosciuta una di quelle famiglie cilene, accolta in Romagna nel paese dove sono cresciuto da ragazzino. Si integrarono alla perfezione e uno dei figli entrò a far parte del gruppo dei miei amici. Tempi che purtroppo pochi ricordano e ha fatto bene Nanni a ripercorrere questa storia. 

Secondo documentario - che non vedrò mai - e che mi urta già solo col titolo è Firenze secondo me ad opera di un uomo dall'ego inutilmente smisurato. A tal proposito un articolo molto persuasivo su linkiesta che inizia così: Non lo invitiamo a cambiare mestiere, sennò poi ce lo ritroviamo di nuovo a fare il premier. E sarebbe un’eventualità decisamente più pericolosa rispetto al ruolo tutto sommato innocuo dell’Alberto Angela dei poveri.


via

domenica 25 novembre 2018

Produci e consuma anche con le pezze al culo

Prima era un giorno, ora una settimana, il prossimo anno sarà tutto novembre... Colonizzati da Halloween e dal Black Friday, presto festeggeremo anche il Thanksgiving. Ho un account amazon e come tutti ci sono dentro fino al collo, ma quest'anno ho avuto il rigetto e non compro nulla da nessuna parte. Non è una posa, ma solo nausea e il conseguente rigetto a partecipare a questa nuova forma di totalitarismo che ci martella a raffica in ogni dove.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. (Pasolini, Corriere della Sera - 9 settembre 1973)

giovedì 22 novembre 2018

Murder ballads dai fratelli Coen

Come ha detto il grande Monicelli: Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente. 
Sembrava solo una battuta, invece si sta rivelando una frase quasi profetica.
Da ex accanito frequentatore dei cinema non voglio generalizzare, ma spesso, leggendo la programmazione della multisala più vicina a casa, mi prende lo sconforto. Qualche volta trovo qualcosa di interessante ma mi passa la voglia. Un film che deve iniziare alle 15, comincia alle 15.25 dopo una valanga di pubblicità più svariati trailers. Stessa musica, con minutaggio inferiore tra il primo e il secondo tempo. Allora vaffanculo: a queste condizioni me ne sto a casa.
Ed è quello che ho fatto con l'ultimo film dei fratelli Coen, purtroppo distribuito solo su Netflix. Forse sarà grazie a gente come loro se il cinema continuerà a sopravvivere anche fuori dalle sale. Peccato solo non poterlo vedere in uno schermo adeguatamente grande, perché La Ballata di Buster Scruggs segna il ritorno al western dei due fratelli con sei episodi in cui tra il tragico e il comico, il destino degli esseri umani segna il suo corso, ma come spesso accade per vie imprevedibili. La pagina di un vecchio libro apre gli episodi che scorrono così tra pistoleri logorroici, ladri di banche, attori freaks, cercatori d'oro, ragazzine ingenue e i passeggeri di un'inquietante carrozza, l'humour nero dei Coen si scatena in tutte le sue sfaccettature: un marchio di fabbrica che, come raccontava il cowboy de Il Grande Lebowski, non fa altro che mettere in scena la dannata commedia umana che procede e si perpetua.

lunedì 15 ottobre 2018

Futuro invisibile

Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero
De André - Amico Fragile

All'inizio di questa storia si racconta della sparizione di un'intera città. Si fanno chiamare Invisibili. Hanno imparato a muoversi tra le pieghe della società civile come fantasmi, abitando le aree abbandonate del territorio reale. Il libro è la prima parte de “La trilogia degli evaporati" 

Visionario e con spunti parecchio stimolanti. A volte succede che un libro che all'improvviso accenda lampadine che se ne stavano lì pronte in un angolo della mente, in attesa di qualcuno o qualcosa che premesse l'interruttore. Un'illuminazione per far prendere forma a concetti intangibili che diventano parole nitide in grado di riflettere ciò che hai elaborato dopo tanti anni di lavoro.
Non è stato per modestia e né per scarsa voglia che sono voluto ritornare ad essere un soldato semplice, ma solo perché così il tempo improduttivo è tornato ad essere mio alleato. Il mito della crescita infinita... che si fottano! Come ultimo atto, terminata questa pantomima, bisognerebbe proprio trovare la strada e il coraggio per ritirarsi; sempre più underground, non catalogabili. Fino a diventare un giorno invisibili. Forse l'unica utopia ancora immaginabile per ribellarsi alla società in cui stiamo vivendo. 

Viviamo in un'epoca di grandi cambiamenti, un'epoca in cui la tecnologia è sempre più pervasiva e la nostra identità, la nostra vita, sempre meno private. Entriamo in un negozio e dopo qualche minuto Facebook ci propone pubblicità dei prodotti che erano in vendita in quel negozio. Ci tracciano, ci ascoltano, sanno tutto di noi e noi diciamo loro tutto, tramite i social, tramite le nostre tracce elettroniche. Allora forse la vera rivolta, il vero sovvertimento del sistema non sarà opporsi alla globalizzazione, opporsi alla finanza, opporsi all'autorità, ma semplicemente sparire. Diventare invisibili al sistema, non lasciare più tracce, costruirsi una vita non solo fuori dagli schemi, ma proprio del tutto fuori dal sistema.
da fantascienza.com


martedì 11 settembre 2018

Blob di fine estate: Il Selvaggio, Wu Ming, J Mascis, Thom York, Serena Williams

Uno Stato non è migliore di chi lo guida – Philip K. Dick (La svastica sul sole)

Sarà la fine dell'estate o l'effetto taser di un governo che mi anestetizza, ma sono strani giorni in cui non riesco a concentrarmi su niente; tantomeno scrivere. Mi estraneo leggendo questo libro durissimo per la carica di violenza e disperazione che trasmette. Al tempo stesso però è anche di una vitalità incredibile: non riesco a staccarmi. Arriaga racconta due storie parallele: una (in parte anche autobiografica) ambientata nella sua Città del Messico, l'altra nello Yukon, la regione nordoccidentale del Canada. Juan Guillermo, il protagonista, è un adolescente che impara ad arrangiarsi crescendo sui tetti della città in un quartiere malfamato con il mito del fratello maggiore Carlos, cane sciolto colto e indipendente che si fa beffe della polizia messicana. 


Thom Yorke ha curato la colonna sonora di Suspiria. Questa ballata solo per piano e voce è un gioiello.




Così come questa canzone di J. Mascis che precede il suo nuovo lavoro che uscirà a novembre a tre anni di distanza da Tied a Star: un album che ho amato e ascoltato all'infinito.




The End of the F***ing World
Una delle serie più belle e sorprendenti della scorsa stagione avrà un seguito.



















Il politically correct portato all'estremo sta diventando un'ossessione in tutti i campi e rischia definitivamente di perdere significato. Agli Us Open una sconfitta netta e clamorosa si è trasformata a livello mediatico in una ridicola questione di genere. Serena Williams, campionessa di antisportività, ha oscurato con il suo psicodramma la vittoria della giovanissima Osaka, con l'aggravante dell'odiosa affermazione (che in Italia ben conosciamo in versione salviniana) urlata all'arbitro: "Io non baro, ho una figlia, non puoi farmi questo." Della serie: lo dico da mamma!



















Per ora l'unica consolazione della fine dell'estate è l'uscita di questo libro il 23 ottobre.


lunedì 27 agosto 2018

Le acque del Nord ed altre letture estive

Dopo un periodo di appannamento, quest'estate è tornata la voglia di leggere. Di alcuni ho già scritto: libri che mi hanno sorpreso, commosso e in questo caso perfino fatto ritornare ragazzino, grazie ad un romanzo d'avventura sullo stile di quelli che a suo tempo durante l'infanzia e l'adolescenza ebbero il potere speciale di farci viaggiare nello spazio e nel tempo. Ciò che cambia è la crudezza che a volte in questa storia è davvero un pugno nello stomaco. Le acque del nord trasporta in un'altra dimensione, oltre che in un'altra era: quella che vede il tramonto della caccia alle balene. Ian McGuire potremmo definirlo come un epigono di Melville o di Conrad fuori tempo massimo, ma ha il merito di aver scritto, con una padronanza notevole, una storia epica che tiene incollati dalla prima all'ultima pagina. La BBC ne ricaverà una serie. 


Sumner: “Le parole sono tutto quello che abbiamo, se ci rinunciamo, non siamo migliori delle bestie.”


1859, Patrick Sumner è un giovane medico che ha servito nell’esercito inglese durante l’assedio di Delhi. Ma nel suo passato militare c’è un evento oscuro che l’ha costretto alle dimissioni e il cui ricordo lo perseguita. Rimasto senza un soldo e in fuga dai propri fantasmi, decide di imbarcarsi come chirurgo di bordo su una nave baleniera, la Volunteer. Nel nord della baia di Baffin, tra il Canada e la Groenlandia, scoprirà cos’è l’inferno. Del resto sembra già una nave di dannati: a bordo della baleniera, Sumner si ritrova di fronte un’umanità perduta e violenta. Ma soprattutto si ritrova di fronte un uomo brutale, che sembra essere l’incarnazione stessa del male: Henry Drax, il ramponiere.

martedì 10 luglio 2018

Santiago Gamboa - Ritorno alla buia valle

Con l'estate è tornata la voglia di immergersi nelle letture che avevo in sospeso. In pochi pomeriggi, sotto il pergolato del mio cortile, ho finito questo libro che mi ha appassionato. Quando c'è di mezzo Arthur Rimbaud (amore incontenibile che mi spinse a viaggiare all'avventura tra l'Europa e il Nord Africa) non posso resistere.
La potenza della poesia e il coraggio di affrontare le sfide che l'esistenza ci sottopone; l'arte della fuga e del ritorno sulle tracce del poeta maledetto per eccellenza, fanno da contrappunto alle vite dei protagonisti di questo romanzo avvincente. Quattro storie parallele, narrate ciascuna in prima persona, che si incrociano per convergere verso un'unica destinazione: dall'Europa alla Colombia odierna tra guerriglia e pacificazione. Ritorno alla buia valle mi ha conquistato per i temi contemporanei e universali che affronta: il terrorismo islamico, la globalizzazione, il narcotraffico, la xenofobia, la violenza nei confronti delle donne.

La poesia protegge le persone e le salva... ma accade che i poeti vengano ascoltati sempre di meno. La letteratura ci consente di moltiplicare quella meravigliosa sensazione di vivere, e anche di farlo in tutte le direzioni: verso il passato o il futuro, in altre regioni, lasciandoci cambiare genere, storia o condizione.  

domenica 1 luglio 2018

Uruguay tutta la vita

Concedetemi una breve ed unica parentesi sui mondiali di calcio in Russia.

Nonostante la scarsa simpatia di Suarez, come si fa a non tifare per una squadra guidata da un uomo così? Un allenatore che ha trasformato la Garra sudamericana in qualcosa di nobile e poetico e la sua malattia in forza.




Ne ‘Il libro degli abbracci’, Eduardo Galeano racconta che c’è un uomo che parla con Utopia e questa, man mano che lui si avvicina, continua ad allontanarsi. Un terzo gli chiede: perché la insegui se non puoi raggiungerla? E lui risponde: perché solo così cammino.”  Óscar Washington Tabárez

venerdì 15 giugno 2018

Paz 1988 - 2018

Tre grandi amori della mia giovinezza e di oggi ancora: Andrea Pazienza, Magnus e Bologna. Paz ci lasciò la notte tra il 15 e il 16 giugno, proprio quell'estate in cui decisi di andare definitivamente via di casa. La realtà? Bah!

Da I dolori del giovane Paz (Ed. Milieu - Roberto Farina, 2016)

Le generazioni di oggi sentono ancora la disperazione e l'inquietudine che sentivamo noi, ma noi trovavamo in esse un valore aggiunto e le raccontavamo senza vergogna, con coraggio. Oggi invece tutti sono obbligati a essere felici. Questo è terribile.
Claudio Lolli

Pazienza mi ha aiutato a capire che la cattiveria che avevo dentro poteva essere tirata fuori in modo creativo.
Daniele Luttazzi

L'associazione immediata è con i poeti maledetti, ma non aiuta, perché lui era solare.
Jacopo Fo

Paz è agli antipodi della coglionaggine ottimistica che c'è in giro e di cui i media sono pieni, con tutta quella gente che fa finta di essere allegra per qualcosa che non merita neanche un secondo di attenzione.
Bifo

Individuava, in questa massa di coglioni, quello che poteva dargli denaro. Sono di questa cerchia l'80% dei vari direttori di riviste che prendeva per il culo mollandogli lavori minori in cambio di un sacco di soldi.
Vincenzo Sparagna - su linkiesta una sua intervista interessante.

giovedì 25 gennaio 2018

Un orso matto che ti vuole bene

Tra il serio e il faceto, la metà femminile della teiera sostiene che se io vivessi da solo diventerei un vero orso, col passare del tempo sempre più isolato, asociale e destinato alla pazzia. Resterei in disparte, perso con le mie passioni: i blog, le letture, il cinema, la musica, gli scacchi; niente facebook (quello poi da sempre). Orso matto, mi chiama affettuosamente. 
Non me la sento di darle completamente torto, perché un po' è vero: oltre ad essere cresciuto con l'immaginario dell'ultimo sopravvissuto sulla Terra, non sopporto le convenzioni e in certi periodi dell'anno tendo a fare mio il concetto di Bukowski qui sotto rappresentato. A mia parziale giustificazione, una professione che mi vincola a stretti rapporti con le persone dove la pazienza viene sollecitata a livelli considerevoli. Per ora ciò non mi impedisce di guardare ancora dritto in faccia agli esseri umani, provare a trovare una corrispondenza e perché no, sorridere. Due cose però non devono essermi sottratte: lo spazio da dedicare alle passioni di cui sopra e il tempo da trascorrere con le persone che hanno la dote di far uscire il meglio da me stesso. Una su tutte.


giovedì 11 gennaio 2018

L'eredità di Faber

La musica e le parole di De André mi accompagnano fin dall'adolescenza e l'unica cosa che mi infastidisce, a 19 anni dalla sua scomparsa, è quella piega sottile verso la santificazione o peggio ancora la banalizzazione del suo universo poetico e intellettuale. Bene allora i concerti tributo e la nuova fiction di Rai uno, ma la parte più intima resterà sempre e solo dentro di noi; nei ricordi legati a un viaggio con Non all'amore, non al denaro, né al cielo a fare da colonna sonora oppure nel furore giovanile alimentato da Storia di un impiegatoE ancora oggi nel desiderio di prendersi un'ora per mettersi lì a riascoltare Creuza de mä e Anime Salve, emozionandosi per l'ennesima volta.

La rivista A ripropone un'intervista interessante rilasciata all'epoca dell'uscita dell'album Le Nuvole, dove Faber spiega anche le radici del suo anarchismo. 
Due brevi estratti:

Già dalle tue prime canzoni ti sei occupato di problemi sociali. Perché?
Mi interessava raccontare storie di gente comune per capire di più il mondo in cui vivevo. Era una specie di autoanalisi. Poi ho trovato coinvolte in questo altre persone, prima quattro, poi quaranta, poi quattromila...

Io credo che in qualche maniera la canzone possa influire sulla coscienza sociale, almeno a livello epidermico. Credo che in qualche misura le canzoni possano orientare le persone a pensare in un determinato modo e a comportarsi di conseguenza. A me è successo con Brassens, non vedo perché agli altri non possa succedere.

A me è successo con Fabrizio De André.