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lunedì 2 marzo 2020

Waiting for the End of the World: paranoia, virus e sogni apocalittici



Ieri sera eravamo in cinque a cena qua sulla teiera a raccontarci, come in una specie di decamerone, fatti e novelle della settimana di delirio da poco terminata. Un'amica racconta che al supermercato qui vicino un signore si è presentato alla cassa con 70 barattoli di fagioli; se non l'ammazzerà il virus saranno i problemi intestinali!
Franco, il più preparato, ci ha esposto con fervore il contenuto di Spillover, il libro di David Quammen che aveva previsto la pandemia. L'abbiamo presa come sempre con ironia, ma su quello che racconta il libro, documentato scientificamente, non c'è molto da ridere, tanto che stanotte (sarà stata la troppa piadina) ho avuto un incubo...
Sono a Bologna da mio figlio che a giorni deve essere assunto definitivamente nell'azienda per cui sta lavorando. Gli chiedo se è tutto ok, ma mi accorgo che c'è qualcosa che non va, infatti mi racconta che ha rifiutato perché deve partire per un viaggio a Hong Kong. Messo alle strette mi confessa che fa parte di un'organizzazione che propugna l'estinzione della specie umana: si introducono nelle manifestazioni per spargere virus in tutti continenti. 

Al risveglio mi è tornata in mente Utopia, una serie britannica di qualche anno fa: vaccini tenuti segreti, corporazioni e cospirazioni, virus letali e una soluzione brutale al problema della sovrappopolazione mondiale.
Che il virus sia ruspante, o che sia stato creato e diffuso intenzionalmente come arma batteriologica, l’epidemia è comunque destinata a sfuggire al controllo. E dopo il numero dei morti, bisogna preoccuparsi di quello dei non morti. Carmilla - World War V

martedì 2 luglio 2019

Lasciatemi andare

Nel sogno accompagno mia madre in una bellissima struttura dove possono prendersi cura di lei. Dentro di me sento che c'è qualcosa che non va: mi segue poco volentieri con i suoi passi incerti. A un certo punto mi giro ed è scomparsa. La cerco disperatamente, ma nessuno l'ha vista e temo che si sia persa anche per via della malattia che le ha azzerato la memoria e l'orientamento.
Comincio a girovagare, poi vengo attratto da una musica che proviene dal cortile di casa sua. Mi avvicino e mi ritrovo in mezzo ad una compagnia di ballerini e musicisti: sembra di essere entrato in un musical, tipo Hair o Across the Universe. Tutti suonano e ballano intorno a mia madre. Lei indossa un cappello con abiti colorati da figlia dei fiori e canta felice. Con mio stupore però, il brano non è Aquarius o un pezzo dei Beatles come ci si potrebbe aspettare, ma una vecchia canzone di Mino Reitano, di certo un ricordo della mia infanzia, quando al sabato si guardava Canzonissima. Sta proprio cantando il ritornello che dice: Avevo un cuore che ti amava tanto. Di fianco a me due ragazzi provenienti dal gay pride mi dicono con un marcato accento milanese (chissà perché): Certo che tua madre è una forza della natura! Se fosse una pittrice, mica farebbe degli acquarelli tenui e delicati...

Mi sono svegliato piangendo, per poi riaddormentarmi col sorriso sulle labbra dopo essermi appuntato il sogno per paura di dimenticarlo. Era esattamente l'una di notte di domenica scorsa, il giorno prima del suo funerale.
E' stato un periodo molto duro, ma questo per me è stato un sogno bellissimo. Da tanto tempo, da quando si era accorta che la mente la stava abbandonando, anche lei se ne voleva andare. Chissà, forse proprio in quel posto in cui l'ho vista cantare e ballare.