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domenica 17 novembre 2019

On the Beach


Nell'epoca pre-internet gli spartiti musicali erano carissimi e introvabili. Io avevo solo quello di Harvest, che sapevo suonare a memoria. Quando il mio grande amico Gigi (detto Belgio perché risiedeva con la famiglia a Bruxelles) tornò al paese per le consuete vacanze estive con lo spartito di On the beach, fu un regalo molto gradito.
Blues, malinconico e struggente: è uno dei miei dischi preferiti di Neil Young. La sua copertina enigmatica mi ha sempre affascinato, a cominciare dal rottame di Cadillac che spunta dalla sabbia, simile ad un razzo schiantatosi sulla spiaggia. Il giallo è il colore dominante, ma l'insieme trasmette tristezza, come una giornata di fine estate. Forse il definitivo addio all'utopia di Woodstock e al movimento hippie? Neil Young, di spalle, è solo di fronte all'oceano della vita: il rimorso per la morte da eroina degli amici Bruce Barry e Danny Whitten (chitarrista dei Crazy Horse); la solitudine per il fallimento della relazione con la moglie, l'attrice Carrie Snoodgress; la scoperta della malattia cerebrale del figlio Zeke. Dopo i trionfi di Harvest, due anni terribili dai quali se ne uscì con un capolavoro, all'epoca poco compreso. Una parte della stampa specializzata lo bollò come deprimente.
Un altro oggetto significativo della copertina, anche se non in gran evidenza, è il giornale: il titolo della facciata richiama il caso Watergate che portò alle dimissioni di Nixon. Neil Young non aveva mai nascosto il suo disprezzo nei confronti presidente americano, reso esplicito nel testo della famosa e tragica Ohio (Tin soldier and Nixon coming) in cui vengono rievocati gli avvenimenti del 1970, quando quattro studenti vennero uccisi durante una manifestazione dalla guardia nazionale.
On the beach è uno di quei dischi degli anni settanta che periodicamente non posso fare a meno di ascoltare, specie nei periodi in cui la scena musicale non offre niente di entusiasmante. Un album da isola deserta.
Tutta la mia devozione a colui che considero quasi come un fratello maggiore che mi ha insegnato a suonare la chitarra.


il manifesto promozionale

sabato 3 gennaio 2015

Horses: un ragazzo e una ragazza in un negozio dischi...

In quel tempo lontano si usava prendere i dischi e porgerli al negoziante confidando nella sua generosità, mossi anche dalla necessità di non buttare le poche lire a disposizione in qualcosa di cui pentirsi.

... lei ha un anno in più ed è cresciuta a Bruxelles dove ha potuto assistere al leggendario Station to Station Tour più altri concerti che l'Italia non la sfiorano neppure. Lui, assetato di musica, beve i suoi racconti e quelli del fratello.
La ragazza prende un album con la foto in bianco e nero di una donna magrissima con le bretelle, una camicia bianca e una giacca sulle spalle. Lo porge sorridendo al baffone che sta dietro al banco e dopo pochi secondi il vinile comincia a girare sul piatto: "Gesù è morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei". Il giovane Lucien legge sulla copertina il titolo della prima canzone (Gloria) e una data (1975). Com'è possibile che negli ultimi due anni non abbia mai ascoltato Patti Smith? La galoppata di Gloria diventa frenetica e il tempo sembra sospeso. Il ricordo nitido è quello di un colpo di fulmine. Mai come quella volta i soldi sono stati spesi bene.
Qualche tempo dopo alla stadio Dall'Ara di Bologna arriverà un appuntamento imperdibile per entrambi.

Quest'anno Horses compirà quarant'anni: l'ultimo album protopunk o il primo album punk nella storia della musica? Forse entrambi o nessuno dei due, ma al di là della sua rilevanza storica, un disco ancora oggi di una bellezza struggente.
Buon compleanno per altri due grandi dischi usciti nel 1975 a cui sono particolarmente affezionato: Rimmel e Zuma.

Robert Mapplethorpe, autore della copertina di Horses

lunedì 11 giugno 2012

Due nuovi vicini di casa e un gradito ritorno

La musica e i gatti sono un ottimo rifugio dalle miserie della vita.
Albert Schweitzer
Finalmente acchiappati per la foto i due fratelli funamboli.






















Volevo che l'album (Banga) in conclusione desse la sensazione dell'alba che esplode e stavo pensando al tipo di canzone da scrivere. Ero in un caffé e mi è capitato di sentire After the gold rush di Neil Young e pensai "Neil l'ha già scritta".
Patti Smith (patrimonio dell'umanità)

lunedì 19 dicembre 2011

It's a dream

Strana cosa i sogni. Per mesi ti svegli con vaghi ricordi, perlopiù sensazioni e poi ti capita, come questa mattina, di mettere a fuoco tutti i particolari senza sforzo.
Lo aspettiamo in un'aula scolastica; non so se siamo studenti. Entra con la sua tipica camicia a quadri e l'aria molto timida; un amico parla per lui. Io sono seduto nella prima fila e il tipo mi mette in mano una chitarra acustica invitandomi a suonare una canzone, che poi loro mi avrebbero accompagnato. Sul banco però i plettri sono tutti spezzati (tipica situazione del cazzo dei sogni). Nonostante conosca a memoria decine di sue canzoni non so cosa fare e inizio a strimpellare un pezzo country improvvisato che però (con mio stupore) viene da dio, come se le dita fossero teleguidate. Neil Young e l'amico ci cantano sopra. Alla fine solo pochi tiepidi applausi: avverto un'indifferenza tra le persone presenti nell'aula che mi infastidisce.
Neil deve andare via, ma prima vuole lasciarci un ricordo: va alla lavagna e col gesso disegna la sua faccia sorridente; sembra un fumetto. Io gli vorrei dire tante cose; lo saluto con un abbraccio e mi rendo conto che è magrissimo, molto più di me. Sono emozionato e in un inglese strascicato riesco solo a dirgli che ho iniziato a suonare con le sue canzoni a 15 anni e l'ho sempre ammirato. I due si avviano all'uscita e a quel punto mi viene in mente la foto, ma è troppo tardi e mi sveglio incazzato per non averci pensato prima. It's a dream

venerdì 11 novembre 2011

11-11-11

Data molto particolare a cui si aggiunge il fatto che in questo giorno, oltretutto alle undici di sera, sono nato.
Per l'occasione un nuovo membro dell'equipaggio è entrato a far parte della teiera volante. Qualcuno l'ha introdotto di nascosto con mia grande gioia.

















E domani è il compleanno di zio Neil.


martedì 25 ottobre 2011

Arcade Fire e Beck con Neil Young

All'appuntamento della Bridge School Benefit, concerto di beneficenza organizzato da 15 anni da Neil Young per la fondazione da lui creata, quest'anno c'erano altri canadesi d'eccezione: gli Arcade Fire Beck. 

lunedì 6 giugno 2011

Old man

Nel 1970, per 350.000 dollari, il giovane Neil Young comprò Broken Arrow Ranch nel nord della California, località dove ha vissuto per molti anni. Nel film concerto Heart of Gold, introducendo la celeberrima Old Man, Neil racconta che, trasferitosi al ranch, fece conoscenza con un'anziana coppia che viveva là: Louis Avala e sua moglie Clara. Un giorno l'uomo lo accompagnò con una vecchia jeep in giro per la tenuta fino al lago in cima alla collina. L'uomo gli chiese come mai un ragazzo come lui aveva così tanti soldi per comprarsi un posto come quello. "Fortuna, solamente fortuna" rispose Neil Young. Ormai era diventato un ricco hippie grazie al successo e alle vendite di Deja Vu e After The Gold Rush.
Old man
fu scritta proprio per Louis ed è grazie a zio Neil e a canzoni come questa se sono cresciuto con la chitarra in mano.
Le foto più belle del periodo d'oro di Neil Young scattate da Henry Diltz e Joel Bernstein. Morrison Hotel Gallery

A Broken Arrow Ranch con il suo cane Harte. Sullo sfondo la prima mandria. 

Sulla vecchia jeep della II guerra mondiale in giro per la tenuta con Henry Diltz.





mercoledì 6 aprile 2011

Ohio

Quarant'anni fa Neil Young fu protagonista di una formidabile solo performance acustica: il Live at Massey Hall a Toronto in Canada (19 gennaio 1971).
Nel video la versione da brividi di Ohio, una delle canzoni di protesta più famose della storia del rock. La vicenda è nota: il testo esprime l'orrore e la rabbia per uccisione da parte della Guardia Nazionale di quattro studenti americani nel 1970 durante una manifestazione di protesta contro la guerra del Vietnam. Quando Neil Young vide le immagini su Life, il giornale che aveva portato Crosby, rimase scioccato; sparì per parecchie ore e si ripresentò con la canzone.
Il brano fu subito registrato live al Record Plant Studio di Los Angeles insieme a Find the cost of freedom di Stephen Stills. Altrettanto velocemente la casa discografica realizzò il singolo che fu mandato anche a tutte le radio, molte delle quali lo censurarono.

Stranamente poche le cover (forse un brano troppo impegnativo e doloroso con cui cimentarsi). La più riuscita a mio avviso è quella realizzata da Paul Weller nel 1993. Orrenda invece la versione dei Devo del 2002. La canzone fra l'altro ha per due di loro un significato particolare: Jerry Casale e Mark Mothersbaugh all'epoca dei fatti erano proprio studenti a Kent State e conoscevano due dei ragazzi uccisi; il bassista in particolare fu testimone della loro uccisione.

sabato 9 ottobre 2010

Sette canzoni: Neil Young

Le sette migliori di Neil Young. (Modesto parere di youngologo) 
  • Don't let it bring you down
  • Tonight the night
  • On the beach
  • After the gold rush
  • Alabama
  • Cortez the killer
  • The needle and the damage done

Grandiosa versione live per solo piano e armonica con alcuni passaggi a cappella.

venerdì 24 settembre 2010

Appunti musicali #2

Cibelle - Last Venus Resort Palace Hotel  
Cibelle Cavalli è una cantante polistrumentista da Sao Paolo. Mi sono divertito a raccogliere le definizioni per il suo terzo lavoro: Meltin pot post-atomico; Tropical punk (genere di cui si definisce fondatrice); Latin pop-cabaret; Future exotica. L'album contiene un po' di tutto questo. E' un concept in cui si immagina che gli unici sopravvissuti a un'ipotetica apocalisse, si ritrovino nel locale del titolo intrattenuti dall'unica cantante rimasta, nonché diva exotica. Appena entrati nel locale Cibelle ci accoglie con la cover di Underneath the Mango Tree (canzoncina tratta dalla scena mitica del primo 007 con Ursula Andress che esce cantando dall'acqua).

Neil Young - Le Noise  
Ammirevole che il vecchio giovane (che adoro, intendiamoci) invece di campare di rendita abbia ancora voglia di sperimentare. La collaborazione, tutta chitarra, effetti e distorsioni con Daniel Lanois non mi prende, ma ci sono un paio di ottime canzoni. 
Angry World


Grindermann 2  
Brutti, sporchi, cattivi e con un video fuori di testa.
Heathen child





Belle and Sebastian - Write about love  
Il contrario del disco sopra: easy and clean. Ma è bello cambiare, no?
Il ritorno con la consueta classe del gruppo scozzese. Uscita ufficiale 11 ottobre, ma nei soliti posti si può già trovare da qualche giorno.
I did't see it coming



LEGENDA
     

lunedì 8 marzo 2010

Neil Young cult


Quando cominciai a suonare decentemente la chitarra lo spartito di Harvest era il mio libro sacro, custodito come una reliquia.
Nella cerchia degli amici molti come me erano apprendisti chitarristi, ma dopo la scrematura iniziale nessuno sapeva suonare in maniera così impeccabile l'arpeggio di The needle and the damage done.
Zuma era un viaggio mistico: sulle sue note io e Francesco partivamo in jam session interminabili. Durante una di esse, eseguita davanti al fuoco di un camino in una casa sul nostro Appennino, il mio socio schizzò di sangue tutta la chitarra dal dito che si era tagliato senza accorgersene, rapito dalla musica.
Don't let it bring you down è stata per mesi la mia dannazione. Volevo farla acustica come in Four way street, ma c'era sempre qualcosa che qualcosa non quadrava. Fino a quando scoprii che bisognava cambiare tonalità al mi cantino in re!
Purtroppo oggi non ho più i calli nelle dita e la chitarra soffre un po' di solitudine, ma quando imbraccio la mia 12 corde un pezzo o due del vecchio Neil ci scappano sempre. Altre cult songs, oltre a quelle citate: Alabama, Old man, Cowgirl in the sand.
I'm a vampire, babe, suckin' blood from the earth.

giovedì 22 gennaio 2009

COVER vs ORIGINAL: Annie Lennox - Don't let bring you down (Neil Young)














Probabilmente dopo i Beatles e Bob Dylan, Neil Young è uno tra i musicisti più coverizzati, oltre che uno dei miei preferiti di sempre. Guarda caso il primo post di questo blog, partorito all'inizio dell'estate è proprio a lui dedicato.
Annie Lennox ha superato la prova con lode grazie alle sue straordinarie doti interpretative. Nel 1995 con l'uscita di Medusa, il suo album di covers, ha sfoderato una versione superba e molto originale di Don't let bring you down, uno dei miei pezzi preferiti del geniale canadese. Una canzone magica che senza esagerare avrò suonato centinaia di volte. Questa cover fu inserita anche nella colonna sonora di American Beauty. L'interpretazione di Annie Lennox è da brividi: un misto di sensualità e dolcezza che scorre come miele e che a tratti nel finale assume venature soul grazie ai cori femminili.

Neil Young: BBC TV Studios - feb. 1971

venerdì 27 giugno 2008

20 Album vissuti: 1° Harvest - Neil Young 1972

Nel 1975 a 15 anni mi fu regalata la prima chitarra insieme al mitico “Chitarrista in 24 ore”, il libretto che ha formato una generazione di chitarristi (scarsi) come me. Bisogna ammettere che la promessa del titolo fu quasi mantenuta perché, dopo appena qualche ora in più, ero già in grado di strimpellare il famigerato giro di DO. Cominciai a tenere un quaderno con i testi e gli accordi delle canzoni che col passare del tempo aumentava progressivamente, passando dai cantautori italiani (De Gregari, Guccini, Lolli e De Andrè i preferiti) a quelli stranieri, in primis Neil Young. C’era una canzone, “Don’t let bring you down”, che non faceva parte di Harvest: non riuscivo a suonarla, mi faceva dannare. Finché un giorno, grazie a CIAO 2001, scoprii che bisognava “scordare” opportunamente due corde per ottenere quel suono particolare che si sentiva nel live. Nella nostra compagnia c’erano altri tre chitarristi ufficiali e quando esibii la mia nuova scoperta, assunsi da lì in poi il ruolo di esperto in canzoni straniere ed in particolare quelle di Neil Young. In effetti ero in grado di suonare quasi tutto Harvest con i testi sotto cantando con il mio inglese scolastico. Grandissima fu la soddisfazione nell’imparare il dolce arpeggio di The needle and the damage done o altre ballate memorabili come Heart of gold, Alabama, Old man.
Quando la compagnia si spostava le chitarre erano onnipresenti: in campeggio, in spiaggia, nelle case e anche davanti al bar, abituale punto di ritrovo. Al bar Zampa trovavi sempre qualcuno; spesso era la base di partenza per qualche scorribanda; i patentati maggiorenni aumentavano con il passare dei mesi, io però essendo il più giovane in assoluto dovetti per molti anni affidarmi agli altri o usare il mio Ciao. C’era Toz con la sua Mini-Minor verde, Raffaele e Giampaolo con la Prinz dei genitori, Guido con l’A-112 che guidava come un pazzo e Fina, uno dei miei soci chitarristi con cui anni dopo formai un gruppo, con la Cinquecento.

Il momento di punta, il sabato pomeriggio, era anche il momento degli scherzi e degli scazzi. Il bar si trova tuttora sotto un portico; pochi metri distante c’era una sbarra di metallo fissata una certa altezza sotto ad un arco. Quando uno nuovo entrava nel giro del bar, la sbarra veniva utilizzata come scherzo d’iniziazione, al quale anch’io dovetti sottostare. Un giorno mi venne chiesto se fossi riuscito con un salto ad attaccarmi. Senza neanche pensarci con un piccolo salto mi aggrappai alla sbarra e immediatamente sentii quattro braccia afferrarmi le gambe che furono tirate all'indietro: se avessi lasciato le mani mi sarei fatto molto male. In questa posizione altri due “bastardi” provvedevano a sbottonarmi i pantaloni e tirarli giù alle caviglie insieme alle mutande. Ci fu qualcuno che dopo aver subito questo scherzo si incazzò parecchio, probabilmente perché a volte veniva fatto nelle ore di punta e si era costretti a rimanere appesi in mostra di fronte ad eventuali passanti sbigottiti. Io non me la presi e non feci altro che staccare una delle mani per tenerla pudicamente a copertura delle parti intime, fino alla liberazione finale. Naturalmente pregustavo già il momento della vendetta nei confronti di una nuova vittima.

Neil Young: "Don't let bring you down"