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domenica 11 agosto 2019

Strane estati - Corsi e ricorsi della politica e una compilation

Ci si è indigna (giustamente) per Salvini al Papeete, ma ricordo bene una notte a Rimini quando mi ritrovai di fianco De Michelis, ministro del governo Craxi. Unto e sudato danzava contorniato dal solito seguito di nani e ballerine. Fu un'estate strana. Fu un trauma difficile da superare. Intuii che forse stavo sbagliando locali e compagnie
Per tornare al presente, la trap, ahimè, è la colonna sonora ideale per i tempi di merda che stiamo vivendo. Almeno all'epoca la musica era un po' meglio: bastava grattare la patina e i lustrini tipici degli anni '80. 


lunedì 20 maggio 2019

A nin pos piò (I can't stand it anymore)

I film con/dei/sui supereroi.

Prendili a casa tua.

Le pubblicità di profumi e auto.

Il tipo che quando passo al mattino ascolta sempre dalla cassa nello zaino della trap di merda.

E sempre a proposito di musica di merda: la Lounge Music
Dall'inglese (atrio o salotto). Genere musicale sfrantamaroni che si propone di evocare negli ascoltatori la sensazione di essere in un posto tranquillo, isole paradisiache o altri spazi, utilizzando temi tranquilli. 
Bene, ero a fare la spesa e in sottofondo c'era una versione lounge di The rythm of the night. La reazione in me suscitata era di procurarmi una mazza e devastare tutti gli scaffali.

"Lo dico da papà"
E' proprio vero che a volte per riconoscere un coglione bastano quattro parole...

Come si dice non ne posso più dalle vostre parti ?

lunedì 18 febbraio 2019

Le quote musicali

L'idiozia è dilagante: dopo le polemiche demenziali di Sanremo, è arrivata anche la proposta di legge sulla quota italiana obbligatoria di canzoni alle radio. Già ora io ascolto poco e niente le radio nazionali perché ti ammazzano di musica di merda e pubblicità; infatti, a quanto pare, le cinque principali emittenti già trasmettono il 50% di musica fatta in Italia, per cui come sempre ai piani alti sono anche male informati.
E se anche non fosse? Con una norma del genere si potrebbe ascoltare più musica alternativa e di qualità o dosi ancora più massicce di letame sonoro? Già solo il titolo della proposta di legge sa di ventennio: “Disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”. Chi ha memoria o ha studiato un po' di storia sa che è successo: si comincia così, poi arriva l'obbligo di utilizzare il termine brioscia invece di brioche, insalata tricolore invece che insalata russa e via dicendo; in un cerchio che si stringe lentamente prima verso l'omologazione e poi in territori abbastanza pericolosi da MinCulPop. E chi non dovesse rispettare le quote? A chi sostiene che in Francia esiste questa forma di tutela, ribatto che l'Italia ahimè non è la Francia; anche se bisogna ammettere che a livello musicale non c'è gara (a nostro vantaggio).

Si è dichiarato favorevole una mente illuminata come Claudio Cecchetto ("Se davvero aiuta i nostri talenti, perché non provarci un po'?") 
Prepariamoci quindi ad una stagione gloriosa con i nuovi Sandy Marton (anche se era di Zagabria l'abbiamo adottato con entusiasmo), Sabrina Salerno, Via Verdi e DJ Francesco, per citare alcuni dei talenti lanciati dall'autore di Gioca jouer.

domenica 25 novembre 2018

Produci e consuma anche con le pezze al culo

Prima era un giorno, ora una settimana, il prossimo anno sarà tutto novembre... Colonizzati da Halloween e dal Black Friday, presto festeggeremo anche il Thanksgiving. Ho un account amazon e come tutti ci sono dentro fino al collo, ma quest'anno ho avuto il rigetto e non compro nulla da nessuna parte. Non è una posa, ma solo nausea e il conseguente rigetto a partecipare a questa nuova forma di totalitarismo che ci martella a raffica in ogni dove.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. (Pasolini, Corriere della Sera - 9 settembre 1973)

giovedì 22 novembre 2018

Murder ballads dai fratelli Coen

Come ha detto il grande Monicelli: Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente. 
Sembrava solo una battuta, invece si sta rivelando una frase quasi profetica.
Da ex accanito frequentatore dei cinema non voglio generalizzare, ma spesso, leggendo la programmazione della multisala più vicina a casa, mi prende lo sconforto. Qualche volta trovo qualcosa di interessante ma mi passa la voglia. Un film che deve iniziare alle 15, comincia alle 15.25 dopo una valanga di pubblicità più svariati trailers. Stessa musica, con minutaggio inferiore tra il primo e il secondo tempo. Allora vaffanculo: a queste condizioni me ne sto a casa.
Ed è quello che ho fatto con l'ultimo film dei fratelli Coen, purtroppo distribuito solo su Netflix. Forse sarà grazie a gente come loro se il cinema continuerà a sopravvivere anche fuori dalle sale. Peccato solo non poterlo vedere in uno schermo adeguatamente grande, perché La Ballata di Buster Scruggs segna il ritorno al western dei due fratelli con sei episodi in cui tra il tragico e il comico, il destino degli esseri umani segna il suo corso, ma come spesso accade per vie imprevedibili. La pagina di un vecchio libro apre gli episodi che scorrono così tra pistoleri logorroici, ladri di banche, attori freaks, cercatori d'oro, ragazzine ingenue e i passeggeri di un'inquietante carrozza, l'humour nero dei Coen si scatena in tutte le sue sfaccettature: un marchio di fabbrica che, come raccontava il cowboy de Il Grande Lebowski, non fa altro che mettere in scena la dannata commedia umana che procede e si perpetua.

giovedì 20 settembre 2018

Sulla nostra pelle

Ho visto Sulla mia pelle: devastante e al tempo stesso coinvolgente e sincero. Senza sconti per nessuno, Cucchi compreso. Non mi piace la definizione di film necessario, quello che conta è che ti fa vedere con una lente d'ingrandimento come la stupidità della burocrazia e la violenza di uno Stato, unite all'indifferenza dei suoi rappresentanti, possono annientare la vita delle persone. A tutti prima o poi sarà capitato di provare sulla propria pelle la rabbia e la frustrazione nel trovarsi di fronte a un muro di gomma; una barriera eretta da funzionari di qualsiasi settore si voglia; ottusi rappresentanti di un apparato statale che verrebbe voglia di radere al suolo per ricostruire da zero. C'è chi ne è uscito ammaccato moralmente e/o fisicamente, ma c'è anche chi come il povero Cucchi, ci ha lasciato le penne.



E come troppo spesso accade in Italia, è stato nauseante l'atteggiamento di condanna del film da parte di certi settori delle forze dell'ordine, che continuano ancora a giustificare e a difendere l'indifendibile: Aldrovandi, G7 e compagnia bella. Va bene solo Don Matteo.


venerdì 22 aprile 2016

Digital divide

Anche se negli ultimi anni la situazione è leggermente migliorata, purtroppo il livello medio di competenza digitale degli italiani si limita alla scrittura di qualche stronzata su facebook e a ditate varie su tablet e smartphone. Non è un caso che il nostro Paese sia uno dei peggiori in Europa in quanto a digital divide.
Le immagini qui sotto dicono tutto.
























mercoledì 17 febbraio 2016

Savages e due parole a proposito dei tributi a David Bowie

Il brano più bello delle Savages dal loro album Adore Life, suonato dal vivo alla radio KCRW in Santa Monica, sempre dispensatrice di ottima musica.
Mi fa impazzire il basso così alla selvaggia (come quando suonavo per sopperire alla poca tecnica). Belle toste le ragazze, guidate dalla carismatica Jehnny Beth. Guardatela in questa versione di Life on Mars, da comparare con la performance stile Las Vegas di Lady Gaga ai Grammy's. 

L'onesto commento del figlio Duncan Jones che ha creato polemiche sul web.


sabato 23 gennaio 2016

Le sceneggiate di Spike Lee e le quote etniche ai premi Oscar

Premesso che i premi Oscar mi entusiasmano come la birra calda, Spike Lee non gira un film decente ormai da dieci anni (Inside Man del 2006). In compenso con le sceneggiate è diventato un fenomeno. Patetica quella con Tarantino [1] a proposito del linguaggio razzista utilizzato in Django; la più recente è quella sulla mancanza di candidati afroamericani ai premi Oscar. Avanti così si arriverà alla buffonata (proposta già avanzata) delle quote etniche per la candidature dei premi cinematografici, artistici o letterari che siano.
Sul boicottaggio della cerimonia di premiazione pare che Spike Lee abbia fatto parzialmente marcia indietro, dichiarando che quella sera semplicemente preferisce andare a vedere i New York Knicks.
Sicuramente anch'io avrò di meglio da fare, tipo vedere The Hateful Eight o dormire.

[1] Tarantino qualche mese fa ha partecipato alla marcia della comunità nera newyorkese contro la violenza delle forze di polizia, venendo successivamente attaccato sui giornali dagli agenti, che hanno prima minacciato e poi dato inizio a una campagna di boicottaggio contro l’uscita di The Hateful Eight nelle sale americane. (Fonte bestmovie - indiewire)

mercoledì 4 novembre 2015

Su Pasolini difendo Muccino anche se i suoi film fanno cagare

Io con Muccino ho deciso di chiudere dopo la sofferenza a cui mi sono sottoposto con la visione di Sette Anime: uno dei film più noiosi e ruffiani del nuovo millennio. Lo considero un regista piacione e presuntuoso. 
Però c'è un'altra cosa che non sopporto ed è lo squadrismo e gli insulti che si scatenano ogni volta che sui social  qualcuno esprime un'opinione, certamente criticabile come ha fatto lui, stroncando Pasolini. Lo stesso Fellini non ne aveva una grande considerazione come regista, ma questi sono pareri e discutere civilmente è sempre una base di partenza fondamentale senza la quale internet diventa una merda.

Mentre di Pasolini intellettuale ho una sconfinata ammirazione, sul regista non ho un'opinione netta. Alcune sue opere come La Ricotta le adoro; altre, come Uccellacci e Uccellini non le ho capite (sarà stata la gioventù); infine certe, come Salò, mi hanno devastato (non reggerei un'altra visione).

Certo che... A Muccì, ce sei annato giù pesante!

Qui e qui tutta la polemica.

mercoledì 19 agosto 2015

Umanità in panetteria


Quasi ogni mattina vado nella panetteria sotto casa e mi capita di assistere a scene che all'inizio mi spazientivano ma che col tempo ho imparato ad apprezzare per ciò che rappresentano. Chissà perché capita spesso proprio quando non c'è fila; magari hai fretta, c'è un solo cliente ed è proprio lì che si scatena la perversione delle mamme romagnole e dei pensionati che al mattino presto potrebbero stare a letto o al bar a leggere il giornale. 

Stamattina una giovane mamma con due figli al seguito ha fatto riempire un cabaret gigante di biscotti insistendo nel lasciarli scegliere uno ad uno alla figliola indecisa, incurante dello sconforto della commessa che vedeva aumentare a vista d'occhio la fila dei clienti. - Sai, oggi pomeriggio facciamo un merenda party. 
Quando è il turno della zdora mettetevi il cuore in pace perché la sua missione quotidiana è nutrire un esercito di figli, nipoti, mariti, nuore, anziani parenti e forse anche vicini di casa. Lei non compra, saccheggia! Dopo il suo passaggio è come entrare in una panetteria russa degli anni '50. Di solito il suo portafoglio ha le dimensioni di un A4 con all'interno le foto dell'albero genealogico familiare.
Il pensionato o la pensionata indecisi, sono un altro classico: se viene a mancare il tipo di pane abituale, vengono sopraffatti dai dubbi amletici e passano in rassegna centinaia di opzioni senza mai decidersi mentre il resto dei clienti rischia di far tardi al lavoro. 
Dalle somme mediamente spese e dal quantitativo di prodotti dolciari che la gente consuma, sono giunto alla conclusione che non c'è crisi.



sabato 8 agosto 2015

Disconnettersi per pensare, leggere, scrivere...

Nei mesi estivi ho la fortuna di poter disporre di molto tempo libero e nell'arco degli anni diverse volte è capitato che le persone con sincera curiosità (stranamente quasi mai con invidia) mi chiedessero come trascorrevo le mie ore. La risposta messa a punto ormai da anni è sempre la stessa: Penso, leggo, scrivo, cammino, ascolto musica, guardo film, gioco a scacchi o a carte, faccio il casalingo e ovviamente ozio. A questo proposito sembra quasi che avere del tempo libero, alieni al mito dell'efficienza produttiva e allo stesso tempo sfuggenti alla dittatura dei social network più in voga sia una cosa sconveniente. A tal proposito leggetevi: perché facebook vale un abbandono.

Nel suo saggio intitolato In pausa (sottotitolo: come l'ossessione per il fare sta distruggendo le nostre menti) Andrew Smart, ricercatore della N.Y. University, descrive su basi scientifiche la necessità del nostro cervello di trovare momenti di sosta per vagare libero affinché possa attivarsi la rete neurale di default, sede fondamentale deputata alla creatività e al benessere delle nostre menti. I tempi sospesi (o se preferite morti) sono di vitale importanza e quando è possibile li vado a cercare come strategia per sopravvivere intellettualmente.
L'ultima frontiera da colonizzare è quella del sonno e piano piano ci stanno riuscendo.


giovedì 11 giugno 2015

Ad Amburgo a piedi














Mi è sempre parso incredibile che la tecnologia, capace di rivoluzionare qualsiasi aspetto della vita umana negli ultimi cinquant'anni, non sia stata ancora in grado di superare il motore a benzina.
Odio guidare, sono allergico al traffico automobilistico ed è per questo che ho già progettato per la pensione di trasferirmi ad Amburgo a bere birra e a tifare St. Pauli sulle note di Song 2.

La seconda città tedesca per numero di abitanti ha avviato un progetto per eliminare completamente la circolazione di auto entro vent'anni: alla data di scadenza del 2034 nessuno avrà più bisogno di utilizzare la macchina. Il progetto si chiama GrünenNetz Hamburg, cioè Rete Verde di Amburgo.

lunedì 3 novembre 2014

Dieci cose che ho rinunciato ad apprezzare nella vita

















- Le aperture facilitate nelle confezioni
- Il CinemaCity nei weekend
- La depilazione maschile
- Che cosa è indie e che cosa no
- I Queen
- Halloween
- L'ironia di Fabio Fazio
- I discorsi di Grillo (almeno una volta facevano ridere)
- Il ciclismo dopo Marco Pantani
- Un account facebook

lunedì 13 agosto 2012

Blob Olimpiadi

Le peggiori divise: 
Senza ombra di dubbio quella della Russia. (Made in Prato, il marchio di abbigliamento di Montezemolo).
Orrendo anche l'abito viola delle hostess durante le premiazioni.

La peggior disfatta:
Impossibile riuscire a fare peggio di così. Per la RAI è stata una vera e propria Caporetto. Imbarazzanti!

Brand più potenti:
Mi sono divertito e verificare nell'atletica i marchi più presenti. Strapotere della Nike (Usa, Russia, Germania,Cina, Brasile, Nigeria, Kenya, ecc.); segue a ruota Adidas (Gran Bretagna, Francia, Australia, Etiopia, Cuba); tutti gli altri distanziati, come ad esempio Asics (Giappone, Italia, Olanda) e Puma che però sponsorizza la Giamaica.

La sfiga:
La sella rotta di Fontana nella gara di Mountain Bike.

Le gare più emozionanti:
Come sempre nell'atletica: 100, 200, la clamorosa finale degli 800 corsa da Rudisha (lepre di se stesso) con il record del mondo; livello alto anche nel salto con l'asta maschile.

La noia:
Nelle cerimonie di apertura e chiusura alcuni passaggi sono stati divertenti e spettacolari, ma per i miei gusti troppo lunghe, pacchiane, costosissime e con la grave colpa di aver fatto riunire le Spice Girls.

Non se ne può più:
Di certi sport in cui la vittoria è totalmente in mano al giudizio degli arbitri (ad esempio il pugilato) e dove vengono spesso favoriti spudoratamente gli atleti di casa.

Il dono della sintesi:
"Grillo è un patacca" Josefa Idem.

Imperdibile:
Quello che ho capito degli sport olimpici (Spinoza)

mercoledì 23 giugno 2010

Piccoli misteri quotidiani


  • Perchè le aperture facilitate delle confezioni non funzionano mai?
  • Perchè il postino non suona mai due volte, mentre i testimoni di geova sì?
  • E soprattutto, come è possibile che il pezzo di pane della foto (la molletta da bucato è per dare l'idea delle dimensioni) mi sia stato venduto in una panetteria al prezzo scandaloso di un euro?