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venerdì 8 maggio 2020

Prima di noi















Quattro generazioni che attraversano un secolo di storia italiana: dalla prima guerra mondiale ai nostri giorni. Di solito nutro una certa diffidenza per i libri lunghi (come anche i film) e questa è un'opera colossale che tuttavia si legge tutta d'un fiato nonostante le quasi novecento pagine. 
Giorgio Fontana (autore che non conoscevo, classe 1981) ci regala un grande romanzo che poi è la storia di milioni di famiglie italiane; lo fa con personaggi credibili alle prese con la Grande Storia; come lo siamo tutti in fondo e come recita De Gregori ne La Storia siamo noi. Una cicatrice che resta impressa sulla pelle. Si inizia con la disfatta di Caporetto e la fuga di un soldato disertore nelle campagne friulane, per poi proseguire con l'avvento del fascismo, la seconda guerra mondiale, la ricostruzione, le lotte operaie, le contestazioni giovanili, il terrorismo, fino alla globalizzazione e alle fragilità dei giovani del nuovo millennio. Ho rivisto in parallelo la storia dei miei nonni: quello paterno tornato traumatizzato dalla Grecia con i piedi in cancrena e quello materno, falegname analfabeta, inventore di filastrocche romagnole (zirudell) per sfottere i potenti. Poi mio padre, la sua breve militanza in potere operaio e la fede a tratti ottusa di quelli della sua generazione nel sol dell'avvenire; fino alla frattura generazionale di fine anni settanta e l'incapacità di familiari e parenti di capire ogni mia scelta. Infine le problematiche complesse delle giovani generazioni che ho modo di toccare con mano grazie al lavoro che svolgo. Un libro ambizioso sì, ma anche molto coraggioso con riferimenti alla grande letteratura. Progressivamente ci si affeziona ai personaggi e infine ci si innamora di questa saga familiare nella quale mi sono immerso con una passione come non accadeva da qualche anno.
Per la potenza del racconto e per il suo ampio respiro vedrei bene un adattamento cinematografico o ancor meglio seriale.

lunedì 23 marzo 2020

Cara catastrofe 4 - Dagli all'untore

I promessi sposi (1840) 666.png
l’untore! dagli! dagli! dagli all’untore!"
“Chi? io! ah strega bugiarda! sta zitta,” gridò Renzo; e fece un salto verso di lei, per impaurirla e farla chetare. Ma s’avvide subito, che aveva bisogno piuttosto di pensare ai casi suoi. Allo strillar della vecchia, accorreva gente di qua e di là; non la folla che, in un caso simile, sarebbe stata, tre mesi prima; ma più che abbastanza per poter fare d’un uomo solo quel che volessero.


La storia si ripete. I nuovi untori sono i runner o ancora peggio semplicemente chi, per motivi di salute come il sottoscritto, dovrebbe camminare un'oretta tutti i giorni e si vergogna o addirittura ha paura di farlo anche attorno all'isolato. Il passo dall’aggressività social a quella faccia a faccia è molto più breve di quanto sembri.
A tal proposito è molto significativo il racconto di  Pietro De Vivo, editor di narrativa e saggistica per le edizioni Alegre, fermato a Roma mentre rincasava a piedi dal lavoro e trattato come un delinquente in maniera vergognosa.

Ho appreso con tristezza della scomparsa di Gianni Mura: l'unico narratore sportivo che amavo leggere. Riusciva a farti emozionare e a volare alto con i suoi racconti e la sua cultura.

Siamo andati a suonare da nostro zio che abita in fondo alla strada per chiedergli se aveva bisogno. Chissà se abbiamo trasgredito! Classe '28, pensava di averle viste tutte: il fascismo, la fame, la guerra, l'asiatica, Chernobyl, le torri gemelle, Trump, le citofonate... Questa gli mancava, ma non gli manca mai il senso dello humour. Ci ha tirato lui su di morale. Persona fantastica.

Periodo ideale per iniziare a leggere un libro come questo (896 pagine!). Una di quelle saghe familiari che mi sono sempre piaciute. C'è tutto il tempo.

venerdì 20 marzo 2020

Cara catastrofe 3 - Distanze

Avanti di questo passo:
“Con il caldo, alcuni nostri concittadini avevano perso la testa e cedendo alla violenza avevano cercato di eludere la sorveglianza dei posti di guardia per scappare fuori dalla città”. A. Camus - La Peste, 1947

Il terrore per alcuni si rovescia nel suo contrario: l’immenso piacere voyeuristico di spiare, fare delazione, mandare foto sui social additando altri che pure si stanno comportando perfettamente secondo le regole. qua

Siparietto di un'isterica al supermercato semi-vuoto (ingressi rigidamente contingentati).
- Ma lei non ha la mascherina!!??
- Guardi, stia tranquilla sono un medico: invece di sbraitare mi stia a distanza e venga a fare la spesa una volta alla settimana.

I miei dialoghi ai tempi del coronavirus con i conoscenti incontrati a buttare la spazzatura o in attesa davanti alla farmacia:
- Ehi ciao, come va?
- 'Na favola!


Non è mai stato così liberatorio come in questo periodo andare a buttare la spazzatura. Non vedo l'ora tutte le sere, anche perché mantenere le distanze è una cosa, essere murati vivi un'altra.

Tenete d'occhio questa giovane cantautrice: a giugno uscirà il suo album Kitchen Sink.

lunedì 24 febbraio 2020

Isolamento

Questi piaceri una distrazione ribelle,
Questo è il mio unico premio fortunato.
Isolation, isolation, isolation, isolation, isolation.

I segnali ci sono tutti: l'epidemia globale, l'informazione apocalittica di serie B, il clima impazzito (un'alta pressione perenne che ha trasformato l'inverno in una primavera malata) la folla ansiosa che saccheggia i supermercati, come quello proprio qui di fronte alla teiera volante. Ma io fin da bambino ho visto troppi film per farmi prendere dal panico, per cui al momento mi sono limitato a procurarmi qualche arma da fuoco, un machete e una riserva d'acqua.

Stronzate a parte, stamattina ho dovuto veramente dare sostegno psicologico alla mia edicolante: è completamente impanicata; barricata dietro il vetro con la mascherina, i guanti e il disinfettante!
Siamo qua, sospesi forzatamente dal lavoro per una settimana e la cosa migliore da fare è cominciare a smaltire la pila di libri arretrati, camminare sull'argine del fiume e fottersene educatamente di tutto questo panico.
Da leggere il post Diario virale di WuMing, come sempre illuminante.

Sandro Veronesi - Il Colibrì
Amitav Ghosh - L'isola dei fucili
Igiaba Scego - La linea del colore
William Boyle - Gravesend

domenica 12 gennaio 2020

Gianni Rodari ieri e oggi, Marta Fana e lo sfacelo intellettuale di economisti e politici


È difficile fare | le cose difficili: | parlare al sordo | mostrare la rosa al cieco. | Bambini, imparate | a fare le cose difficili: | dare la mano al cieco, | cantare per il sordo, | liberare gli schiavi | che si credono liberi. (da Parole per giocare).
Cento anni fa nasceva Gianni Rodari. In casa ho parecchi dei suoi libri: quando li leggevo a mio figlio gli piacevano da impazzire. Passano i decenni e le sue storie illuminano ancora gli occhi e la mente di adulti e bambini.

Ora il ragazzo è cresciuto e laureato e si ritrova già per il secondo anno a guadagnare (grazie a dei contratti di merda) 650 euro al mese, stipendio che a Bologna non basta neppure per pagare l'affitto. Dà veramente fastidio sentire una persona che credevo almeno intellettualmente onesta come Teresa Bellanova, sostenere che con le riforme recenti sono aumentate le tutele per le persone che lavorano. Qui il link
Tutele per fare la fame, a proposito di liberare gli schiavi.

Oggi in Italia si guadagna meno di trent’anni fa, a parità di professione, di livello di istruzione, di carriera. Vale per tutti, tranne per quella minoranza che sta in alto. Questo dovrebbe essere il problema. Ci è stato detto che bisognava rendere il mercato del lavoro più flessibile e abbassare i salari per aumentare la competitività delle aziende e saremmo stati tutti più ricchi: l’abbiamo fatto ma siamo solo più poveri e ricattabili. Marta Fana (Basta salari da fame)

Ho letto il libro e ammiro questa giovane economista perché nelle discussioni spiazza tutti semplicemente con la verità; una semplice verità (suffragata dai dati) che nessuno ha il coraggio di ammettere.  link

domenica 15 dicembre 2019

Caligari e altre cose belle di fine anno

Spero di vedere presto questo film documentario su un grande regista spesso dimenticato e sottovalutato. Solo tre film, di cui l'ultimo, Non essere cattivo, concluso grazie al contributo di Valeria Mastandrea perché Caligari stava già molto male.



Qualcosa di meraviglioso
Visto la scorsa settimana prima dell'orgia di stronzate natalizie: una storia di immigrazione e integrazione da proiettare in tutte le scuole. Una storia di riscatto sociale attraverso il gioco degli scacchi. Qua.




















Come trasformare e migliorare una hit mediocre degli anni '80.





Joana Karda - Le molte vite di Magdalena Valdez
L'ultimo libro che ho letto e apprezzato è opera di un collettivo di scrittrici: un'italiana che vive a Lione (Vanessa Piccoli), un’italiana che vive a Trieste (Claudia Mitri), un’indiana che vive a Trieste (Laila Wadia) e una lettone che vive a Bologna (Lolita Timofeeva). Quattro donne per raccontare la storia di una donna che assumerà altri nomi, altre patrie, altre lingue. Così di capitolo in capitolo troviamo Maggie, Lenočka, Lena, Maddalena e Mad. Un percorso che dallo Sri Lanka giungerà a Trieste, e infine in Brasile, passando attraverso l’Unione Sovietica della Perestrojka, la Roma di tangentopoli e la Trieste post basagliana.


Oggi è l'anniversario dell'uscita di London Calling: 14 dicembre 1979.
Uno di quei dischi che ha cambiato e reindirizzato il corso della musica. Peccato che il richiamo di Londra in questi giorni sia di tutt'altro tenore. Vedremo...
Su Jacobinitalia

lunedì 25 novembre 2019

Capitalismo e parassiti

Un film e un libro con approcci distanti anni luce affrontano lo stesso tema tristemente comune e attuale: gli effetti nefasti del capitalismo globalizzato.
Nella Corea del Sud rappresentata in Parasite la lotta di classe è stata ormai soppiantata dalla guerra tra poveracci. Bong Joon-ho racconta la marginalità contemporanea con sarcasmo e humour nero in una metafora geniale e tagliente della nostra società sempre più competitiva e nello stesso tempo indifferente verso gli ultimi o con chi è caduto in disgrazia. Senza dubbi uno dei film dell'anno. Se non l'avete ancora visto, non leggete assolutamente nulla della trama e ve lo godrete al cento per cento.

La prima volta che ho conosciuto Marta Fana (ricercatrice di economia a Scienze politiche a Parigi) era in TV, contrapposta all'intoccabile Farinetti, il cui perenne sorriso di fronte alle critiche centrate della ragazza, si è congelato in un ghigno. Sto leggendo il suo libro (scritto col fratello Simone) che va in profondità, alle radici delle imprese parassitarie che hanno fatto impoverire milioni di lavoratori in Italia e in tutto il mondo con la complicità di quei governi che hanno contribuito a far diminuire i redditi, le tutele, i diritti, fino a far scomparire la prospettiva di un futuro decente.


Uno dei tantissimi esempi è quello di mio figlio, neo-laureato in scienze statistiche: per poter lavorare ha dovuto accettare due diversi impieghi (un contratto di sei mesi, poi un altro di un anno) il primo a 600 e il secondo a 700 euro mensili. L'affitto dell'appartamento in cui vive a Bologna è di 900 euro (devono dividerlo in quattro).

Si tratta di attrezzarsi, di giocare in anticipo, prima che qualcuno possa utilizzare la rabbia e la disperazione per dividere gli ultimi dai penultimi. Ci stanno già provando i nuovi imprenditori della paura, a scavare nei drammi che lo sfruttamento impone nelle vite di milioni di persone, in quel senso di insicurezza che travolge chi non ha nulla. Stanno provando a scaricare la rabbia verso il basso per poter liberare l'alto...

venerdì 7 giugno 2019

Ambulance songs - Non dimenticare le canzoni che ti hanno salvato la vita

La musica - direbbe Kandinskij - è una necessità interiore, una vocazione spirituale a cui, anche da semplice ascoltatore, non puoi sottrarti. Manderà i suoi emissari un giorno, ma tu ricostruirai il senso di quell'incontro solamente a distanza di tempo. (pag.28)

E a distanza di anni, un brano è tornato a farmi visita e a soccorrermi con le sue parole in occasione della morte improvvisa di un carissimo amico. L'ultima volta l'avevo incontrato alla reunion del mio gruppo; sembrava in gran forma: spaccone e simpatico come al solito. Il nome del blog si deve in buona parte a lui, oltre che ovviamente ai Gong, per un certo periodo la nostra band favorita. Abbiamo viaggiato insieme sulle teiere volanti sognando l'anarchia e una rotta per ogni tipo di libertà.

Buon viaggio G
La luce si fa più forte
E tutti i nostri occhi guardano laggiù
Per vedere cosa sta succedendo
Ma è tutto a posto
Presto sarai fuori vista
E navigherai verso il sole

da I Never Glid Before - Gong

mercoledì 5 giugno 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Anima latina

Strano rapporto quello che mi lega a Lucio Battisti, colonna sonora della mia infanzia e della prima adolescenza. Amatissimo, ma in seguito ripudiato e infine rivalutato da adulto dopo aver compreso a pieno il valore di capolavori come Anima Latina e la scelta coraggiosa di sperimentare strade poco battute dopo la rottura con Mogol.  All'epoca in Italia l'intellighenzia lo snobbava considerandolo un canzonettaro disimpegnato, mentre all'estero lo copiavano e lo apprezzavano. Uno come Bowie, per dire, tradusse in inglese Io Vorrei, Non Vorrei, Ma Se Vuoi e Mick Ronson ne incise una cover.
Da un certo punto in avanti la fuga dai media invadenti. Come disse in una delle ultime intervistenon parlerò mai più, perché un artista deve comunicare soltanto per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste, esiste la sua arte.

Sto finendo il libro di Donato Zoppo: Il nostro caro Lucio. Uscito lo scorso anno nel ventennale dalla morte, è un'ottima biografia musicale (con diverse storie anche poco conosciute) che racconta attraverso momenti essenziali della sua carriera, l'evoluzione di un artista incredibile che dal mio punto di vista ha raggiunto l'apice con questo album e questa canzone. Quando la ascolto, non so perché, mi commuovo. 

mercoledì 22 maggio 2019

Un angolo speciale della mia libreria


Nella mia libreria uno scaffale è occupato solo dalle opere del collettivo bolognese Wu Ming. Esattamente vent'anni fa, quando erano ancora Luther Blisset, usciva Q: per me un romanzo storico illuminante, un fottuto capolavoro. A posteriori lo ha certificato anche Libero, un giornale che ha fatto della raffinatezza culturale la sua cifra: «Altai è una boiata, proprio come Q
Da ieri è in libreria con un'edizione speciale illustrata.
Breve post solo per dire grazie per questi anni di storie e di Storia.
Spesso sono criticati per le posizioni estreme, ma è anche grazie a loro se al salone del libro di Torino non si è consumato il definitivo sdoganamento del fascismo. Come disse Pertini: "Essere antifascisti è impedire ai fascisti di manifestare." 

lunedì 7 gennaio 2019

Il profumo bruciò i suoi occhi

Fin da quando ho cominciato a suonare Lou Reed è uno dei miei numi tutelari: dischi come Berlin, RocknRoll Animal e Trasformer giravano spesso nel mio giradischi Lesa.
Questa premessa per dire quanto sia stato bello iniziare la prima settimana dell'anno con un libro che mi sento di consigliare. 

Michael Imperioli, attore e sceneggiatore americano noto personaggio della serie I Soprano, è all'esordio letterario con un romanzo ambientato a New York nella seconda metà degli anni '70. Romanzo di formazione del giovane Matthew che si trasferisce con la madre dal Queens a Manhattan, dove conosce un'enigmatica e conturbante compagna di classe di nome Veronica.
L'adolescenza in ogni epoca resta sempre un momento cruciale nelle vite di tutti: sono gli anni in cui ci si forma attraverso le letture, il cinema e soprattutto tramite le amicizie. Gli anni in cui ci si sente inadeguati, come il protagonista di questa storia, quando per una serie di coincidenze incontra uno strano personaggio che abita nel suo stesso palazzo:“Un tipo basso, smilzo, tutto vestito di nero con grandi occhiali da sole scuri e capelli cortissimi di un biondo sbiadito era entrato incespicando. Indossava una giacca di pelle nera anche se c'erano più di trenta gradi."
Il titolo del libro è tratto da un verso di Romeo Had Juliette ed è proprio lui, Lou Reed il coprotagonista di questa storia, ritratto nel suo periodo di rifiuto per il successo commerciale di Sally Can't Dance e alle prese con Metal Machine Music; certo non il massimo esempio per un adolescente disorientato e pieno di dubbi, ma che diventa una fonte d'ispirazione formidabile. Un coming-of-age struggente, esilarante, sincero e poetico, narrato dal punto di vista di un ragazzo di 17 anni senza padre che deve crescere in fretta nella grande mela, così come l'amica Veronica, creatura infelice che sembra proprio uscita da una canzone dell'ex Velvet Underground.
Michael Imperioli ha conosciuto e frequentato Lou Reed e l'idea per questo libro gli è venuta nel 2013 quando il grande artista e poeta newyorchese ci ha lasciato. Così racconta in un'intervista:

È vero, Lou Reed è stato per molti versi uno dei primi punk, ha aperto la strada ad uno stile e ad un linguaggio, non solo musicali. Il suo approccio era però diverso dal timbro nichilista, di perdita dell’innocenza che al movimento sarebbe arrivato soprattutto dalla scena inglese, penso in particolare ai Sex Pistols. Il marchio di fabbrica di Lou credo fosse quello di infondere un senso letterario, direi quasi poetico, al rock and roll, mescolando le atmosfere e la vita della strada ad una ricerca più elaborata, non solo istintiva. Amava il pop e immaginava di far incontrare la Beat Generation, Ginsberg, Kerouac, ma anche Hubert Selby e Edgar Alla Poe, con la musica del suo tempo. La sua sfida, e la sua eredità in seno alla scena musicale newyorkese, si misura perciò prima di tutto sul piano estetico.

venerdì 21 dicembre 2018

Un articolo che sottoscrivo, due documentari e un libro

L’immagine perfetta della contemporaneità per le nuove destre europee che si nutrono della paura è quella di una zattera sempre più piccola. Salvarsi vuol dire buttare qualcuno a mare per liberare spazio.
L'articolo in questione è quello di Christian Raimo su minimaetmoraliaUna riflessione dolorosa e cristallina sul nostro presente che si apre con una citazione tratta da Orizzonti di Gloria, il capolavoro di Kubrick.

Per chi ama musica e letteratura, mi pare il regalo ideale da fare e da farsi. Anche perché, cos'altro potrà mai salvarci dalla barbarie di cui sopra?

Robert Smith che da adolescente legge Lo straniero e scrive di getto Killing an Arab, uno dei primi successi dei Cure. William S. Burroughs e la sua tecnica di scrittura – il cut up – che influenzò Patti Smith, Michael Stipe dei R.E.M. e Kurt Cobain. Ma anche un viaggio nella narrativa Southern Gothic, fondamentale per artisti come Sparklehorse o Nick Cave, e il ruolo di Alice, il personaggio creato da Lewis Carroll, nelle canzoni dei Beatles e del rock psichedelico. I Radiohead e George Orwell.

Jimenez è una realtà editoriale indipendente nata a Roma nel 2018.


Ho letto su Solaris la recensione del docufilm Santiago, Italia di Nanni Moretti. Spero di poterlo vedere presto. Come ho commentato nel blog, una storia che mi coinvolge anche perché l'ho conosciuta una di quelle famiglie cilene, accolta in Romagna nel paese dove sono cresciuto da ragazzino. Si integrarono alla perfezione e uno dei figli entrò a far parte del gruppo dei miei amici. Tempi che purtroppo pochi ricordano e ha fatto bene Nanni a ripercorrere questa storia. 

Secondo documentario - che non vedrò mai - e che mi urta già solo col titolo è Firenze secondo me ad opera di un uomo dall'ego inutilmente smisurato. A tal proposito un articolo molto persuasivo su linkiesta che inizia così: Non lo invitiamo a cambiare mestiere, sennò poi ce lo ritroviamo di nuovo a fare il premier. E sarebbe un’eventualità decisamente più pericolosa rispetto al ruolo tutto sommato innocuo dell’Alberto Angela dei poveri.


via

giovedì 18 ottobre 2018

Cinque libri che mi piacerebbe vedere sullo schermo

Q è il libro che ho in mente da più tempo. Fu una folgorazione che è ancora viva vent'anni dopo. Complesso e coinvolgente, il primo romanzo del collettivo Wu Ming (all'epoca Luther Blisset), meriterebbe una serie proprio per l'ampiezza e la profondità dei temi trattati. Qualche anno fa c'era stato un approccio di cui gli autori hanno dato conto nel loro blog, ma a quanto pare il progetto si è arenato.







Ci hanno provato con Le Correzioni, ma dopo una puntata pilota non si è realizzato. Poi è stata la volta dello straordinario Purity; Franzen si era impegnato anche nella sceneggiatura e Daniel Craig, era stato incluso fra i potenziali protagonisti della serie. Le riprese avrebbero dovuto iniziare all’inizio del 2017 ma la produzione si è fermata. Alla fine forse è meglio così, perché per far rendere in video il libro di Franzen servirebbe alla regia una mente altrettanto brillante: non dico un Kubrick, che non ne esistono più, ma almeno qualcuno tipo Paul Thomas Anderson. E come ha dichiarato lo stesso autore:“Una buona parte di me sarebbe molto orgogliosa di non vedere mai realizzato un adattamento dei miei libri, perché se volete un’esperienza vera, c’è solo un modo per averla. Dovete leggere”.
Un virus si diffonde sulla Terra, ma colpisce e uccide solamente la popolazione adulta. I giovanissimi che sopravvivono devono riorganizzare la società, ma il modello ricorda quello feroce de Il signore delle mosche. Il viaggio di Anna e del fratellino, attraverso una Sicilia devastata dal ritorno al tribalismo e dalla mancanza di risorse, è il fulcro del racconto. Un mondo dove l’istinto vince sulla ragione e dove ci si scanna per una merendina. Sembra scritto apposta per essere filmato.  








L'avevo già scritto quando uscì qualche anno fa: mentre lo leggevo, immaginavo già le scene di un film con tanto di colonna sonora diegetica. L'amico Nicola ha il dono del saper raccontare e Quattro soli a motore è sorretto da una scrittura ironica e pungente che non annoia mai. Il racconto in prima persona delle vicende di Corradino nell'estate del 1978, durante il passaggio cruciale tra infanzia e adolescenza, ha qualcosa di familiare e universale. Si incontrano una serie di personaggi che si stampano subito nella memoria grazie a  poche e incisive pennellate che delineano ritratti indimenticabili, come l'odiosa zia ammazza-gatti; il misterioso centenario Kestenholz, la bigotta De Ropp, lo sgradevole prete Nocche Pelose e tanti altri. 




..ballate di paranoia e alienazione strappata dal petto di un uomo che – bastava guardarlo per capirlo – non aveva mai posseduto una pagina o un profilo o un nickname o un microportatile, che non era nella banca dati di nessuno, un uomo che per tutti quegli anni era vissuto negli interstizi, dimenticato e rabbioso, in un modo che ora risultava puro. Incontaminato. 
Una decina di personaggi incrociano le loro vite su diversi piani temporali ed in età differenti. Dal passato (siamo alla fine degli anni '70 in piena furia punk) verso un futuro prossimo asettico e uniformato. La musica e i suoi mutamenti nella società a fare da filo conduttore. Una storia che al cinema nelle mani giuste e con una colonna sonora da paura (che ho già in mente) potrebbe diventare un capolavoro. Scotty, ex chitarrista dei Flamingo Dildo, lo immagino con le fattezze di John Frusciante.

lunedì 15 ottobre 2018

Futuro invisibile

Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero
De André - Amico Fragile

All'inizio di questa storia si racconta della sparizione di un'intera città. Si fanno chiamare Invisibili. Hanno imparato a muoversi tra le pieghe della società civile come fantasmi, abitando le aree abbandonate del territorio reale. Il libro è la prima parte de “La trilogia degli evaporati" 

Visionario e con spunti parecchio stimolanti. A volte succede che un libro che all'improvviso accenda lampadine che se ne stavano lì pronte in un angolo della mente, in attesa di qualcuno o qualcosa che premesse l'interruttore. Un'illuminazione per far prendere forma a concetti intangibili che diventano parole nitide in grado di riflettere ciò che hai elaborato dopo tanti anni di lavoro.
Non è stato per modestia e né per scarsa voglia che sono voluto ritornare ad essere un soldato semplice, ma solo perché così il tempo improduttivo è tornato ad essere mio alleato. Il mito della crescita infinita... che si fottano! Come ultimo atto, terminata questa pantomima, bisognerebbe proprio trovare la strada e il coraggio per ritirarsi; sempre più underground, non catalogabili. Fino a diventare un giorno invisibili. Forse l'unica utopia ancora immaginabile per ribellarsi alla società in cui stiamo vivendo. 

Viviamo in un'epoca di grandi cambiamenti, un'epoca in cui la tecnologia è sempre più pervasiva e la nostra identità, la nostra vita, sempre meno private. Entriamo in un negozio e dopo qualche minuto Facebook ci propone pubblicità dei prodotti che erano in vendita in quel negozio. Ci tracciano, ci ascoltano, sanno tutto di noi e noi diciamo loro tutto, tramite i social, tramite le nostre tracce elettroniche. Allora forse la vera rivolta, il vero sovvertimento del sistema non sarà opporsi alla globalizzazione, opporsi alla finanza, opporsi all'autorità, ma semplicemente sparire. Diventare invisibili al sistema, non lasciare più tracce, costruirsi una vita non solo fuori dagli schemi, ma proprio del tutto fuori dal sistema.
da fantascienza.com


martedì 11 settembre 2018

Blob di fine estate: Il Selvaggio, Wu Ming, J Mascis, Thom York, Serena Williams

Uno Stato non è migliore di chi lo guida – Philip K. Dick (La svastica sul sole)

Sarà la fine dell'estate o l'effetto taser di un governo che mi anestetizza, ma sono strani giorni in cui non riesco a concentrarmi su niente; tantomeno scrivere. Mi estraneo leggendo questo libro durissimo per la carica di violenza e disperazione che trasmette. Al tempo stesso però è anche di una vitalità incredibile: non riesco a staccarmi. Arriaga racconta due storie parallele: una (in parte anche autobiografica) ambientata nella sua Città del Messico, l'altra nello Yukon, la regione nordoccidentale del Canada. Juan Guillermo, il protagonista, è un adolescente che impara ad arrangiarsi crescendo sui tetti della città in un quartiere malfamato con il mito del fratello maggiore Carlos, cane sciolto colto e indipendente che si fa beffe della polizia messicana. 


Thom Yorke ha curato la colonna sonora di Suspiria. Questa ballata solo per piano e voce è un gioiello.




Così come questa canzone di J. Mascis che precede il suo nuovo lavoro che uscirà a novembre a tre anni di distanza da Tied a Star: un album che ho amato e ascoltato all'infinito.




The End of the F***ing World
Una delle serie più belle e sorprendenti della scorsa stagione avrà un seguito.



















Il politically correct portato all'estremo sta diventando un'ossessione in tutti i campi e rischia definitivamente di perdere significato. Agli Us Open una sconfitta netta e clamorosa si è trasformata a livello mediatico in una ridicola questione di genere. Serena Williams, campionessa di antisportività, ha oscurato con il suo psicodramma la vittoria della giovanissima Osaka, con l'aggravante dell'odiosa affermazione (che in Italia ben conosciamo in versione salviniana) urlata all'arbitro: "Io non baro, ho una figlia, non puoi farmi questo." Della serie: lo dico da mamma!



















Per ora l'unica consolazione della fine dell'estate è l'uscita di questo libro il 23 ottobre.


lunedì 27 agosto 2018

Le acque del Nord ed altre letture estive

Dopo un periodo di appannamento, quest'estate è tornata la voglia di leggere. Di alcuni ho già scritto: libri che mi hanno sorpreso, commosso e in questo caso perfino fatto ritornare ragazzino, grazie ad un romanzo d'avventura sullo stile di quelli che a suo tempo durante l'infanzia e l'adolescenza ebbero il potere speciale di farci viaggiare nello spazio e nel tempo. Ciò che cambia è la crudezza che a volte in questa storia è davvero un pugno nello stomaco. Le acque del nord trasporta in un'altra dimensione, oltre che in un'altra era: quella che vede il tramonto della caccia alle balene. Ian McGuire potremmo definirlo come un epigono di Melville o di Conrad fuori tempo massimo, ma ha il merito di aver scritto, con una padronanza notevole, una storia epica che tiene incollati dalla prima all'ultima pagina. La BBC ne ricaverà una serie. 


Sumner: “Le parole sono tutto quello che abbiamo, se ci rinunciamo, non siamo migliori delle bestie.”


1859, Patrick Sumner è un giovane medico che ha servito nell’esercito inglese durante l’assedio di Delhi. Ma nel suo passato militare c’è un evento oscuro che l’ha costretto alle dimissioni e il cui ricordo lo perseguita. Rimasto senza un soldo e in fuga dai propri fantasmi, decide di imbarcarsi come chirurgo di bordo su una nave baleniera, la Volunteer. Nel nord della baia di Baffin, tra il Canada e la Groenlandia, scoprirà cos’è l’inferno. Del resto sembra già una nave di dannati: a bordo della baleniera, Sumner si ritrova di fronte un’umanità perduta e violenta. Ma soprattutto si ritrova di fronte un uomo brutale, che sembra essere l’incarnazione stessa del male: Henry Drax, il ramponiere.

martedì 10 luglio 2018

Santiago Gamboa - Ritorno alla buia valle

Con l'estate è tornata la voglia di immergersi nelle letture che avevo in sospeso. In pochi pomeriggi, sotto il pergolato del mio cortile, ho finito questo libro che mi ha appassionato. Quando c'è di mezzo Arthur Rimbaud (amore incontenibile che mi spinse a viaggiare all'avventura tra l'Europa e il Nord Africa) non posso resistere.
La potenza della poesia e il coraggio di affrontare le sfide che l'esistenza ci sottopone; l'arte della fuga e del ritorno sulle tracce del poeta maledetto per eccellenza, fanno da contrappunto alle vite dei protagonisti di questo romanzo avvincente. Quattro storie parallele, narrate ciascuna in prima persona, che si incrociano per convergere verso un'unica destinazione: dall'Europa alla Colombia odierna tra guerriglia e pacificazione. Ritorno alla buia valle mi ha conquistato per i temi contemporanei e universali che affronta: il terrorismo islamico, la globalizzazione, il narcotraffico, la xenofobia, la violenza nei confronti delle donne.

La poesia protegge le persone e le salva... ma accade che i poeti vengano ascoltati sempre di meno. La letteratura ci consente di moltiplicare quella meravigliosa sensazione di vivere, e anche di farlo in tutte le direzioni: verso il passato o il futuro, in altre regioni, lasciandoci cambiare genere, storia o condizione.  

lunedì 25 giugno 2018

Uccidi Paul Breitner: quella maglia color arancione utopia

I primi istanti della finale della Coppa del mondo del 1974.
In campo Germania Ovest e Olanda. Dal calcio d'inizio i giocatori in maglia arancione toccano la palla quattordici volte di seguito con quattordici giocatori in continuo movimento e in perenne interscambio di posizioni tra loro, fino a quando il quindicesimo giocatore che poi indossa il numero quattordici e risponde al nome solenne di Johan Cruijff, al termine di un'improvvisa progressione individuale entra in area ed è atterrato dal difensore tedesco Uli Hoeneß. L'arbitro fischia rigore. É passato meno di un minuto. La Germania Ovest non ha ancora toccato la palla. É il momento più alto e sublime del "calcio totale".


“Uccidi Paul Breitner” di Luca Pisapia (Alegre, pag. 285)


In tanti credono di saper raccontare di calcio, ma è una dote che in pochi hanno: in questo libro Luca Pisapia lo fa in una maniera affascinante, evitando l'onanismo del pur bravo Federico Buffa e la spocchia dei tecnici pallonari e filosofi che salgono in cattedra. Partendo da Argentina 1978: i mondiali della colpa (quando i desaparecidos venivano torturati e assassinati nei bunker di regime) e della marmellata peruviana, fino alla più recente edizione in Brasile grondante corruzione, una narrazione che mette in luce i grandi eretici e i visionari del pallone senza tralasciare i contesti socio-politici. Da sempre, fin dall'inizio del XX secolo, le dittature, la politica ed i potentati economici hanno trovato nello sport e nel calcio in particolare uno dei loro principali strumenti di propaganda. L'altra faccia della medaglia, quella più moderna, è quella dove il calcio è potere, declinato nella corruzione fondamento delle democrazie capitaliste. É l'evoluzione di un apparato ideologico utile a produrre consensi e che nella declinazione berlusconiana raggiungerà una delle sue massime espressioni, per poi essere a sua volta superato da una globalizzazione sempre più vorace che sta portando i prossimi mondiali in Qatar.
Pagina dopo pagina, fiction e realtà storica scorrono su binari paralleli per poi intrecciarsi in modo avvincente. Una controstoria a tratti struggente, che scava nel profondo ed emoziona chi come me da ragazzino aveva pianto di rabbia nel vedere l'Olanda scippata del titolo che avrebbe meritato esattamente 40 anni fa in una finale nella quale l'arbitro italiano Gonella permise di tutto all'Argentina del dittatore Videla. Dieci anni dopo la nostra folle squadra amatoriale avrebbe avuto come divisa quella stessa maglia color arancione utopia.

venerdì 15 giugno 2018

Paz 1988 - 2018

Tre grandi amori della mia giovinezza e di oggi ancora: Andrea Pazienza, Magnus e Bologna. Paz ci lasciò la notte tra il 15 e il 16 giugno, proprio quell'estate in cui decisi di andare definitivamente via di casa. La realtà? Bah!

Da I dolori del giovane Paz (Ed. Milieu - Roberto Farina, 2016)

Le generazioni di oggi sentono ancora la disperazione e l'inquietudine che sentivamo noi, ma noi trovavamo in esse un valore aggiunto e le raccontavamo senza vergogna, con coraggio. Oggi invece tutti sono obbligati a essere felici. Questo è terribile.
Claudio Lolli

Pazienza mi ha aiutato a capire che la cattiveria che avevo dentro poteva essere tirata fuori in modo creativo.
Daniele Luttazzi

L'associazione immediata è con i poeti maledetti, ma non aiuta, perché lui era solare.
Jacopo Fo

Paz è agli antipodi della coglionaggine ottimistica che c'è in giro e di cui i media sono pieni, con tutta quella gente che fa finta di essere allegra per qualcosa che non merita neanche un secondo di attenzione.
Bifo

Individuava, in questa massa di coglioni, quello che poteva dargli denaro. Sono di questa cerchia l'80% dei vari direttori di riviste che prendeva per il culo mollandogli lavori minori in cambio di un sacco di soldi.
Vincenzo Sparagna - su linkiesta una sua intervista interessante.

venerdì 19 gennaio 2018

Influenza all'italiana e poi un libro, un film e un disco

Non sono superstizioso, se però il 2018 dovesse mantenere questo indirizzo per me potremmo anche chiuderlo qui, o perlomeno saltare i primi mesi evitando così lo starnazzìo della campagna elettorale.

Dopo il ritorno devastante la mattina di capodanno, sotto una bufera di neve che mi ha costretto a montare le catene riducendomi le mani come un minatore del primo '900, potrei parlare della vaccinazione antinfluenzale. Sono reduce da una settimana di febbre ed emicrania e vengo a sapere (fonte I.S.S.) che la trivalente distribuita in Italia non copriva il ceppo B Yamagata e che solo la tetravalente sarebbe stata efficace.
Va bene, cose a cui si può sopravvivere, soprattutto quando si recupera il tempo per leggere un libro che era in attesa da mesi, di vedere un bel film che pare abbia anche messo tutti d'accordo e riscaldare le ossa dai postumi della febbre con Glen Hansard . 














Era "pulita": niente piercing, né tatuaggi, né scarificazioni.
I ragazzi di oggi erano tutti così. E come dargli torto, pensava Alex, avendo visto tre generazioni di tatuaggi flaccidi afflosciarsi come tappezzeria mangiucchiata dalle tarme su bicipiti svuotati e culi cadenti? 
Una decina di personaggi incrociano le loro esistenze su diversi piani temporali ed in età differenti. Dal passato (siamo alla fine degli anni '70 in piena furia punk) verso un futuro prossimo asettico e uniformato. La musica e i suoi mutamenti nella società a fare da filo conduttore. Letto con anni di ritardo ma ne valeva la pena.