giovedì 18 luglio 2019

Il cinema d'estate e un cult movie intramontabile

Col caldo poco cinema. Nelle arene estive quelli che mi interessavano più o meno li ho già visti. Alcune delle ultime visioni sono state parecchio deludenti: 
C'è tempo di Walter Veltroni, a tratti imbarazzante, nonostante un pur sempre bravo Stefano Fresi. Molto meglio come regista nei documentari.
Con Vox Lux e Tramonto (la seconda regia di László Nemes dopo l'ottimo Figlio di Saul) sono stato contagiato dalla noia. Per ora l'unico film recente degno di nota è American Animals.

Un'ottima iniziativa dalle mie parti è quella di abbinare la visione di un film con la degustazione di vini: si chiama cinemadivino e si svolge nelle campagne romagnole, ogni sera in una località differente. Il motto è amiamo il vino buono, il cinema e stare all'aperto. 
Domani sera non possiamo esimerci dal partecipare alla serata con Il Grande Lebowski. Ci perdonerà il Drugo se sostituiremo il White Russian con tre bicchieri di vino.


lunedì 8 luglio 2019

Black Keys + Black Pumas

Rientro forzato dalla mini vacanza. In una Napoli infuocata prendiamo al volo un taxi con una fretta pazzesca, superagitati per paura di perdere l'ultimo treno utile per Bologna. Il tassista: "Statè cheti, arriviàm in nu' attimò". Pensate a un'infrazione qualsiasi del codice della strada: lui l'ha commessa. Un mito!


Una settimana difficile e la musica aiuta a riprendersi con due dischi arrivati al momento giusto.

Black Keys - Lets'rock
Il rock è invecchiato (spesso male) ma qualcuno riesce ancora a divertire. Ondarock lo stronca, ma per me Let's Rock è già disco dell'estate. Quel filo di tamarragine spensierata che non guasta e la chitarra elettrica protagonista: timbri, riff e ritmi da bignami della musica. Da ascoltare in auto a tutto volume coi finestrini aperti per le strade di campagna.

Black Pumas - ST
Un grande esordio: in questo album c'è l'anima Motown. Eric Burton e Adrian Quesada hanno il tocco magico.



Wimbledon
Prendersela con Fognini non è moralismo: è talmente ignorante e maleducato che se non avesse avuto la fortuna di saper giocare a tennis, manco a zappare sarebbe idoneo. Sarebbe capace di perdere tempo ad insultare perfino le zolle di terra. clic











I confini pattugliati e le barriere decisamente no; salvare le persone in mare sempre e comunque, ma fra tutti gli esempi possibili quello del kebab a Edimburgo non è che sia proprio il massimo da sbandierare.

martedì 2 luglio 2019

Lasciatemi andare

Nel sogno accompagno mia madre in una bellissima struttura dove possono prendersi cura di lei. Dentro di me sento che c'è qualcosa che non va: mi segue poco volentieri con i suoi passi incerti. A un certo punto mi giro ed è scomparsa. La cerco disperatamente, ma nessuno l'ha vista e temo che si sia persa anche per via della malattia che le ha azzerato la memoria e l'orientamento.
Comincio a girovagare, poi vengo attratto da una musica che proviene dal cortile di casa sua. Mi avvicino e mi ritrovo in mezzo ad una compagnia di ballerini e musicisti: sembra di essere entrato in un musical, tipo Hair o Across the Universe. Tutti suonano e ballano intorno a mia madre. Lei indossa un cappello con abiti colorati da figlia dei fiori e canta felice. Con mio stupore però, il brano non è Aquarius o un pezzo dei Beatles come ci si potrebbe aspettare, ma una vecchia canzone di Mino Reitano, di certo un ricordo della mia infanzia, quando al sabato si guardava Canzonissima. Sta proprio cantando il ritornello che dice: Avevo un cuore che ti amava tanto. Di fianco a me due ragazzi provenienti dal gay pride mi dicono con un marcato accento milanese (chissà perché): Certo che tua madre è una forza della natura! Se fosse una pittrice, mica farebbe degli acquarelli tenui e delicati...

Mi sono svegliato piangendo, per poi riaddormentarmi col sorriso sulle labbra dopo essermi appuntato il sogno per paura di dimenticarlo. Era esattamente l'una di notte di domenica scorsa, il giorno prima del suo funerale.
E' stato un periodo molto duro, ma questo per me è stato un sogno bellissimo. Da tanto tempo, da quando si era accorta che la mente la stava abbandonando, anche lei se ne voleva andare. Chissà, forse proprio in quel posto in cui l'ho vista cantare e ballare.