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venerdì 3 gennaio 2020

Blob romano: Sergio Leone, Il Male, cimitero acattolico e un cinema a sorpresa

Cinque giorni a Roma e gli autobus funzionavano. Non è meraviglioso? Poi tanto Bernini e Caravaggio e due mostre a cui tenevo molto. Una sera ci siamo accorti che dormivamo a poche centinaia di metri da un palazzo cinquecentesco con all'interno il cinema Quattro Fontane da pochissimo ristrutturato e riaperto; quattro sale proprio come le famose fontane del XVI secolo che danno il nome all'omonima strada. Ho visto Ritratto della giovane in fiamme della regista francese Céline Sciamma. Qui sta la bellezza di Roma, città sempre affollata nei soliti posti, ma se si esce dai circuiti ben noti ci si ritrova nel silenzio di una chiesa o in una piazzetta di quartiere con una rosticceria e tre tavoli dove con 10 euro si mangia da dio.

Emozionante la mostra su Sergio Leone (fino al 3 maggio all'Ara Pacis).
Sergio Leone con Fellini sul set di Amarcord
























La Mostra per i 40 anni del Male (ne avevo parlato qui)
Le foto del finto arresto di Ugo Tognazzi



























Il cimitero acattolico




























Lungo Tevere di prima mattina


venerdì 19 aprile 2019

Lost & Found: A Certain Ratio, Talking Heads e una cover riemersa 40 anni dopo

A Certain Ratio agli Strawberry Studios con Grace Jones


















A Certain Ratio, storica band di Manchester della Factory Records, festeggia il 40° anniversario quest'anno con un nuovo cofanetto dal titolo ACR: BOX con 20 tracce inedite. Sono allergico ai cofanetti celebrativi, ma in questo c'è la sorpresa come nell'uovo di Pasqua: una cover che unisce due fra le mie più grandi passioni musicali di sempre: A Certain Ratio e Talking Heads
Il brano in questione e uno di quelli che hanno tracciato l'evoluzione della musica negli anni '80 insieme all'album di cui fa parte: sto parlando di House in Motion da Remain in Light. Nel progetto originale doveva esserci la collaborazione di Grace Jones che però all'epoca non completò il suo take, ma ora la traccia è stata conclusa ripescando la registrazione originale e il risultato è stre-pi-to-so, video compreso.

House in Motion - Talking Heads, 1980 (A Certain Ratio cover)

mercoledì 2 gennaio 2019

Torino

Tre giorni con base nel quartiere di San Salvario. Di certo non bastano per conoscerla a fondo, ma sono sufficienti per innamorarsene. Siamo rimasti affascinati dalla vecchia capitale: tre giorni di camminate, arte, storia e ottimo cibo, accompagnati dalla luce limpida di un tiepido sole invernale con le Alpi ad abbracciare l'orizzonte.






















MUSEO DEL CINEMA
E' stato emozionante ripercorrere la storia della musica nel cinema attraverso la mostra soundframe. Per ogni appassionato è da non perdere: termina il 7 gennaio.


La grande statua del dio Moloch (dal film Cabiria, 1914)


THE ART OF THE BRICK
Incredibile la mostra dell'artista americano Nathan Sawaya che realizza le sue opere utilizzando esclusivamente migliaia di mattoncini lego.

















































































GOTICO E LIBERTY

L'ingresso di Palazzo della Vittoria in Corso Francia (1920)
















Palazzo Fenoglio-Lafleur (1902)
























Casa dei pipistrelli in via Madama Cristina (1876)























Villa Scott (Profondo Rosso). Foto non mia, siamo passati di sera.

giovedì 5 aprile 2018

The Terror, la geografia, il fascino dei luoghi incontaminati

Da sempre bistrattata a scuola e insegnata malamente, la geografia mi ha sempre appassionato fin da bambino, come pure  tutti viaggi d'esplorazione nei luoghi estremi della Terra. Il deserto e anche l'Islanda (prima che andasse di moda) sono state alcune delle mete che non dimenticherò mai. Non sempre si possono raggiungere ambienti remoti, allora anche i nostri appennini mantengono intatto il loro fascino. Restare isolati in mezzo alla natura incontaminata è una delle emozioni più intense che si possano provare.

Non è un caso che tra le tante serie d'inizio anno mi abbia colpito The Terror, dal 26 marzo su Amazon prime. La storia è il resoconto immaginato del viaggio di due navi rompighiaccio della flotta britannica (Erebus e Terror appunto) che nel 1845 partirono alla ricerca del famoso Passaggio a Nord-Ovest attraverso l'Oceano Artico. Non fecero mai ritorno e il destino di tutto l'equipaggio è ancora avvolto nel mistero. Le squadre di ricerca trovarono resti di scheletri, intervistarono testimoni inuit e cercarono di ricostruire gli eventi. Bloccati dai ghiacci per due inverni consecutivi, i sopravvissuti decisero di camminare per centinaia di chilometri fino al più vicino avamposto senza mai raggiungerlo. I relitti delle navi sono stati ritrovati solamente due anni fa. L'ambiente e una natura ostile, rappresentati in modo efficace, fungono come da personaggio principale attorno al quale ruotano le vicende umane di ufficiali e marinai in balia degli eventi e al cospetto di una sfida quasi impossibile. Nonostante gli spazi immensi, spesso ripresi dall'alto, (in realtà ricostruiti perfettamente in uno studio a Budapest) un senso claustrofobico di intrappolamento prende gradualmente il sopravvento. La follia serpeggia. Dopo i primi episodi ne sono sono stato catturato anch'io. Da ciò che ho letto sul romanzo da cui è tratto, speriamo non degeneri in un horror puro.

La luna a mezzanotte. Islanda, un po' di anni fa...

venerdì 4 agosto 2017

Dischi che arredano
























Nella nuova camera da letto il posto migliore che ho trovato (dopo il giradischi).
Sotto ovviamente c'è anche Closer.

venerdì 16 dicembre 2016

Gatti romagnoli

Ieri a zonzo per la città.
Anche in una grigia mattina di nebbia si possono fare incontri interessanti.
Mi aspettavano al varco.

La città dei gatti e la città degli uomini coesistono una dentro l’altra, ma non sono la stessa città. (Italo Calvino)

lunedì 4 aprile 2016

Anni '80: c'era una volta una band nella bassa romagna

I  REVƎRSE

Nell'autunno del 1981, dopo pochi mesi passati insulsamente nel servizio di leva, riesco ad ottenere la convalescenza e quando torno a casa scopro che alcuni amici hanno appena dato vita ai Reverse. Serve un bassista ed io, pur avendo sempre suonato solo la chitarra, mi unisco con entusiasmo.

In quel periodo ero letteralmente impazzito per Remain LightMy Life in the Bush of Ghost e Sandinista. Oltre ai Talking Heads a manetta, ascoltavo altre band della scena post-punk che iniziavano a contaminarsi con le sonorità black e con l’elettronica. Alla fine del 1979 per un paio di mesi avevo viaggiato e soggiornato in tre capitali europee (Bruxelles, Amsterdam, Londra) assorbendo le sonorità e le tendenze che stavano avanzando: soprattutto new wave in tutte le sue sfaccettature. Tornai con un borsone di dischi: lì c'erano le coordinate su cui costruire qualcosa di originale! A differenza del bolognese (basti ricordare i Gaznevada) la situazione nella bassa romagna era piuttosto deprimente: le solite cover band e poco altro. 
All’interno del gruppo, anche con l’arrivo di Susy (voce e sax) confluirono progressivamente diverse anime musicali: c’era il dark inglese con l’influenza innegabile di gruppi come Cure, Bauhaus e Siouxsie. C’era la sensibilità decadente di band come i Japan di David Sylvian portata da Paolo, il nostro front man nonché autore dei testi e procacciatore di concerti. C’era poi Francesco (Fina), categoria musicale a parte. Un imprinting da rock classico con l’assolo facile che all’apparenza c’entrava poco con la new wave; tuttavia in mezzo a tanti cani sciolti con idee innovative ma poco mestiere, era il più navigato dal punto di vista tecnico e spesso la sua chitarra reggeva la baracca. C’era anche Toz, performer agitatore sullo stile de l’artista del popolo dei CCCP con anni d’anticipo. Tubi (Enrico) il batterista, lo scippammo ad un'altra band della zona. Edo, che stava imparando a suonare il sax, partecipava con una certa discontinuità. Dopo un periodo come mixerista subentrò anche Hans, prima alla tastiera e poi nella seconda fase come bassista al mio posto, quando mollai. Da lì il livello tecnico migliorò decisamente grazie al suo slap inconfondibile alla A Certain Ratio
Ricordo che un inverno ci ritrovavamo a provare in uno stanzino nel retrobottega di un vecchio barbiere in centro. Riuscimmo anche ad allestire una sala prove decente in una casa di campagna. Avevamo composto una decina di brani e grazie alle capacità diplomatiche di Paolo, ottenemmo il primo vero ingaggio alla discoteca Tino di Massa Lombarda. Malgrado alcuni limiti tecnici non andò male e cominciammo a prenderci gusto supportati dall'entusiasmo di amici e conoscenti. Le date cominciarono a susseguirsi e la gente, con il passa parola, aumentava: feste dell'unità (fra cui Bologna) ma anche locali alternativi molto in voga come lo Slego di Rimini e rassegne musicali. A Ravenna suonammo con gli allora sconosciuti Litfiba. Cominciarono ad entrare nelle casse anche discreti compensi con i quali acquistammo i primi strumenti elettronici come il bass line della Roland e la batteria elettronica dr-55 della Boss; si cominciò anche a parlare di sala d'incisione. Una sera come tante andammo alla sala prove e trovammo la porta sfondata: ci avevano rubato tutto. Più di un milione di lire di strumentazione, fra cui anche un quattro piste avuto in prestito. Da qui inizia la seconda fase dei Reverse.
Che ci sia in vista una reunion?



















































































lunedì 15 dicembre 2014

Il sale della terra

Vent'anni fa Wim Wenders acquistò in una galleria due fotografie che lo avevano colpito senza sapere chi fosse l'autore. In particolare il ritratto di una donna tuareg cieca scattato in Mali nel 1985. Da qui nacque la sua passione per il lavoro e le opere di Sebastião Salgado.

Wenders è un regista che ho amato tantissimo fino ai primi anni '90, ma che da un certo punto in poi ho smarrito per strada. Non so spiegare il perché, tuttavia sono contento di averlo ritrovato in questo splendido documentario sulle tracce di Salgado, fotografo brasiliano che per decenni ha attraversato il nostro pianeta documentando la condizione umana per poi dedicarsi nell'ultima fase della sua vita alla potenza e alla poesia della natura nel progetto Genesi. Immagini primordiali, di una bellezza che toglie il fiato:
In Genesi vedrete dunque fotografato ciò che noi tutti insieme dobbiamo, e sottolineo dobbiamo, proteggere. Quella parte cioè che resta estremamente viva - forse un 45% - ed è ancora come al tempo della Genesi. 
Quello di Salgado è un percorso monumentale durato quarant'anni e iniziato con Other Americas, il primo viaggio in America Latina intrapreso per descrivere la vita delle comunità indios e contadine più sconosciute, e giunto a compimento con la creazione di Instituto Terra. Quasi un'utopia nata da un'idea della moglie e divenuta realtà nello stato di Minas Gerais, dove l'abbattimento della fore­sta pluviale atlantica aveva portato alla desertificazione di una vasta zona, che comprendeva anche la fattoria della fami­glia Sal­gado. Due milioni di alberi piantati che in soli dodici anni hanno ricreato l'ambiente naturale originale e dato vita ad un centro di educazione ambientale per gli studenti, nonché a un parco nazionale.





Tornando al film, durissima al limite dell'insostenibile, è la parte in cui lo stesso Salgado racconta e mostra il suo lavoro di testimonianza dai luoghi dell'orrore: il primo viaggio in Africa insieme a Medici Senza Frontiere durante la carestia nel Sahel; poi anni dopo, il geno­ci­dio in Rwanda, la guerra nella ex Jugoslavia e infine il Congo nel 1997: esperienze devastanti, faccia a faccia con gli abissi della follia umana che lo fecero ammalare di una profonda depressione.
C'è chi ha criticato Wenders e Salgado stesso di un approccio alla Bono Vox ai problemi del mondo. A me sembrano critiche superficiali o per partito preso; penso che il regista tedesco abbia trovato la chiave giusta per raccontare l'arte di un uomo limpido e intellettualmente onesto, adottando tre punti di vista: il suo, fatto di rispetto e ammirazione; quello del figlio Juliano Ribeiro (co-regista) che ha accompagnato il padre nei suoi ultimi viaggi; infine quello soggettivo del grande fotografo attraverso la storia della sua vita narrata in prima persona. Tutt'al più celebrativo, ma trovo che non ci sia nulla di sbagliato nell'omaggiare un uomo che con immagini di rara potenza è stato in grado immortalare come pochi altri la condizione umana negli eventi della Storia contemporanea. Per me una forte esperienza emotiva e anche una testimonianza che mi ha lasciato un segno profondo. Trailer

“Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea.” Tiziano Terzani
Brasile 1986 - Sierra Pelada, 50.000 cercatori d'oro

domenica 20 luglio 2014

Afghan Whigs ovvero l'irresistibile fascino della metropolitana di NYC

Prendere la metropolitana in estate a New York è un'esperienza affascinante ma estrema: scese le scale l'afa diventa insopportabile, poi una volta saliti sui vagoni si viene investiti da un'ondata di gelo siberiano con uno sbalzo minimo di 20 gradi. Gli abitanti della grande mela non fanno una piega, probabilmente nel corso del tempo hanno avuto una mutazione genetica che gli permette di sopportare qualsiasi temperatura con indifferenza. Per fortuna qualche spettacolo è sempre assicurato: musicisti di ogni genere si esibiscono nei sottopassaggi; una volta ci siamo incantati per più di mezzora ad ascoltare tre ragazzi ai fiati accompagnati da un percussionista strepitoso. Ballerini pronti ad ogni tipo di performance appaiono spesso sui vagoni: una tradizione di New York fin dai primi anni settanta.
Ultimamente però la polizia del nuovo sindaco Bill de Blasio ha messo in atto una campagna repressiva che ha portato all'arresto di più di duecento performers accusati di disturbare viaggiatori. In realtà pare che molte di queste operazioni siano state accompagnate dai sonori booo dei passeggeri che nella maggioranza dei casi, lo dico per esperienza diretta, non hanno nulla in contrario: sono indifferenti oppure tendono a divertirsi.

La copilota della teiera nei meandri della subway

I musicisti di cui sopra












































Gli Afghan Whigs, tornati con un nuovo album dopo sedici anni, hanno realizzato un video con vari ballerini che si esibiscono in un vagone della metropolitana in risposta polemica proprio su questa questione. Tutto da vedere!


giovedì 17 luglio 2014

Johnny Winter

Come accarezzava le corde lui con lo slider ce n'erano pochi. Il suo ultimo Roots è un capolavoro omaggio agli eroi del blues. Se n'è andato a 70 anni uno dei più grandi chitarristi della storia.
Febbraio 1969: Hendrix al basso, Johnny Winter alla chitarra e Buddy Miles alla batteria.

domenica 13 luglio 2014

Arriva la tempesta

Ieri pomeriggio sulle spiagge di Ravenna. Calma piatta e dopo 15 minuti il diluvio.


























Altri titoli a scelta: E la chiamano estate, Here Comes The Rain Again, Stormy Weather, ma soprattutto ...

giovedì 29 maggio 2014

Most promising band of '77







































Anno incendiario in cui fece capolino un gruppo apparentemente anonimo e misurato che in realtà si rivelò essere uno dei progetti più radicali e all'avanguardia concepiti all'interno di quel magma musicale che prese il nome di new wave.
I primi ad immettere pura linfa nera nella musica bianca e cerebrale.

sabato 12 ottobre 2013

Tamikrest: ricordi di viaggio e di musica

L'autunno, oltre la nebbia e le piogge, porta sempre buoni frutti. E questo nuovo disco in particolare, intitolato Chatma, ha destato dolci ricordi legati al concerto di Faenza, una sera d'estate di un paio di anni fa. Struggente, invece, rivedere le foto di viaggio nel deserto, quando ho avuto la possibilità di conoscere questa gente, parlare e suonare con loro davanti al fuoco.




















Chatma significa sorelle ed è dedicato alle donne tuareg: «sono il simbolo della libertà e della speranza, la base di un cambiamento verso un mondo migliore. Spesso stanno nell’oblio, all’ombra di conflitti, questo album rende loro onore»
... di fronte a tanta psichedelia di bassa qualità, Chatma è un piacevole soffio caldo che vorremmo ascoltare più spesso. Outsidermusica.
La recensione del Killer

lunedì 18 febbraio 2013

I politici, gli inni e la musica

Vagabondando in rete mi sono imbattuto in questa foto, non so quanto recente e frutto di un fotomontaggio* e subito il pensiero è corso ai nostri politici. A quali album potrebbero esibire.
Se avessi la possibilità di intervistarli, chiederei loro di cominciare presentando i dischi della loro vita. Forse sarebbe meno deprimente del teatrino elettorale di queste ultime settimane. Forse... perché visto il gusto che hanno dimostrato i partiti nella scelta dei loro inni c'è da aspettarsi roba altrettanto triste! Il peggiore, come sempre, è quello del PDL che sulle note di Candy Candy è riuscito quasi a superare in bruttezza Meno male che Silvio c'è; e non era facile!
Volete mettere la classe di Obama con The National? (Prima campagna elettorale).

* E' un fake: l'originale è in questo post intitolato Celebrities and their vinyl records dal blog dj-room. 

mercoledì 23 gennaio 2013

Duecento dischi fondamentali: 1984

1984: On the road con copilota e un'amica.



















Uno di quegli anni che cambiano la faccia e la vita alle persone. La tua di sicuro: cominci a lavorare e cambi casa. Dopo un periodo buio, incontri la persona giusta che ti illumina e ti fa apprezzare la bellezza di stare al mondo; poi insieme si parte all'avventura con un camper che potenzialmente era già una teiera volante.
Colonna sonora di quel lunghissimo viaggio: Cure, Style Council e Talking Heads.

100) David Sylvian - Brilliant Trees 
Quanto ho amato questo disco! Mi ci sono cullato nei momenti di sconforto e di malinconia. Una capolavoro con il quale è ripartito il percorso musicale di un'artista unico nel panorama mondiale.



101) Prince and the Revolution - Purple Rain
Alla lunga il narcisismo e la totale immodestia hanno offuscato un talento che in questo disco è cristallino.
102) Style Council - Cafè Bleu
Dopo la tempesta della punk, con la coda creativa della new wave che ormai aveva virato prevalentemente verso i suoni dance sintetici, Paul Weller, con una scelta coraggiosa, spiazza i fan dei Jam (che erano all'apice) per dare vita a un nuovo progetto che riesce a declinare il sound della motown e il soul jazz americano con una sensibilità pop tipicamente inglese. Il tutto mantenendo un certo impegno sociale con l'adesione a Red Wedge, collettivo di musicisti in lotta contro le politiche  ultraliberiste della Thatcher.

ITALIANI

103) Diaframma - Siberia
Uno dei rarissimi esempi di ottima coniugazione del dark di derivazione inglese in chiave nostrana. 





104) Fabrizio de Andrè - Creuza de mä
«Perdere le proprie origini in musica, in letteratura, o fare finta di niente, fare finta di non averle mai avute, per seguire le mode del mercato, è come per un animale perdere il proprio istinto» Fabrizio De André