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venerdì 3 gennaio 2020

Blob romano: Sergio Leone, Il Male, cimitero acattolico e un cinema a sorpresa

Cinque giorni a Roma e gli autobus funzionavano. Non è meraviglioso? Poi tanto Bernini e Caravaggio e due mostre a cui tenevo molto. Una sera ci siamo accorti che dormivamo a poche centinaia di metri da un palazzo cinquecentesco con all'interno il cinema Quattro Fontane da pochissimo ristrutturato e riaperto; quattro sale proprio come le famose fontane del XVI secolo che danno il nome all'omonima strada. Ho visto Ritratto della giovane in fiamme della regista francese Céline Sciamma. Qui sta la bellezza di Roma, città sempre affollata nei soliti posti, ma se si esce dai circuiti ben noti ci si ritrova nel silenzio di una chiesa o in una piazzetta di quartiere con una rosticceria e tre tavoli dove con 10 euro si mangia da dio.

Emozionante la mostra su Sergio Leone (fino al 3 maggio all'Ara Pacis).
Sergio Leone con Fellini sul set di Amarcord
























La Mostra per i 40 anni del Male (ne avevo parlato qui)
Le foto del finto arresto di Ugo Tognazzi



























Il cimitero acattolico




























Lungo Tevere di prima mattina


venerdì 1 novembre 2019

C'era una volta al cinema

Il cinema di un tempo che fu...
L'ingresso del mio condominio si trovava a venti passi dal Cinema Italia dove lavorava mio zio. La domenica pomeriggio c'era la doppia proiezione in mezzo a nuvole di fumo (una era sempre un western). Sono cresciuto giocando e fantasticando davanti ai manifesti di quella galleria.


Incontro fatale
Un giorno, sicuramente per caso, arrivò El Topo di Jodorowsky: sembrava un western, ma era ben altro. Fu lì che intuii che esisteva anche un altro cinema.

Secondo incontro fatale
A dodici anni ho visto 2001 Odissea nello spazio. Probabilmente senza capirci quasi nulla, ma anche senza fare una piega. Di sicuro è nata allora la passione per la fantascienza.

Proiezione a ciclo continuo
Ovunque nei cinema si poteva entrare a caso, anche nel secondo tempo. Forse non era il massimo, però se ti piaceva un film potevi vederlo due volte consecutive.

La decadenza
Nel paesello dove sono cresciuto c'erano ben tre sale. Negli anni '80 due hanno chiuso dopo una breve agonia fatta di film a luci rosse.

Soddisfazioni
Era il periodo delle contestazioni dure. Con i primi amici patentati, una sera andammo in una grande sala per vedere A Ovest di Paperino. Per la prima volta tentarono di proiettare della pubblicità orrenda: ricordo che cominciammo e fischiare e protestare coinvolgendo tutti gli spettatori in una bolgia che costrinse all'immediata interruzione.

Il dibattito no!
Per chi non lo sa o non ricorda, esistevano i cineforum, dove alla fine scattava il pallosissimo dibattito di morettiana memoria. Giovani intellettualoidi gareggiavano a chi ce l'aveva più lungo. L'unica volta che prese la parola mio cugino, stroncò senza pietà Tre donne di Robert Altman, lasciando con la faccia di pietra gli estimatori cinefili. Novanta minuti d'applausi come Fantozzi con la Corazzata Potemkin.

giovedì 18 luglio 2019

Il cinema d'estate e un cult movie intramontabile

Col caldo poco cinema. Nelle arene estive quelli che mi interessavano più o meno li ho già visti. Alcune delle ultime visioni sono state parecchio deludenti: 
C'è tempo di Walter Veltroni, a tratti imbarazzante, nonostante un pur sempre bravo Stefano Fresi. Molto meglio come regista nei documentari.
Con Vox Lux e Tramonto (la seconda regia di László Nemes dopo l'ottimo Figlio di Saul) sono stato contagiato dalla noia. Per ora l'unico film recente degno di nota è American Animals.

Un'ottima iniziativa dalle mie parti è quella di abbinare la visione di un film con la degustazione di vini: si chiama cinemadivino e si svolge nelle campagne romagnole, ogni sera in una località differente. Il motto è amiamo il vino buono, il cinema e stare all'aperto. 
Domani sera non possiamo esimerci dal partecipare alla serata con Il Grande Lebowski. Ci perdonerà il Drugo se sostituiremo il White Russian con tre bicchieri di vino.


giovedì 7 marzo 2019

Kubrick 20: indovina i titoli

- Certo lei non facilita le cose, né agli spettatori, né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
- É perché non ho risposte semplici.
Stanley Kubrick (intervistato su Rolling Stone 27/8/87)

Sarò un fanatico, ma per me è come esistesse un prima e un dopo Kubrick; è il regista che mi ha fatto amare il cinema più di chiunque altro. La sua filmografia è una sfilata di capolavori pazzeschi e non ha senso stilare una classifica: dico solo che Arancia meccanica è il film che colloco nell'empireo. Se ne avete voglia, ditemi qual è il vostro.
Per chi non l'avesse visto, consiglio la visione del bellissimo documentario di Alex Infascelli S is for Stanley, uscito un paio di anni fa; ne ho già parlato qui nel blog: è un racconto sorprendente che aggiunge tasselli preziosi di conoscenza della biografia e della filmografia di un genio. 

Nel ventennale dalla scomparsa, il primo che indovina i titoli riceverà in premio un litro di latte+ offerto dal Korova Milk Bar, sponsor della teiera volante.

                1                                         2                                        3









              4                                          5                                         6

giovedì 4 ottobre 2018

Effetto serie / effetto cinema

Avere sempre più possibilità di scelta da molteplici piattaforme, sta creando un effetto bulimico e un aumento della difficoltà nell'andarsi a cercare le serie migliori. La luna di miele iniziata ormai dieci anni fa con Breaking Bad e continuata con True Detective, si è fermata con Barry: l'ultima cosa che mi ha veramente convinto e divertito. Sto diventando sempre più selettivo ma nonostante ciò le ultime tre serie che ho visto mi hanno deluso o annoiato. Puntavo parecchio su Maniac () ma alla fine, molta forma e poca sostanza: a tratti un esercizio di stile quasi irritante. Dopo le vette sublimi di True Detective, un Fukunaga incomprensibile. Dopo un inizio fulminante, anche Castle Rock (@@) è andato alla deriva in uno stallo privo di interesse con una trama inconsistente. La seconda stagione di Ozark (@@½) è stata un riempitivo senza infamia, né lode. La pilota di questa teiera ieri sera è tornata entusiasta dall'anteprima al cinema de L'amica geniale (a parte il furto di 12 euro). Speriamo bene, visto che spesso i nostri gusti coincidono.
Con la fine dell'estate è tornata prepotente la voglia di cinema: la mia lista si allunga di giorno in giorno (Spike Lee, Gus Van Sant, Terry Gilliam). Oltretutto ho sempre tante lacune da colmare: film di culto consigliati da amici (La morte corre lungo il fiume) e curiosità varie, come i film meno noti di registi che adoro (tipo Kaurismäki) che sono lì in attesa. 
Stay tuned, sempre che vi vada. Lo so, questa teiera dopo dieci anni comincia a mostrare la sua età e a perdere qualche colpo, ma più di tre o quattro post al mese sono la dose che posso reggere senza forzare un'ispirazione che va e che a volte viene. 

giovedì 19 ottobre 2017

L'unico vero problema di Blade Runner 2049

Per dirla in breve: l'unico vero problema di Blade Runner 2049 è che quando uscì l'originale di Ridley Scott si era di fronte ad un'opera che non assomigliava a niente di visto in precedenza. Da allora in 35 anni, il cinema ha raccontato il futuro, specie quello distopico, in svariati modi e declinazioni; ecco perché gli scenari immaginati da Villeneuve li abbiamo più o meno già interiorizzati attraverso decine e decine di film di fantascienza con il rischio dell'effetto assuefazione. Ciò non toglie che il regista canadese sia riuscito ad ottenere il massimo possibile da una sfida ad alto rischio, salvaguardando la propria autorialità e mantenendo al tempo stesso un solido collegamento all'universo visivo e narrativo di uno dei cult che ha fatto la storia del cinema, non solo di fantascienza. Quasi tre ore che al cinema sono volate. Eccessivo pretendere di ritrovare sensazioni uniche come quelle trasmesse dal poetico monologo di Rutger Hauer nel finale.
E' chiaro che in un approccio di tipo maniacale, basato principalmente sul confronto con il predecessore, il film rischia di dissolversi nonostante la trama intelligente e un impianto visivo-cromatico affascinante grazie al lavoro di Roger Deakins
Solo qualche lievissima stonatura l'ho avvertita nella sequenza finale, pochi minuti in cui si scivola in un action-movie stranamente piatto e scontato; anche la figura di Wallace (Jared Leto nel ruolo del cattivo di turno) non è molto convincente convincente, forse anche a causa di un pessimo doppiaggio.
Villeneuve, canadese classe '67, ha dichiarato che fin da ragazzino è stato un appassionato di fantascienza e sognò di diventare regista proprio dopo aver visto Blade Runner. Bene, vista la filmografia del regista, aspirazione direi realizzata ai massimi livelli. 


LEGENDA VOTI

@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro

giovedì 28 settembre 2017

Philip K. Dick’s Electric Dreams

E' imminente l'uscita di Blade Runner 2049 (operazione delicatissima però nelle ottime mani di Denis Villeneuve). Le prime reazioni della critica americana sono entusiastiche. La bibliografia di Philip Dick è ancora un'autentica miniera d'oro, oltre che attuale. Penso non ci siano altri scrittori cui il cinema di fantascienza debba così tanto.

Sono proprio appena reduce dalla visione del primo episodio di Philip K. Dick’s Electric Dreams, la nuova serie sulla britannica Channel 4 (orfana di Black Mirror passato a Netflix insieme al suo autore); si tratta di dieci puntate stand-alone, tratte da altrettanti racconti degli anni '50 dello scrittore americano, in cui la qualità come sempre elevata si spera possa dare buoni frutti.
Nei prossimi episodi Steve Buscemi, Timothy Spall (Codariccia di Harry Potter), Tuppence Middleton (Sense8), Anna Paquin (True Blood), Bryan Cranston, Liam Cunningham(Game of Thrones), Vera Farmiga (Bates Motel) e Greg Kinnear (Little Miss Sunshine).

Filmografia

Blade Runner - Ridley Scott 1982



Atto di forza -  Paul Verhoeven, 1990



Minority Report (Steven Spielberg, 2002)



Paycheck (John Woo, 2003)



A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare (Richard Linklater 2006)



The man in the high castle- Serie prodotta da Amazon (2015)



Trasposizione del famoso La svastica sul Sole, romanzo ucronico che ipotizza la vittoria di Hitler nella II guerra mondiale e il nuovo ordine che ne deriva. Non mi ha convinto.

venerdì 14 luglio 2017

Autobiografia cinematografica #3 - venticinque film fondamentali degli anni ottanta

















Negli anni ottanta i cinema si frequentavano settimanalmente: solo nel paese in cui sono cresciuto (8.000 abitanti) c'erano tre sale che hanno resistito fino alla decadenza verso la fine del decennio, quando si è iniziato ad andare in videoteca a fare il pieno di VHS.
Stavolta la scelta era molto ampia e limando qua e là ho selezionato i titoli personalmente più significativi per la mia formazione dai 20 ai 30. Magari può essere un'occasione, per i lettori e amici che durante l'estate avranno voglia di passare da queste parti, di recuperare qualche film mai visto e darmi un parere.

  1. Shining - Stanley Kubrick (1980)
  2. The Blues Brothers . John Landis (1980)
  3. The Elephant Man - David Lynch (1980)
  4. 1997 Fuga da New York - John Carpenter (1981)
  5. I misteri del giardino di Compton House - Peter Greenaway (1982)
  6. La Cosa - John Carpenter (1982)
  7. Blade Runner - Ridley Scott (1982)
  8. La zona morta - David Cronemberg (1983)
  9. Zelig - Woody Allen (1983)
  10. C'era una volta in America - Sergio Leone (1984)
  11. Bianca - Nanni Moretti (1984)
  12. Stop Making Sense - Jonathan Demme (1984)
  13. Ritorno al futuro - Robert Zemeckis (1985)
  14. Brazil - Terry Gilliam (1985)
  15. Ran - Akira Kurosawa (1985)
  16. Velluto Blu - David Lynch (1986)
  17. Qualcosa di travolgente - Jonathan Demme (1986)
  18. Il cielo sopra Berlino - Wim Wenders (1987)
  19. Full Metal Jacket - Stanley Kubrick (1987)
  20. Arizona Junior - Joel ed Ethan Coen (1987)
  21. Akira - Katsuhiro Ôtomo (1988)
  22. Le relazioni pericolose - Stephen Frears (1988)
  23. Crimini e Misfatti - Woody Allen (1989)
  24. Harry ti presento Sally - Bob Reiner (1989)
  25. Fa' la cosa giusta - Spike Lee (1989)

giovedì 29 giugno 2017

Autobiografia cinematografica #2: i miei cult movies del passato

Seconda parte con la storia del cinema, ovvero la lista dei 10 film che ho più amato. Visti e spesso rivisti nel corso del tempo; parliamo di capolavori girati prima degli anni settanta, o poco più, che per ovvi motivi anagrafici ho potuto apprezzare successivamente.

Freaks
Preso ad esempio da fotografi (Diane Arbus), cantanti rock (Ramones, David Bowie) e registi (Alejandro Jodorowsky) proprio a sostegno delle lotte dei diritti dei diversi. Anche se in decenni successivi altri autori come David Lynch, Terry Gilliam e Tim Burton si sono ispirati ai Freaks di Tod Browning, solo pochi (Ciprì e Maresco è l’esempio più calzante) ne hanno compreso veramente il potenziale eversivo.  Sentieriselvaggi
I pregiudizi e il perbenismo costarono al regista il bando da Hollywood e danneggiarono per sempre la sua carriera.

Il grande dittatore
Rivisto di recente: risate e occhi lucidi per un capolavoro senza tempo. Qua




Rashômon
Ne ho parlato qua.





Viale del tramonto
Spietata satira sul mondo di Hollywood con Gloria Swanson diva decadente.





Orizzonti di gloria
Una delle più efficaci rappresentazioni sull'assurdità della guerra.





I 400 colpi 
A proposito di autobiografie: i libri e il cinema come salvezza.




La ricotta 

La pellicola con Orson Welles sequestrata per vilipendio alla religione. Post





Hollywood Party 

Peter Sellers in una serie di gag devastanti. Alta scuola di regia e recitazione.





Rosemary's baby
L'horror psicologico per eccellenza.





I Diavoli

Su questo film, visto due anni fa, uno dei miei post più lunghi di sempre




venerdì 16 giugno 2017

Potere della settima arte: autobiografia cinematografica #1

Negli anni '70 nel piccolo paese in cui sono cresciuto c'erano ben tre sale. Io abitavo in un appartamento che si trovava proprio di fianco all'ingresso del glorioso Cinema Italia dove fin da bambino ho trascorso tutte le domeniche pomeriggio.
Che cosa ci porta ad amare un film per poi elevarlo nel corso degli anni allo status di cult personale? Nella lista che segue mi sono divertito a tracciare un percorso che in quattro fasi attraversa idealmente la passione per il cinema con le visioni che per differenti motivi hanno contribuito alla mia formazione.

ADOLESCENZA (CON TANTA FANTASCIENZA)
  • 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra (Boris Sagal - 1971) 
    Charlton Eston, ultimo sopravvissuto ad un virus planetario, ha acceso fin da ragazzino la mia fissa per il genere post apocalittico; da allora non ne perdo uno (ciofeche incluse).

  • 2001 Odissea nello spazio (Stannley Kubrick - 1968) 
    Devo averlo visto a 12-13 anni al cinema parrocchiale senza capirci una mazza. Eppure quelle immagini, quella musica, qualche effetto l'hanno avuto...

  • Arancia Meccanica (Stanley Kubrick - 1971)
    Ero già più grandicello (16-17) e ne uscii traumatizzato, frastornato, ma soprattutto affascinato. Un colpo di fulmine e l'inizio di un amore assoluto per un genio.

  • Harold e Maude (Hal Ashby - 1971)
    Un toccasana per chi nell'adolescenza ha ben presto manifestato insofferenza verso l'omologazione e l'autorità.

  • Novecento (Bernardo Bertolucci - 1976)
    Le nuove uscite arrivavano nelle sale di paese un paio di anni dopo la prima visione. Questo film alla soglia dei 18 anni è stata un'esperienza formativa.

  • Tommy (Ken Russel - 1975)
    La scoperta che il connubio musica e cinema poteva generare una miscela esplosiva. Allucinato dal vortice di immagini al ritmo della musica degli Who. Da questo film, da Il fantasma del palcoscenico, Jesus Christ SuperstarHair e Rocky Horror Picture Show (visti più tardi) è nata l'esaltazione per i musical.

via


domenica 26 febbraio 2017

T2 Trainspotting: la rimpatriata a volte è meglio evitarla


In realtà non mi aspettavo chissà che cosa: difficile passare oltre al peso di un'opera di culto che è entrata nell'immaginario fotografando in maniera sporca e indelebile gli anni '90. Anche stavolta viene rappresentata una sorta di decadenza forzata in un Edimburgo che però appare soleggiata (con le hostess finto scozzesi che distribuiscono depliant all'uscita dell'aeroporto) lontana da quella livida narrata vent'anni fa. La scelta di fondo non è di per sé negativa; purtroppo ad apparire distanti sono l'ispirazione e soprattutto l'aderenza alla realtà di personaggi che ci si è sforzati di immaginare in età matura con il rischio della caduta nel macchiettistico, sempre dietro l'angolo. Non mancano il sarcasmo tagliente delle origini più un paio di sequenze cult e anche per questo una visione se la merita.
Straordinario come sempre il talento stilistico di Danny Boyle: una cornice estetica notevole che però riesce con fatica a colmare la mancanza di soluzioni convincenti nella trama e nelle situazioni: ad esempio Franco/Robert Carlyle che evade di galera e se ne sta tranquillo a casa con moglie e figlio. 
La colonna sonora svolge un ottimo lavoro, sia nei brani nuovi, sia nel lavoro di raccordo con il primo film attraverso il recupero dei pezzi storici portanti (Lust for Life stavolta nella versione dei Prodigy). 
Alla fine, tra il malinconico e il divertito, si vuole bene a tutti e quattro i personaggi, come a quei vecchi amici ormai distanti che non frequentiamo più perché le scelte di vita ci hanno allontanato e di cui non sentiamo la mancanza. La rimpatriata sarebbe meglio evitarla, specie quando non c'è un granché da raccontarsi, poi alla fine si fa lo stesso; un po' come il film, che non è così indegno come si è anche letto in giro, ma semplicemente non aggiunge niente e racconta troppo poco dei nostri tempi. Peccato!




LEGENDA VOTI
@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro

domenica 5 febbraio 2017

Le emozioni e le citazioni di La La Land

L'ha intuito perfino la mia sconosciuta vicina di sedia. Ha passato quasi tutto il primo tempo a smanettare con il cellulare e durante la pausa ha ammesso candidamente con le amiche: Ne ho visto poco, però ho capito che mi piace. E dire che avevamo aspettato una settimana per evitare la ressa al cinema.

Dopo le dettagliate disquisizioni su cosa sia oggi il jazz; se si tratta o no di un musical con tutti i crismi e via dicendo, cosa aggiungere ancora su un film del quale si è letto e detto di tutto e di più? Pochissimo, se non che Damien Chazelle è un fuoriclasse: è giovanissimo e chissà cosa ci regalerà in futuro. Ieri ci siamo lasciati emozionare e trasportare come i due protagonisti, quando volano senza gravità nella scena dell'osservatorio. Per chi ancora non l'avesse visto: approcciatevi senza troppi filtri; non per sospendere il giudizio, ma per goderne a pieno. Io avrei già voglia di rivederlo e risentire quel giro di piano che entra sotto pelle. E il finale struggente? Indimenticabile!
Nel video in due minuti le citazioni che attraversano la storia del cinema che un utente di Vimeo si è divertito a scovare.

voto


sabato 10 settembre 2016

Cult movie: Punto Zero (Vanishing Point)

"Che cos'è Punto Zero? E' uno dei migliori film americani di tutti i tempi" (da Grindhouse -Tarantino 2007)

Tutti i luoghi sono buoni per concepire un film, ma solo uno è il luogo perfetto: il viaggio. Paolo Sorrentino

"Nessuno si chiede più quando Kowalski si fermerà, ma chi riuscirà a fermarlo". (Supersoul)

Il contributo di questo cineasta di origini armene e in particolare di questo classico del cinema Usa on the road che gli dette celebrità mondiale, è stato gigantesco. Si capisce che Sarafian fu per tutta la vita un grande amico e assistente di Robert Altman, e che ne sposò la sorella Helen Joan da cui ha avuto 5 figli, tutti lavoratori del cinema. (sentieri selvaggi)







































domenica 1 maggio 2016

25 indiscrete domande cinematografiche

Non sono appassionato di premi blogger stile catena di sant'antonio, mentre mi diverto a partecipare a tempo perso ad un meme, in questo caso cinematografico, come quello ideato da Sofàsophia.

1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere
Lebowski tutta la vita.

2. Genere che amo e genere che odio
+ Fantascienza intelligente.
- Commedie italiane gggiovani per anziani.

3. Film in lingua originale o doppiati?
E' uguale.

4. L'ultimo film che ho comprato
Comprare? Scherzo, Eisenstein in Messico.

5. Sono mai andato al cinema da solo?
E' capitato anche se non spessissimo.

6. Cosa ne penso dei Blu-Ray?
Non li utilizzo.

7. Che rapporto ho con il 3D?
Lo evito, sono prevenuto.

8. Cosa rende un film uno dei miei preferiti?

Qualcosa di intelligente, emozionante e originale.

9. Preferisco vedere i film da solo o in compagnia?
Dipende dalla compagnia, ci sono persone, anche amiche, che al cinema diventano insopportabili. Quindi in coppia.

10. Ultimo film che ho visto?



11. Un film che mi ha fatto riflettere?
Lui (Hitler) è tornato. Dimostra che oggi avrebbe ancora seguito e questo è parecchio inquietante.

12. Un film che mi ha fatto ridere?
Smetto quando voglio.

13. Un film che mi ha fatto piangere?
Big Fish di Tim Burton

14. Un film orribile?Cattivi vicini. Banale al limite dell'insostenibile.

15. Un film che non ho visto perché mi sono addormentato?
Top Secret! di Zucker-Abrahams-Zucker. La morosa si incazzò di brutto e uscì dalla sala (l'avevo portata io). Quando mi svegliai fu traumatico: mai più addormentato al cinema.

16. Un film che non ho visto perché stavo facendo le cosacce?
Forse un porno.

17. Il film più lungo che ho visto?
La meglio gioventù (366 min)

18. Il film che mi ha deluso?
Gigolo per caso di John Turturro con Woody Allen: pensavo fosse divertente, invece è fiacco.

19. Un film che so a memoria?
Il Grande Lebowski.

20. Un film che ho visto al cinema perché mi ci hanno trascinato?
Di solito sono io che trascino gli altri e poi mi pento.

21. Il film più bello tratto da un libro?
I tre mi vengono in mente al volo: Shining, Blade Runner e Non lasciarmi.

22. Il film più datato che ho visto?
Quarto potere.

23. Miglior colonna sonora?
Magnolia - Il Giovane Favoloso - Across the Universe

24. Migliore saga cinematografica?
Non amo particolarmente le saghe.

25. Miglior Remake?
La Cosa di John Carpenter

sabato 12 marzo 2016

Coen e gli altri pochi registi cult (viventi)

Un tempo erano molti di più, ma ormai sono rimasti solo tre i registi di cui non perdo mai un'uscita a prescindere: Tarantino, Paul Thomas Anderson (unico della generazione dei quarantenni a rimpiazzare chi purtroppo non c'è più) e i fratelli Coen
Questo weekend divertimento assicurato con Ave, Cesare! Come sempre in questi casi non ho voluto leggere nulla, anche se è impossibile non avere informazioni. In ogni caso le aspettative sono alte: mi aspetto i Coen più corrosivi e divertenti sullo stile di Barton Fink e Mister Hula Hop.
Ovviamente la lista dei registi amati sulla teiera è molto più estesa, ma per raggiungere lo status la strada è dura.



mercoledì 24 febbraio 2016

Titoli di testa e soundtrack: Trainspotting

Princes Street, Edimburgo. Vi dice niente? E' la strada in cui fu girata la prima scena (quella della fuga sulle note incalzanti di Lust for Life di Iggy Pop) di Trainspotting.
Esattamente vent'anni fa usciva in UK il film di Danny Boyle, in Italia sarebbe poi arrivato solo in ottobre. Una pellicola ormai storica che merita un omaggio con i titoli di testa originali, dove uno per uno vengono presentati tutti i protagonisti. Da sottolineare la favolosa colonna sonora: da Brian Eno a Lou Reed passando da Blondie
I sequel rappresentano sempre un terreno insidioso, ma in questo caso mi affido al talento del regista inglese che sta lavorando al seguito intitolato Porno dal romanzo di Irvine Welsh che riprende il filo del discorso con gli stessi personaggi. 

"Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchina, lettore cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici. Scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai-da-te e il chiedetevi chi siete la domenica mattina. Scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz, mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio, ridotti a motivo di imbarazzo di stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa cosí? Io ho scelto di non scegliere la vita. Ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?"


giovedì 28 gennaio 2016

Capolavori restaurati: Il Grande Dittatore

Continua il fantastico lavoro di recupero di pellicole storiche, patrimonio del cinema italiano e mondiale, svolto dalla Cineteca di Bologna. Alcune tra le ultime opere restaurate: Amarcord, I Mostri, Rocco e i suoi fratelli, Vogliamo i colonnelli.

Dopo molti anni ho rivisto al cinema Il Grande Dittatore di Chaplin nella nuova versione: risate e occhi lucidi per un capolavoro senza tempo.

Storicizzare Il grande dittatore è oggi indispensabile per apprezzarne l'unicità, per comprendere gli sforzi titanici che accompagnarono la sua realizzazione; ripercorrere la sua genesi è assolutamente necessario per cogliere appieno l'evoluzione artistica, civile e politica di Chaplin. Ma il film è così libero, coraggioso e sincero, non solo perché riuscì a ridicolizzare Adolf Hitler durante il secondo conflitto mondiale, ma perché continua a parlarci della natura dell'uomo. Come osserva Ugo Casiraghi: "le radici del male non sono state affatto estirpate, sono solo ‘emigrate' altrove e questo film continua a reinterpretarle". (Cecilia Cenciarelli)

giovedì 19 novembre 2015

Musica e Cinema: dieci scene indimenticabili















Difficile trovare qualcosa che riesca ad emozionarmi, esaltarmi o commuovermi come il cinema in quei momenti unici dove le parole si fermano e la musica assume il ruolo di protagonista fino a diventare, in certi casi, il motore narrativo.
Dieci scene musicali da vedere, rivedere (e ascoltare).
  1. Easy Rider - Dennis Hopper 1969
    Born to be wild - Steppenwolf
    Scelta scontata, ma obbligatoria per un film-manifesto della cultura alternativa. Inizio a palla con i titoli di testa: Peter Fonda getta in terra l'orologio e i due amici partono in viaggio per gli States a cavallo dei loro choppers.
  2. Zabriskie Point - Michelangelo Antonioni 1970
    Careful with that axe, Eugene - Pink Floyd
    L'esplosione finale della rabbia rappresentata dalla villa con i simboli del benessere che fluttuano disintegrati in slow motion.
  3. Apocalypse Now - Francis Ford Coppola 1979
    Cavalcata delle Walkirie - Wagner
    La scena memorabile con gli elicotteri che arrivano dal mare.
  4. Blue Velvet - David Lynch 1986
    In Dreams - Roy Orbison
    I'll fuck anything that moves! Meglio non contraddire uno psicopatico Hopper quando si eccita ascoltando questa canzone del 1963.
  5. Trainspotting - Danny Boyle 1986
    Lust for Life - Iggy Pop
    Partenza che è tutto un programma.
  6. Dead Man - Jim Jarmush 1995
    Dead Man Theme - Neil Young
  7. Magnolia - Paul Thomas Anderson 1999
    Wise up - Aimee Mann 
    Pensieri notturni cantati nei momenti di solitudine. 
  8. Donnie Darko - Richard Kelly 2001
    Mad World - Gary Jules 
    Il finale tragico ed enigmatico sulle note dolci e malinconiche della cover dei Tears For Fears.
  9. Into the wild - Sean Penn 2007
    No Ceiling - Eddie Vedder
    Due minuti che racchiudono magicamente l'essenza del film: le speranze, l'utopia, il coraggio e le illusioni.
  10. Inglourious Bastards - Quentin Tarantino 2009
    Cat People (Putting out the fire) - David Bowie (purtroppo niente video)
    Un'idea geniale per raccontare la preparazione della vendetta di Shoshanna contro i nazisti.

martedì 20 ottobre 2015

Se io fossi regista (5 film che mi sarebbe piaciuto dirigere)

Pur non essendo questo un blog prettamente di cinema, non posso sottrarmi a questo intrigante gioco lanciato da Solaris. Cinque film che vi sarebbe piaciuto dirigere. Eccoli qua, scelti di pancia.

Il Grande Lebowski (Coen, 1997)

Uno stile di vita che abbraccerei in toto perché... I momenti d'ozio sono intervalli di lucidità nei disordini della vita (Ambrose Bierce)

Purtroppo nella bassa romagna i bowling e i white russian scarseggiano, ma ci sarebbero tante altre particolarità da far emergere e da raccontare.





The Road (John Hillcoat 2009)

Da ragazzino la visione di 1984 Occhi bianchi sul pianeta Terra mi ha fulminato. Da allora ho sviluppato una passione insana per il genere post-apocalittico. Qualsiasi cosa esca, anche le porcherie, la devo vedere.
Sarei indeciso tra questo e 28 giorni dopo di Danny Boyle.





Ecce Bombo (Nanni Moretti, 1978)

Lo avrei girato in versione provincia romagnola. Da giovane ogni tanto ci ho pensato: avrei avuto a disposizione una galleria di situazioni e personaggi unici da raccontare. Qualcuno è anche apparso fra le pagine di questo blog.

Into the wild (Sean Penn, 2008)

Il concetto di viaggio ha sempre rappresentato tantissimo per me. Nella mia versione avrei messo molto di autobiografico: all'inizio degli anni '80 ho rischiato la pelle disperso tra le montagne del Marocco; per fortuna mi andò meglio che ad Alexander Supertramp. Ce ne sarebbero da raccontare. Sembra ormai la vita di un'altra persona. 


True Stories (David Byrne, 1986)

Per me la musica è una componente fondamentale nel cinema. Mi sarebbe piaciuto girare un film ispirato alla cronaca locale più assurda come ha fatto in questo capolavoro surreale quel genio fottuto di Byrne. Magari potrebbe farmi lui la colonna sonora.
It's like 60 minutes on acid (autointervista di D. Byrne).