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venerdì 22 giugno 2018

E intanto in Ungheria cancellano il musical Billy Elliot...

L’Opera nazionale di Budapest ha annullato 15 repliche del musical Billy Elliot dopo le accuse del giornale filo-governativo Magyar Idők di “voler convertire all'omosessualità i giovani spettatori". Qua

Se avevo qualche dubbio riguardo un eventuale viaggio in Ungheria e in particolare a Budapest, questa notizia mi ha definitivamente chiarito le idee. Non è un caso che nel 2010 sia stato inaugurato un Consiglio per i media che ha trasformato l’editoria pubblica in un mezzo di propaganda. Che bel posto sta diventando l'Europa! Specie quella dell'est tanto presa ad esempio da alcuni nostri politici.
L'intro del film sulle note dei T. Rex.

lunedì 26 giugno 2017

"Di che cosa hai paura?" Di vedere un altro film di Malick

Di solito sulla teiera preferisco segnalare le cose che mi hanno entusiasmato, sorpreso o almeno ben intrattenuto. Speravo di trovare qualcosa in Song to song l'ultimo film di Malick e invece, nonostante grandi attori e musicisti, dopo 15 minuti la noia e la tristezza sono calate inesorabili sul mio volto. Un'impresa notevole visto il cast a disposizione nella location di Austin. Esiste un limite oltre il quale le ellissi, i salti spaziali, la destrutturazione del racconto e il diluvio di quesiti esistenziali diventano controproducenti.
Perché piangi?” “Perché sono felice”, “Amo la tua anima”, Di che cosa hai paura? 


La prima versione durava 8 ore...


LEGENDA VOTI

@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro

sabato 24 dicembre 2016

Colonne sonore natalizie last minut

Mi annoiano gli standard natalizi che ogni anno ammorbano l'etere e come sottofondo per la cena della vigilia sulla teiera con il solito gruppo di amici e amiche, ho avuto l'ispirazione all'ultimo momento.
Così oggi ho deciso di rispolverare uno dei primi album di Joe Jackson, Jumpin' Jive del 1981. Sempre di standard si tratta, ma del jazz e dello swing degli anni trenta-quaranta riarrangiati da dio. Puro divertimento.







Un altro disco che sa di natalizio, senza essere nato per lo scopo, è l'album d'esordio di The Leisure Society: si intitola The Sleeper. Pop folk che rilassa e stimola buon umore; cosa non da poco, visto che quasi sempre l'effetto che mi stimolano le festività con tutte le loro menate è esattamente contrario.
Siate felici, passerà anche quest'anno, indigesto per tanti motivi; cerchiamo almeno di godercela in questi ultimi giorni.

mercoledì 2 novembre 2016

Sing Street


Dopo Once e Tutto può cambiare, John Carney continua a proporre come tema centrale nei suoi film quello della musica e dell'influenza che può avere sulla vita delle persone. 
Siamo dalle parti di Dublino nel 1985, in piena crisi economica e il quattordicenne Conor, vittima di bullismo in una scuola cattolica vecchio stampo, cerca una via di fuga dai problemi familiari e sociali creando una band. Chi, fra coloro che hanno qualche annetto in più, non l'ha fatto o sognato negli anni '80?
E' iniziata la stagione dei videoclip; Duran Duran e Spandau Ballet stanno spopolando e inizialmente sembrano essere i modelli di riferimento, ma in seguito, grazie ai consigli del fratello maggiore, Conor si evolve: scopre Cure, Depeche Mode fino a mettere a frutto il suo talento compositivo in maniera originale. Londra resta il sogno da raggiungere per evadere dal grigiore quotidiano. Non c'è da aspettarsi chissà quali svilippi dalla trama, ma la spontaneità e la delicatezza con la quale viene raccontato questo romanzo di formazione ti conquistano, insieme alla qualità della colonna sonora, filo conduttore e ingrediente fondamentale nell'evoluzione di tutti i personaggi. Nonostante i protagonisti siano molto più giovani, non può non tornare in mente The Commitments di Alan Parker.
Oggi in anteprima al Cinema Boldini di Ferrara e Odeon di Bologna a soli 2 euro; il 10 novembre l'uscita in Italia.

Frase cult: "No woman can truly love a man who listens to Phil Collins."  (il fratello a Conor)

Esilarante il tentativo di produrre il primo videoclip




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venerdì 5 agosto 2016

Stranger Things - inossidabili anni '80

Se ci pensate, un certo immaginario che persiste tuttora nella fantascienza contemporanea è stato proprio costruito in questa decade. Ecco in parte spiegato il successo di una serie come Stranger Things (approdata su Netflix dopo svariati rifiuti di altri networks) grazie all'intuizione dei fratelli Duffer che hanno saputo sapientemente mischiare i temi e gli ingredienti dell'epoca riuscendo però ad andare oltre il puro citazionismo. Un romanzo di formazione ambientato nel 1983, dove l'orrore diventa metafora per raccontare il passaggio traumatico dall'adolescenza al mondo degli adulti. La spiazzante ingenuità della messa in scena (in realtà apparente) è legata a due fattori: il costante punto di vista infantile e la volontà di ricreare un mondo discendente diretto di quell'epoca cinematografica; otto episodi la cui visione stimola a dimenticare tutte le sovrastrutture che noi appassionati e criticoni ci siamo costruiti in decenni di visioni. 

Ottima la colonna sonora che alterna tappeti sonori elettronici con brani d'epoca: Clash, Joy Division, New Order, Modern English, ecc... anche se avrei apprezzato in certi momenti che alcuni brani fossero più in primo piano e non solo accennati e poi lasciati in sottofondo. 
Una menzione per la straordinaria protagonista, dotata di poteri telecinetici e identificata solo con il numero tatuato (11), interpretata dalla dodicenne Millie Bobby Brown.





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venerdì 1 luglio 2016

Tutti vogliono qualcosa: full immersion negli anni 80

Siamo in un college in Texas all'alba degli anni 80, quando iniziano a contaminarsi le musiche e le culture giovanili. Anche dalle mie parti se frequentavi certi locali in riviera potevi incontrare di tutto: punk, dark, fighetti strafatti, hippy fuori tempo massimo. L'aids non era ancora comparso e c'erano un'aria di ottimismo e vitalità che si respirano nella commedia di Linklater, che dopo il capolavoro Boyhood, gira un film apparentemente leggero, uscito in sordina all'inizio dell'estate.

"Tutti vogliono qualcosa" fa il verso ai college movie cretini che imperversavano proprio nel decennio degli anni 80: ne viene ricreata minuziosamente l'atmosfera, le scenografie, la fotografia e persino il vocabolario dei protagonisti. Ma, a differenza di quelle saghe ben poco meritevoli, Linklater gioca di fino sulle sfumature, rimodella tutto, quasi all'oscuro dello spettatore, ricombinando i fattori. Ondacinema

Un'ironia che prende di mira anche l'ostentazione ridicola della virilità maschile tipica dell'epoca con le sue pose pseudo-macho, fra abbordaggi patetici in discoteca, feste punk o di studenti di belle arti dall'aria snob, con una goliardia che a tratti ricorda sì Animal House, ma in realtà (quasi con malinconia) racconta lo scorrere del tempo in quel limbo magico e incosciente che tutti abbiamo vissuto tra la fine della giovinezza e l'inizio dell'età adulta. Ci sarebbe tanto da raccontare anche in Italia su quel periodo grattando sotto la superficie; nessun regista che io ricordi l'ha mai fatto in modo soddisfacente. Il grande Caligari ci è riuscito in Non essere cattivo con gli anni novanta.

Notevole la colonna sonora.

mercoledì 16 dicembre 2015

May the Force be with you (anche a cappella)

Tutto il cast (umano e non) di Star Wars con The Roots in una favolosa versione a cappella della celeberrima colonna sonora. Nel finale anche Mr. Harrison Ford.

Io comunque non sono un fanatico della serie: aspetterò il 2016 e forse l'Epifania per evitare la ressa.

lunedì 30 novembre 2015

Peaky Blinders 2° stagione



Come ho già segnalato, la serie inglese Peaky Blinders (1° stagione su Netflix) ha una colonna sonora strepitosa. Volutamente anacronistica (vista l'ambientazione negli anni successivi la prima guerra mondiale a Birmingham) ma incredibilmente efficace. Abbiamo appena finito la seconda serie sottotitolata e ci sentiamo come in astinenza.
Nella seconda stagione, ai vari Tom Waits, Nick Cave, White Stripes, si sono aggiunti PJ Harvey e Arctic Monkeys. Per me nel suo genere è un capolavoro. Tanto di cappello a Steven Knight, regista e sceneggiatore di Birmingham che nel contesto di una serie crime, è riuscito anche a raccontare un periodo storico complesso che ha visto la nascita dell'IRA, la diffusione del comunismo e dei movimenti operai, la crisi dell'industria inglese e la conseguente disoccupazione di massa. Sono anni di crisi in cui la delinquenza prolifera con i furti, il contrabbando di armi, alcolici, tabacco e soprattutto con le scommesse clandestine, il ramo dove si è specializzata la famiglia Shelby: una gang di fratelli e parenti metà gyspy e metà irlandesi. Il più sveglio di tutti, il fratello di mezzo Thomas, tenterà la scalata al crimine prima fra le gang di Birmingham per poi spostarsi a Londra sfidando la mafia  e gli ebrei che si sono spartiti le attività illegali della città. Si fanno chiamare Peaky Blinders per via delle lame nascoste nel risvolto della coppola per sfregiare gli avversari. Gang effettivamente esistita e attiva Birmingham in quel periodo.
I veri Peaky Blinders in una foto d'epoca



















Nel cast il gangster dagli occhi di ghiaccio interpretato da Cillian Murphy, opposto al feroce poliziotto interpretato da Sam Neill.

Voto IMDB:









Voto teiera:



mercoledì 18 novembre 2015

Netflix, Narcos e Peaky Blinders

Nel titolo del post tre nomi ricorrenti nelle ultime settimane sulla teiera volante. Non sono mai stato un divoratore di serie televisive (da giovane posso citare solo Twin Peaks e X-files), ma negli ultimi anni la qualità e la varietà si sono alzate a tal punto da non poterle ignorare, spesso a discapito di qualche visione filmica che non mi convince. Tra le più recenti come non citare: True Detective, Fargo, Il Trono di spade, Top of the lake, Better Call Saul, Breaking Bad e ultimamente Narcos e Peaky Blinders trasmesse in Italia con l'arrivo di Netflix, il network che ha aperto una sfida diretta con Sky.

In Narcos la parabola di Pablo Escobar viene raccontata magistralmente, circoscrivendo la fiction in una cornice realistica che comprende anche le immagini e i filmati di un'epoca che in pratica portò la guerra civile in Colombia, inondò gli Stati Uniti e in seguito tutto il pianeta di cocaina. Un romanzo criminale che parte dalla fine degli anni'70, attraversa tutti gli anni '80, per concludersi nei primi anni '90. Una guerra che ha visto da una parte una delle più feroci organizzazioni criminali del ventesimo secolo, opposta al governo colombiano e all'America. Si resta incollati alla storia in maniera febbrile per tutte e dieci le puntate.

Un sorpresa gradita si sta rivelando la prima serie di Peaky Blinders. Insolita l'ambientazione a Birmingham (seconda città del Regno Unito) negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, dove la famiglia Shelby si fa strada scalando il mondo della malavita e delle scommesse clandestine. Interprete principale un ottimo Cillian Murphy: dei tre fratelli delinquenti quello più ambizioso e carismatico. Anche in questo caso grande qualità (BBC2) unita ad originalità.
Ciliegina sulla torta, la fantastica colonna sonora a base di Nick Cave, White Stripes e Tom Waits. Date un'occhiata qua


martedì 3 marzo 2015

Gli effetti collaterali di Inherent Vice

Gordita Beach, Los Angeles 1970. E' passato solo un anno dall'utopia di Woodstock e gli ideali di pace a amore del movimento hippie stanno cominciando a naufragare, divorati dall'eroina e dispersi in mille rivoli, incluse le derive deliranti come quella di Charles Manson e della sua Family, che diede il colpo di grazia alla controcultura esplosa con la Summer of love del 1967. Milioni di giovani e sognatori si ritrovarono a passare, con un traumatico risveglio, dall'età dell'innocenza agli anni '70 di Nixon. Vedere questo film senza aver presente un minimo di contesto storico e magari non conoscendo la filmografia di Paul Thomas Anderson si può correre il rischio di fare la fine dei due ragazzi seduti al cinema nella mia fila: dopo aver ridacchiato per venti minuti ai dialoghi surreali e alle gag di Phoenix, all'inizio del secondo tempo se ne sono andati scoraggiati.

Riassumere la trama è un esercizio quasi impossibile quanto inutile per la mole dei personaggi e la decostruzione dissacrante del noir che opera Anderson. 
Sortilège (la cantautrice Joanna Newsom) è la voce narrante, una specie di oracolo capace di entrare nella vita interiore delle persone con una visione d'insieme superiore. Sarà lei a introdurci nella vita incasinata di Doc Sportello (un Joaquin Phoenix incommensurabile vestito come Neil Young), detective privato alternativo, sognatore e accanito consumatore di marijuana. In seguito alla richiesta d'aiuto della sua ex-ragazza, preoccupata per le sorti del suo amante, magnate delle costruzioni, Doc si ritrova in un garbuglio inestricabile di situazioni e personaggi che aumentano inesorabilmente a fronte degli appunti concisi che ogni tanto scrive nel suo taccuino. 

Smarrirsi in Vizio di forma è facile ma non è un problema, basta lasciarsi andare al flusso come Doc (gli occhi persi di Phoenix raccontano tutto), anzi è quasi più importante che trovare una bussola, anche perché le indagini passano ben presto in secondo piano per raccontare lo smarrimento di un'epoca e il crollo delle illusioni: dall'amore libero che diventa merce di scambio, al mito delle droghe che liberano la mente soppiantate da quelle pesanti e infine dal pacifismo corroso dalla violenza e dal business. Simbolo evidente è rappresentato da Shasta, l'ex-fidanzata del detective che ha barattato il sogno hippie in cambio di denaro e agiatezza. 
Il mio stato d'animo all'uscita della sala? Confuso e felice, come se gli effluvi delle decine di cannoni fossero usciti dallo schermo. Rapito dai dialoghi dilatati e meravigliosi, per una colonna sonora a base di Can, Jonny Greenwood, Neil Young e grazie ad una galleria di personaggi memorabili (Big Foot - Josh Brolin su tutti) che lasciano il segno. Qualche momento di stanca non manca e forse restare nelle due ore non sarebbe stato male. Non è il migliore film di Anderson, Magnolia resta nell'olimpo, ma come al solito siamo ad un livello che in pochi si possono permettere. Nell'America del nuovo millennio, nessuno meglio di lui è riuscito a raccogliere l'eredità di un regista come Robert Altman.



mercoledì 19 novembre 2014

Giovani favolosi


Tanto è stato scritto fin dalla sua uscita al Festival di Venezia, che fresco della visione di ieri sera, provo a sintetizzare con tre aggettivi: intenso, emozionante, abbagliante. E' il ritratto biografico di Leopardi realizzato da Mario Martone ne Il giovane favoloso grazie all'apporto monumentale di Elio Germano e alla strepitosa colonna sonora che alterna l'elettronica di Apparat con Gioacchino Rossini. Come raccontare l'anima di un poeta con rispetto, ma senza didascalismi; con una visione moderna come solo il cinema a volte può fare.

"Leopardi era un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca nelle sue varie forme, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato. Il Giovane Favoloso vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del Cinema." Mario Martone 

Bisogna essere assolutamente moderni scriveva Rimbaud nella Saison en enfer.
Mi piacerebbe che qualcuno fosse in grado di raccontare ai giorni nostri, come meriterebbe, anche la vita e le opere del grande poeta francese. E' grazie a lui, a Dino Campana, Leopardi e Majakovskij (e non certo ai professori avuti a scuola) se durante l'adolescenza cominciai ad amare la poesia. Ricordo la delusione per la piattezza di Poeti dall'inferno, film uscito nel 1995 con un acerbo Leonardo Di Caprio nei panni di Rimbaud.

martedì 30 luglio 2013

Broken

Nella periferia anonima di Londra si incrociano le vicende di tre famiglie, ognuna alle prese con qualcosa che si è spezzato per sempre (broken, appunto). Archie, il sempre ottimo Tim Roth, è un avvocato abbandonato dalla moglie che deve crescere due figli adolescenti: una maschio e una femmina (la dolce protagonista soprannominata affettuosamente Skunk, cioè puzzola). Oswald è un padre vedovo con tre figlie, violento e iperprotettivo. Rick è un ragazzo con problemi mentali che vive con i genitori apprensivi.
Siamo in pieno dramma sociale-familiare, genere che gli inglesi sanno trattare come pochi. In questo caso il regista è Rufus Norris, quasi esordiente al cinema ma veterano del teatro. Il racconto è incentrato sulla piccola e fragile Skunk, dodicenne protagonista di una serie di eventi drammatici che le segneranno l'esistenza.

Il film è stato presentato nel 2012 a Cannes e ha vinto nello stesso anno il British Independent Film Awards. Da non perdere: attori fantastici, regia asciutta e di alto livello e... preparate un fazzoletto. Dannazione, c'è proprio da soffrire e da commuoversi, sinceramente e senza tiri ruffiani: il bullismo, la scoperta del sesso, la delusione nei confronti del mondo adulto, la relazione con la malattia mentale. Una storia tenera e durissima come solo gli anni dell'adolescenza sanno essere.
Che ve lo dico a fa', in Italia niente distribuzione, perciò cercatelo su cineblog perché merita veramente. Inizio e titoli di coda sulle note della dolce Colours dei Blur, riadattata e cantata dalla stessa giovane protagonista Eloise Laurence: già più di una promessa.

lunedì 8 aprile 2013

Duecento album fondamentali: 1994

Tra grunge e trip-hop un'annata niente male, a cui si aggiunge il trionfo a Cannes di Pulp Fiction... con la strepitosa colonna sonora che ho voluto inserire con uno strappo alla regola.

134) Portishead - Dummy







135) Nirvana - MTV Unplugged





136) Jeff Buckley - Grace







137) Massive Attack - Protection







138) Alice in Chains - Jar of Flies






139) Stone Temple Pilots - Purple







140) Pulp Fiction - Soundtrack








venerdì 8 marzo 2013

Titoli di testa: Drive di Nicolas Winding Refn

Da qualche tempo stavo pensando a questa nuova rubrica che voglio inaugurare con l'atmosfera notturno-metropolitana e i titoli in corsivo rosa shock di Drive (Refn ha ammesso in un'intervista di essere daltonico!) sulle note pop sintetiche anni '80 di Nightcall. Particolarità di questi titoli di testa è che arrivano dieci minuti dopo la sequenza mozzafiato iniziale: furto-fuga-inseguimento sulle strade di New York. Fantastico film con un'apertura altrettanto degna. E poi Gosling, perfetto uomo macchina silente: una bomba ad orologeria pronta ad esplodere con il suo giubbotto vintage.



Qui un bell'assaggio di titoli nella storia del cinema