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martedì 21 dicembre 2010

I 10 Film più belli del 2010

A questo punto dell'anno con l'arrivo di Bande di Babbi Natale in Sudafrica, Turisti Somari e Velieri, i giochi sono fatti.
Sarà il periodo, ma quest'anno ai primi quattro posti solo film terribili, sia nella bellezza che nel contenuto. Tra parentesi la data d'uscita; dove non c'è commento, il link del titolo porta al post in cui si è parlato del film. Per una carrellata su tutte le visioni del 2010 passate sulla teiera volante (con tanto di voti) buttate l'occhio nella barra laterale dopo i follower.

10) Il Profeta - Jacques Audiard (19 marzo) 
Romanzo criminale di formazione alla francese. 
Film carcerario lontano dagli stereotipi: duro e asciutto, nonché appassionante nel pedinare in ogni dettaglio la scalata ai vertici della malavita dello spaurito e analfabeta Malik, diciannovenne che viene condannato a sei anni di reclusione. 

9) Noi credevamo - Mario Martone (12 novembre)

8) Avatar - James Cameron (15 gennaio)
C'è chi l'ha denigrato e chi l'ha esaltato. La storia non è niente di che, ma visivamente è pazzesco e come puro prodotto di intrattenimento, niente da dire.

7) Inception - Cristopher Nolan (24 settembre)
Come ho già scritto: un gioco di prestige affascinante e pienamente riuscito.

6) Il segreto dei suoi occhi - Juan José Campanella (4 giugno)

5) The Social Network - David Fincher (12 novembre)
Fincher non cerca di raccontare il fenomeno di Facebook, ma di investigare freddamente il lato oscuro del capitalismo del nuovo millennio. (cinematografo) Strepitosa la colonna sonora di Nine Inch Nails.

4) The Road - John Hillcoat (28 maggio)

3) Blindness - Fernando Meirelles (non ancora distribuito)
















La cecità come assenza di valori umani. La lotta per la sopravvivenza in un mondo terrificante dove la "privazione della vista è in un certo senso la privazione della ragione". Dal romanzo di Saramago (sue le parole virgolettate) una riuscita trasposizione cinematografica in cui brilla Julienne Moore.

2) L'uomo che verrà - Giorgio Diritti
(22 gennaio)

1) Dogtooth (Kynodontas)  - Yorgos Lanthimos (non ancora distribuito)


Opera geniale e concettualmente disturbante del regista greco, premiata a Cannes 2009 nella sezione Un Certain Regard. Tristemente ignorata dalla distribuzione italiana. 

E per concludere, anche quest'anno l'immancabile Brush Toilet
Per gli italiani si conferma Muccino con Baciami ancora
Per gli stranieri Legion di Scott Steward. 
Sicuramente si è visto anche di peggio, ma io me lo sono risparmiato.

giovedì 16 dicembre 2010

Noi credevamo


Finalmente venerdì scorso nel piccolo cinema a due passi dalla teiera volante è arrivato il film di Mario Martone sul Risorgimento. Fin dalla sua uscita ero in animo di andarlo a vedere, ma le tre ore, l'argomento trattato e le distanze da percorrere mi avevano trattenuto. Questa volta non potevo trovare scuse e così, in compagnia della fida pilota, ho affrontato l'impresa. All'inizio della proiezione c'erano esattamente dieci persone in sala (chissà quanto ancora resisterà). Dopo il primo tempo tre piccoli indiani erano già spariti; alla fine, a mezzanotte in punto, eravamo rimasti in cinque. E' vero che la parte ambientata nelle prigioni borboniche si dilunga un po', ma per me le tre ore sono volate. 
Il film mi è piaciuto perché racconta il Risorgimento senza retorica attraverso le vicende di  uomini comuni: tre amici e patrioti del Cilento, ognuno con i propri ideali ed il proprio destino. Se si conosce un po' la Storia evidentemente lo si può meglio apprezzare, ma il regista va decisamente oltre, offrendo una riflessione critica sui quarant'anni che hanno portato all'unità d'Italia; su quel che avrebbe potuto essere e non è stato; sulla frattura devastante tra Nord e Sud; sulla distanza tra popolo ed intellettuali; sui sogni traditi di una generazione di giovani rivoluzionari, rappresentata magistralmente dalla figura di Lo Cascio, repubblicano sconfitto e deluso dagli eventi.
Film amaro e lungo sì, ma profondo nella sua capacità di scavare fino a scoprire e mostrarci le radici malate del nostro Paese, riservandoci nel finale una sorta di flashforward con la visione in mezzo alla campagna di una costruzione non terminata, tipica del nostro Sud, con i pilastri in cemento armato.
Ci crediamo ancora?

lunedì 29 novembre 2010

La donna cannone

Precious - Lee Daniels (uscita 26/11/10)

Era un ebreo negro comunista, omosessuale, tossicomane. Avrebbe potuto farcela, se solo non fosse nato nel Bronx... recitava Freak Antoni in una delle sue poesie. 
Si può immaginare una situazione più marginale? Forse sì, se ci spostiamo ad Harlem per seguire le vicende di Precious. Una storia del ghetto, fatta di abusi e maltrattamenti, ma anche un inno alla dignità umana e di come questo valore possa essere calpestato dall'ignoranza e dal degrado sociale. L'impatto emotivo della storia originale resta fortissimo, grazie alla grande prova della debuttante Gabourey Sidibe e nonostante qualche divagazione patinata di troppo della regia.

Così la donna cannone, quell'enorme mistero volò
sola verso un cielo nero si incamminò ...

E alla fine qualche lacrimuccia scese dalla teiera.

giovedì 18 novembre 2010

Voglia di cinema


Sabato scorso per vedere Potiche, il nuovo film di Ozon, c'era la ressa. Era già la seconda settimana di programmazione nell'unico piccolo cinema rimasto in città a sfidare lo strapotere della multisala.
Noi credevamo, il film di Martone... non pervenuto: distribuito miseramente in 30 sale del Regno d'Italia con file interminabili. 
E' un discorso già affrontato; non ho nulla per partito preso contro le multisale: però rilevo che quest'anno l'80% dei film li ho visti da altre parti, semplicemente perché lì non sono stati programmati. 
Michele Serra ieri su L'amaca ha scritto: Vacilla (non solo al cinema, anche in televisione) l'idea che il mercato sia una specie di falce che mozza il capo di chiunque osi alzare la testa oltre il livello della mediocrità ... e aggiungo io: della pura logica commerciale.
Il mercato è l'alibi prediletto dei produttori paurosi, degli editori pigri e degli artisti conformisti: la frase "la gente non capirebbe" ha fatto più danni alle arti, alla comunicazione, alla cultura e anche alla politica di qualunque censura, di qualunque taglio, di qualunque crisi. 

P.S.: Ieri sera ho visto The Social Network: film molto ben riuscito. Fincher è una gran regista; non ha banalmente cercato di raccontare il fenomeno Facebook e le sue origini, ma (come ha scritto Zambenedetti su gli Spietatidi investigare freddamente il lato oscuro del capitalismo del nuovo millennio. 

lunedì 15 novembre 2010

Visioni - novembre francese

















Prima parte del mese dominata (casualmente) da tre bei film francesi.

Mammuth - Gustave de Kervern e Benoît Delépine  
Depardieu è un operaio che dopo anni di lavori faticosi e saltuari sta per andare in pensione e decide di partire con la sua vecchia moto alla ricerca di contributi e buste paga scomparse. La trama è il pretesto per un road-movie stralunato, tra situazioni paradossali e personaggi ai margini della società, a cominciare dallo stesso protagonista con la sua lunga chioma, l'aspetto goffo, trasandato e la sua disabilità sociale. L'intento di coinvolgere  riesce solo in parte, soprattutto per l'esiguità della sceneggiatura (scelta voluta dagli autori)  e un paio di situazioni forzate; è ammirevole comunque la capacità di raccontare la marginalità e lo spaesamento di una certa parte di società senza piagnistei, lasciando intravedere la possibilità di riscatto nella dignità e nella consapevolezza. Dagli autori di Louise-Michel.

Potiche - La bella statuina - François Ozon  
Sorprendente l'ecletticità di Ozon, un autore capace di cambiare registro con estrema facilità. Questa volta dirige una commedia dalla semplicità apparente che vede come protagonista Catherine Deneuve, calata alla perfezione nel ruolo di moglie di un facoltoso industriale e madre di famiglia negli anni settanta (per la precisione '77). Potiche è un termine dispregiativo francese per indicare le donne "decorative" che vivono all'ombra di un marito di successo. E' il caso, in apparenza, di Susan che mostrerà inaspettate doti politiche e imprenditoriali. Intrigante il rapporto fra l'aristocratica Deneuve e lo sfatto deputato comunista Depardieu, incoronato da una scena cult di ballo in stile Bee Gees per anziani.
Film anti-retoricamente politico e attuale in particolare per l'Italia, visto il ruolo delle donne-potiche nel nostro teatrino puttanocratico nazional-popolare.

Uomini di Dio - Xavier Beauvois  
Se n'è già parlato qui.

La scomparsa di Alice Creed - J. Blakeson  
Siamo alle solite: cioè andare su internet per riuscire a vedere un film che in Italia non viene distribuito. Questa volta è il caso di un claustrofobico thriller inglese realizzato a budget ridotto: The Disappearance of Alice Creed, del regista J. Blakeson, presentato lo scorso anno al Toronto Film Festival. Pareva dovesse uscire in agosto, poi a novembre, ma su IMDB nessuna notizia.
E' la storia di un sequestro, con un cast di soli tre attori (Alice e i suoi due rapitori) che tiene incollati alla sedia con diversi colpi di scena e capovolgimenti senza ricorrere ad effettacci, ma grazie ad una sceneggiatura congegnata ad arte, che si incrina solo leggermente negli ultimi venti minuti. Trailer

After.life - Agnieszka Wojtowicz-Vosloo  
Mistery pacco del mese. Poveva tranquillamente durare 25 minuti: tutto il tempo rimanente è una scusa per  vedere Christina Ricci mezza nuda e mezza morta.


legenda
     

martedì 2 novembre 2010

Uomini liberi


Uomini di Dio - di Xavier Beauvois

Non temo la morte, sono un uomo libero. 
Frere Luc Dochiér, monaco dal 1941 (interpretato da un grande Michel Lonsdale)

All'inizio del 1996, a quattro anni dal colpo di stato attuato dei militari algerini per impedire la presa del potere del Fronte Islamico della Salvezza, sette monaci circestensi vennero presi in ostaggio da un gruppo armato di fondamentalisti. 

Il regista racconta la vita di questi straordinari antieroi nel monastero di Thibirine nei mesi precedenti il loro sequestro; l'integrazione e la pacifica coesistenza di diverse fedi e la fine dell'utopia di una comunità multireligiosa; i dubbi, le umane paure e la loro scelta finale di restare per non tradire la loro missione di fronte all'imbarbarimento di un paese che amano e al quale hanno dedicato la vita. 
La lettera finale del monaco Christian de Chergé è un morso al cuore: 
Conosco anche la caricatura dell'islam che un certo islamismo incoraggia. E' troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con l’integralismo dei suoi estremisti. L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e un'anima.
Un film toccante, rispettoso e privo di strumentalizzazioni ideologiche: Beauvois prima di girarlo ha vissuto per un periodo in un convento ed è riuscito a trasmetterne lo spirito attraverso la storia che ha raccontato. 
Se un ateo impenitente come me l'ha apprezzato e si è anche commosso, significa che ha colpito nel segno, trovando una chiave universale per parlare di religione. Unica critica, dal mio punto di vista, è l'eccessiva frequenza dei momenti liturgici che (vi avverto) annoiano un po', anche se indubbiamente possono essere considerati funzionali alla ricostruzione della realtà monastica.
Molto più bello e significativo il titolo in francese (Des hommes et des dieux) che antepone l'idea di uomo a quella di Dio, rispetto alla traduzione (tradizione?) italiana. 

lunedì 1 novembre 2010

Visioni - Ottobre 2010


Mese senza acuti, solo qualche buon film. Per novembre intanto ho già una discreta lista con alte aspettative. La cosa curiosa è che tre su sei sono francesi:
Animal Kingdom (opera prima dell'australiano Michôd premiata al Sundance)
Post Mortem del cileno Pablo Larrain (Tony Manero)
Mammuth di Benoît Delépine (Louise Michel)
Uomini di Dio di Xavier Beavois
Potiche - La bella statuina di François Ozon
The Social Network - di David Fincher. Il film sulla storia di Facebook: chissà!

Benvenuti a Zombieland - Ruben Fleisher  
Presente L'alba dei morti dementi? (Orrenda traduzione di Shaun of the dead). Questa però come parodia degli Zombie Movie è un po' meno divertente. Cameo esilarante di Bill Murray che recita se stesso. Uscito solo in DVD.

La Passione - Carlo Mazzacurati  
L'essere ancora considerato un regista emergente a 50 anni è la croce di Gianni Dubois (Silvio Orlando) alle prese fra l'altro con una crisi d'ispirazione e guai assortiti in arrivo. Commedia godibile, però con alcuni personaggi sempre sul filo della macchietta e della battuta facile.

La solitudine dei numeri primi - Saverio Costanzo  
  
Visivamente potente e suggestivo, con un gran montaggio utilizzato per raccontare in parallelo le storie dei due protagonisti. Rimandi espliciti ad atmosfere horror alla Dario Argento, più una citazione dell'Overlook Hotel di Shining. Peccato per il (parziale) naufragio narrativo della seconda parte.

Quella sera dorata - James Ivory  
Film dal sapore letterario; dall'andamento lento, ma abbastanza godibile. Si potrebbe definire un classico film alla Ivory, con i suoi  pregi e i suoi difetti. Certo che se si mette a confronto con opere come Casa Howard...

Io sono l'amore - Luca Guadagnino  

Storia familiare ambientata nella Milano che lavora (neanche tanto) presso la ricca dimora della famiglia Recchi. Tilda Swinton è la moglie di un industriale che perde la testa per un cuoco e combina una cazzata. Punto. Quasi fine della trama. La noia e un manierismo irritante vi sommergeranno. Mi ero dimenticato che il regista è quello di Melissa P. e sono stato punito. 

My son my son what have ye done - Werner Herzog  
Tra villette rosa della periferia americana si annida la follia. Lynch alla produzione (a quando un nuovo film? Siamo in astinenza) e Herzog alla regia: il connubio poteva essere micidiale. Alla fine invece resta solo una collaborazione interessante. Film dell'orrore senza sangue che ripercorre il viaggio mentale di un bravissimo Michael Shannon verso il matricidio (non svelo nulla, è l'inizio del film).

Il Rifugio - François Ozon  
Regista prolifico che amo particolarmente. Un'opera "minore" che richiama i film di Rhomer. Il tema è ancora la maternità come nel precedente Ricky.


legenda
     

mercoledì 29 settembre 2010

Visioni - Settembre 2010

Inception - Cristopher Nolan  
Superati i preliminari didascalici necessari per entrare nella filosofia del sogno, ci si immerge nel viaggione: un gioco di prestige affascinante e pienamente riuscito. Per i miei gusti alcune scene d'azione (soprattutto quella sulla neve) potevano essere leggermente ridotte per dare maggior spazio ad altri aspetti più intriganti, ma in ogni caso grandissimo merito a Nolan per aver avuto le palle nel proporre una storia dall'architettura così complessa nell'ambito di una produzione blockbuster. 
Non sprecatevi la visione con il download di versioni mortificanti: qui serve il grande schermo e basta.

Somewhere - Sofia Coppola  
Se n'è parlato qui.

Indovina chi sposa Sally - Stephen Burke  
In questo caso, per fortuna, non ho pagato il biglietto del cinema. Pensavo di vedere una commedia leggera sì, ma divertente o all'inglese (in questo caso irlandese). Una ciofeca! Fiacco e scontato.

Fratelli in erba - Tim Blake Nelson  
Ridicola traduzione italiana di Leaves of grass. Mi ha lasciato un po' così. Una commedia tragicomica con citazioni filosofiche e poetiche (spesso forzate) che tenta di muoversi nei territori cari ai fratelli Coen con risultati alterni. Ed Norton un po' troppo caricaturale nella parte dei due gemelli.

London River - Rachid Bouchareb  
Uscito in sordina a fine agosto, è ambientato a Londra durante gli attentati terroristici del 2005. Una storia di diffidenze che lentamente si sgretolano per lasciare posto alla comprensione e alla solidarietà tra i due protagonisti che vedete seduti nella panchina in alto.

Una storia vera - David Lynch (1999)  
Dulcis in fundo.Chissà perché per tanto tempo ho mancato l'appuntamento con un capolavoro del genere.
Una meditazione sulla morte, sulla memoria, il passato e la famiglia; ma anche un grande film sul passaggio, la frontiera, l'America più bella e più umana... Un film pieno di emozioni, assolutamente lynchiano nel suo essere quietamente attonito e insieme un antidoto alla superficialità del cinema contemporaneo. Mereghetti

LEGENDA
     

giovedì 16 settembre 2010

Metropia

Una società impaurita e decadente dove le città sono collegate con La Metro, l'unico sistema di trasporto funzionante, in grado in pochi minuti di far viaggiare le persone da una capitale europea all'altra. La Trexx, una potente multinazionale, può controllare la mente di una parte della popolazione mandando avvisi e messaggi pubblicitari attraverso una misteriosa voce interiore. La TV trasmette Il Rifugio, un seguitissimo reality-quiz a premi per clandestini: chi arriverà in fondo riceverà come premio la possibilità di restare in un'Europa che sopravvive con le risorse energetiche al collasso. Siamo nel 2024.
Un futuro da incubo rappresentato attraverso un'interessante ed originale animazione ottenuta tramite l'uso di un comunissimo software con cui il regista svedese di origine egiziana Tarik Saleh ha dato vita a personaggi iperealistici e grotteschi allo stesso tempo. Le suggestioni kafkiane e le atmosfere distopiche alla Orwell purtroppo non sono supportate a pieno da una sceneggiatura convincente e le disavventure di Roger, il paranoico protagonista della storia, risultano (non so quanto volutamente) senza ritmo. Presentato al festival del cinema di Venezia lo scorso anno e non distribuito in Italia, merita comunque una visione (in rete si trova con i sottotitoli in italiano). Trailer