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mercoledì 1 agosto 2018

L'imprevedibile potere della musica

La Roux, nome d'arte di Elly Jackson, è arrivata al successo giovanissima nel 2009, forse troppo velocemente. Tant'è che a un certo punto si era smarrita in una specie di burn out da sovraesposizione.
"Era come se questa grande palla di tensione nella mia gola si fosse chiusa e io non ne avessi il controllo. Non ho potuto cantare per circa un anno". 
Ci sono canzoni, a volte anche recenti, che in modo sorprendente innescano nel cervello un meccanismo che ci riporta indietro: è un fenomeno studiato ed è relativo alla produzione di dopamina collegata ai ricordi piacevoli della nostra vita. Let me down gently è per me uno di quei brani. Non so come o perché, ma ha il potere di trasportarmi emotivamente in una bolla di nostalgia ad un'estate spensierata e allo stesso tempo malinconica verso la fine degli anni '80 che ha avuto come sottofondo True Faith, Sign O' The TimeThere Is A Light That Never Goes Out e la dolcissima Orpheus di David Sylvian. Gli ultimi mesi prima della stagione adulta delle responsabilità e del distacco definitivo dai genitori.
In questa versione live mi fa impazzire, compreso l'assolo finale di sax vintage. La Roux è al lavoro per il terzo album.

venerdì 10 ottobre 2014

John De Leo - IL Grande Abarasse

John De Leo con la voce è un fenomeno: un artista capace come pochi di portare il proprio talento al servizio della sperimentazione. L'ho conosciuto di persona e visto diverse volte dal vivo fin dai tempi dei Quintorigo. L'ho sentito cantare e fare cose incredibili. Il verbo "fare" non è casuale, perché con la sua voce-orchestra lui dialoga realmente con ogni strumento, riuscendo a costruire ed esplorare zone ignote: territori dove passeggiava normalmente gente come Demetrio Stratos.
Dopo sei anni di progetti vari arriva Il Grande Abarasse, secondo album solista di John De Leo, accompagnato in alcuni brani dall'Orchestra Filarmonica di Bologna.
Stefano Benni, che ha lavorato con lui, l'ha ironicamente definito alla sua maniera: fa del jazz ma non è jazzista; fa musica contemporanea, ma sembra Rasputin; ha suonato con Uri Caine ma non si ricorda perché è completamente pazzo. Lo hanno avvicinato a Demetrio Stratos e Tim Buckley ma lui si sente vicino a Willy Coyote.
Il titolo dell'album è volutamente enigmatico, un po' come le composizioni che mischiano la poesia con i toni grotteschi, la musica colta con la mazurka, il pop con l'avanguardia. Prima dell'uscita è partito l'invito verso i frequentatori del suo sito a dare una definizione su che cosa poteva essere Il Grande Abarasse, con tanto di copia premio per coloro che davano le risposte più originali.  

Ogni canzone è una soggettiva all'interno dei pensieri dei vari personaggi che popolano un fantomatico condominio, fra cui ad esempio l'anziano de La Mazurka del Misantropo, che sproloquia con una badante dell'Est di nome Tania. Il paragone visivo più azzeccato che ho letto e che è venuto in mente anche a me, è quello con le atmosfere di Delicatessen, il surreale film di Jeunet e Caro ambientato proprio all'interno di un palazzo abitato da inquilini stralunati. 
Nell'insieme il disco è a tratti piuttosto spiazzante e certamente non facile da approcciare; io lo preferisco comunque nella sua funambolica dimensione live accompagnato da mini orchestra o anche in duo con Fabrizio Tarroni alla chitarra, capace come pochi con la sua duttilità di assecondare e supportare il talento puro di John. D'altra parte lui è stato molto chiaro e diretto nel dire:
"Pasolini diceva che lo spettatore deve fare tanta fatica quanta ne faceva lui per concepire i film. Ecco, io non dico che un ascoltatore debba faticare, però non voglio neanche cantare quel che la gente s'aspetta di sentire. Sarebbe noioso, se non offensivo. Prendi Björk: non fa dischi esattamente canticchiabili, però dietro c'è un pensiero musicale, un concetto stimolante. Il rispetto per il pubblico non sta nell'accontentarlo".

mercoledì 8 ottobre 2014

Butterfly Effect: il ritorno di A Toys Orchestra

Nel 2010, ai tempi di Midnight Talk, era stato amore al primo ascolto, confermato poi dal vivo. Quell'anno furono premiati come miglior gruppo indipendente italiano grazie ad un pop cristallino d'ispirazione brit a dir poco raro nel panorama nostrano. Ad una settimana dall'uscita ufficiale del nuovo album, intitolato Butterfly Effect, la band di Agropoli poche ore fa ha postato lo streaming integrale. Speriamo bene.
Buon ascolto!

martedì 16 settembre 2014

Appunti musicali: alt-J (∆) e J Mascis

 

Fattore J, lettera comune agli alt-J ed a J Mascis che con tre decenni di carriera alle spalle potrebbe essere idealmente loro padre.
Alt-J, ovvero ∆, sono i ragazzi di Leeds che dopo il botto del primo album in tanti stavamo aspettando al varco. 
Per quanto mi riguarda non hanno tradito le aspettative: dallo scorso weekend è in rete e in streaming il loro secondo lavoro, intitolato This is all yours. L'ho già ascoltato tre volte. I singoli avevano fatto ben presagire e devo dire che nonostante una flessione nella parte finale, il livello è alto ed il loro stile inconfondibile (un mix di ritmi, elettronica, folk e ballate malinconiche) resta una delle sorprese musicali più gradevoli degli ultimi anni. Attenzione a non esagerare con i coretti (tipo quelli predominanti nell'intro) che personalmente non mi entusiasmano. Provate però ad ascoltare Nara, la terza canzone: i Radiohead sanno ancora scrivere pezzi così? Commovente!



Una settimana fa mi è arrivato un messaggio da Bologna:
"J Mascis - Tied a star, secondo me ti piace". Non sono stato un fan dei Dinosaur Jr, ma non potevo sottrarmi a questa dritta.
Ho fatto bene perché alla soglia dei cinquant'anni l'ultimo lavoro solista di J Mascis è l'esempio di chi non dorme sugli allori e si rimette in gioco alla grande. Una vena acustica ed elettrica da songwriter alla Neil Young che prima ti spiazza e poi scalda l'anima con quel mix di malinconia e vibrazioni positive. Per me una sorpresa/scoperta doppia, anche perché il consiglio era di mio figlio.

Due dischi che hanno riacceso un 2014 musicalmente abbastanza fiacco.

mercoledì 3 settembre 2014

Jah Wobble presents PJ Higgins

Quando cominciai a suonare dal vivo le prime influenze musicali provenivano dalla scena post punk soprattutto inglese che assimilavamo come carta assorbente l'inchiostro. Nella prima esibizione, una delle rare volte in cui suonammo covers, fu scelto anche un brano dei PiL e per la precisione Socialist, probabilmente perché essendo strumentale risolveva il problema del cantato.

Questo breve ricordo per introdurre il nome di Jah Wobble; i vecchi fan e appassionati lo ricorderanno di certo come cofondatore dei PiL e traghettatore alla fine degli anni '70 del post punk verso nuovi e fino allora sconosciuti territori dub e world, uniti all'alienazione urbana incarnata dalla voce di John Lydon. La carriera solista del bassista dei Pil ha avuto alti e bassi ed è stato complicato, soprattutto prima della rete, seguire i suoi progetti musicali. Alla fine degli anni '80 era quasi fuori dal giro e per campare costretto a fare le pulizie nelle stazioni, occupandosi di musica solo nel temo libero.
Dopo innumerevoli collaborazioni con risultati alterni, ora le sue sinuose linee di basso si sono incrociate con la splendida voce di PJ Higgins, cantante del collettivo londinese Dub Colossus. Il risultato è una sorta di dub-reggae notturno con venature trip hop.
Tutta la sua storia e la discografia in un articolo completo su ondarock.
 

lunedì 1 settembre 2014

Teiera vol. 12 - Music for fake summer end

Se ne va mestamente l'ultimo weekend d'agosto dell'estate più piovosa del secolo. Fra un acquazzone e l'altro ho racimolato qualche canzone per la compilation n. 12.
Fra gli album più attesi in settembre il nuovo Alt J (qui il singolo Left Hand Free).




domenica 20 luglio 2014

Afghan Whigs ovvero l'irresistibile fascino della metropolitana di NYC

Prendere la metropolitana in estate a New York è un'esperienza affascinante ma estrema: scese le scale l'afa diventa insopportabile, poi una volta saliti sui vagoni si viene investiti da un'ondata di gelo siberiano con uno sbalzo minimo di 20 gradi. Gli abitanti della grande mela non fanno una piega, probabilmente nel corso del tempo hanno avuto una mutazione genetica che gli permette di sopportare qualsiasi temperatura con indifferenza. Per fortuna qualche spettacolo è sempre assicurato: musicisti di ogni genere si esibiscono nei sottopassaggi; una volta ci siamo incantati per più di mezzora ad ascoltare tre ragazzi ai fiati accompagnati da un percussionista strepitoso. Ballerini pronti ad ogni tipo di performance appaiono spesso sui vagoni: una tradizione di New York fin dai primi anni settanta.
Ultimamente però la polizia del nuovo sindaco Bill de Blasio ha messo in atto una campagna repressiva che ha portato all'arresto di più di duecento performers accusati di disturbare viaggiatori. In realtà pare che molte di queste operazioni siano state accompagnate dai sonori booo dei passeggeri che nella maggioranza dei casi, lo dico per esperienza diretta, non hanno nulla in contrario: sono indifferenti oppure tendono a divertirsi.

La copilota della teiera nei meandri della subway

I musicisti di cui sopra












































Gli Afghan Whigs, tornati con un nuovo album dopo sedici anni, hanno realizzato un video con vari ballerini che si esibiscono in un vagone della metropolitana in risposta polemica proprio su questa questione. Tutto da vedere!


sabato 21 giugno 2014

Wild Beasts - Mecca

Uno degli album più interessanti di questi primi sei mesi del 2014. Present Tense è il quarto lavoro degli inglesi Wild Beasts. Qualche giorno fa è uscito il video di Mecca.
Fra le varie definizioni di genere, quella che compare in modo più ricorrente riguardo la loro musica è art-rock o art-pop. 
Ormai le etichette sono diventate un giungla inestricabile, però mi pare valida una definizione che ho trovato e tradotto da rateyourmusic, che così ho sintetizzato: un genere che fonde le melodie della musica pop con elementi non convenzionali o sperimentali come l'uso di strutture progressive, cambi di tempo repentini, sperimentazione vocale, frequente aggiunta di diversi elementi elettronici o sinfonici...

giovedì 22 maggio 2014

Quando il videoclip diventa (quasi) cinema

Non ho una particolare passione per i videoclip musicali a parte quando alla qualità del brano si abbina una storia che sconfina in veri e propri ambiti cinematografici.
E' quello che accade con l'ultimo video degli Arcade Fire (We Exist) e ancor di più nei sette minuti di Around Town (secondo singolo del prossimo album dei Kooks da Brighton) dichiaratamente ispirati a Luc Besson e Tarantino nel raccontare le gesta di una giovanissima e spietata criminale, assoldata dal boss dopo un iniziale colloquio di lavoro. Gran ritmo, con basso pompante e l'aggiunta di cori gospel che donano un tocco di sacralità blasfema.




domenica 27 aprile 2014

Cura Robespierre: da Q a L'Armata dei Sonnambuli

In contemporanea all'uscita de L'armata dei sonnambuli, una sorpresa da parte della sezione musicale dei Wu Ming: è in distribuzione dal 18 aprile un album intitolato Bioscop che raccoglie in versi e musica le mini biografie o racconti biografici di alcuni personaggi maschili, contemporanei e non, fra cui: Vittorio Arrigoni, Juan Manuel Fangio, Socrates, Peter Norman, Bradley Manning, Hồ Chí Minh. Seguirà una seconda parte al femminile. Al di là dell'aspetto musicale, il disco ha il pregio di riportare alla luce storie poco conosciute come ad esempio quella dell'australiano Peter Norman, medaglia d'argento nei 200 alle olimpiadi di Messico '68, boicottato per tutta la vita dal suo paese per aver solidarizzato con Tommie Smith e John Carlos. Com'è noto i due atleti americani sul podio misero in scena la più eclatante protesta nella storia dei giochi olimpici, con il guanto nero e il pugno chiuso durante l'esecuzione dell'inno.
Tornando al campo letterario, prosegue il viaggio affascinante nella Storia del collettivo bolognese, giunto ormai al giro di boa dei vent'anni. C'è un filo prezioso di ricerca, passione e attualità che lega questi libri attraverso i quali gli autori riescono sempre a parlare al nostro presente attraverso la formula del romanzo storico. Li ho letti tutti e il mio preferito resta sempre Q, il primogenito e il punto di partenza della loro bibliografia. Questa volta ne L'armata dei sonnambuli la macchina del tempo di Wu Ming ci porta alla madre di tutte le storie, nonché della modernità: la Francia della rivoluzione e più precisamente del 1794, periodo immediatamente successivo al Regime del Terrore del Comitato di Salute Pubblica guidato da Robespierre. E' l'ora della cura e della lettura.

L’armata dei sonnambuli sono le folle dei commuters della subway londinese all’ora di punta, sono le folle che si accalcano all’entrata del supermercato il giorno in cui c’è uno sconto, sono i milioni di oppressi che vanno a votare per il loro oppressore, sono l’immenso pubblico della televisione multiforme e uniforme.
Grazie all’azione ipnotica di un cospiratore reazionario si forma l’armata dei sonnambuli: un esercito di schiavi che si identificano con il loro padrone e ne eseguono ciecamente i disegni perché la loro coscienza e la loro sensibilità sono state ipnotizzate, anestetizzate. Da questo punto di vista il romanzo racconta(anche) il divenire automa dell’umanità moderna.
Franco Berardi "Bifo"



mercoledì 16 aprile 2014

Teiera volante vol.11: Spotify o non Spotify?

La mia prima volta su Spotify. L'anno scorso avevo creato un account che però usavo di rado, più che altro per ascoltare musica in giro per la rete. Non ho ancora un'opinione precisa su questo servizio anche se non comprendo le critiche di Nigel Godrich  (“Se il pubblico avesse ascoltato Spotify e non acquistato dischi nel 1973, dubito che Dark Side of the Moon dei Pink Floyd sarebbe stato registrato, sarebbe stato troppo caro”) visto che siamo nel 2014, come testimonia questa compilation che raccoglie alcuni fra i brani che più ho apprezzato in questi primi mesi dell'anno.

mercoledì 2 aprile 2014

Desert Blues: Toumast Tincha (il popolo è stato svenduto)



Nel titolo del post c'è anche l'amara traduzione del titolo del brano dei Tinariwen. Il video è ambientato attraverso il deserto di Joshua Tree. Emmaar, il sesto album del collettivo del Mali, è uscito il 10 febbraio.

«Dovevamo registrare in un deserto. Ci piacerebbe vivere in pace nel nord del Mali, ma è difficile, non c’è amministrazione, banche, cibo, benzina. Noi amiamo i deserti, sono posti dove stiamo bene per vivere e per creare».
Tinariwen - Emmaar... recensione di una vita non di un disco

E sempre a proposito di desert blues e band del Mali, da leggere il post di Wu Ming 5 intitolato Desert Blues. Armi e chitarre dei Tuareg

Joshua Tree 2001 e Sahara 2011: due luoghi magici che ho avuto la fortuna di visitare a dieci anni di distanza l'uno dall'altro.

La pilota sulla duna al tramonto

lunedì 3 marzo 2014

Appunti musicali #9: Wild Beasts and Police Woman



Completato l'epocale trasloco della teiera, la musica sta gradualmente riguadagnando la posizione che merita e che ha sempre avuto nelle mie giornate.
Past Tense, Il quarto album degli inglesi Wild Beasts, dopo tre anni di pausa, è una delle cose migliori ascoltate in questi primi due mesi dell'anno. Malinconia di fondo ed equilibrio mirabile fra la freddezza dell'elettronica ed il calore delle ritmiche e della voce di Hayden Thorpe. 

Il ritorno di una musicista che amo: Joan Wasser, meglio nota come Joan as Police Woman. Esce a giorni il suo nuovo album intitolato The Classic. Presto sarà anche dalle mie parti in concerto, l'11 aprile a Ravenna. Non sarà facile eguagliare la classe e l'eleganza del precedente The Deep Field.

mercoledì 11 dicembre 2013

Joan As Policewoman - The Classic

Sensazioni positive (come quelle trasmesse da questa canzone) nonostante lo sbattimento, la crisi e la marea di burocrazia che si è abbattuta sulla teiera.
A marzo uscirà il nuovo album di Joan Wasser, meglio nota come Joan As Policewoman, che in questo singolo riscopre la leggerezza del doo-woop cantando lungo le strade ed i marciapiedi di New York in compagnia di Joseph Arthur. Speriamo sappia ripetere la magia dell'ultimo album: The Deep Field, uno dei migliori del 2011.