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venerdì 3 luglio 2020

In ricordo del maratoneta pensionato

Strana parabola quella di mio padre: da giovane è stato grande un grande appassionato di moto, mi ricordo che aveva una Kawasaki 500, soprannominata bara volante per quanto era sgarbata. Da bravo romagnolo era anche un tifoso accanito di Renzo Pasolini (uno dei rivali più sfortunati di Agostini) e tutti gli anni da bambino mi portava a Imola a vedere le corse. La seconda fase, fino ai 50 anni, è stata quella della bicicletta; era stato soprannominato Fuente da amici e colleghi per le sue doti di scalatore. Infine con la pensione è esploso l'amore per il podismo. Grazie al tempo libero, si è potuto dedicare con soddisfazione alla maratona e contemporaneamente all'attività di casalingo (massaino rurale, come si era autodefinito). Siccome le cose ci piaceva farle per bene, ha partecipato con risultati più che dignitosi alle maratone di New York, Londra, Helsinki e Venezia, oltre a quelle locali.

A un anno esatto dalla morte di mia madre ci ha lasciato anche lui. Vittima collaterale del Covid, a causa del quale erano state posticipate diverse visite, fra cui quella per il cuore. Un cuore da fondista da 40 battiti al minuto diventato improvvisamente troppo fragile. Voglio ricordarti così, da giovane negli anni settanta, su una delle prime moto. Ciao maratoneta!

martedì 2 luglio 2019

Lasciatemi andare

Nel sogno accompagno mia madre in una bellissima struttura dove possono prendersi cura di lei. Dentro di me sento che c'è qualcosa che non va: mi segue poco volentieri con i suoi passi incerti. A un certo punto mi giro ed è scomparsa. La cerco disperatamente, ma nessuno l'ha vista e temo che si sia persa anche per via della malattia che le ha azzerato la memoria e l'orientamento.
Comincio a girovagare, poi vengo attratto da una musica che proviene dal cortile di casa sua. Mi avvicino e mi ritrovo in mezzo ad una compagnia di ballerini e musicisti: sembra di essere entrato in un musical, tipo Hair o Across the Universe. Tutti suonano e ballano intorno a mia madre. Lei indossa un cappello con abiti colorati da figlia dei fiori e canta felice. Con mio stupore però, il brano non è Aquarius o un pezzo dei Beatles come ci si potrebbe aspettare, ma una vecchia canzone di Mino Reitano, di certo un ricordo della mia infanzia, quando al sabato si guardava Canzonissima. Sta proprio cantando il ritornello che dice: Avevo un cuore che ti amava tanto. Di fianco a me due ragazzi provenienti dal gay pride mi dicono con un marcato accento milanese (chissà perché): Certo che tua madre è una forza della natura! Se fosse una pittrice, mica farebbe degli acquarelli tenui e delicati...

Mi sono svegliato piangendo, per poi riaddormentarmi col sorriso sulle labbra dopo essermi appuntato il sogno per paura di dimenticarlo. Era esattamente l'una di notte di domenica scorsa, il giorno prima del suo funerale.
E' stato un periodo molto duro, ma questo per me è stato un sogno bellissimo. Da tanto tempo, da quando si era accorta che la mente la stava abbandonando, anche lei se ne voleva andare. Chissà, forse proprio in quel posto in cui l'ho vista cantare e ballare.

lunedì 11 marzo 2019

Diventa demente

Dedico un po' di tempo e di parole alle vecchie dolci signore sempre sedute accanto a mia madre. Hanno accolto la sua vivacità come una benedizione.
Trattengo un groppo in gola quando sento Gina dire siamo qui perché noi abbiamo bisogno.

La vita si è allungata, dicono. Ma quale cazzo di vita! 
C'è chi invecchia e diventa demente e c'è chi approda nella terra di mezzo. Lo so, siamo in tanti a dover lavorare con i genitori anziani, i figli che hanno ancora bisogno e magari anche i nipoti. 

Se è vero che è una ruota che gira quando sarà il mio turno, per farmi beffe delle ingiurie del tempo, farò come mia madre che canta tutto il giorno. Solo le canzoni saranno differenti.