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martedì 17 dicembre 2019

Gli altri anni '80: doppia puntata su Radio Sonora

Stasera alle 22 su Radio Sonora sarò ospite del programma Brazzzwave per la prima di due puntate sugli anni '80 dove si parlerà di musica e altro. Link sul logo per la radio e questi sono i link per i podcast delle puntate 1 e 2.

Al netto di tastiere tamarre, synth-pop plastificato e rock da stadio, gli anni '80 (sulla scia della fine del decennio precedente) hanno prodotto nuovi generi e band seminali che hanno influenzato il corso della musica. Mi riferisco in particolare a post punk e new wave in tutte le derivazioni. Un'onda lunga che ancora oggi influenza una moltitudine di band e musicisti. Ci sono tante cose da riscoprire e da riascoltare, come la bellissima e commovente Dear God degli XTC: una lettera immaginaria che l'autore Andy Partridge scrive a Dio mettendo in dubbio la sua benevolenza e la sua esistenza. Molti negozi rifiutarono il singolo per paura di ritorsioni.

...Non crederò nel paradiso e nell'inferno,
niente santi e peccatori, nessun diavolo per buon conto,
nessun cancello con le perle, niente corona di spine,
tu lasci sempre noi umani nelle peste
le guerre che porti, i bimbi che anneghi,
i dispersi del mare mai ritrovati, e accade così ovunque nel mondo intero,
le ferite che vedo aiutano a capire che Padre Figlio e Spirito Santo sono la truffa ad opera di qualcuno non certo sacro
e se tu sei lì in alto percepirai che sto parlando col cuore aperto
Se c'è una cosa in cui io non credo
Sei tu... Caro Dio.


La scaletta della prima puntata:

The The -Violence Of Truth 1989
Cassiber - At last I'm free 1984
David Sylvian - Taking The Veil 1986
Brian Eno & David Byrne - Regiment 1981
Surprize - Don't Want Be Easier 1982
XTC - Dear God 1986
Tuxedomoon - Incubus (Blue Suit) 1981
23 Skidoo - Coup 1983



sabato 6 aprile 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: #2 Hiroshima Mon Amour

Unici e soprattutto i primi nel panorama inglese di fine anni '70 ad unire il punk con il glam rock e l'elettronica, utilizzando anche il violino. Tutto ciò fino al terzo album Systems of Romance. In seguito, con l'uscita di John Foxx, vi fu una svolta verso un sinth-pop melodico che andò per la maggiore per quasi tutti gli anni '80. I primi tre album degli Ultravox li ho ascoltati infinite volte; il seguito per me è trascurabile.
Hiroshima mon amour è il brano di chiusura del secondo disco Ha Ha Ha, nonché lato B del singolo ROckwrok. Una splendida canzone ritmata dalla drum-machine (la TR 77 della Roland ormai nei musei della musica) e dalla batteria, accompagnata da un basso geometrico e potente e dal synth in primo piano. Il tutto in contrasto con il cantato romantico, quasi decadente. Uno dei loro brani più belli che richiama, non so quanto volutamente, le atmosfere del Bowie berlinese. Come singolo non entrò nella pop charts, ma la Island Records continuò ad avere fiducia nel gruppo. Brian Eno fu il primo produttore.

domenica 25 settembre 2016

Another Green World - un disco che fluttua ancora nel futuro


Al ritmo di The Big Ship, cala pigramente una sera di fine settembre con i colori ancori caldi di fine estate. Quarant'anni anni e non sentirli per niente. 
Narra la leggenda che Brian Eno fosse stato ispirato da un disco di musica per arpa del Settecento, ascoltato a volume così basso da confondere le note con il rumore della pioggia. Quattordici ritratti d'autore per una lezione irripetibile che alterna sprazzi di pop raffinato alla musica d'avanguardia.
Bisogna essere assolutamente moderni ha scritto Rimbaud. Forse si riferiva proprio a questa capacità di tracciare rotte indelebili nell'arte, nella letteratura, nella musica.

domenica 6 marzo 2016

Brian Eno & David Bowie unplugged

Brian Eno ha sempre avuto una marcia in più, basti ricordare quello che sono riusciti a realizzare i Talking Heads con Remain in Light e David Bowie con la trilogia berlinese. Citando uno dei suoi album più riusciti (Before and after the science) si può parlare di musica prima e dopo Eno.
Lui e Bowie erano grandi amici.
Negli ultimi mesi sul suo profilo twitter Eno ha pubblicato un sacco di materiale su Bowie: foto, video, interviste e ieri anche un link da cui scaricare un bootleg (cosa che fa spesso anche per altri musicisti). Si tratta di un unplugged con parecchie rarità acustiche fra cui anche una bella versione di White Light White Hit.

Buon ascolto e grazie ad Eno per la segnalazione.




martedì 18 marzo 2014

Brian Eno - Third Uncle

Talmente avanti da inventare il post punk ancor prima del punk.
Third Uncle è il primo brano della facciata B di Taking Tiger Mountain (1974), secondo album solista di Brian Eno che vide il contributo di Phil Manzanera e Robert Wyatt.
Il basso pulsante dell'intro ricalca sfacciatamente la ritmica e il timbro di One of these days dei Pink Floyd, poi la canzone prende tutta un'altra piega, anticipando le tendenze musicali degli anni a venire fino a quando, in coppia con D. Byrne, quel geniaccio di Eno spalancò nuove frontiere della musica con quel capolavoro (ancora oggi in grado di scuotermi ed esaltarmi) che è My life in the bush of ghosts.
Tornando al brano in questione, una delle cover più conosciute, non a caso, è quella che fecero i Bauhaus nel 1982 come apertura del loro terzo album The Sky's Gone out.




lunedì 7 luglio 2008

20 Album vissuti: 4° Talking Heads - Remain in light 1980

Una folgorazione. Questo disco per me fu veramente un'autentica rivelazione, una visione del futuro e di come sarebbe cambiata la musica nei decenni a venire. Ancora oggi riascoltandolo non teme in nessuna maniera il peso degli anni passati. Un album di luce (la prima facciata) e di oscurità (la seconda). Un connubio musicale che ha unito il genio di David Byrne con l'esperienza di Brian Eno in un'alchimia di funk, percussioni tribali, elettronica, rock con in più la chitarra furiosa di Adrian Below e l'inconfondibile basso di Tina Weymouth. Ascoltando soprattutto la prima parte viene una gran voglia di muoversi, impossibile resistere. Infatti "Crosseyed and Painless" diventò quasi una hit da discoteca alternative. Io quel genere di musica desideravo anche suonarla, per lo meno qualcosa che si potesse idealmente avvicinare; era un impulso irrefrenabile. Da qualche anno avevo abbandonato la chitarra acustica per maneggiare quella elettrica. Avevamo formato il nostro primo gruppo, il cui nome era impensabile potesse comparire scritto o stampato senza rischiare seriamente l'apologia di reato: avevamo infatti deciso di chiamarci "Aldo Morto e le B.R.". Visto col senno degli anni, non è per niente divertente, però la nostra testa allora funzionava così. Almeno avemmo l'accortezza, le poche volte che ci chiamarono a suonare in pubblico, di non svelare il vero nome; quando ce lo chiedevano rispondevamo ridendo sotto i baffi "Tua sorella"! E così con quel nome fasullo riuscimmo a partecipare nel 1980 ad un paio di concerti con altri gruppi. Durante le nostre prove mettemmo a punto due cover: "Psyco Killer" dei Talking Heads (in cui io cantavo e ci veniva discretamente) e "Socialist" dei P.I.L. di John Lydon, ex Johnny Rotten dei Sex Pistols. In questo brano, che in effetti si presta molto, davamo sfogo a tutta la nostra esuberanza e voglia di caos, creando un improbabile intreccio di suoni stridenti tra chitarre e synt; la durata del brano era imprecisata. Il gruppo durò pochi mesi, ma la new wave ormai ci aveva contagiato e presto sarebbero nati i Reverse. Era un periodo di incredibile energia, vitalità e confusione; dopo il boom del concerto di Patti Smith del 1979, l'anno dopo in Emilia Romagna iniziò la stagione dei concerti: a distanza di pochi mesi ne vidi 6 fantastici: Talking Heads e Devo al palasport di Bologna, Bauhaus e A Certain Ratio al Punto a Capo, Killing Joke non ricordo dove, Siouxie and the Banshees all'Aleph di Gabicce Mare.