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lunedì 11 maggio 2020

Compie 40 anni il capolavoro della new wave italiana

Inverno 1980/81
Frequentavo l'università a Bologna e uscendo una sera dal mio appartamento in via Sant'Isaia per fare un giro in centro, scoprii per caso il Punkreas, un locale ricavato in una cantina. Entrai e in apparenza pareva una delle tante tipiche osterie di Bologna, ma mi sbagliavo. Dopo pochi minuti il locale underground cominciò a riempirsi di ragazzi e ragazze che dall'aspetto non parevano i tipici frequentatori di osterie. Quella sera suonavano i Gaznevada, gruppo bolognese a me allora sconosciuto, probabilmente in una delle prime uscite di una certa importanza. Suonarono brani dei Ramones, ma anche pezzi loro e malgrado emergesse qualche limite tecnico, si intuiva che stava nascendo qualcosa di nuovo partorito dalla Bologna del '77 di Radio Alice, del movimento e della cultura alternativa, ora già post-punk. Ci si avviava verso territori comunicativi inesplorati che avrebbero portato alla luce personaggi geniali come Andrea Pazienza ( a cui piacevano) e Scozzari. Un'onda che aveva già fatto emergere un gruppo cult come gli Skiantos. Da quella sera il Punkreas fu un appuntamento fisso di quell'inverno bolognese. L'anno dopo comprai il loro primo album Sick Soundtrack e constatai che i ragazzi erano non poco migliorati. Abbandonati gli esordi in stile Ramones, i Gaznevada partorirono qualcosa di unico per il panorama ammuffito della musica italiana di quegli anni, creando una nuova prospettiva musicale...Erano i figli del post punk americano e furono bravissimi, autentici surfisti dell'immaginario a prendere l'onda buona della new wave adattandola alla fantasia nostrana che rifletteva nell'universo rock la parte creativa del movimento bolognese del '77. "Sick Soundtrack", primo LP dei Gaznevada, era un ingorgo stupefacente di intuizioni fra Devo e Contortions ('Going Underground'), Talking Heads (Oil Tubes), no wave newyorkese, psichedelia... (Flavio Brighenti).
Nel giro di pochi anni furono purtroppo fagocitati e integrati dal business musicale e probabilmente anche dall'eroina. Comparvero qualche volta in TV in versione synth pop, specie quando uscì il singolo I.C. Love Affair (rispetto ad altre schifezze del periodo non era neanche male), che diventò una hit dance degli anni '80.

sabato 1 febbraio 2020

1970/2020: Cinquanta album italiani

Con il 2020 fanno 50 anni di musica: praticamente da quando ne avevo dieci e nel diario scolastico riscrivevo arbitrariamente la hit parade radiofonica. Ovviamente gli album dei primi anni '70 li ho scoperti strada facendo e la lista non pretende di essere esaustiva: riflette esclusivamente i miei gusti e la mia sensibilità.

Fabrizio De André - La Buona Novella 1970
Osanna - L'uomo 1971
Claudio Rocchi - Volo magico n.1 1971
Le Orme - Collage 1971
Alan Sorrenti - Aria 1972
PFM - Storia di un minuto 1972
Banco del Mutuo Soccorso 1972
Lucio Battisti - Il mio canto libero 1972
Area - Arbeit Macht Frei 1973
Lucio Battisti - Anima Latina 1974
Perigeo - La valle dei templi 1975
Area - Crac 1975
Francesco De Gregori - Rimmel 1975
Napoli Centrale - Napoli Centrale 1975
Edoardo Bennato - Io che non sono l'imperatore 1975
Enzo Jannacci - Quelli che... 1975
Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici 1976
Francesco De Gregori - Bufalo Bill 1976
Francesco Guccini - Via Paolo Fabbri 43 1976
Eugenio Finardi - Sugo 1976
Rino Gaetano - Mio fratello è figlio unico 1976
Lucio Dalla - Com'è profondo il mare 1977
Ivan Graziani - Pigro 1978
Skiantos - MONOtono 1978
Pino Daniele - Nero a metà 1980
Gaznevada - Sick Soundtrack 1980
Franco Battiato - La voce del padrone 1981
Surprize - The Secret Lies In Rhythm 1982
Diaframma - Siberia 1984
Fabrizio De André - Crêuza de mä  1984
Not Moving - Flash on you 1988
Elio e le Storie Tese - Italyan, Rum Casusu Çikti 1992
Frankie Hi-Nrg Mc - Verba Manent 1993
Üstmamò - Üst 1996
Daniele Silvestri - Il Dado 1996
Fabrizio De Andrè - Anime Salve 1996
Consorzio Suonatori Indipendenti - Tabula Rasa Elettrificata 1997
Casino Royale - CRX 1997
Almamegretta - Lingo 1998
Subsonica - Microchip emozionale 1999
Quintorigo - Grigio 2000
Samuele Bersani - Giudizi Universali 2000
Offlaga Disco Pax - Socialismo tascabile 2005
Afterhours - Ballate per piccole iene 2005
Baustelle - La Malavita 2005
Verdena - Requiem 2007
Julie's Haircut ‎– Our Secret Ceremony 2009
A Toys Orchestra - Midnight Talks 2010
Tre Allegri Ragazzi Morti - Nel Giardino dei Fantasmi 2012
Le luci della centrale elettrica - Terra 2017

venerdì 21 giugno 2019

Pensatevi liberi!

Un dilagante rigurgito musicale con epicentro nella nostra città. Bologna Rock. Dalle cantine all’asfalto. Così la locandina del mitico evento che il 2 aprile 1979 radunò più di seimila persone al Palasport: un concentrato della scena punk, rock demenziale e new wave bolognese dell’epoca, con band come Skiantos, Wind Open, Luti Chroma, Gaznevada, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Rusk und Brusk, Frigos e molti altri sconosciuti. Dal 17 maggio al 29 settembre 2019 il MAMbo ripercorre quei momenti con la mostra Pensatevi liberi. Bologna Rock 1979 tra vinili, documenti, fumetti, materiali visivi e grafici, strumentazioni dell’epoca e pubblicazioni indipendenti capaci di rappresentare non solo quel particolare fermento musicale, ma anche la nascita e la crescita del ruolo socio-politico di Bologna tra il 1971 e il 1985 nella storia della cultura italiana e non solo. (da zero.eu)

Per me era il primo anno di università a Bologna e nell'inverno del '79 uscendo una sera dal mio appartamento di via Sant'Isaia, scoprii per caso il Punkreas, locale ricavato in una cantina. Era nato sulle ceneri del circolo anarchico La Talpa, in uno scantinato di via de' Grifoni. Dall'esterno apparentemente sembrava una delle tipiche osterie di Bologna, ma mi sbagliavo. Entrai e dopo pochi minuti il locale cominciò ad affollarsi di ragazzi e ragazze che dall'aspetto non parevano i tipici frequentatori di osterie. Quella sera si esibivano i Gaznevada, gruppo bolognese in una delle prime uscite. Suonarono brani dei Ramones ma anche pezzi loro e, malgrado emergessero alcuni limiti tecnici, si intuiva che stava nascendo qualcosa di nuovo ed originale. Era l'onda lunga della Bologna del '77 di Radio Alice, del movimento e della cultura alternativa, ora già post-punk, avviata verso territori comunicativi inesplorati che avrebbero portato alla luce personaggi geniali come Andrea Pazienza e Scozzari e che aveva già fatto emergere un gruppo di culto come gli Skiantos. Era il momento d'oro di una città che culminò con l'evento musicale che vide gli Skiantos presentarsi sul palco del palazzetto con impermeabili, scolapasta e vasi da notte in testa: invece di suonare cucinarono e mangiarono un piatto di spaghetti in diluvio di uova, farina e gavettoni. Erano gli anni de Il Male, il Cannibale, dell'ondata di concerti, dei pomeriggi al Disco D'oro in cerca di vinili... Di lì a poco la creazione del nostro gruppo fece sì che stare in pari con gli esami e frequentare le lezioni diventasse molto complicato.

Confusional Quartet davanti al Punkreas

mercoledì 5 giugno 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Anima latina

Strano rapporto quello che mi lega a Lucio Battisti, colonna sonora della mia infanzia e della prima adolescenza. Amatissimo, ma in seguito ripudiato e infine rivalutato da adulto dopo aver compreso a pieno il valore di capolavori come Anima Latina e la scelta coraggiosa di sperimentare strade poco battute dopo la rottura con Mogol.  All'epoca in Italia l'intellighenzia lo snobbava considerandolo un canzonettaro disimpegnato, mentre all'estero lo copiavano e lo apprezzavano. Uno come Bowie, per dire, tradusse in inglese Io Vorrei, Non Vorrei, Ma Se Vuoi e Mick Ronson ne incise una cover.
Da un certo punto in avanti la fuga dai media invadenti. Come disse in una delle ultime intervistenon parlerò mai più, perché un artista deve comunicare soltanto per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste, esiste la sua arte.

Sto finendo il libro di Donato Zoppo: Il nostro caro Lucio. Uscito lo scorso anno nel ventennale dalla morte, è un'ottima biografia musicale (con diverse storie anche poco conosciute) che racconta attraverso momenti essenziali della sua carriera, l'evoluzione di un artista incredibile che dal mio punto di vista ha raggiunto l'apice con questo album e questa canzone. Quando la ascolto, non so perché, mi commuovo. 

giovedì 28 marzo 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Gioia e Rivoluzione

In quinta elementare scappai di casa, mentre mio cugino incredibilmente riuscì a fuggire da scuola. Eravamo in sezioni diverse, ma avevamo due insegnanti veramente stronzi: dei residuati del fascismo che menavano come fabbri. Io non le avevo mai prese, ma il mio compagno di banco, per aver sbagliato platealmente il cognome, ricevette due ceffoni con tanto di sbruffi di sangue che dal suo naso finirono sul mio quaderno e sul grembiule. Il paradosso è che oggi succede esattamente il contrario, ma sarebbe un lungo discorso.
Sta di fatto che un giorno di primavera, all'alba uscii in punta di piedi e andai a nascondermi in aperta campagna dietro l'argine di un fiume con una scorta di cibo. Si mobilitò tutto il paese e prima di sera mi ritrovarono. Parenti e conoscenti, scandalizzati, consigliarono subito ai miei genitori di mandarmi in collegio, dove nel frattempo erano già finiti i miei cugini. Per fortuna non andò così.
In gioventù ribellarmi alle ingiustizie e al conformismo è stato fisiologico, ma nell'arco dell'esistenza e ad ogni età ci sono sempre mille modi per farlo: dalla rivolta adolescenziale de I 400 colpi a quella senile di Ella & John, in fuga col camper fregandosene delle convenzioni.

Le rivolte del '77 a Bologna sono state una palestra ideale: ero ancora giovanissimo, simpatizzavo con gli indiani metropolitani e con l'ala più libertaria e anarchica del movimento. Cominciai a trasmettere in una radio libera, ma libera veramente.

#1 Gioia e Rivoluzione - Area (Crac! 1975)

venerdì 22 marzo 2019

Appunti musicali: Karen O e il blues contaminato dei Caboose

Fu un colpo di fulmine la prima volta che vidi gli Yeah Yeah Yeahs dal vivo al David Letterman nel 2007: un'esibizione incendiaria per sole chitarra e batteria con la folle e divina Karen O in un punk-blues malato e furioso. Due ottimi album (Fever to tell e Show your bones) e poi si sono persi. Karen O (nome d'arte di Karen Lee Orzołek, madre coreana e padre polacco) è da poco entrata alla corte di Danger Mouse e, appena passati i quaranta, si è data una calmata (si fa per dire). Guardatela in una strepitosa performance al Late Show di Stephen Colbert con la regia di Spike Jonze. Il suo nuovo album si intitola Lux Prima.



Caboose è una band italiana che a gennaio è stata scelta per esibirsi a Memphis alla Blues Foundation, la più grande manifestazione al mondo dedicata ai nuovi talenti di questo genere musicale. Con Hinterland Blues sono all'esordio sulla lunga durata. E che esordio!

L’idea di blues che sta alla base del progetto è in perfetto equilibrio fra tradizione e modernità, evoca i grandi classici del passato nonostante la narrazione abbia i piedi ben piantati nel presente, sviluppando temi sociali e politici che ci riguardano da vicino (disoccupazione, sfruttamento, social media, etc), e contamina il genere arricchendolo con scorie di psichedelia, di spoken word e di un rock sporco e ansiogeno.
La recensione su Loudd



giovedì 14 marzo 2019

Cult album: Alan Sorrenti e gli anni dei cantautori

I più giovani forse conoscono solo la parte di carriera fighetta con il successo commerciale di Figli delle Stelle, ma i primi tre album di Alan Sorrenti (1972-73-74) sono di un livello notevole con fior fiore di musicisti come Jean Luc Ponty (violino) e David Jackson dei Van Der Graaf Generator al flauto. Aria poi fu un esordio visionario: uno dei dischi più alti della stagione prog-folk e cantautorale. Harvest (storica etichetta fondata nel 1969) lo mandò in tour con i Pink Floyd per alcuni concerti. Vorrei incontrarti, prima traccia del lato B, è stata una delle prime canzoni che ho imparato a suonare con la chitarra e resta ancora oggi una delle più belle e toccanti ballate intimiste della musica italiana. Alan Sorrenti può essere considerato un cantautore sui generis, ma volendo fare una panoramica generale su quegli anni centrali del decennio '70, abbiamo una serie di album che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana: una produzione eccezionale che ha nutrito la mia generazione. Si suonava sempre e ovunque, in ogni luogo e situazione; così fino al 1977, anno che rappresenta uno spartiacque oltre che un momento di rottura. Con l'esplosione del punk e di tutto ciò che ne conseguì, si passò in un amen dalla chitarra acustica a quella elettrica. Non dico che rinnegai i cantautori e con loro un'intera stagione, però li dimenticai in un angolo, per poi recuperarne il valore e comprenderne anche meglio i testi in età più adulta.

I miei preferiti di quel periodo
Giorgio Gaber - Far finta di essere sani (1973)
Fabrizio De André - Storia di un impiegato (1973)
Lucio Battisti - Anima Latina (1974)
Francesco De Gregori - Rimmel (1975)
Edoardo Bennato - Io che non sono l'imperatore (1975)
Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici (1976)
Francesco Guccini - Via Paolo Fabbri 43 (1976)
Eugenio Finardi - Sugo (1976)
Ivan Graziani - I Lupi (1977)
Lucio Dalla - Com'è profondo il mare (1977)

lunedì 18 febbraio 2019

Le quote musicali

L'idiozia è dilagante: dopo le polemiche demenziali di Sanremo, è arrivata anche la proposta di legge sulla quota italiana obbligatoria di canzoni alle radio. Già ora io ascolto poco e niente le radio nazionali perché ti ammazzano di musica di merda e pubblicità; infatti, a quanto pare, le cinque principali emittenti già trasmettono il 50% di musica fatta in Italia, per cui come sempre ai piani alti sono anche male informati.
E se anche non fosse? Con una norma del genere si potrebbe ascoltare più musica alternativa e di qualità o dosi ancora più massicce di letame sonoro? Già solo il titolo della proposta di legge sa di ventennio: “Disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”. Chi ha memoria o ha studiato un po' di storia sa che è successo: si comincia così, poi arriva l'obbligo di utilizzare il termine brioscia invece di brioche, insalata tricolore invece che insalata russa e via dicendo; in un cerchio che si stringe lentamente prima verso l'omologazione e poi in territori abbastanza pericolosi da MinCulPop. E chi non dovesse rispettare le quote? A chi sostiene che in Francia esiste questa forma di tutela, ribatto che l'Italia ahimè non è la Francia; anche se bisogna ammettere che a livello musicale non c'è gara (a nostro vantaggio).

Si è dichiarato favorevole una mente illuminata come Claudio Cecchetto ("Se davvero aiuta i nostri talenti, perché non provarci un po'?") 
Prepariamoci quindi ad una stagione gloriosa con i nuovi Sandy Marton (anche se era di Zagabria l'abbiamo adottato con entusiasmo), Sabrina Salerno, Via Verdi e DJ Francesco, per citare alcuni dei talenti lanciati dall'autore di Gioca jouer.

sabato 2 febbraio 2019

Appunti musicali: Will Driving West, TARM, London Undergorund, Rustin Man

Partito più di dieci anni fa come blog musicale, ultimamente la teiera volante parla poco di musica. L'album dei ricordi ormai è stato ampiamente trattato e riguardo le novità, non so: dipenderà dalla predisposizione dei periodi, però capita sempre più spesso di passare settimane e a volte mesi senza trovare qualcosa di stimolante. Poi tutto ad un tratto, come in questo inizio d'anno, non so da dove iniziare ad ascoltare quello che mi ha colpito. 

Will Driving West. Quintetto canadese di Montréal con una bella alchimia tra due donne e tre uomini. A fine 2018 sono usciti con il quarto album intitolato Silence. Un assaggio live.




Tre Allegri Ragazzi Morti
Gradito ritorno con un disco molto easy dal titolo bellissimo: Sindacato dei sogni. Continuo comunque a preferire Primitivi del futuro e i lavori meno recenti. C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno, è un brano che riporta alla luce quel periodo di furiosa creatività musicale che attraversò l'Italia, in particolare con la new wave bolognese e con il movimento punk che esplose a Pordenone con il nome di The Great Complotto. La canzone è un tributo a quel momento irripetibile. Meravigliosi i contrappunti di sassofono, strumento che ho cominciato ad amare ai tempi di James White e Lounge Lizards (sempre presente nei nostri Reverse).



London Underground
Sono un trio toscano. Four è formato da dodici pezzi esplosivi di acid rock, psichedelia e rock progressivo (cito dal loro sito) a metà tra Atomic Rooster, early Pink Floyd e Gong. In più, un favoloso hammond stile Brian Auger. Molto derivativi; persi in una bolla temporale, però secondo me spaccano. Mi piacerebbe sentirli dal vivo.




Rustin Man
A distanza di parecchi anni dal meraviglioso progetto con Beth Gibbon, ritorna Paul Webb, l'ex bassista dei Talk Talk, con un nuovo album (Drift Code) uscito ieri.

Massimo Volume
Il nuotatore è il titolo del nuovo album del gruppo bolognese.

giovedì 10 gennaio 2019

Che non ci sono poteri buoni: De André vent'anni dopo

I primi amori non si scordano mai e fra questi c'è Fabrizio De André, complice un viaggio all'estero nella Spagna uscita da poco dal franchismo. Avevo appena dato l'esame di maturità e su quella NSU Prinz imparai a memoria tutti i testi di Non all'amore nè al denaro nè al cielo. Mi innamorai anche di una ragazza basca, bionda dagli occhi azzurri, ma ormai è un ricordo sbiadito, mentre la sua voce mi ha accompagnato attraverso i decenni. Se n'è andato nel 1999 all'alba di internet e in questi vent'anni mi sono sempre chiesto cosa avrebbe detto o scritto di fronte al fenomeno che ha trasformato così radicalmente le nostre esistenze. Lui, che come diceva Don Gallo (riferendosi a La buona novella) ha scritto un quinto Vangelo; lui che ha cantato gli ultimi, i derelitti e le puttane, chissà cosa avrebbe pensato e raccontato di questo nostro presente livoroso. Le cose che più mi urtano da un po' di anni a questa parte sono l'appropriazione, il pressapochismo e la santificazione: fino ad arrivare alla melassa televisiva di Fabio Fazio. Tutti pronti a indossarne un pezzetto fino a rendersi ridicoli. Vedi questo tweet...



L'anarchia e il libertarismo sono sempre stati la sua bussola poetica e Fernanda Pivano lo considerava, per me a ragione, il più grande poeta italiano del Novecento.
Quello che amo in lui è racchiuso in queste sue due frasi:
"...è dal 1957 ( io avevo 17 anni allora), da quando frequentavo i circoli libertari di Genova e di Carrara, che io mi sono schierato in maniera precisa. E da allora non ho mai trovato nessuno schieramento che da un punto di vista sociale e morale mi garantisse qualcosa di meglio".

Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per la giustizia sociale e l’illusione di poter partecipare a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane.

Da quando se n'è andato, purtroppo anche dalla prima ci siamo ulteriormente allontanati.

sabato 15 dicembre 2018

2018 in musica: canzoni, album, concerto dell'anno

Da quando c'è la rete qui sulla teiera mi piace condividere novità interessanti (a volte anche entusiasmanti) purtroppo però non mi sono mai annoiato come quest'anno nell'ascoltare nuove uscite. Tutta la rete e milioni di ascolti a disposizione, però (parafrasando Forma e Sostanza di C.S.I.) Comodo ma come dire poca soddisfazione. Siccome ho bisogno della mia dose giornaliera, negli ultimi mesi sono spesso andato a ripescare nel passato recuperando ascolti molto datati ma sempre eccezionali: in particolare Traffic, Soft Machine, Brand X e ovviamente Gong.
Tornando comunque al 2018, qualcosa si salva e merita.

LA CANZONE
L'ultimo lavoro degli Editors non mi ha esaltato, diciamo un 6½ di stima. La versione elettronica della title track ha un fascino vintage irresistibile, ma quella acustica ha qualcosa di magico e potente.




IL CONCERTO
American Utopia non passerà alla storia come un album fondamentale, ma per come sa rappresentare la sua musica dal vivo David Byrne è uno degli ultimi artisti geniali ancora in circolazione.




















ALBUM

Rhye - Blood
Sembra Sade, ma è Mike Milosh, voce maschile del duo canadese Rhye. Mischiano con raffinatezza R&B a dream-pop.










Dopo gli esordi punk-hardcore ha messo il suo talento al servizio della melodia componendo due album di ballate acustiche dal sapore beatlesiano con echi di Simon & Garfunkel. Siamo abituati alla ridondanza, ai cofanetti deluxe e anch'io in un primo momento sono rimasto spiazzato dalla brevità di dieci brani che non superano i due minuti e mezzo: sono come miniclips d'autore che condensano il meglio in poche immagini. Mai come in questo caso il motto less is more risulta azzeccato. Qua



J. Mascis - Elastic Days

Classe '65 e ancora tanta classe da vendere.









Me lo ricordo in The Commitmens di Alan Parker ambientato a Dublino; un ragazzino dai capelli rossi. Ha iniziato a suonare per le strade della capitale irlandese a 13 anni e dopo tanti anni ha ancora qualcosa da dire. Disco caldo come un abbraccio grazie anche all'uso di Hammond e fiati. Qua







Impossibile non apprezzare l'electro-soul di James Mathé:  songwriter, producer, e musicista londinese che usa lo pseudonimo di Barbarossa. Poco conosciuto in Italia.

Don't Enter Fear


IL VIDEO
Valerio Mastandrea si presta ad una spassosa pantomima. Da notare intorno al minuto 2:30 le due locandine di Non essere cattivo, di cui una mezza strappata.


DISCHI ITALIANI
Guarda un po' chi si rivede!

Ustmamò - Il Giardino che non vedi
Disco autoprodotto tramite crownfunding sulla piattaforma musicraiser.

Massimo Zamboni - Sonata a Kreuzberg
Qua il nuovo progetto dell'ex C.C.C.P - C.S.I. con Angela Baraldi incentrato su Berlino.
Qui si può ascoltare/scaricare.

martedì 18 settembre 2018

Anni ottanta: Surprize

Il fermento musicale (e non solo) di Bologna alla fine degli anni '70 era un'avanguardia che portò alla nascita di tantissimi gruppi di cui purtroppo si è persa traccia. Non solo Skiantos e Gaznevada: un band favolosa, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo, erano i Surprize. Suonavano un genere molto simile a quello che tentavo di portare avanti con i miei Reverse, solo che loro lo facevano molto meglio.

Dal sito beatstream ho sintetizzato la loro bio, ma prima consiglio l'ascolto del brano.

La Base Records di Bologna, che pubblicava per il mercato italiano artisti del calibro di Joy Division o Pere Ubu, decise di iniziare le stampe di materiale italiano. I Surprize risultarono i più accreditati per dare il via a questa decisione discografica. The secret lies in rhythm (1982) flirtava coi ritmi tribali, col dub, con una sezione fiati da far paura. La musica della band era avanti anni luce rispetto al suono imperante in Italia. Infatti nella nostra penisola pochi se ne accorsero. Una copia del disco arrivò però negli uffici della Factory Benelux. Chi ascoltò il vinile ne rimase colpito. La band intanto aprì i concerti italiani dei New Order e degli Spandau Ballet, anzi in questo ultimo concerto i Surprize divennero l’attrazione principale, in considerazione del fatto che il gruppo inglese non arrivò mai al palazzo dello sport di Piazza Azzarita. La Factory Benelux chiamò quindi i ragazzi in quel di Manchester per registrare i brani da inserire nel nuovo disco.“In movimento” (1984) divenne un disco molto importante per la musica indipendente italiana, oltre al valore artistico delle tracce presenti, rappresentò il tentativo da parte di un gruppo italiano di esportare la “nostra” musica oltre i patri confini. Un luminoso futuro si spalancava davanti ai Surprize. Purtroppo continui litigi in seno alla band portarono all’inevitabile scioglimento. Oggi rimane un solo rammarico: i Surprize potevano diventare un grande gruppo. Il primo di Bologna che tentò la carta internazionale.

lunedì 30 aprile 2018

A Toys Orchestra - Lub Dub

Sono passati otto anni da quando li vidi dal vivo e da quando nel 2010 furono premiati come miglior gruppo indipendente. Dopo due anni di tour con Nada, A Toys Orchestra si confermano ancora come una delle più felici realtà del panorama musicale italiano. Sono rimasti coerenti, continuano a cantare in inglese e a proporre il loro pop in una formula che è solo la loro, ben distante dalle sonorità che fanno tristemente tendenza. Lub Dub è il titolo del nuovo album appena uscito; forse non avrà la freschezza di Midnight Talks o la carica del precedente Technicolor Dreams, ma fin dal primo ascolto le melodie delle undici canzoni, intimiste e dal sapore un po' malinconico ti catturano immediatamente.

venerdì 9 febbraio 2018

Sanremo e altre piccole (grandi) insofferenze
















Il Festival di Sanremo
Lo giuro, non è snobismo: non ce la faccio proprio e oltretutto non me ne frega una beata mazza di classifiche, commenti, ospiti marchettari e alla fine anche delle canzoni. L'ultima volta devo averlo visto (comunque a spezzoni) nel 1996, l'anno de La terra dei cachi. Oggi il senso è tutto in questo tweet:
Se una signora è andata in coma 50 anni fa, si sveglia ora e vede Sanremo con Baglioni, Pippo Baudo, La Vanoni e i Pooh pensa di aver dormito solo un paio di mesi.

La polo col colletto alzato
Tornerà l'estate.
Amici ometti: già la polo è triste... col colletto alzato sappiate che scatta l'effetto pavone o peggio ancora, pataca (alla romagnola con una c) che pensa di essere di figo.

I bambini che corrono, sbraitano e fanno danni nei luoghi pubblici 
La scorsa estate un pargolo di 6/7 anni che aveva l'abitudine di dare dello stupido al padre (sentito con le mie orecchie), ha scavato una buca praticamente sotto al nostro lettino nella più totale indifferenza. Vista la drammatica inerzia di certi genitori, serve una nuova figura professionale: l'esorcista da supermercato, da ristorante e da spiaggia.

Quelli che parlano al cinema
Non quelli che ridono o piangono.

Quelli che non mettono la freccia
... e quelli che in autostrada lampeggiano come pazzi arrivando da dietro (nonostante tu stia facendo i 135 km/h). Le ipotesi sono due: forse state impedendo loro di decollare; oppure, più banalmente, vogliono segnalare che loro ce l’hanno molto lungo.

lunedì 4 dicembre 2017

33 giri - Italian Masters

Sky Arte è l'unico canale che vale quasi da solo un abbonamento.
Con 33 giri - Italian Masters è partito da poco un nuovo affascinante format che racconta gli anni '70 e primi anni '80 attraverso le voci dei musicisti e dei protagonisti che hanno contribuito a realizzare alcuni degli album che hanno segnato la storia della musica italiana. Riaffiorano i miei ricordi di liceale che si affaccia affamato per la prima volta al mondo della musica con la chitarra regalata per il quindicesimo compleanno, insieme al libretto Chitarrista in 24 ore. In effetti dopo un paio di giorni avevo già iniziato a strimpellare i cantautori. Dopo un anno anni ero già lanciato su Neil Young, per passare a breve giro a imbracciare la chitarra elettrica e suonare dal vivo Psycho Killer e una versione allucinata di Socialist dei P.I.L. con una band di pazzi. Un percorso condensato in brevissimo tempo. Gli inizi però non si scordano mai e questo programma ha la capacità e il merito di far rivivere quel periodo a chi l'ha vissuto, oltre a far conoscere album preziosi e spesso dimenticati a chi ha qualche anno in meno.
Tutto inizia davanti a un mixer con l'ascolto delle bobine originali realizzate in studio. Dopo le prime due puntate con Lucio Dalla (Com'è profondo il mare) e Guccini (Radici), sotto, i prossimi appuntamenti. Dispiace solo non trovare Rimmel e Ho visto anche degli zingari felici e notare che sono quasi tutti defunti!

6 dicembre – “Pigro” di Ivan Graziani
13 dicembre – “Creuza de ma” di Fabrizio De André
20 dicembre – “La voce del padrone” di Franco Battiato
27 dicembre – “Far finta di essere sani” di Giorgio Gaber
3 gennaio – “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano

martedì 5 settembre 2017

Saturazione

Dopo una domenica svagata, inizia subito ripida la settimana.
All'alba le cure termali: lo scorso inverno la sinusite mi ha devastato.
Poi una corsa per essere in tempo ad una riunione di lavoro (mentre la mia auto, profetica, puzzava di merda) ad ascoltare una grigia funzionaria dalla voce stridula con i suoi princìpi da ipermercato.
Mi ha disgustato.
Non c'è niente di più pericoloso di queste suore laiche inconsapevoli, votate alla causa di un falso efficientismo; indottrinate in modo ridicolo per uniformare i cervelli.
A lei e ai suoi mandanti va tutto il mio disprezzo.
Voglio tornare ad essere l'ultima ruota di questo carrozzone.

Sono passati vent'anni da Tabula Rasa Elettrificata, ma è ancora più attuale.

giovedì 16 febbraio 2017

Julie's Haircut in un'altra dimensione

Ipnotici, circolari, psichedelici e soprattutto curiosi di spaziare ed esplorare, senza ansie da prestazione o singoli da lanciare. In Italia pochi hanno il coraggio di spingersi così avanti. Pur partendo da presupposti molto diversi, uno spirito (che non so bene come) sento vicino a quel flusso creativo di libertà musicale che mi ha fatto amare un collettivo di culto come i Gong (la band a cui si deve il titolo di questo blog). 
Il rock del levare, come ho letto in una felice definizione. «Non scriviamo più le canzoni, le troviamo nei suoni e le rifiniamo» Un metodo molto simile a quello che veniva utilizzato da Damo Suzuki dei Can, che non a caso ha collaborato più volte con Jiulie's Haircut.
Più che di canzoni si può parlare di visioni che partendo da una trama elementare si evolvono in vere e proprie session, impreziosite dall'apporto non convenzionale del sax della bolognese Laura Agnusdei. In questi anni di assuefazione alle solite hit radiofoniche che vengono propinate in ogni dove, di talent fast food e finti indie italiani precotti, un'oasi di resistenza che intende ancora la musica come ricerca dove rifugiarsi (non dico tutti i giorni) quando i rumori di fondo diventano insopportabili.
Da una settimana sulla teiera volante, la band emiliana accompagna i momenti di relax. Pubblicato per l'etichetta inglese Rocket Recordings, è in uscita il settimo album Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin qui in streaming integrale.
L'intervista nel blog dell'Alligatore. 

venerdì 20 gennaio 2017

Arcade Fire, Sohn, The XX e Baustelle: in musica le cose migliori di questo inizio d'anno

A distanza di quattro anni tornano a farsi sentire gli Arcade Fire con un pezzo trascinante, accompagnati dalla mitica voce soul di Mavis Staples. Speriamo arrivi presto il nuovo album.



Il musicista e producer inglese Cristopher Taylor, meglio noto come Sohn, è uscito con un signor disco intitolato Rennen: un connubio eccellente di elettronica e songwriting. Qui sotto un gustoso assaggio dal vivo.



Atteso ritorno anche quello dei Baustelle. A seconda delle canzoni, non hanno perso la capacità di provocarmi sensazioni contrastanti: dal divertimento intelligente alla rottura di palle per i soliti scivoloni plateali. Partenza ispirata e spumeggiante con il dittico che accosta in modo blasfemo Il Vangelo di Giovanni e Amanda Lear, poi troppa carne al fuoco in un diluvio citazionista.

Si rivedono anche gli XX che proseguono sulla strada di un intimismo minimale, però in una dimensione più pop moderna e raffinata che li distingue nettamente dalla massa. Tutto gradevole, però continuo a preferirli nel loro album d'esordio del 2009.
Qui live al Jimmy Fallon.

venerdì 11 novembre 2016

Motivo per cui anche quest'anno non guarderò più X Factor

Mi direte (giustamente): ma chi te lo fa fare...
Che volete, com'è capitato altre volte, ho abboccato alle audizioni dove spesso emergono ragazzi di vero talento. Quando però si viene al dunque, come ieri sera con l'eliminazione di Silva Fortes, la musica non c'entra più nulla; è solo pessima televisione.
Giudici imbarazzanti e in malafede che con i soliti inciuci eliminano una ragazza di Capo Verde con la voce vellutata (ricorda Sade) per salvare il proprio ego.
E Manuel Agnelli, l'unico competente, che pensa: ma chi me lo ho fatto fare? Pecunia (ovviamente) e forse un po' di vanità, che ci può stare. Però secondo me il prossimo anno non lo si vedrà più.

A proposito di X... il nuovo XX. L'album esce a gennaio.

sabato 16 aprile 2016

GNU CHE? Punk e new wave a Fusignano e dintorni











































Tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta del secolo scorso, la cittadina romagnola di Fusignano fu teatro di una vera e propria "scena" musicale, particolarmente attiva e ricca di protagonisti che generò una serie di gruppi che traevano ispirazione dai coevi movimenti punk (o meglio, new wave) ma che si esprimevano tuttavia in modo autentico e personale.
In questi moderni tempi di "retromania", in cui le band musicali volgono lo sguardo ai modelli del passato riproponendoli in modo tecnicamente ineccepibile ma spesso manieristico, può risultare utile raccontare le storie di quei tempi, quando l'originalità non era un capriccio bensì un valore: una vera e propria scelta di vita.

Sabato 16 Aprile 2016
Ore 18.00
Inaugurazione mostra Com a sìt amanê? (me a n'a' so)
Memorabilia delle band new wave fusignanesi
con la partecipazione di
Giordano Sangiorgi - Organizzatore M.E.I.
Paolo Trioschi - Primo cantante REVƎRSE
Centro Culturale "Il Granaio"
Piazza Corelli 16

Ore 19.30
SEI POP, SEI PUNK, SEI REGGAE, SEI DARK
La new wave spiegata alle masse
con la partecipazione di
JEAN FABRY - REVƎRSE - THE WHITE FLY
Djset Alessandro Piatto (N.O.I.A.)
Circolo Brainstorm
Piazza Corelli 14
Ingresso + Aperitivo 5 Euro

REVƎRSE
Storica formazione post-punk nata nel 1981: nelle loro varie incarnazioni hanno a più riprese calcato i palchi della provincia e non solo, partecipando anche alla compilation "Cover".



THE WHITE FLY
Gruppo formato da componenti di Spots Magazines, Model Worker, Ex Cathedra, Scream Out Love, Fiori Di Fuoco e Diabula Rasa: propongono un repertorio di classici della new wave (Simple Minds, Cure, Devo, Killing Joke, Echo & Bunnymen).

JEAN FABRY
Tre non-musicisti che suonano "punk mentale": un ibrido di di pop, folk ed elettronica povera con testi in italiano e romagnolo. Hanno pubblicato il mini-cd "Rotoballe".