lunedì 29 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1977

Anno fondamentale come pochi altri nella storia della musica, nel 1977 si volta pagina; anzi, si comincia un libro nuovo, o quasi, le cui idee erano state seminate nella prima metà del decennio. Come spesso succedeva, in Italia il fenomeno attecchì in ritardo: i primi simil punk io li vidi a Bologna nel 1978 a un concerto dei Gaznevada.

45) Television - Marquee Moon
Già allora decisamente oltre il punk: la musica dei Television definì di fatto l'estetica new wave. (Scaruffi)
Ne ho già parlato qui qualche mese fa.




46) The Clash
Esplode il punk, ma in Joe Strummer e compagni assume tinte politicizzate e soprattutto incazzate. Londra bruciava, ma anche Bologna non era molto tranquilla.





47) David Bowie - Heroes
Fondamentale l'apporto dell'uomo che vedete nella foto del disco sotto per un capolavoro quasi oscurato dalla fama della sua title track. Ma che disco!
Combinando la sensibilità romantico-decadente di Bowie, il genio obliquo di Eno e il chitarrismo spericolato di Fripp, "Heroes" segna un traguardo formale del processo di ibridazione di rock ed elettronica d'avanguardia. (Ondarock)


48) Brian Eno - Before and after the science
Sempre avanti sui tempi e con una visione a 360 gradi. Probabilmente il suo album migliore, perché in equilibrio perfetto fra sperimentazione, new wave e tradizione rock.
King's Lead Hat (strano video mai visto).




49) Talking Heads - 1977
Lo comprai in ritardo, due anni dopo la sua uscita, quando scoprii Fear of music (vedi il discorso introduttivo). Il mio incontro con i Talking Heads è stato una rivelazione: un'altro modo di intendere la musica. Suonando Psyco Killer sono salito per la prima volta su un palco. 

50) Sex Pistols - Never mind the bollocks
Il mio amico e compagno di chitarra Fina li decantava (si fa per dire) e spesso tentava di propinarmeli. Io all'inizio li detestavo, poi li sopportavo; alla fine, pur non avendo mai aderito all'estetica punk, mi tagliai i capelli corti e dritti e fui costretto ad ammettere che, grazie anche al loro contributo, qualcosa nella musica stava succedendo.


51) Peter Gabriel - (Car)
A volte le separazioni fanno bene, a volte no. Io prendo spesso ad esempio Peter Gabriel e Sting per indicare i due esempi opposti.
Here comes the flood (dal vivo alla BBC - Kate Bush Christmas Special 1979)




52) Ultravox! - Ultravox!
Due dischi in un anno. Sotto la guida di John Foxx, già nel 1977, avevano intuito cosa ci sarebbe stato dopo il punk. Sono gli Ultravox! con il punto esclamativo alla fine: coraggiosi, liberi di creare e di utilizzare perfino il violino nella bellissima I want to be a machine. Anche qui c'era lo zampino dello zio Brian.


53) Ultravox - Ha! Ha! Ha!
Hiroshima mon amour






ITALIANI

54) Claudio Lolli - Disoccupate le strade dai sogni
Il disco dei sogni di rivolta spezzati (post 77): incazzato, sarcastico, amaro e poetico.
I giornali di marzo

venerdì 26 ottobre 2012

Disco del weekend: Calexico - Algiers

Calexico da Tucson, Arizona. L'album è uscito un mese fa e lo propongo ora, con un paio di estratti di recensioni, perché mi ha conquistato lentamente, ascolto dopo ascolto. Ogni tanto si riesce ancora a dare alle canzoni il tempo necessario per farsi amare.

Lo spessore di una band come questa lo si percepisce in ogni nota e in ogni cambio di tono, in ogni falsetto di Burns e in ogni spazzolata di rullante di Convertino, ad ogni suono di tromba e ad ogni arpeggio di chitarra. Più il tempo passa, più i Calexico invecchiano bene. rockol.it 4/5

Come suggerito dal titolo di quest’ultimo brano ecco che un altro album dei Calexico svanisce proprio come una desertica Route 66 dietro a un tramonto di una giornata di fine estate. “Algiers” si propone (se mai ce ne fosse stato bisogno) come un ulteriore prova di maturità artistica di una favolosa band che, 16 anni e 7 album dopo l’esordio, non ha ancora perso la voglia di stupire ed affascinare il suo pubblico. outsidermusica 8

mercoledì 24 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1976

Anno particolare, perché è l'unico in cui i dischi italiani si trovano in maggioranza. Poi dal '77 al 1980 quattro annate pazzesche.

40) Patti Smith Group - Radio Ethiopia
Horses non era stato dunque un caso.
Continua l'abbattimento dei cliché di buona parte del rock anni settanta, tutto pose e divismo con il disco dedicato all'amatissimo Rimbaud. Un viaggio poetico, incazzato e soprattutto libero di esplorare nuove forme di commistione fra musica, arte e letteratura. Le Illuminazioni sempre nello zaino.

41) 801 Live
Il supergruppo di Brian Eno in versione live.






I T A L I A N I

42) Francesco Guccini - Via Paolo Fabbri 43
Solo sei canzoni, ma tutte di valore, a cominciare da Piccola storia ignobile, racconto di ipocrisia provinciale che fotografa spietatamente l'Italia pre-legge 194. Dal punto di vista musicale, decisamente superato, come quasi tutta la musica cantautorale di quegli anni; i testi mantengono comunque intatta la loro forza poetica. Bellissimi, per immagini e citazioni, i versi della canzone omonima: un blues invettiva intitolato con il vero indirizzo di casa. 

43) Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici
Un disco che è un inno generazionale, nonché una delle vette massime raggiunte nella storia del cantautorato italiano. Per me ha anche un ulteriore doppio significato, perché è il primo 33 giri acquistato, quando passai dal mangiacassette ad un impianto stereo decente; inoltre è il primo vero concerto a cui ho assistito. Ne ho parlato in uno dei primissimi post nel giugno 2008.

44) Francesco De Gregori - Bufalo Bill
Dopo il successo clamoroso di Rimmel (500.000 copie, album più venduto del 1975 e 60 settimane in classifica) De Gregori prende nuove strade per creare quello che egli stesso definì l'album più riuscito. Certa sinistra insopportabile non gli perdonò il successo commerciale e l'apparente disimpegno politico e fu duramente contestato al Palalido di Milano il 2 aprile del 1976 (per due anni non suonò più in pubblico). La dolcissima ed ermetica Atlantide e la title track sono i capolavori.

lunedì 22 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1975

È il disco meno elettrico dei suoi lavori degli anni 70, ma anche il più convulso, energico, originale e punk. Il più avanti per attitudine, anche se quello cronologicamente più anziano. È il disco che porta nella storia del rock un nuovo linguaggio musicale: una sorta di commistione tra recitazione "free form" e musica, in cui il testo diventa il punto di partenza, ma mai un limite; anzi, è spesso il veicolo che permette ai brani di espandersi e dilatarsi costantemente. ondarock pietre miliari

33) Patti Smith - Horses
A 17 anni entrai con un'amica in un negozio di dischi. Lei prese un disco e lo fece mettere su dicendomi: ascolta questo pezzo. Dopo poche note di piano partì una voce mai sentita che cantava: Jesus died for somebody's sins but not mine. Pochi, come Patti, hanno cambiato il mio modo di concepire la musica. Due anni dopo eravamo insieme a Bologna al concerto: non potevamo mancare a quell'appuntamento. 

34) Bob Dylan - Blood on the tracks
Il disco con cui mi sono avvicinato a Bob Dylan è anche quello della sua maturità artistica (34 anni) e del talento ritrovato. Fluviale, poetico e allo stesso tempo scarno sul piano musicale: chitarra acustica, qualche intervento di basso, organo e steel guitar. Quando si è grandi basta poco.


35) Brian Eno - Another Green World
L'avanguardia, l'intelligenza e la capacità di precorrere i tempi con la creazione di quei germi sonori che prenderanno vita e si diffonderanno a macchia d'olio negli anni a seguire.


36) Joni Mitchell - The Hissing of summer lawns
Un disco che ha precorso i tempi ed è ancora oggi di una modernità incredibile, grazie al contributo dei migliori strumentisti della West Coast dell'epoca. Fin dal primo brano, che vede la presenza di Crosby, Nash e James Taylor, si viene colpiti dall'originalità delle armonie e dalla qualità degli arrangiamenti. L'album che segna il passaggio dalla fase folk di Joni Mitchell allo sviluppo di nuove sonorità più raffinate.

37) Pink Floyd - Wish you were here
Scelta scontata, ma obbligata per una pietra miliare degli anni 70'. Il tributo (chissà quanto sincero) al pazzo diamante. E' noto che durante le registrazioni Syd Barrett si presentò negli studi davanti agli ex compagni allibiti e commossi. Fra le tante leggende su quella visita, c'è anche quella legata al suo giudizio dopo l'ascolto di Shine on you crazy diamond:- Un po' datato, non vi pare? Forse vedeva più avanti. Dopo un anno la storia gli avrebbe dato ragione: Londra avrebbe cominciato a bruciare.

38) Don Cherry - Brown rice
Grande figura di trombettista, viaggiatore e sperimentatore: uno dei primi ad avvicinarsi alla musica etnica e in grado di contaminarla con naturalezza prima che diventasse una moda. Quattro composizioni che combinando magicamente elementi africani, mediorientali e americani anticipano la world music. 



ITALIANI

39) Francesco De Gregori - Rimmel
... un disco che rimane ancora oggi avvincente. Fu il risultato di uno “stato di grazia”, di un momento di irripetibile ispirazione creativa e soprattutto un attestato di amore nei confronti delle possibilità offerte dallo “strumento canzone”. La cosa che più colpisce è la ricchezza delle idee, ogni canzone di quel disco è un capitolo a sé. appunti novalis
A questa perfetta sintesi aggiungo solo che aveva 24 anni!

giovedì 18 ottobre 2012

Sono pazzi questi svedesi

Goat si sono materializzati da Korpilombolo: un paesino di 500 abitanti nell'estremo nord della Svezia con un disco folle intitolato semplicemente World Music. Come ha scritto giustamente qualcuno per il brano sotto: James Chance meets Fela Kuti.
La recensione su sentireascoltare.

lunedì 15 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1974

26) King Crimson - Red
Con Red si completa la rivoluzione cominciata nel 1969 con l'uomo schizoide. Un disco di pura avanguardia: complesso e spigoloso in cui si fondono tutte le componenti dei lavori precedenti. In chiusura, uno dei capolavori degli anni settanta rappresentato dai dodici minuti di Starless, con la chitarra tagliente e ossessiva di Fripp ad anticipare certe sonorità di un futuro musicale imminente. Seguiranno 7 anni di silenzio.

27) Neil Young - On the beach
Blues, malinconico e struggente: è uno dei miei dischi preferiti di Neil Young. Dopo i trionfi di Harvest, due anni terribili dai quali se ne uscì con questo album, all'epoca poco compreso. Una parte della stampa specializzata lo bollò come deprimente. Probabilmente l'addio definitivo all'utopia di Woodstock e al movimento hippie.
Post completo su album e artwork.
28) Gong - You
Terzo e conclusivo episodio della trilogia astrale di Zero the hero. Un viaggio spazio-temporale attraverso un mondo dove la fantasia e la libertà espressiva sono al potere: jazz, prog e psichedelia si fondono grazie alla creatività dirompente di un ensemble di musicisti guidati da Daevid Allen. Il fondatore dei Soft Machine, finito il tour, lasciò il gruppo per ritirarsi alle Baleari in aperta polemica con le politiche della Virgin.
29) Grace Slick - Manhole
Primo album solista di Grace Slick: spendida e sensuale icona della stagione Flower Power. La prima facciata è occupata quasi per intero da una composizione che si avvale dell'accompagnamento della London Symphony Orchestra: quindici minuti che valgono tutto l'album. La vocalità di Grace esplode in tutte le sue sfaccettature: lirismo, passione e sensualità sorretti da un cantato in cui si alternano inglese e spagnolo.

30) Kraftwerk - Autobahn
Verso la metà degli anni '70 cominciò l'invasione kraut dalla Germania. Oggi mi sembra impossibile, ma all'epoca ascoltavo senza fare una piega dischi su dischi dei Tangerine Dream. A questo album invece arrivai un po' più tardi, andando a ritroso sull'onda del successo radiofonico di Trans Europe Express, che nel 1977 entrò nei primi dieci posti della hit parade italiana. Che dire: uno degli album più influenti nella storia della musica elettronica.

ITALIANI

31) Lucio Battisti - Anima latina
Ho questo flash: mio padre, all'epoca quarantenne, (aveva tutti i primi 45 giri di Battisti) si affaccia alla porta della mia camera mentre lo sto ascoltando e riconoscendo la voce mi chiede: Ma che roba si è messo a fare? Anche molta critica non ci capì una mazza: Lucio aveva fatto un salto troppo avanti; a parte Due mondi, i brani sono senza ritornello, mentre musicalmente siamo di fronte a un prog che non ha riscontri: una cosa unica, preziosa e irripetibile. Lo adoro.

32) Edoardo Bennato - I buoni e i cattivi
L'inquietudine adolescenziale e la voglia di ribellarsi trovavano terreno fertile nei testi diretti e nella musica di Bennato: una formula efficace per un paio d'anni. Parole che in certi casi suonano oggi ancora più sinistre di allora:
A qualche cosa devi pur rinunciare / in cambio di tutta la libertà che ti abbiamo fatto avere / perciò adesso non recriminare / mettiti in fila e torna a lavorare / e se proprio non trovi niente da fare / non fare la vittima se ti devi sacrificare, / perché in nome del progresso della nazione / in fondo in fondo puoi sempre emigrare.

sabato 13 ottobre 2012

Disco del weekend: Brasstronaut - Mean Sun

Per questo fine settimana Brasstronaut: un sestetto canadese molto interessante al secondo album.
Un disco che riesce a unire in maniera magistrale influenze post rock, raffinatezza jazz, attitudine indie rock e briciole folk; tanto di cappello.  iyezine.com -  7.50

C’è il sound ricco degli Arcade Fire (non a caso canadesi) i Destroyer (la matrice è sempre quella, un po’ nordica e un po’ europea) qualche richiamo folk alla Fleet Foxes e una profonda radice orchestrale. 

panopticonmag -  80/100

...una musica settata sugli spazi ampi, ricca di sfumature insospettabili e fuori dagli hype a comando. sentireascoltare - 7.2

Insomma non è poi facile descrivere perfettamente la musica della formazione di Vancouver e, allora, risulta meglio dire che essa ha trovato una propria originalità nel comporre canzoni dal gusto pop, con una dinamica quasi jazz nelle ritmiche e negli interventi di clarinetto e tromba. ondarock - 7


link nei commenti

venerdì 12 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1973

20) Pink Floyd - The dark side of the moon
C'è chi l'ha rinnegato come un ascolto superficiale di gioventù o chi lo considera sopravvalutato; chi invece l'ha mitizzato e lo ritiene sacro. Per anni non mi sono mai stancato di ascoltarlo e confesso che sentirlo suonare dal vivo è stata una delle emozioni musicali più intense mai provate. Detto questo, viene anche il momento di riporre i vecchi giochi con la consapevolezza che ci hanno fatto divertire e sognare. 

21) Gong - Angels Egg
E siamo arrivati al gruppo cui devo il nome di questo blog con la seconda parte di una trilogia che oltre ad essere un concept album è un inno al libero pensiero e alla libertà totale, non solo sotto l'aspetto musicale. Una delle colonna sonore più gettonate di tante serate memorabili nel nostro covo soprannominato dai benpensanti la ca' de camel.  



22) Frank Zappa - Overnite sensation
Nonostante i cultori lo considerino poco, giudicandolo uno fra i suoi album più commerciali (?!), per me è un pilastro: quello con cui ho cominciato ad amare Zappa e la sua musica.
23) Lou Reed - Berlin
Invece di proseguire la strada che l'aveva portato al successo, Lou Reed impose alla casa discografica un'opera difficile, cupa e disperata. Il disco fu un fiasco totale sia di pubblico e in buona parte anche di critica e gettò l'artista nello sconforto, tant'è che per parecchi anni non ripropose mai più le canzoni dal vivo. Ovviamente un capolavoro che col tempo ha ottenuto il suo riscatto. L'ho amato fin dall'inizio.

I T A L I A N I

24) Area - Arbeit macht frei
L'arte di provocare non fine a se stessa ma con dei contenuti musicali e culturali. Un titolo come un pugno nella faccia quello che gli Area scelsero per il loro primo disco. Un inizio dolcissimo con la voce di una ragazza palestinese che recita in arabo una poesia di pace e d'amore, per poi lasciare campo alla potenza di Demetrio Stratos che canta sull'aria di un motivo popolare macedone.

25) Fabrizio De André - Storia di un impiegato
Un concept album, un disco che potrebbe essere un romanzo, un’opera teatrale, un film. De Andrè ne ha fatto un insieme di canzoni, una musica che è riuscita a dare al linguaggio scritto qualcosa che forse una recitazione o un’immagine non sarebbero state altrettanto in grado di rendere. Alessio Tommasoli - Storia della musica


martedì 9 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1972

13) Lou Reed - Trasformer
Cosa chiedere di più a un disco che regala canzoni come Satellite of love, Perfect day, Walk on the wild side e Vicious tutte in una volta? Emozioni, poesia e trasgressione: il massimo, soprattutto negli anni in cui si scoprivano Rimbaud, Baudelaire e i poeti maledetti. Da un trio composto da Lou Reed, Mick Ronson alla chitarra e David Bowie alla produzione (e anche nei cori) non poteva che scaturire qualcosa di unico nella storia del rock.

14) Neil Young - Harvest
Ho dedicato diversi post a questo vero e proprio disco di formazione e alle sue canzoni.





15) Genesis - Foxtrot
E' il disco dei Genesis che ho scelto perché è quello che più spesso ha girato nel piatto del mio giradischi. Il motivo sta soprattutto nella facciata B, occupata quasi interamente dalla suite capolavoro in sette movimenti intitolata Supper's Ready. A mio avviso una delle più alte espressioni (sia per il livello compositivo che per la complessità dei testi) della musica progressive.


16) Allman Brothers Band - Eat a Peach
Doppio album gemello del precedente Live at Filmore East. Blues rock sudista ai massimi livelli con le strepitose performances alle chitarre della coppia Richard Betts - Duane Allman (morto in un incidente poco prima dell'uscita del disco) e la doppia batteria. Vinile scomparso misteriosamente dalla mia collezione tanti anni fa.


ITALIANI

17) Alan Sorrenti - Aria
Ho deciso di riservare una quota alla musica italiana. Dovremmo essere circa sui 25 dischi.
Prima di trasformarsi da figlio dei fiori a figlio delle stelle, Alan Sorrenti è stato un artista con un percorso musicale originale tra progressive e psichedelia, unico nel panorama italiano.


18) Banco del mutuo soccorso
Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo,
e sfrena il tuo volo dove più ferve l'opera dell'uomo.
Però non ingannarmi con false immagini 

ma lascia che io veda la verità e possa poi toccare il giusto.
Da qui messere si domina la valle: ciò che si vede è
ma se l'imago è scarna al vostro occhio
scendiamo a rimirarla da più in basso e planeremo in un galoppo alato
entro il cratere dove gorgoglia il tempo.


19) Premiata Forneria Marconi - Storia di un minuto
Nella prima metà degli anni '70 ci fu in Italia una vera e proprio esplosione della musica progressive con la nascita di tantissimi gruppi anche interessanti: un universo vario dai nomi incredibilmente suggestivi e fantasiosi. Su italianprog li trovate tutti. Questo della PFM può essere considerato una delle pietre miliari del genere. Una stagione musicale che all'epoca, chi era ragazzino come me, ha vissuto di sfuggita.

lunedì 8 ottobre 2012

Dark Dark Dark

Dark Dark Dark è una band del Minnesota che a dispetto del nome non fa parte di quella schiera di gruppi che ancora oggi si rifanno al gothic inglese d'inizio anni '80. La loro musica ha radici più ampie e versatili; lo si può già intuire dalla strumentazione, con il pianoforte protagonista insieme a banjo, tromba, clarinetto e fisarmonica. In coppia con Marshal La Count (banjo, vocal e clarinetto), leader carismatica e fondatrice è Nona Marie Invie: una voce che mi ha conquistato insieme alla maturità compositiva di tutto il gruppo.
Il loro terzo album si intitola Who Needs Who ed è uscito il 2 ottobre. In dicembre suoneranno in Europa, ma per ora nessuna data è prevista in Italia. Ho scoperto che hanno suonato a Ravenna al Bronson il 17 aprile di quest'anno, quando purtroppo non li conoscevo ancora. Sotto il disco in streaming.

giovedì 4 ottobre 2012

Duecento dischi fondamentali: 1971

7) David Bowie - Hunky Dory
Insieme alla trilogia berlinese, l'album del duca bianco che amo di più; quello che faceva sognare ad occhi aperti cantando: Sailor's fighting in the dance hall oppure Ch-ch-ch-ch-Changes sulle note di un Rick Wakeman ispiratissimo al pianoforte. Bowie stesso rimase stupito del successo di un brano come Changes che in origine era stato pensato come una parodia delle canzoni da night-club e invece si trasformò in un inno.
8) King Crimson - Island
Fin dall'esordio di In the court of Crimson King, Fripp e i suoi parecchi compagni di viaggio, sono stati il gruppo che con più idee e determinazione si è allontanato dai sentieri rock, aderendo solo in minima parte al progressive.
Un disco dall'impatto devastante, con vette sublimi come l'assolo di sax in Ladies of the Road o la folle schitarrata di Fripp nel crescendo memorabile di Sailor's Tale.
9) The Doors - L.A. Woman
Il rombo di un motore, l'inconfondibile piano elettrico e la voce di Jim Morrison, sempre più roca per le dosi massicce di alcol e fumo. L.A. Woman chiude il lato A con un epico blues dedicato alla sua città, che suona come un testamento musicale. L'epilogo è Riders on the Storm, l'ultimo brano registrato da Jim prima di abbandonare la scena per seguire i suoi fantasmi a Parigi. Ne fummo tutti stregati.

10) Led Zeppelin - IV
Tantissime le storie e le leggende metropolitane che ruotano attorno a questo disco ed alle sue canzoni da scriverci un libro: la genesi dei brani, la simbologia misteriosa, la copertina senza titolo e priva di riferimenti, le accuse di satanismo (un comitato di studiosi si riunì per ascoltare il disco al contrario). Resterà per sempre la musica: otto brani favolosi, oltre i confini del loro genere d'appartenenza.

11) Crosby, Stills, Nash & Young - 4 Way Street
L'apoteosi live di una collaborazione che però all'epoca si stava già incrinando. Quando il doppio disco uscì, nell'aprile del 1971, ognuno era già andato per la sua strada. Solo Crosby, Stills e Nash si sarebbero ritrovati nel 1977 per registrare di nuovo insieme, ma i tempi ormai erano cambiati (e lo si vedrà bene quando toccherà ai dischi di quell'anno). 
12) F. De André - Non al denaro non all'amore né al cielo
Erano gli anni in cui si scoprivano con entusiasmo la letteratura e la poesia che a scuola non ti insegnavano, perciò dischi come questi erano pane quotidiano e cibo per la mente.
Lui che offrì la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore né al cielo.