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lunedì 31 agosto 2020

Comes a Time ovvero titoli di coda

Oh, questo vecchio mondo continua a roteare
È un miracolo che gli alti alberi non cadano
Ecco che viene un tempo Neil Young (Comes a time)

Non sparirò dal web: la teiera volante resterà online (qui sul blog mantengo tutti i contatti delle persone che seguo e che voglio continuare a leggere) ma questa bella esperienza iniziata nel 2008 si sta esaurendo. Quello che volevo raccontare, l'ho raccontato superando mille post. Forse è il giro di boa. Stanno per arrivare i sessanta e dopo tanti anni i blog stanno segnando il passo, probabilmente non solo per la loro forma, ma anche perché siamo noi che a un certo punto smettiamo di alimentarli. Scrivere richiede tempo, dedizione e ispirazione.

Chissà se in futuro nascerà qualcos'altro, magari un libro (appena abbozzato e senza velleità di pubblicazione) o una forma più leggera di presenza in rete volando verso altri orizzonti. Per ora mi trovate su twitter (anche qui a fianco).


martedì 11 agosto 2020

Il bamboccio, lo strozzino e il container

Io e Rob dieci anni fa girammo una serie di corti; fra questi, uno partecipò ad un paio di festival. Il tutto per puro divertimento e senza particolari velleità. Non l'avevo mai postato: un po' per pudore, un po' perché nella parte del cattivo non mi sento particolarmente convincente. Molto meglio come ballerino destrutturato... 

La sospensione dello storico blog dell'Alligatore mi ha colpito. In ogni caso, anche per me, pausa ferie augustae. Dopo tutti questi anni, devo anch'io meditare sulla nuova oscena versione di blogger e prendere decisioni sulla possibilità o meno di continuare. Nel frattempo sono anche qui. A fine agosto vedremo.

Versione DIRECTOR'S CUT di un'ordinaria disavventura di provincia: un portuale a corto di danaro, chiede un prestito ad uno strozzino spietato e senza scrupoli. Il danaro è subordinato ad un favore particolare. Redrumstudio

venerdì 3 luglio 2020

In ricordo del maratoneta pensionato

Strana parabola quella di mio padre: da giovane è stato grande un grande appassionato di moto, mi ricordo che aveva una Kawasaki 500, soprannominata bara volante per quanto era sgarbata. Da bravo romagnolo era anche un tifoso accanito di Renzo Pasolini (uno dei rivali più sfortunati di Agostini) e tutti gli anni da bambino mi portava a Imola a vedere le corse. La seconda fase, fino ai 50 anni, è stata quella della bicicletta; era stato soprannominato Fuente da amici e colleghi per le sue doti di scalatore. Infine con la pensione è esploso l'amore per il podismo. Grazie al tempo libero, si è potuto dedicare con soddisfazione alla maratona e contemporaneamente all'attività di casalingo (massaino rurale, come si era autodefinito). Siccome le cose ci piaceva farle per bene, ha partecipato con risultati più che dignitosi alle maratone di New York, Londra, Helsinki e Venezia, oltre a quelle locali.

A un anno esatto dalla morte di mia madre ci ha lasciato anche lui. Vittima collaterale del Covid, a causa del quale erano state posticipate diverse visite, fra cui quella per il cuore. Un cuore da fondista da 40 battiti al minuto diventato improvvisamente troppo fragile. Voglio ricordarti così, da giovane negli anni settanta, su una delle prime moto. Ciao maratoneta!

mercoledì 6 maggio 2020

Blob pandemico

Insieme ad Ultravox, Siouxsie e Clash, gli Stranglers sono stati fra i gruppi che ho più seguito ai tempi dell'esplosione del punk. The Raven lo acquistai quando per la prima volta entrai in un negozio di dischi a Londra nel 1979 in piena era post punk. Sembrava di essere nel paese dei balocchi. Furono gli unici ad utilizzare costantemente le tastiere grazie al tocco inconfondibile di Dave Greenfield. Purtroppo anche lui è stato portato via dal coronavirus.



LINK E RIFLESSIONI

"Vedrete tra 15 giorni richiudono tutto, troppa gente in giro!" Sentenziò l'umarell in fila per comprare una pianta di pomodoro. (Visto e sentito oggi con le mie orecchie al consorzio agrario).

La retorica del saremo migliori e abbiamo imparato a fare cose nuove... Da 1 a 10 quanto hanno fracassato queste pubblicità con il loro sottofondo musicale caramelloso?

Nel libero mercato dell’informazione vince chi riesce a catturare l’attenzione e poi a tenerla ed è noto che la paura è un gancio eccellente. La copertura mediatica accordata al Covid-19 è stata, fin dall’inizio spropositata, frenetica e allarmistica. da Wuming ammalarsi di paura

Vita da reclusi desideranti: cinque serie dinamiche. (Mauro Baldrati su Carmilla)

Il virus ha prodotto una nuova figura in Italia: il nuovo bigotto volgarmente chiamato “restocasista martire. da Leoniblog - Il nuovo bigotto

venerdì 10 aprile 2020

Shopping war e distanziamento sociale

Uscita mattutina alla guerra per la spesa. Dalla finestra vedo una fila lunghissima già mezz'ora prima dell'apertura del supermercato. Rinuncio e mi bardo (più che altro per evitare eventuali rompicoglioni e sceriffi alla finestra) per una sana camminata che mi porta nei piccoli negozi di alimentari che vanno supportati e che sono molto più vivibili e tranquilli dei grandi iper, dove tutti si ammassano "stocazzando" tutto: merci, carrelli, casse. La retorica del restate a casa mi ha nauseato, preferisco alla grande #iostoatremetri o #iostodasolo come ho letto su questo articolo illuminante che condivido totalmente di R. Manzotti. 

Soltanto questa deriva salvifico-moralista può spiegare l’acredine e l’astio moralistico (l’onda di m…a con cui si sono affrontate le posizioni non allineate). Il dissenso è stato immediatamente associato con la indegnità morale del difensore. Chi sosteneva l’importanza dell’attività fisica è stato immediatamente deriso (la “corsetta”, “andare a spasso”) o associato a tratti moralmente inferiori (narciso, egoista, individualista, persona priva di rispetto), mentre l’abuso di carboidrati, tabacco e alcool che pure ha accompagnato la clausura domestica viene visto con indulgenza (tabacco) e generalmente con vera e propria simpatia (alcool e cibo). È ovviamente irrazionale pensare che chi corre manchi di rispetto mentre chi sforna torte e pizze sia un monaco penitente, ma è coerente con la cornice ideologica dove il virus deve essere sconfitto dal sacrificio e dalla sottomissione alla autorità e non dall'intelligenza e dalla tenacia.

In questi tempi di distanziamento sociale, un omaggio geniale a Wes Anderson e un augurio di buona Pasqua a tutti quelli che ancora passano da queste parti.

domenica 5 aprile 2020

C'è troppa gente in giro? Too much pressure!

















Stamattina in panetteria c'erano tre persone prima di me in attesa di entrare: ho scoperto che la prima era una tipa che si trovava a 10 m. dall'ingresso fra le auto parcheggiate nella piazzetta. Con tutta la prudenza necessaria e soprattutto con il rispetto per la tragedia che ha colpito migliaia di persone, questa mi pare una forma di psicosi in piena regola: non è che stiamo un tantino esagerando? Ovunque il leitmotiv quotidiano è c'è troppa gente in giro. Cittadini indignati e giustizieri da social scrivono post incarogniti contro presunti untori/camminatori, minacciando foto (o addirittura scattandole) salvo poi fare marcia indietro per non beccarsi una giusta denuncia. All'epoca sarebbero stati ligi collaboratori di quartiere dell'OVRA. Un conto sono la coscienza civica e il rispetto assoluto delle regole, un altro è trasformarsi in cacciatori di streghe.

Ora spiego una cosa semplice: abito in una zona centrale e ieri sono uscito a piedi per andare in farmacia a prendere dei medicinali per mio padre. Nello spazio di 200 metri abbiamo alcuni fra i pochi esercizi ancora aperti: un frutta e verdura, due panetterie, un negozio di articoli per l'igiene, l'edicola, la tabaccheria, un supermercato. In paese di dodicimila abitanti, vorrei che qualcuno mi spiegasse come sia possibile pretendere che non ci sia nessuno in giro.

lunedì 23 marzo 2020

Cara catastrofe 4 - Dagli all'untore

I promessi sposi (1840) 666.png
l’untore! dagli! dagli! dagli all’untore!"
“Chi? io! ah strega bugiarda! sta zitta,” gridò Renzo; e fece un salto verso di lei, per impaurirla e farla chetare. Ma s’avvide subito, che aveva bisogno piuttosto di pensare ai casi suoi. Allo strillar della vecchia, accorreva gente di qua e di là; non la folla che, in un caso simile, sarebbe stata, tre mesi prima; ma più che abbastanza per poter fare d’un uomo solo quel che volessero.


La storia si ripete. I nuovi untori sono i runner o ancora peggio semplicemente chi, per motivi di salute come il sottoscritto, dovrebbe camminare un'oretta tutti i giorni e si vergogna o addirittura ha paura di farlo anche attorno all'isolato. Il passo dall’aggressività social a quella faccia a faccia è molto più breve di quanto sembri.
A tal proposito è molto significativo il racconto di  Pietro De Vivo, editor di narrativa e saggistica per le edizioni Alegre, fermato a Roma mentre rincasava a piedi dal lavoro e trattato come un delinquente in maniera vergognosa.

Ho appreso con tristezza della scomparsa di Gianni Mura: l'unico narratore sportivo che amavo leggere. Riusciva a farti emozionare e a volare alto con i suoi racconti e la sua cultura.

Siamo andati a suonare da nostro zio che abita in fondo alla strada per chiedergli se aveva bisogno. Chissà se abbiamo trasgredito! Classe '28, pensava di averle viste tutte: il fascismo, la fame, la guerra, l'asiatica, Chernobyl, le torri gemelle, Trump, le citofonate... Questa gli mancava, ma non gli manca mai il senso dello humour. Ci ha tirato lui su di morale. Persona fantastica.

Periodo ideale per iniziare a leggere un libro come questo (896 pagine!). Una di quelle saghe familiari che mi sono sempre piaciute. C'è tutto il tempo.

lunedì 16 marzo 2020

Cara catastrofe 2: Minority Report

Sono i giorni della responsabilità personale contrapposta al populismo virale. Gendarmi di quartiere dai balconi controllano chi cammina per strada e poi (principalmente su facebook) scrivono post incarogniti invocando l'intervento dell'esercito. Intanto però arrivano i droni a Forlì. Si è passati dal comportamento idiota di tutti al mare al ristorante al coprifuoco con situazioni surreali: io e la mia compagna dormiamo insieme, ma quando andiamo a sgranchirci le gambe per non restare inchiodati sul divano, stiamo distanti tre metri. Al paesello c'è la Stasi con i delatori. Anche l'argine del fiume, largo diversi metri e unico sfogo naturale di un territorio blindato, è diventato zona off limits. Ok, rispettiamo le regole per la salute pubblica, ma non senza riflettere.
Wolf Bukowski su Wumingfoundation: Un genitore, e magari l’altro genitore, e il figlio e la sorella, che vivono in una casa piccola, che livello di sofferenza psicologica possono sviluppare, se neppure al parco possono più andare?Viralità del decoro. Controllo e autocontrollo sociale ai tempi del Covid-19

Tutti a casa nel guscio e intanto madre natura ci sbeffeggia con giornate di primavera anticipata di una bellezza struggente e dall'aria pulita. Sempre dato per spacciato, anche quest'anno il nostro albicocco ce l'ha fatta.

Lullaby me to sleep.

Keep me safe, lie with me,

mercoledì 11 marzo 2020

Cara catastrofe

Chissà se con questo isolamento riprenderanno vita i blog, oltre ad un minimo di coscienza civica. Visti i recenti segnali, ne dubito. Comunque da un giorno all'altro sta cambiando la lista delle priorità; fra le mie non c'è mai stato l'aperitivo a Cortina o sui navigli. Mai come adesso, gli scacchi, i libri e la musica sono salvifici. 
E poi ci sono appunto le priorità. Mio padre col Parkinson, che frequentava un centro diurno per anziani, è dovuto rimanere a casa dalla sera alla mattina, per cui buona parte del mio tempo sarà dedicata a lui che abita in un altro paese e non può muoversi da casa. 
E poi mio figlio a Bologna che doveva partire, ma dovrà restare.
La sua compagna che presto deve laurearsi, ma l'università è chiusa.

Nelle nostre camere separate
a inchiodare le stelle
a dichiarare guerre
 

Dieci anni fa usciva questo disco.
  

lunedì 24 febbraio 2020

Isolamento

Questi piaceri una distrazione ribelle,
Questo è il mio unico premio fortunato.
Isolation, isolation, isolation, isolation, isolation.

I segnali ci sono tutti: l'epidemia globale, l'informazione apocalittica di serie B, il clima impazzito (un'alta pressione perenne che ha trasformato l'inverno in una primavera malata) la folla ansiosa che saccheggia i supermercati, come quello proprio qui di fronte alla teiera volante. Ma io fin da bambino ho visto troppi film per farmi prendere dal panico, per cui al momento mi sono limitato a procurarmi qualche arma da fuoco, un machete e una riserva d'acqua.

Stronzate a parte, stamattina ho dovuto veramente dare sostegno psicologico alla mia edicolante: è completamente impanicata; barricata dietro il vetro con la mascherina, i guanti e il disinfettante!
Siamo qua, sospesi forzatamente dal lavoro per una settimana e la cosa migliore da fare è cominciare a smaltire la pila di libri arretrati, camminare sull'argine del fiume e fottersene educatamente di tutto questo panico.
Da leggere il post Diario virale di WuMing, come sempre illuminante.

Sandro Veronesi - Il Colibrì
Amitav Ghosh - L'isola dei fucili
Igiaba Scego - La linea del colore
William Boyle - Gravesend

giovedì 16 gennaio 2020

The Comet is Coming, la gente e la propaganda tossica

Un viaggio interiore in linea con lo spirito della teiera volante. Benvenuti sulla cometa in fuga da Londra dove potete trovare Sun Ra, Coltrane e i Gong riuniti in un viaggio cosmico. Un trio che vede Shabaka al sax e al clarinetto, Dan Leavers alle tastiere e la batteria di Max Hallett (anche feat. Kate Tempest in un brano).
"Noi non vogliamo solo che i nostri ascoltatori ballino ai concerti, anche se lo fanno sempre: vogliamo cambiare la struttura del loro dna”.
Pazzi scatenati!



Sono tempi in cui la propaganda tossica delle macchine del consenso è sempre più invasiva; prima fra tutte quella del populismo che in questi giorni in particolare sta imperversando qui in Emilia Romagna. Alcuni sostenitori della Lega vengono intervistati e viene fatto loro notare che Salvini non è candidato; alla domanda per chi avrebbero quindi votato, hanno risposto Bonaccini... 
La realtà è sempre più schiacciata da narrazioni deformate. Alleniamoci a smontarle per poi pisciarci sopra. Si vivrà meglio.

Una volta al mese scatta la giornata del cagacazzi: ovunque vai (poste, panetteria, uffici) sai che prima o poi ti tocca: ci sarà prima di te una persona pedante o incattivita che ti farà aspettare come se ne avessi dieci davanti. C'est la vie, ormai lo so e passo il tempo a studiarne la psiche; è sopravvivenza.

lunedì 25 novembre 2019

Capitalismo e parassiti

Un film e un libro con approcci distanti anni luce affrontano lo stesso tema tristemente comune e attuale: gli effetti nefasti del capitalismo globalizzato.
Nella Corea del Sud rappresentata in Parasite la lotta di classe è stata ormai soppiantata dalla guerra tra poveracci. Bong Joon-ho racconta la marginalità contemporanea con sarcasmo e humour nero in una metafora geniale e tagliente della nostra società sempre più competitiva e nello stesso tempo indifferente verso gli ultimi o con chi è caduto in disgrazia. Senza dubbi uno dei film dell'anno. Se non l'avete ancora visto, non leggete assolutamente nulla della trama e ve lo godrete al cento per cento.

La prima volta che ho conosciuto Marta Fana (ricercatrice di economia a Scienze politiche a Parigi) era in TV, contrapposta all'intoccabile Farinetti, il cui perenne sorriso di fronte alle critiche centrate della ragazza, si è congelato in un ghigno. Sto leggendo il suo libro (scritto col fratello Simone) che va in profondità, alle radici delle imprese parassitarie che hanno fatto impoverire milioni di lavoratori in Italia e in tutto il mondo con la complicità di quei governi che hanno contribuito a far diminuire i redditi, le tutele, i diritti, fino a far scomparire la prospettiva di un futuro decente.


Uno dei tantissimi esempi è quello di mio figlio, neo-laureato in scienze statistiche: per poter lavorare ha dovuto accettare due diversi impieghi (un contratto di sei mesi, poi un altro di un anno) il primo a 600 e il secondo a 700 euro mensili. L'affitto dell'appartamento in cui vive a Bologna è di 900 euro (devono dividerlo in quattro).

Si tratta di attrezzarsi, di giocare in anticipo, prima che qualcuno possa utilizzare la rabbia e la disperazione per dividere gli ultimi dai penultimi. Ci stanno già provando i nuovi imprenditori della paura, a scavare nei drammi che lo sfruttamento impone nelle vite di milioni di persone, in quel senso di insicurezza che travolge chi non ha nulla. Stanno provando a scaricare la rabbia verso il basso per poter liberare l'alto...

venerdì 22 novembre 2019

Io, gli altri e la musica


Breve post ispirato da un tweet letto qualche giorno fa. Lo trovate snob? E' solo una battuta con un fondo di verità. Il fatto è che la musica allontana o avvicina come poche altre cose. Sarò talebano, ma nella mia mente c'è una lista nera di gruppi, dischi e cosiddetti artisti che d'istinto mi fa allontanare dalle persone. Non intendo la mancanza di rapporti, necessari ed auspicabili per la convivenza civile a tutti i livelli, quanto l'impossibilità di quell'intimità che può invece scaturire dal piacere ineguagliabile di certe condivisioni. Oltre il fottuto lavoro, oltre i legami parentali; qui si parla di musica, ma ovviamente ci si può allargare ad altri campi: dall'arte, al cinema, alla letteratura.

STORIELLA
Un giorno io e la mia compagna siamo invitati a cena a casa di un'amica; vuole farci conoscere il nuovo moroso. Io ero sempre quello che portava i dischi. Ne prendo su una decina, fra cui Naked dei Talking Heads, appena uscito. Lo metto sul piatto tutto gasato e il moroso ascoltando Blind così sentenzia: Cos'è questa schifezza?
Fine della breve storia del fighetto piacione alla Biagio Antonacci che mai uscì con noi (e dopo poco tempo neanche con l'amica che peraltro è ancora una nostra amica). 

venerdì 1 novembre 2019

C'era una volta al cinema

Il cinema di un tempo che fu...
L'ingresso del mio condominio si trovava a venti passi dal Cinema Italia dove lavorava mio zio. La domenica pomeriggio c'era la doppia proiezione in mezzo a nuvole di fumo (una era sempre un western). Sono cresciuto giocando e fantasticando davanti ai manifesti di quella galleria.


Incontro fatale
Un giorno, sicuramente per caso, arrivò El Topo di Jodorowsky: sembrava un western, ma era ben altro. Fu lì che intuii che esisteva anche un altro cinema.

Secondo incontro fatale
A dodici anni ho visto 2001 Odissea nello spazio. Probabilmente senza capirci quasi nulla, ma anche senza fare una piega. Di sicuro è nata allora la passione per la fantascienza.

Proiezione a ciclo continuo
Ovunque nei cinema si poteva entrare a caso, anche nel secondo tempo. Forse non era il massimo, però se ti piaceva un film potevi vederlo due volte consecutive.

La decadenza
Nel paesello dove sono cresciuto c'erano ben tre sale. Negli anni '80 due hanno chiuso dopo una breve agonia fatta di film a luci rosse.

Soddisfazioni
Era il periodo delle contestazioni dure. Con i primi amici patentati, una sera andammo in una grande sala per vedere A Ovest di Paperino. Per la prima volta tentarono di proiettare della pubblicità orrenda: ricordo che cominciammo e fischiare e protestare coinvolgendo tutti gli spettatori in una bolgia che costrinse all'immediata interruzione.

Il dibattito no!
Per chi non lo sa o non ricorda, esistevano i cineforum, dove alla fine scattava il pallosissimo dibattito di morettiana memoria. Giovani intellettualoidi gareggiavano a chi ce l'aveva più lungo. L'unica volta che prese la parola mio cugino, stroncò senza pietà Tre donne di Robert Altman, lasciando con la faccia di pietra gli estimatori cinefili. Novanta minuti d'applausi come Fantozzi con la Corazzata Potemkin.

mercoledì 16 ottobre 2019

Pensieri sparsi su malanni, cinema e serie: dagli zombi di Jarmusch a El Camino

Sono sopravvissuto a ben tre settimane di ascessi con febbre. Mai avuto uno in vita mia e ciò non fa altro che confermare che il 2019 è stato annus horribilis (demmerda direbbero i veri latinisti) per una serie di altre sfighe che non ho intenzione di elencare.
Zero musica ultimamente: non sopportavo più niente; solo camminare in silenzio sull'argine del fiume, più qualche serie e film, abbinati a massicce dosi di antidolorifici per scacciare un dolore lancinante.


I morti non muoiono - Jim Jarmusch  
Da uno come Jarmush ci si aspetta molto di più. Anche il sottotesto (zombie/consumismo) è superscontato già visto e sentito. Giusto qualche gag ironica com'è nel suo stile, ma per il resto poca roba e cast sprecato.

Yesterday - Danny Boyle  
Un mondo nel quale i Beatles come band non sono mai esistiti. Nessuno (o quasi) ne ha memoria, perciò chiunque sa suonare potrebbe appropriarsi delle loro canzoni. John Lennon esiste ma fa tutt'altro. Commedia leggera, a tratti leziosa, con un Danny Boyle abbastanza irriconoscibile. Una mezza occasione persa che si salva in corner solo per la musica.

C'era una volta a Hollywood - Q. Tarantino  
Si sono scritti trattati e sono partiti spoiler a raffica. Sono riuscito a non sapere nulla e me lo sono goduto, anche se non lo metto in cima alla lista dei suoi film. Una marea di suggestioni e citazioni (forse troppe) e sempre comunque ci accompagna l'utopia di un regista in grado, con il cinema, di sovvertire la Storia.

El Camino - Vince Gilligan  
Senza infamia nè lode. Non aggiunge granchè, ma è quasi obbligatorio per chi si è appassionato a Breaking Bad e vuole sapere che fine ha fatto Jesse Pinkman.


Mindhunter II - (Netflix)  
Seconda stagione per la serie prodotta da David Fincher che non delude e si conferma su un livello alto. Ne ho già parlato qui.

Undone - Amazon Prime  
Un gioellino di animazione rotoscope dai creatori di Bojack Horseman. Otto brevi puntate dove la protagonista dopo un incidente impara a spostarsi dal presente al passato e al futuro prossimi in una visione alterata dello spazio e del tempo. Interessante, anche se non mi ha preso completamente.

Peaky Blinders V - BBC e Netflix  
Una delle serie più pazzesche e iconiche degli ultimi anni (con una colonna sonora di livello superiore). Si mantiene ancora sopra la media, anche se inizia a segnare il passo. Oltretutto doveva concludersi, ma l'audience altissima in UK ha fatto cambiare idea ai produttori. Questa tendenza comincia, in generale ad essere fastidiosa.

venerdì 13 settembre 2019

Il boss della lingua

In questa mia estate travagliata ho scoperto a mie spese (è il proprio il caso di dirlo) che la stomatologia è la disciplina medica che si occupa delle patologie del cavo orale. 
Da circa un anno soffro di un disturbo fastidioso alla lingua che ciclicamente si spella e mi brucia per poi lentamente rimarginarsi e ricominciare da capo. La trafila è partita dal medico di base, poi da un otorino (che non ci ha capito una mazza) fino al mio dentista che, con onestà, mi ha indirizzato da un luminare di sua conoscenza, già autore di 250 pubblicazioni in materia, più cattedre universitarie varie e ovviamente ambulatorio privato dove alla fine mi sono convinto ad andare. Dieci minuti di visita per sentirmi dire che soffro della sindrome della lingua a carta geografica o glossite benigna migratoria, per la quale non c'è cura, se non, in sostanza, darsi una calmata e forse passerà... Pensate che studiando per conto mio era stata la prima ipotesi che però nessuno ha preso in considerazione.
Alla fine ero sollevato che non fosse niente di grave e poi ho pensato: vista la durata della visita, forse avranno pietà e non mi chiederanno tutti i 200 euro. Errore! Il boss esige la sua tariffa intera e mentre la bionda segretaria russa incassa la parcella, lui ti fornisce due buste eleganti: nella prima scrive la diagnosi e la cura (inesistente) per il medico di base; il contenuto della seconda invece è misterioso, perché risulta sigillata con la gentile richiesta di consegnarla al dentista. Hanno voluto sapere fin dalla prima telefonata chi mi mandava. 
Al ritorno da Bologna ci si scherzava: che cosa conterrà? Una quota del lauto cachet, un ringraziamento, simboli medici esoterici oppure un biglietto con la scritta: Coglione! Ti avevamo chiesto di consegnarla, non di aprirla e leggere. La mia copilota mi sfotteva bonariamente sulla stranezza delle mie patologie, non ultima quella che ho descritto. L'unica stupida risposta che mi è venuta è che non ho bisogno del navigatore per viaggiare: ho la carta geografica stradale in bocca.

venerdì 9 agosto 2019

Dialoghi surreali sotto la canicola

Gli eventi familiari mi hanno riportato a frequentare il mio antico paesello. A volte fa uno strano effetto; un misto di nostalgia e disagio. Volti noti rivisti a decenni di distanza: ragazzini diventati adulti, giovani diventati vecchi; luoghi dell'infanzia quasi irriconoscibili, come i bar storici oggi gestiti dai cinesi. Dulcis in fundo, persone che ricordavi equilibrate con cui intrattenere dialoghi come quello che segue...

Mi fermo per un caffè e incontro una vecchia conoscenza.
- Ehi, ciao come va?
- Bene, bene sono in pensione da cinque anni.
- Beato te! Io ho ancora almeno dieci anni. Com'è possibile?
- Beh sai, lavoro usurante. Tutti gli anni sulle piattaforme!
- Giusto, è vero. Hai una buona pensione?
- Pensioni! Ne prendo dieci di pensioni.
- Cioè?? Ma va là! All'improvviso qualcosa non quadra.
- Sì, sì! Ho quella d'invalidità, quella di quando mi hanno fatto cavaliere del lavoro... (e via dicendo).
- Ah sì, e quanto prendi?
- Trentamila euro. Ogni mese ne risparmio 29. Sono anche il proprietario del bar e di tutto l'edificio.
- Ma non è mai stato dei tuoi genitori!
- La vecchia padrona mi ha regalato tutto.
- Ah, ok. Ma cosa te ne farai di tutto questo patrimonio che non hai figli?
- Lo regalo, qualcosa darò anche a tua sorella.
- Grande, anche perché lei la pensione non ce l'avrà mai. Quando la vedo glielo dico.
- Diglielo, diglielo.
 Lo dico spesso a quelli che conosco (più che altro per consolarmi):siamo sicuri che andare in pensione presto faccia bene?

Dalle mie parti qui in Romagna e anche nella mia famiglia c'è una discreta tradizione, diciamo così, di stravaganza e io ho sempre un gran rispetto per tutti coloro che deviano dalla norma. Qualche storia l'ho anche raccontata.

lunedì 8 luglio 2019

Black Keys + Black Pumas

Rientro forzato dalla mini vacanza. In una Napoli infuocata prendiamo al volo un taxi con una fretta pazzesca, superagitati per paura di perdere l'ultimo treno utile per Bologna. Il tassista: "Statè cheti, arriviàm in nu' attimò". Pensate a un'infrazione qualsiasi del codice della strada: lui l'ha commessa. Un mito!


Una settimana difficile e la musica aiuta a riprendersi con due dischi arrivati al momento giusto.

Black Keys - Lets'rock
Il rock è invecchiato (spesso male) ma qualcuno riesce ancora a divertire. Ondarock lo stronca, ma per me Let's Rock è già disco dell'estate. Quel filo di tamarragine spensierata che non guasta e la chitarra elettrica protagonista: timbri, riff e ritmi da bignami della musica. Da ascoltare in auto a tutto volume coi finestrini aperti per le strade di campagna.

Black Pumas - ST
Un grande esordio: in questo album c'è l'anima Motown. Eric Burton e Adrian Quesada hanno il tocco magico.



Wimbledon
Prendersela con Fognini non è moralismo: è talmente ignorante e maleducato che se non avesse avuto la fortuna di saper giocare a tennis, manco a zappare sarebbe idoneo. Sarebbe capace di perdere tempo ad insultare perfino le zolle di terra. clic











I confini pattugliati e le barriere decisamente no; salvare le persone in mare sempre e comunque, ma fra tutti gli esempi possibili quello del kebab a Edimburgo non è che sia proprio il massimo da sbandierare.

martedì 2 luglio 2019

Lasciatemi andare

Nel sogno accompagno mia madre in una bellissima struttura dove possono prendersi cura di lei. Dentro di me sento che c'è qualcosa che non va: mi segue poco volentieri con i suoi passi incerti. A un certo punto mi giro ed è scomparsa. La cerco disperatamente, ma nessuno l'ha vista e temo che si sia persa anche per via della malattia che le ha azzerato la memoria e l'orientamento.
Comincio a girovagare, poi vengo attratto da una musica che proviene dal cortile di casa sua. Mi avvicino e mi ritrovo in mezzo ad una compagnia di ballerini e musicisti: sembra di essere entrato in un musical, tipo Hair o Across the Universe. Tutti suonano e ballano intorno a mia madre. Lei indossa un cappello con abiti colorati da figlia dei fiori e canta felice. Con mio stupore però, il brano non è Aquarius o un pezzo dei Beatles come ci si potrebbe aspettare, ma una vecchia canzone di Mino Reitano, di certo un ricordo della mia infanzia, quando al sabato si guardava Canzonissima. Sta proprio cantando il ritornello che dice: Avevo un cuore che ti amava tanto. Di fianco a me due ragazzi provenienti dal gay pride mi dicono con un marcato accento milanese (chissà perché): Certo che tua madre è una forza della natura! Se fosse una pittrice, mica farebbe degli acquarelli tenui e delicati...

Mi sono svegliato piangendo, per poi riaddormentarmi col sorriso sulle labbra dopo essermi appuntato il sogno per paura di dimenticarlo. Era esattamente l'una di notte di domenica scorsa, il giorno prima del suo funerale.
E' stato un periodo molto duro, ma questo per me è stato un sogno bellissimo. Da tanto tempo, da quando si era accorta che la mente la stava abbandonando, anche lei se ne voleva andare. Chissà, forse proprio in quel posto in cui l'ho vista cantare e ballare.

lunedì 10 giugno 2019

Cloache digitali

Qualche anno fa ero indeciso se aprire o meno una pagina facebook: qualche amico cercava di convincermi, qualcun altro (colleghi, conoscenti, ecc..) mi aveva cercato senza risultati. Bazzicando in rete per diletto e per lavoro da vent'anni e avendo un figlio che coi social ci è cresciuto (per fortuna con buon senso e moderazione) vedevo l'andazzo e me ne tenevo alla larga, però sempre con una certa curiosità. Finché per un paio di giorni sono entrato in uno di quei gruppi del tipo Sei di nomedelpaese se; (penso che ormai ogni borgo abbia il suo) un'autentica cloaca di mentecatti che delirano su ogni argomento, insultano, sentenziano e scrivono con un livello di analfabetismo di ritorno preoccupante. Qualcuno con intenzioni costruttive cerca di moderare ma senza risultati apprezzabili.
Siamo a posto così: per gli amici sono più che sufficienti il cellulare e la mail. Sono anche fortunato che il mio figliolo è già grande, perciò mi sono risparmiato quell'altra fogna ormai rappresentata dai gruppi scolastici su whatsapp. Parlavo con una coppia di amici, ironicamente disperati per il livello di demenzialità che pure lì si raggiunge: uscirne pare impossibile, però hanno deciso che finché il figlio andrà a scuola faranno a turno, un anno ciascuno; è sopravvivenza.