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lunedì 10 dicembre 2012

Ken Loach: il capitalismo e il cinema

Quando eravamo giovani volevamo fare la rivoluzione e uccidere il capitalismo. Non abbiamo fatto la rivoluzione, ma il capitalismo è morto. La crisi del capitalismo è ora. Stiamo facendo a pezzi tutti gli elementi che rendono civile una società. Togliamo il sostegno ai disabili, costringiamo i giovani a stare a casa con i genitori senza speranza di lavoro e di una casa..." Ken Loach



L'ultimo film del regista inglese (Gran Premio della giura a Cannes), ambientato a Glagow uscirà il 13 dicembre. Fra magia e realismo o meglio, tra dramma e commedia, si intitola The angels share, cioè La parte degli angeli: storia di riscatto di un teppista qualunque e di altri tre outsiders attraverso il whiskey. 
A 76 anni Ken Loach ritorna con leggerezza sui temi a lui più cari. 
Ogni anno in questo periodo mi diverto a nominare il vero film di Natale: l'anno scorso Kaurismaki con Miracolo a Le Havre, quest'anno il titolo spetta a questa storia che ho già visto qualche tempo fa in lingua originale e ho voglia di rivedere anche in italiano.

lunedì 10 settembre 2012

Raschiando il fondo del barile: la piaga di sequel, remake, antologie e cofanetti

"I don't write about heroes" diceva Philip K. Dick, l'abitudine hollywoodiana di trasformare ogni protagonista dickiano in un mascelluto action hero è un totale tradimento delle sue opere, in ossequio alle leggi del mercato: al costo degli effetti speciali che un film di fantascienza richiede, deve corrispondere un incasso da blockbuster, considerato ottenibile solo da una stronzata. Questo rincoglionimento del cinema è tragicamente progressivo, è un'encefalite spongiforme, bovina come l'espressione di Farrell. Vent'anni fa rimpiangevamo l'intenso e tormentato Harrison Ford di Blade Runner. Oggi rimpiangiamo pure il grugno sfranto di Schwartzy che si scàppera la microspia dal naso. Tratto da Carmilla: Rincoglionimento totale

Non dà più tregua questa tendenza che ad ogni avvio di stagione cinematografica ci fracassa le sfere togliendo sempre più spazio alle pellicole veramente interessanti (che poi ci tocca scaricare). 
Per analogia la collego all'altrettanto deprimente consuetudine dell'industria musicale di raschiare il fondo del barile pubblicando cofanetti e antologie deluxe per anziani nostalgici. Nel caso del cinema, la situazione è quasi rovesciata: è sul pubblico più giovane e bue da multisala che si punta a livello commerciale.

Nei prossimi mesi assisteremo all'uscita di:
- Total Recall
- The Bourne Legacy (già uscito)
- L'era glaciale 4
- Resident Evil: Retribution
- Step up Revolution
- Silent Hill: Reveltion 3D
- Asterix e Obelix al servizio di sua maestà
- The Twilight bis, ter, ambo, cinquina
- Carrie
- Robocop
- Dredd
- Mad Max: Fury Road
Old Boy
- Suspiria

E la lista è solo parziale. A parte Prometheus, penso che non ne vedrò neppure uno.

mercoledì 5 settembre 2012

Monsieur Lazhar

Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau (Canada 2011)
Se le vicende del signor Lazhar e dei suoi scolari non vi commuovono neanche un po' vuol dire che non siete umani oppure avete la puzza sotto il naso come certi critici. Film sulla scuola ne sono stati fatti parecchi ma questo, ambientato in Canada, mi ha veramente toccato. Premio del pubblico e premio speciale della giuria della 64a edizione del Festival di Locarno, è uscito purtroppo in concomitanza col Festival di Venezia perdendo la visibilità che avrebbe meritato. Su Carmilla (lettura, immaginario e cultura di opposizione) un'ottima recensione di E. Manco. 
Voto 7½ 

martedì 4 settembre 2012

Womb

Se in un futuro molto vicino fosse permessa e possibile la clonazione delle persone care scomparse, quali sarebbero le nostre scelte etiche? E' l'intricato tema affrontato in Womb, film del regista ungherese Benedek Filiegauf, uscito il 31 agosto, due anni dopo essere stato premiato al Festival di Locarno.
Fantascienza esistenziale ambientata sulle coste del Mare del Nord in una società benestante dove i rapporti tra gli individui sono sporadici e rarefatti come il paesaggio desolato in cui si muovono, una cornice splendidamente fotografata che fa da sfondo narrativo alla storia.
Senza giudizi morali, raccontando semplicemente il rapporto tra due persone, il film rappresenta una riflessione sul possibile utilizzo di una tecnologia che potrebbe portare ad una deriva definitiva dei sentimenti umani con risvolti terrificanti, come quello appena abbozzato della figlia che ridà la vita alla propria madre partorendola. Copie, vengono chiamati con disprezzo gli individui nati dalla clonazione, evidenziando una frattura insanabile nell'accettazione sociale di tale pratica. Argomenti già sviluppati da un'altra angolazione (replicanti umani per il ricambio di organi) nel devastante Non lasciarmi, opera dall'impatto ancora più forte rispetto questa, uscita lo scorso anno senza il successo che avrebbe meritato.
Dopo la performance di Lo Spaventapassere, una volta tanto i demenziali titolisti italiani hanno tenuto a freno la loro fantasia: Womb, letteralmente grembo materno, sta proprio ad indicare il metodo di clonazione che avviene attraverso l'impianto in un utero (in questo caso quello della bella Eva Green) delle cellule embrionali della persona da replicare, destinata a rinascere identica a se stessa ma con una nuova esistenza dalle prospettive inquietanti.
Voto: 7

venerdì 31 agosto 2012

Stagione 2012-13: 5 film da vedere assolutamente al cinema


Prometheus - Ridley Scott (14 sett. 2012)
E' già uscito in tutto il mondo e saremo gli ultimi in assoluto a poterlo vedere grazie alla solita, demenziale distribuzione italiana. Resistere per mesi alle perfette versioni blu-ray con sottotitoli scaricabili comodamente dalla rete è stata dura, ma ormai è quasi fatta.
Anche se Alien e Blade Runner sono un ricordo lontano, R. Scott che torna alla fantascienza (dopo averci tediato con crociate e vinificazioni) è una grande notizia. Magari sarà una delusione; di certo è un'operazione rischiosa, visti i colossi con i quali dovrà inevitabilmente confrontarsi. Il trailer è spettacolare e promettente, ma se per caso dovesse tradire, ci consoleremo con Charlize Theron, sempre più brava e bella: Young Adult, dove è protagonista assoluta, è la migliore commedia dell'anno.

The Master - Paul Thomas Anderson (11 gen 2013)
Attesissima anteprima al festival Venezia. Stravedo per questo regista fin dai tempi di Boogie Night. La storia non riguarderà direttamente scientology, come hanno dichiarato Philip Seymour Hoffman e la produttrice, ma pare che Tom Cruise a fine visione sia rimasto poco contento.
Il film è stato girato con pellicola da 70 mm, il che darà una visione spettacolare, ma anche qualche problema di distribuzione, visto il formato ormai poco diffuso.

Moonrise Kingdom - Wes Anderson (5 dic. 2012)
A differenza del precedente, non ho una gran passione per quest'altro Anderson. Ne apprezzo comunque il talento inimitabile (diversi l'hanno scopiazzato), espresso ai massimi livelli soprattutto ne I Tanenbaum, manifesto stralunato sulla famiglia disfunzionale e sull'incapacità di crescere. Sarà per via della fuga, tema che mi ha sempre affascinato e per il cast (Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Tilda Swinton, Frances McDormand) ma questo nuovo film, ambientato nell'estate del 1965, mi ispira parecchio; vedremo se manterrà le aspettative.

Reality - Matteo Garrone (28 set. 2012)
Dopo aver vinto il premio speciale della giuria a Cannes, finalmente esce anche il film di Garrone. L'unico timore (rischio insito in questo genere di storie) è la scivolata nel solito atto d'accusa contro l'invadenza e la tirannia dei media. Trappola moralistica nella quale il regista pare non sia cascato: "Io e i miei sceneggiatori non avevamo intenti di denuncia sociale, non era questo che ci interessava. Volevamo raccontare una storia che si legasse alla gloriosa tradizione del cinema italiano, stavamo accanto ai personaggi cercando di capirli e di raccontarli con amore e calore"

Django Unchained - Quentin Tarantino (17 gen. 2013)
Ne ho parlato qualche giorno fa: ogni uscita del tarantolato è sempre un evento.

mercoledì 20 giugno 2012

Hors Satan

Quando il cinema diventa arte del silenzio incorniciata dai paesaggi metafisici della Côte d’Opale, ambientazione in cui prendono forma i volti e i personaggi di Hors Satan (Bruno Dumont - Cannes 2011). Non una visione semplice da affrontare, ma mi ha conquistato per la sua radicalità e la sua purezza.
Voto 8

Il silenzio è l'essenza del cinema.
Charlie Chaplin

mercoledì 16 maggio 2012

God bless America

Per ricollegarmi al post di ieri... Certi film girano solo per rassegne e purtroppo non vengono quasi mai distribuiti, specialmente in Italia. Meno male che in rete si riescono quasi sempre a recuperare (sottotitolati più o meno bene).
God bless America, diretto da Bobcat Goldthwait, è stato presentato nel settembre scorso al festival di Toronto e in America si può vedere on demand. Ottimamente interpreto da Joel Murray (fratello di Bill), divorziato e solitario di mezza età in caduta libera e da Tara Lynne Barr, improbabile e terribile ragazzina killer-intellettuale. Si tratta di una black comedy sarcastica e grottesca con dialoghi incisivi che mirano diretti a colpire gli aspetti più trash e consumistici della società americana. Tra satira sociale e killer movie, un on the road con la strana coppia formata da Frank e Roxy in giro per l'America a far fuori senza pietà tutti quelli che secondo i loro parametri non meritano di stare al mondo: stupidi protagonisti di reality e talent show, presentatori stronzi, cafoni e maleducati incontrati per caso, attivisti del tea party, in una escalation delirante. Non un capolavoro, ma spassoso e liberatorio.
Voto: 8

No one has any shame anymore, and we are supposed to celebrate it. (Joel Murray - Frank)

mercoledì 9 maggio 2012

Diaz - Don't clean up this blood

Difficile raccontare senza sganciarsi emotivamente dal turbinio di sensazioni. Sì, perché quello che si prova nel rivivere al cinema gli avvenimenti che dieci anni fa hanno lordato la nostra democrazia già marcia, è un incubo reale che lascia il segno: un senso di impotenza, rabbia e frustrazione che solo oggi, a due giorni di distanza, comincia a sfumare. Ammirevoli il coraggio e la volontà di Procacci e l'abilità visiva e narrativa di Daniele Vicari nel tessere i fili delle storie personali che vanno a confluire in quel destino condiviso che ha rovinato la vita a 93 persone inermi. Un horror che raschia e fa sanguinare le nostre coscienze e che come quel giorno fa risuonare nella testa la domanda più semplice; quella domanda che fece mio figlio (allora aveva 10 anni) sentendo i nostri discorsi davanti alla tv: perchè fanno così?
Come spiegare...

martedì 27 marzo 2012

Tyrannosaur














Nelle ultime settimane niente di esaltante sul fronte musicale, mentre per quanto riguarda il cinema ho diverse cose da segnalare, a partire da questo film inglese (mi piaceva la locandina tedesca) che ha raccolto premi in giro per il mondo sia per la regia che per i due attori protagonisti, ma in Italia non ha ancora distribuzione. Tyrannosaur, primo lungometraggio dell'attore inglese Paddy Considine, è un pugno allo stomaco fin dalla sequenza iniziale quando Peter Mullan, vedovo ubriacone e attaccabrighe, ammazza il suo cane in un attacco d'ira. I sobborghi londinesi fanno da sfondo all'incontro improbabile fra due solitudini alla ricerca di una via d'uscita dalla propria disperazione quotidiana. Sia che ci si aggrappi ai pochi amici rimasti o si cerchi rifugio nella religione, un senso di sconfitta e rabbiosa rassegnazione sembra avvolgere la vita delle persone facendo emergere violenze degradanti e miserie morali; il riscatto o la redenzione sono sempre possibili, ma le conseguenze possono essere estreme.
Mostruosa in tutti i sensi l'interpretazione di Peter Mullan (uno degli attori prediletti di Ken Loach) al pari della coprotagonista Olivia Colman, moglie-vittima timorata di Dio, la cui esistenza avrà una svolta imprevedibile proprio grazie all'incontro con l'uomo che inizialmente chiederà il suo aiuto.
Dirompente e commovente il finale sulle note di We were wasted.
Voto: 8
Link nei commenti.

domenica 4 marzo 2012

C'è dolore e dolore




Affrontare temi "seri" attraverso i toni leggeri della commedia non è un'impresa semplice. Due esempi distanti tra loro, per quanto riguarda la riuscita degli intenti, sono rappresentati dagli ultimi due film che ho visto. Da una parte la vitalità del francese Quasi amici in cui, romanzando parzialmente fatti realmente accaduti, si tratta il tema della disabilità in maniera brillante e soprattutto senza pietismi o con il ricorso a concetti banali del tipo anche i ricchi piangono; dall'altra la produzione italo-americana che ha affidato a Roberto Faenza l'adattamento cinematografico del romanzo di Peter Cameron: Someday This Pain Will Be Useful to You (Un giorno questo dolore ti sarà utile). L'ho visto sabato sera è già dopo il primo tempo ero poco soddisfatto di aver pagato il biglietto. E' una storia di formazione adolescenziale ambientata a New York che ben presto si impantana in una serie di luoghi comuni sul mondo adulto (visto dagli occhi di un diciassettenne disadattato e solitario), supportati da dialoghi che dovrebbero indurre, a seconda delle situazioni, al sorriso o alla riflessione senza riuscirvi in entrambi casi. Marco dei pensieri cannibali la settimana scorsa parlava di un’impresa ad alto rischio di fallimento  azzeccando in pieno la previsione.
Il paragone con il giovane Holden citato sulla locandina peggiora ulteriormente le cose.
Voto: Quasi amici @@@½
Voto: Un giorno questo dolore ti sarà utile @

mercoledì 8 febbraio 2012

In piscina con Hesher


La scena liberatoria della piscina in Hesher è stato qui, commedia dai toni drammatici, ma anche ironica e dissacrante del regista americano Spencer Susser (opera prima). La guarigione e l'elaborazione del lutto possono seguire strade inusuali e perfino assurde grazie all'intervento di un angelo custode fuori di testa e nichilista (uno stronzo di cuore, com'è stato definito).
Un film indipendente e fuori dagli schemi che affronta temi importanti in maniera originale. Non un capolavoro, ma veramente godibile grazie anche al personaggio interpretato da Joseph Gordon-Levitt. Incomprensibili certe stroncature lette in giro.

lunedì 23 gennaio 2012

Bobby Fischer against the world

Troppo intelligente e al tempo stesso maniacale ed imprevedibile per poter diventare il classico idolo americano, nonché (come speravano i media ed il governo in piena guerra fredda) il simbolo di una nuova supremazia in un campo da sempre dominato dai russi.
Tutti lo conoscono, anche chi non ha mai tenuto un alfiere in mano. E' stato ed è tuttora un mito per ogni giocatore di scacchi, soprattutto per quelli della mia generazione che si sono innamorati di questo splendido gioco da ragazzini, ai tempi dell'incredibile sfida mondiale con Boris Spasskij.
Una passione che nel corso della mia vita ha alternato momenti intensi (partecipazione a tornei, frequentazioni di circoli, gioco on line ecc..) a prolungati periodi di distacco come quello attuale. Uno dei giochi più belli mai inventati dall'uomo. Non vedo l'ora di vedere il film.

"Si dice che all'apice della sua carriera Bobby Fischer fosse più conosciuto di qualsiasi altro uomo al mondo, fatta eccezione per Gesù Cristo. L'implacabile attenzione da parte della stampa, le pressioni politiche e una sorta di monomania per gli scacchi hanno finito per portarlo alla rovina. Il film analizza come un'eccessiva dedizione agli scacchi abbia portato Bobby Fischer all'esclusione di tutto il resto e come la pressione incessante della notorietà abbia contribuito a distruggere uno dei più grandi geni del nostro tempo. Bobby è uno sportivo, un genio, un visionario; ma è anche un recluso, un fuggitivo, un folle. Tutti conoscono il nome Bobby Fischer, ma nessuno conosce l'uomo".  
Liz Garbus, la regista del film

venerdì 13 gennaio 2012

Millennium soundtrack

Perchè a poco più di un anno di distanza venga prodotta un'altra versione di Millennium - Uomini che odiano le donne è uno dei tanti misteri del mercato cinematografico.
A suo tempo ho letto la trilogia di Stieg Larsson e in seguito ho anche visto la mediocre versione svedese; stavolta penso che passerò nonostante un regista cult come Fincher ed i fantastici titoli di testa (musica di Trent Reznor e voce di Karen O). Il brano è una cover di Immigrant song. In un'intervista la cantante degli Yeah Yeah Yeahs ha ammesso candidamente di non aver mai ascoltato i Led Zeppelin prima di questa esperienza!
I plead total ignorance to Led Zeppelin. I am totally in the dark about them. I didn’t have any reverence for the track as I didn’t really know it. When they asked I thought it was called The Pilgrim Song.