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giovedì 22 novembre 2018

Murder ballads dai fratelli Coen

Come ha detto il grande Monicelli: Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente. 
Sembrava solo una battuta, invece si sta rivelando una frase quasi profetica.
Da ex accanito frequentatore dei cinema non voglio generalizzare, ma spesso, leggendo la programmazione della multisala più vicina a casa, mi prende lo sconforto. Qualche volta trovo qualcosa di interessante ma mi passa la voglia. Un film che deve iniziare alle 15, comincia alle 15.25 dopo una valanga di pubblicità più svariati trailers. Stessa musica, con minutaggio inferiore tra il primo e il secondo tempo. Allora vaffanculo: a queste condizioni me ne sto a casa.
Ed è quello che ho fatto con l'ultimo film dei fratelli Coen, purtroppo distribuito solo su Netflix. Forse sarà grazie a gente come loro se il cinema continuerà a sopravvivere anche fuori dalle sale. Peccato solo non poterlo vedere in uno schermo adeguatamente grande, perché La Ballata di Buster Scruggs segna il ritorno al western dei due fratelli con sei episodi in cui tra il tragico e il comico, il destino degli esseri umani segna il suo corso, ma come spesso accade per vie imprevedibili. La pagina di un vecchio libro apre gli episodi che scorrono così tra pistoleri logorroici, ladri di banche, attori freaks, cercatori d'oro, ragazzine ingenue e i passeggeri di un'inquietante carrozza, l'humour nero dei Coen si scatena in tutte le sue sfaccettature: un marchio di fabbrica che, come raccontava il cowboy de Il Grande Lebowski, non fa altro che mettere in scena la dannata commedia umana che procede e si perpetua.

lunedì 14 marzo 2016

Il cinema ideale e gli esercizi di stile dei fratelli Coen



















Faenza, 12/03/16
Il cinema ideale è quello che si intravede in questa foto spettrale. Ideale perché la sala era praticamente vuota e ne abbiamo preso possesso. Sotto la luce del proiettore spunta la testa della mia copilota, poi c'era una signora in un angolo. A film iniziato sono apparsi altri due fantasmi.
L'unica cosa triste in tutto questo è che alla biglietteria c'era un po' di fila...

Alcuni appunti su Ave, Cesare!


Per questo nuovo film dei Coen si può tranquillamente parlare di esercizio di stile o se preferite di puro divertissement, vista la trama ridotta all'osso. Che stile però! Ad ogni modo cari fratelli, ci avete abituato troppo bene e visto anche il penultimo (non entusiasmante) A proposito di Davis, è giunta l'ora di far uscire dal vostro cilindro un nuovo cult.

Siamo sempre dalle parti di Hollywood, ma distanti dal furore e dal sarcasmo di Barton Fink.

Peccato per il pessimo doppiaggio di alcuni personaggi.

L'amore per il cinema che si respira in ogni inquadratura dal primo all'ultimo secondo.

C'è chi l'ha parzialmente bocciato per umorismo troppo raffinato, che scivola nello snobismo. Bene, io adoro l'umorismo dei fratelli Coen; i loro dialoghi e i personaggi che inventano ogni volta.
Al diavolo coloro che non riescono ad apprezzarli.

Uno squisito omaggio alla Hollywood degli anni Cinquanta e ai suoi generi cinematografici con un gioco continuo di cinema nel cinema, possibile a questi livelli grazie alla maestria nel saper raccontare con invisibile profondità.




Legenda voti
@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro

sabato 12 marzo 2016

Coen e gli altri pochi registi cult (viventi)

Un tempo erano molti di più, ma ormai sono rimasti solo tre i registi di cui non perdo mai un'uscita a prescindere: Tarantino, Paul Thomas Anderson (unico della generazione dei quarantenni a rimpiazzare chi purtroppo non c'è più) e i fratelli Coen
Questo weekend divertimento assicurato con Ave, Cesare! Come sempre in questi casi non ho voluto leggere nulla, anche se è impossibile non avere informazioni. In ogni caso le aspettative sono alte: mi aspetto i Coen più corrosivi e divertenti sullo stile di Barton Fink e Mister Hula Hop.
Ovviamente la lista dei registi amati sulla teiera è molto più estesa, ma per raggiungere lo status la strada è dura.



martedì 29 gennaio 2013

Inside Llewyn Davis: il nuovo film dei fratelli Coen

Qui sotto il trailer del nuovo film dei fratelli Coen ambientato nei primi anni sessanta a Greenwich Village: una storia che si ispira al libro di memorie di Dave Van Ronk, leader della scena folk che contribuì a diffondere lo spirito di contestazione e il movimento di rivendicazione dei diritti civili che culminò, nel 1969, nella rivolta del movimento gay di Stonewall dove fu anche arrestato. Non lo conoscevo questo musicista newyorkese (morto nel 2002) e ho scoperto da wikipedia che era un grande amico di Bob Dylan e che contribuì con il suo arrangiamento a portare al successo The House of the rising sun. La canzone che accompagna il trailer è Farewell, scritta da Dylan nel 1963. 
Nel cast: Oscar Issac, John Goodman, Carey Mulligan, Justin Timberlake e Adam Driver. A febbraio esce negli States. Come per Tarantino, anche per i fratelli Coen, attendo sempre ogni loro nuovo film con entusiasmo. Registi che fanno parte di una cerchia ristretta in grado di farci amare il cinema come pochi altri.


A proposito dei fratelli Coen, racconta Javier Bardem in un'intervista:
Joel e Ethan Coen mi hanno portato in una caffetteria e mi hanno descritto Anton Chigurh (protagonista di Non è un paese per vecchi) in tre minuti. Io ho detto: 'Non parlo inglese, non guido e odio la violenza. Come posso interpretarlo?'. E loro: 'È per questo che vogliamo te, porterai qualcosa di nuovo alla storia'. 

lunedì 7 dicembre 2009

A serious man


Kafkiano. E' la secca definizione con cui definirei l'ultimo film dei fratelli Coen. Ancora una volta in grado di stupire con un'opera minore che con un certo cinismo prende di mira l'ambiente e la comunità ebraica in cui sono cresciuti alla fine degli anni sessanta. Larry è uno Schlimazel, cioè una persona che cade vittima degli eventi e del destino; una serie di imprevisti sgradevoli e incomprensibili lo investono a catena: dal lavoro, all'ambiente familiare, ai rapporti personali.
Anche se in chiave tragi-comica, una sconfortante visione del mondo: l'uomo è smarrito di fronte all'ineluttabilità del caos e in questo caso non trova neanche conforto nella religione (demenziali e sublimi allo stesso tempo i colloqui con i vari rabbini) che anzi non fa che accrescere il suo senso di angoscia e l'insicurezza. Si sorride e qualche volta si ride di fronte all'humour nero e alla galleria di personaggi grotteschi, nella cui creazione i Coen non hanno rivali al mondo. Ho letto in giro solenni stroncature ed esaltazioni forse eccessive; siamo comunque vicini a quello che per i miei gusti considero il loro poker d'assi: Fargo, Il grande Lebowski, L'uomo che non c'era, Non è un paese per vecchi. Un film che si apprezza se si conosce la loro filmografia.
Nota finale sulla solita distribuzione demenziale, che non riesce a piazzare una copia in nessuna delle due multisale della nostra vicina città. Comunque qualche km in più d'auto vale sempre un film dei Coen brothers, soprattutto se il premio è una sala semivuota.

mercoledì 3 dicembre 2008

"Ecco cosa succede quando cerchi di fottere chi non conosci"


Il recupero dei soldi del riscatto da parte di Drugo (alias Lebowski/Jeff Bridges, uno che ha capito tutto della vita) e quel cazzone del suo amico Walter (John Goodman) che come al solito non ne azzecca una. Una delle tante esilaranti scene di questo film che non mi stanco mai di rivedere. Una galleria di personaggi grotteschi ed indimenticabili creata dalle menti prolifiche dei Coen brothers. Il loro film che preferisco insieme a Fargo e No country for old men.

venerdì 5 settembre 2008

Il film più bello dei fratelli Coen

Mi concedo un'uscita dalle piste musicali per omaggiare i due registi americani di cui ho visto tutti i films e che considero geniali. Dopo la presentazione al Festival di Venezia, uscirà il 19 settembre Burn After Reading, il nuovo film dei fratelli Coen e sicuramente andrò a vederlo. Oggi mi diverte stilare una classifica un po' particolare: quella dei loro film che più mi sono piaciuti.
Al primo posto Il grande Lebowski (1997), interpretato magistralmente da Jeff Bridges. Questo personaggio è diventato in pochi anni una icona per il suo spirito anarchico e libertario e per la sua filosofia di vita veramente "alternative." Vagoni di magliette vendute, fun clubs in tutta l'America com'è accaduto con Rocky Horror Picture Show e anche un libro: "La vita secondo il grande Lebowski", uscito lo scorso anno. Nel film ci sono altri personaggi memorabili come il reduce dal Vietnam, Walter (John Goodman), o il giocatore di boowling ispanico e pederasta Jesus (John Turturro). Da vedere e da avere assolutamente. Completano la mia personale classifica:
2) Fargo (1995)
3) Non è un paese per vecchi (2007)
4) Barton Fink (1991)
5) L'uomo che non c'era (2001)
Qual è il film più bello dei f.lli Coen?