Visualizzazione post con etichetta Talking Heads. Mostra tutti i post
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venerdì 26 giugno 2020

1980 vs 2020, gli anniversari e gli anni che volano

Gli anni sono volati qui sulla teiera e sui blog in generale disperdendo decine di amici con cui si condividevano passioni comuni. L'avventura iniziò a fine giugno del 2008, perciò proprio in questi giorni fanno dodici. Certi post sono ormai diventati archeologia del web ma alcuni, grazie alla musica, mantengono sempre il loro valore; come questo che scrissi sull'annata 1980: si scatenò un vespaio, con discussioni che definire animate è poco. Pagine e pagine di commenti e prese di posizione.
Sono dieci album usciti tutti in quell'anno che voglio qui riproporre con una piccola modifica (col tempo si può anche cambiare idea). Dischi da avere nella propria collezione. Poi se volete facciamo il confronto con questo 2020, ma anche no. 

The Pretenders - Album omonimo
1979 (uk) - gennaio 1980 (usa)








The Cure - Seventeen Seconds
18 aprile 1980

La seconda tappa di un percorso unico che fatto di Smith e compagni uno dei pochi gruppi capaci di evolversi e resistere fino ad oggi alle mode, alle tendenze e a MTV.





Joy Division - Closer 18 luglio 1980
Un capolavoro straziante uscito pochi giorni dopo il suicidio di Ian Curtis. L'emblema del post punk e la sua stessa pietra tombale.
Heart and soul.





David Bowie - Scary Monsters 20 settembre 1980
L'atto finale di un decennio clamoroso. Il canto del cigno per il Bowie che fu: Cenere alla cenere, funk to funky, sappiamo che Major Tom è un tossico, perso nell’alto dei cieli e depresso da tanto tempo.
L'ultimo disco che comprato del duca bianco, con Fripp alla chitarra geniale.




Killing Joke - Album omonimo agosto 1980
Disco feroce e seminale che ha ispirato diversi gruppi futuri. Tribalismo, dark, metal e industrial in una miscela esplosiva.







Bauhaus - In the flat field ottobre 1980
Il dark più puro che ha avuto molti seguaci. Un disco memorabile, come le loro esibizioni dal vivo, con la presenza istrionica Peter Murphy.






Talking Heads - Remain in light ottobre 1980
Ancora oggi un disco di una modernità spiazzante.








Japan - Gentleman take polaroid
15 novembre 1980

La sensibilità compositiva e la decadenza di David Sylvian che per la prima volta collabora a pieno con Sakamoto.







The Clash - Sandinista
12 dicembre 1980

Un triplo vinile per raccontarci dove la musica sarebbe andata.







Tuxedomoon - Half Mute
Il rock come avanguardia creativa e sperimentazione non solo musicale.







giovedì 16 aprile 2020

Life songs - Canzoni della vita

Essendo nato nel '60, questo disastroso 2020 rappresenta un giro di boa significativo. Visto il momento, bilanci direi che non è il caso di farne e guardo avanti perché non so ancora quanto mi toccherà lavorare. E così ho scelto dieci canzoni, non necessariamente le più belle, ma quelle che rappresentano la colonna sonora dei periodi e dei momenti più significativi della mia vita. In parte le ho scelte io, ma quasi sempre sono state loro a scegliere me.

Patti Smith - Gloria
Bologna 1979, il mio primo concerto.

R.E.M. - Shiny happy people
Dopo la guarigione da una grave malattia, l'estate 1991 la trascorsi tutta al mare aspettando la nascita di nostro figlio e ascoltando Out of Time.

Talking Heads - Psycho Killer
Primi anni '80: l'esordio su un palco con la cover di questa canzone.

Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici
La fine dell'adolescenza, le radio libere, le rivolte di Bologna del 1977 e la certezza di far parte di una minoranza.

The Cure - The Lovecats
1984: dopo un periodo buio, un lungo viaggio in camper fatale per i piloti di questa teiera volante.
.
David Sylvian - Orpheus
Alla fine degli anni '80 siamo andati a vivere insieme e il sottofondo era questo: l'ultimo disco solista di Sylvian; l'ho amato e ascoltato a ripetizione.

Radiohead - Lucky
I nostri tempi richiamano alla mente i personaggi di Walt Disney quando corrono sull'orlo di un baratro senza rendersene conto. (Thom Yorke, a proposito del verso We are standing on the edge che chiude la canzone.)
Mai attuale come ora, ma in realtà questa canzone (anche per il titolo) è l'emblema di un periodo spensierato di viaggi in auto ascoltando della gran musica per tutti gli anni '90. Gli ultimi con le cassette.

Police - Message in a bottle
Autunno 1979: Finite le superiori, fuga da casa per vagabondare nell'Europa del nord finendo a fare lo squatter e, per mantenermi, il lavapiatti in un ristorante di lusso sul Mare del Nord. Tutte le sere passava in radio.

Tre allegri ragazzi morti - La mia vita senza te
2012: Una canzone che mi strappa il cuore, perché coincide con la prima volta in cui ho dovuto affrontare la scomparsa di una persona cara.

The Shins - Phantom Limb
Madagascar 2007, colonna sonora (per caso) di un viaggio solitario e indimenticabile in mezzo alla natura primordiale. Gruppo poco noto in Italia, ma portatore di un pop sopraffino.

venerdì 22 novembre 2019

Io, gli altri e la musica


Breve post ispirato da un tweet letto qualche giorno fa. Lo trovate snob? E' solo una battuta con un fondo di verità. Il fatto è che la musica allontana o avvicina come poche altre cose. Sarò talebano, ma nella mia mente c'è una lista nera di gruppi, dischi e cosiddetti artisti che d'istinto mi fa allontanare dalle persone. Non intendo la mancanza di rapporti, necessari ed auspicabili per la convivenza civile a tutti i livelli, quanto l'impossibilità di quell'intimità che può invece scaturire dal piacere ineguagliabile di certe condivisioni. Oltre il fottuto lavoro, oltre i legami parentali; qui si parla di musica, ma ovviamente ci si può allargare ad altri campi: dall'arte, al cinema, alla letteratura.

STORIELLA
Un giorno io e la mia compagna siamo invitati a cena a casa di un'amica; vuole farci conoscere il nuovo moroso. Io ero sempre quello che portava i dischi. Ne prendo su una decina, fra cui Naked dei Talking Heads, appena uscito. Lo metto sul piatto tutto gasato e il moroso ascoltando Blind così sentenzia: Cos'è questa schifezza?
Fine della breve storia del fighetto piacione alla Biagio Antonacci che mai uscì con noi (e dopo poco tempo neanche con l'amica che peraltro è ancora una nostra amica). 

venerdì 19 aprile 2019

Lost & Found: A Certain Ratio, Talking Heads e una cover riemersa 40 anni dopo

A Certain Ratio agli Strawberry Studios con Grace Jones


















A Certain Ratio, storica band di Manchester della Factory Records, festeggia il 40° anniversario quest'anno con un nuovo cofanetto dal titolo ACR: BOX con 20 tracce inedite. Sono allergico ai cofanetti celebrativi, ma in questo c'è la sorpresa come nell'uovo di Pasqua: una cover che unisce due fra le mie più grandi passioni musicali di sempre: A Certain Ratio e Talking Heads
Il brano in questione e uno di quelli che hanno tracciato l'evoluzione della musica negli anni '80 insieme all'album di cui fa parte: sto parlando di House in Motion da Remain in Light. Nel progetto originale doveva esserci la collaborazione di Grace Jones che però all'epoca non completò il suo take, ma ora la traccia è stata conclusa ripescando la registrazione originale e il risultato è stre-pi-to-so, video compreso.

House in Motion - Talking Heads, 1980 (A Certain Ratio cover)

martedì 8 maggio 2018

I Zimbra

Un brano che ha ormai quarant'anni ma che (come conferma questa esibizione live di David Byrne) non li dimostra. D'altra parte, associare una ritmica africana ad un poema dadaista è un'operazione che non proprio tutti sono in grado di fare.
Così disse in un intervista Jerry Harrison dei Talking Heads: We also knew that our next album would be a further exploration of what we had begun with "I Zimbra". 
Fear of music è l'album della svolta e delle prime contaminazioni per le teste parlanti. Uno di quelli che non ti stanchi mai di ascoltare.


martedì 9 maggio 2017

Dischi senza tempo

Ci sono gruppi, o meglio dischi, di cui ci si innamora intensamente e poi il tutto si consuma nell'arco di poco tempo e vengono abbandonati, anche per sempre. A me è capitato con Achtung Baby e gli U2 in generale; oppure il processo è avvenuto a fuoco lento, però il risultato finale è stato simile (ad esempio con i Pink Floyd).
Ci sono dischi che col passare degli anni diventano colonne sonore ricorrenti della tua esistenza: a volte ti piacciono fin dal primo ascolto, altre volte partono in sordina per poi conquistarsi un posto speciale; alcuni, invece, li scopri a distanza di anni dalla loro uscita, vuoi per motivi anagrafici, vuoi per una casualità. I nostri archivi musicali sono diventati enormi, ma sta di fatto che per motivi insondabili ci sono album che non ti stancano mai e nell'arco di un anno senti il desiderio di riascoltarli anche più di una volta: in auto, in cuffia mentre cammini, a casa. Sotto alcuni esempi. Con chi vi capita?

Nick Drake - Pink Moon (1972)
Mi rilassa e fa sognare. Con poche pennellate è riuscito a creare undici perle. Un songwriter sopraffino come pochi nella storia della musica.








Lucio Battisti - Anima Latina (1974)
Mi ci sono voluti vent'anni per comprendere a pieno quello che può essere considerato un capolavoro assoluto. 


The Beatles - Revolver (1966)
L'album dei fab four che non mi stancherò mai di riascoltare. Cinquant'anni fa, per primi, hanno scoperchiato tutto il potenziale rivoluzionario della musica pop cambiandone le coordinate.







Talking Heads - Stop Making Sense (1984)
Dal film (alla regia il grande Jonathan Demme) all'album con i Talking Heads nel loro massimo splendore.
Una sintesi esauriente del loro repertorio e una goduria totale grazie all'utilizzo per la prima volta della tecnologia digital audio.






THE THE - Infected (1986)
E pensare che c'è chi ancora sostiene che gli anni '80 siano stati una decade fasulla musicalmente. Basta grattare sotto la plastica e riscoprire artisti dimenticati come Matt Johnson.








Alice in Chains - Jar of Flies (1994)
Struggente, poetico, fuori da ogni catalogazione.


If I can't be my own
I'd feel better dead
Nutshell
Air - Moon Safari (1998)
Uno degli ultimi arrivati e uno dei preferiti quando si tratta di viaggiare dopo il tramonto.

venerdì 13 gennaio 2017

Il no di David Byrne al lauto affare di una reunion

Rock and Roll Hall of Fame in 2002
Così David Byrne di recente:
Una reunion dei Talking Heads, potrebbe essere un successo incredibile per una generazione o forse molte più generazioni […]
Mi farebbe fare un sacco di soldi e attirerebbe tanta attenzione su di me, ma farei un passo indietro […] Perciò mi sento come se dovessi sacrificare qualcosa, non mi interessano la fama e i soldi, voglio fare qualcosa di più, alla fine non si può avere tutto.



Peccato, perché io ad un eventuale concerto sarei andato (anzi tornato) di corsa e in prima fila. Comunque onore alla coerenza; uno dei rari casi di resistenza al fascino dei soldi e della fama. Diciamolo, scelta che in pochissimi si sono permessi di fare. Su questo fronte prima o poi quasi tutti hanno ceduto. A quanto pare non accadrà con i Talking Heads, ormai separati dal 1991. Una delle band più influenti nella storia della musica; nel tempo sono rimasti immutati il mio entusiasmo e la mia venerazione per ciò che hanno creato. 
Qui sotto un live d'annata dal programma The Old Grey Whistle Test, in onda dal 1971 al 1988 su BBC 2.

giovedì 15 gennaio 2015

Musica e ricordi: quando i piloti della teiera si incontrarono

L'inverno più gelido del secolo. Fuori ci sono i lupi e dopo la neve è calato un sereno glaciale. Il termometro è precipitato a -18°

La prima volta a casa sua è un momento cruciale. Per tante ragioni.
Poi le tue mani, dopo aver accarezzato la sua pelle, sfogliano curiose una collezione di dischi e subito ti rimbomba il cuore nel vederne tre che ami e conosci a memoria. 
Se mai ti era venuta l'ombra di un dubbio, capisci allora di essere nel posto giusto.










Era appena uscita quella meraviglia di nome Stop Making Sense: alla regia Jonathan Demme e sul palco Talking Heads nel loro massimo splendore.
Una goduria totale grazie all'utilizzo per la prima volta della tecnologia digital audio.

giovedì 29 maggio 2014

Most promising band of '77







































Anno incendiario in cui fece capolino un gruppo apparentemente anonimo e misurato che in realtà si rivelò essere uno dei progetti più radicali e all'avanguardia concepiti all'interno di quel magma musicale che prese il nome di new wave.
I primi ad immettere pura linfa nera nella musica bianca e cerebrale.

venerdì 21 settembre 2012

This song makes me lose my fucking mind!

Titolo del post preso pari pari da un commento su youtube al quale mi sento di aderire pienamente. Dal film documentario Once in a life time con inserti del live alla Wembley Arena del luglio1982.
Buon weekend

lunedì 14 maggio 2012

Happy 60th birthday Mr. Byrne

Byrne, Eno + teiera: foto perfetta per il blog
La mia vita musicale (e non) è legata come a pochi altri a quest'uomo. Sua è la prima canzone che ho massacrato dal vivo; suoi e dei Talking Heads i dischi che mi hanno ispirato e spinto a cercare nella musica qualcosa in più. Suo il film che volli assolutamente proiettare in apertura della prima rassegna estiva organizzata nel lontano 1987. Per non parlare del live di Remain in light...
Oggi compie 60 anni: arrivarci così alla sua età! Happy Birthday, Mr. Byrne.

lunedì 21 novembre 2011

Burning down the house: cosa porteresti in salvo?

The burning house è un sito che invita a fare delle scelte nel caso (speriamo mai) la casa vada a fuoco. Cosa salvereste con voi stessi avendo pochissimo tempo a disposizione? Un conflitto tra le cose utili, quelle di valore pecuniario e ciò che ha un valore puramente sentimentale. Chiunque può postare la sua foto. Questa è la mia.





















ELENCO
  • Almeno una chitarra
  • Occhiali
  • Chiavette usb e magari anche il disco esterno
  • Il maggior numero di vecchi fumetti (nella foto Cannibale e Compagnia della Forca)
  • Foto di viaggi
  • Racchetta da beach tennis
  • Canon power shot
  • Berretto (fa un freddo cane)
  • T-shirt del concerto dei Radiohead
  • Foto storiche
  • Last but not least: la mia gattona Matula.
Purtroppo niente libri o dischi: sono troppi e si possono ricomprare. Però ripensandoci, mi piange il cuore; qualche vinile tenterei di salvarlo: uno, ad esempio, potrebbe essere quello da cui è tratto il video qui sotto.
Burning down the house

giovedì 3 novembre 2011

LP Cover Art: Talking Heads - Remain in light 1980





























Funk, new wave, world music, elettronica e sperimentazione: una combinazione di suoni in grado di cambiare il ritmo dei pensieri. Quando uscì questo disco, la maggior parte delle cose che avevo ascoltato prima mi sembrava inutile e banale.

Anche la copertina è in linea con l'avanguardia musicale rappresentata dai Talking Heads all'inizio degli anni ottanta. L'artwork fu realizzato con il supporto dei computers del Massachusetts Institute of Technology. I volti dei quattro membri della band, in bianco nero su sfondo blu, sono verniciati di rosso, mascherati come terroristi che nascondono la loro identità. Una dicotomia che pone in contrasto il titolo - Rimanere nella luce - con l'aspetto poco rassicurante di Byrne, Frantz, Harrison e Tyna Weymouth.
Nel retro e anche nella busta interna quattro aeroplani rossi con stelle verdi sulle ali volano in formazione sopra le montagne dell'Himalaya. In origine doveva essere questa la facciata principale, poi quando il titolo dell'album venne cambiato (la prima idea, Melody Attack, non convinceva Byrne), l'immagine fu spostata sul retro.

Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando gli uomini hanno paura della luce. Platone
I Talking Heads con questo album non solo non hanno avuto paura della luce, ma sono entrati nel suo cuore abbagliando anche tutti coloro che li hanno seguiti, fino all'apoteosi di due concerti indimenticabili a Bologna e Roma nel 1980.




lunedì 11 luglio 2011

True Stories

Tra musical e finto documentario, in questo film del 1986 (in piena era Reagan) David Byrne ci racconta le storie degli abitanti di Virgil nel Texas, intenti ad organizzare i festeggiamenti per il 150° anniversario della fondazione della cittadina. "Campioni incolpevoli di una nazione che ha abolito ogni distinzione tra normalità e follia" (Serge Daney). Byrne dichiarò di essersi ispirato a fatti di cronaca letti su giornali locali, che lo avevano colpito. Con il cappello da cowboy e il cravattino di cuoio, come un antropologo si aggira per il paese entrando in contatto con un'umanità varia in un viaggio nella profonda provincia americana; allucinante e al tempo stesso realistico. 

Due scene cult:
Memorabile John Goodman, cuore solitario che vive con la scritta Wife Wanted sul prato davanti casa e che in People Like Us canta:
We don't want freedom
We don't want justice
We just want someone to love.




La sfilata di moda surreale, trionfo del kitsch supremo.



Lo vidi due volte di seguito quando lo proiettammo, alla fine degli anni '80, in una rassegna estiva di film musicali da me organizzata e mi piacerebbe rivederlo ancora, se non fosse che è quasi introvabile in italiano. Per ora solo su ebay sono riuscito a recuperare una versione su VHS. In rete, nei vari circuiti, si trova la versione americana. Un cult da avere nella cineteca personale.
It's like 60 minutes on acid (autointervista di D. Byrne).

lunedì 20 giugno 2011

La mia ginnastica preferita

Talking Heads - Life During Wartime: per iniziare tonici la settimana.

Strepitosa performance fisica oltre che musicale. Il brano uscì per la prima volta in Fear of music; fu poi ripreso e pubblicato come singolo nel 1984 in occasione del film live e relativo album Stop Making Sense. All'epoca David Byrne abitava a Manhattan nel quartiere spanglish di Alphabet City, dove gli capitava spesso di vedere scene di crimine, droga e povertà. Guardando dalla finestra di casa scrisse il testo immaginando il mondo immerso in questo scenario da paura e sopraffazione in un clima da The Day After (si era ancora in piena guerra fredda).

venerdì 20 maggio 2011

Vinyl collage #6

Sedie e tavolo con vinyl tovaglia stile Talking Heads/David Byrne

























Pochissimi sono i gruppi per i quali nel tempo sono rimasti immutati il mio entusiasmo e la mia venerazione. I Talking Heads fanno parte di questa elite.

venerdì 1 aprile 2011

The Great Curve

World moves on a woman's hips
World moves and it swivels and bops ...
Uno dei brani più esaltanti e trascinanti dei Talking Heads. Il ritmo, la linea di basso, le percussioni, i cori e gli assoli di Belew creano un mix irresistibile. Degna chiusura dei concerti del famoso tour che nel 1980 toccò Bologna e Roma.
Bellissima questa versione live tratta da The Name of This Band is Talking Heads.



David Byrne l'ha recentemente riproposta dal vivo in una versione con tanto di coreografia, ma io continuo a preferire l'originale.

lunedì 22 novembre 2010

The name of this band is . . .

A sinistra si può ammirare il poster con il logo del nostro gruppo in occasione di un concerto, diversi anni fa. (Grazie Hans!).
Non ho mai avuto un talento particolare nell'inventare nomi o titoli: infatti l'idea di Reverse non fu farina del mio sacco, però mi ha sempre incuriosito e affascinato quel momento fondamentale per una band che coincide con la ricerca e l'invenzione del proprio nome. 
Un processo ispirativo che nella storia ha portato ai più strani e svariati risultati: una lettera sola (X); un monosillabo (Yes, Who, Can) fino ad arrivare all'assurda lunghezza del nome scelto dai texani I love you but I've chosen darkness. Come non citarne poi due fra i più eccentrici: The The (quasi impossibile anni fa da trovare in rete, quando i motori di ricerca erano poco raffinati) e i californiani !!!, da pronunciare chk chk chk, facendo schioccare la lingua sotto il palato. 
Terribile fu quello che scegliemmo per il primo gruppo in cui ho suonato: Aldo morto e le BR; tant'è che fin dalla prima uscita, per evitare noie (pur restando come vero nome conosciuto solo da pochi fedeli) fu sostituito da Tua Sorella, in pratica le prime parole che ci vennero in mente quando fummo costretti ad un cambio veloce.
D'altra parte la storia della musica è piena di band che per svariati motivi hanno cambiato nome:
The Cure in origine erano Easy Cure, poi Smith decise che era un nome troppo hippy.
Warsaw fu modificato in Joy Division alla fine del 1977, soprattutto per evitare malintesi con il gruppo punk londinese dei Warsaw Pakt
I Bauhaus in origine erano Bauhaus 1919.
I Radiohead si chiamavano On Friday, ma cambiarono nome prendendo spunto da una canzone dei Talking Heads (Radio Head dall'album True Stories del 1986).

Il titolo di questo post è preso in prestito dal doppio album live del 1982 intitolato The name of this band is Talking Heads. Curiosa l'origine del titolo: fu scelto perché i componenti della band avevano notato che troppo spesso il pubblico sbagliava il loro nome, premettendo erroneamente l'articolo "the".

L'elenco potrebbe essere infinito: a voi il compito di aggiungere nomi (anche inventati), curiosità o preferenze. Alcune fonti:

lunedì 3 agosto 2009

Talking Heads - Fear of Music 1979


Oggi è il 3 agosto e siamo all'anniversario trentennale di un altro dei tanti dischi incredibili usciti nel 1979 (cliccando sul link ve ne potete fare un'idea). Sto parlando di Fear of Music dei Talking Heads, l'album dalla copertina formata per intero da un muro metallico nero; opera che preparò il terreno a Remain in Light, dopo il quale, sotto un certo punto di vista, la musica non è stata più la stessa. Questo tuttavia fu per Byrne e compagni il vero album della svolta, quello che anticipò le sperimentazioni di My life in the bush of ghosts e gli scenari futuri della new wave. Il sound spigoloso dei primi due album comincia a mutare e soprattutto a maturare a livello espressivo; entra di prepotenza l'elettronica e si allargano gli orizzonti, ponendo i primi mattoni delle contaminazioni etniche (Zimbra); il basso di Tina si fa più caldo, pulsante e la chitarra ormai è utilizzata come strumento ritmico; collaborano Fripp (chitarra in Zimbra) e ovviamente Brian Eno con un ruolo sempre più determinante. E' un disco multiforme e proiettato nel futuro, un sorta di anatomia della società post-moderna, dove David Byrne ci accompagna in un viaggio intellettual-musicale nelle nostre nevrosi: a volte alienato (Drugs) a volte frenetico (Cities, Life during war time) oppure ossessivo (Mind); e nell'unica ballata del disco (Heaven) canta: Il Paradiso è il posto dove non succede mai niente.
La paura della musica non è mai stata così piacevole e terribile.

giovedì 5 febbraio 2009

La prima volta dal vivo non si scorda mai

Il punk era ormai ai titoli di coda anche in Italia. Si era in piena esplosione new wave, ma da noi questa musica non la suonava ancora quasi nessuno. Al mio primo gruppo in cui cantavo e suonavo la chitarra, avevamo dato nella nostra incoscienza dissacrante un nome innominabile, tanto che qualcuno un po' più previdente ci sconsigliò di utilizzarlo ufficialmente. A chiunque, fuori dalla cerchia stretta di amici, ci chiedeva il nome del gruppo ci eravamo accordati per rispondere: "Tua sorella", divertendoci a osservare nell'interlocutore l'espressione di chi si sente preso in giro. Fu proprio utilizzando questo nome fittizio che per la prima volta suonai dal vivo.
A questo punto posso rivelare il nome segreto: "Aldo Morto e le B.R." Oggi mi pare proprio di cattivo gusto se non idiota, ma a quei tempi l'irriverenza e la sovversione erano il nostro credo. Un minimo di senno ci fece desistere dall'utilizzarlo ufficialmente onde evitare un processo per apologia di reato o qualsiasi altro tipo di bega legale. Per la prima uscita dal vivo, in veste di supporter di un altro gruppo molto conosciuto a livello provinciale, avevamo preparato due brani: Socialist dei P.I.L. in una versione dilatata e ancora più caotica dell'originale e Psyco Killer dei Talking Heads rifatta scolasticamente. Non andò male, ma durammo pochi mesi: altre due uscite e poi la fine. L'anno dopo nacquero i Reverse di cui ho già raccontato.

Talking Heads - Psyco Killers Live 1980