"Durante la mia infanzia mi sentivo un'aliena nei confronti della razza umana. Mi faceva sentire bene il pensiero di provenire da un altro pianeta. Ero molto alta e magra e non assomigliavo a nessun altro, neanche ai membri della mia famiglia." Patti Smith da un'intervista al Guardian, maggio 2005
La forza e l'immaginazione dell'infanzia e dell'adolescenza. Io proprio per questo genere di sensazioni un giorno di primavera mi alzai all'alba e pianificai la fuga. Preparai un sacchetto di provviste, attraversai il paese ancora addormentato e andai a nascondermi sotto l'argine del fiume, vicino all'acqua. Non volevo più andare a scuola con quella maestra stronza che menava come un fabbro e nessun rappresentante della razza umana aveva mai niente da ridire. Ricordo il giorno in cui il mio compagno di banco sbagliò a scrivere il proprio nome: "Getto Muro" al posto di Ghetti Mauro; un sacrilegio. Partirono un dritto e un rovescio che gli fecero girare la faccia a destra e a sinistra. Ho ancora negli occhi in slow motion gli sbruffi di sangue che partono dal suo naso e a pioggia macchiano le pagine del mio quaderno. Io ero anche bravo e me la cavavo senza botte, ma deve essere stato in quegli anni che ho cominciato a manifestare una profonda insofferenza verso le istituzioni e le persone che le rappresentano quando non rispettano la dignità e i diritti delle persone.
Va beh, ora sul versante scuola la situazione è quasi rovesciata: sono più spesso i docenti a prendersi mazzate (mediatiche) ma anche reali, se non stanno in occhio! In Italia non c'è mai la via di mezzo.
La forza e l'immaginazione dell'infanzia e dell'adolescenza. Io proprio per questo genere di sensazioni un giorno di primavera mi alzai all'alba e pianificai la fuga. Preparai un sacchetto di provviste, attraversai il paese ancora addormentato e andai a nascondermi sotto l'argine del fiume, vicino all'acqua. Non volevo più andare a scuola con quella maestra stronza che menava come un fabbro e nessun rappresentante della razza umana aveva mai niente da ridire. Ricordo il giorno in cui il mio compagno di banco sbagliò a scrivere il proprio nome: "Getto Muro" al posto di Ghetti Mauro; un sacrilegio. Partirono un dritto e un rovescio che gli fecero girare la faccia a destra e a sinistra. Ho ancora negli occhi in slow motion gli sbruffi di sangue che partono dal suo naso e a pioggia macchiano le pagine del mio quaderno. Io ero anche bravo e me la cavavo senza botte, ma deve essere stato in quegli anni che ho cominciato a manifestare una profonda insofferenza verso le istituzioni e le persone che le rappresentano quando non rispettano la dignità e i diritti delle persone.
Va beh, ora sul versante scuola la situazione è quasi rovesciata: sono più spesso i docenti a prendersi mazzate (mediatiche) ma anche reali, se non stanno in occhio! In Italia non c'è mai la via di mezzo.
Mi è capitato di lavorare con gli insegnanti, a volte in classe, a volte facendo formazione con loro, ed è tosta. Ci sarebbe da aprire anche una finestra sul cambiamento dell'istituzione scuola, o meglio del contesto e della cultura che circonda il sistema scuola. Argomenti spinosi ma assolutamente fondamentali.
RispondiEliminaCome ti capisco, Patti... È dannatamente brutto sbagliare pianeta.
RispondiEliminaAnche tu from Shindar 9? :-))))
@ SigurRos:
RispondiEliminaMai sentito qualche candidato di qualsiasi parte parlare di ideesul futuro della scuola? Solo imu e tasse!
@ Nick:
L'ho già sentito da qualche parte quel pianeta!! ;-)
because the night...
RispondiEliminaI miei erano insegnanti: mia mamma maestra, mio papa' prof di matematica e fisica..Ancora oggi tanti dei loro ex allievi mi parlano di loro con affetto.Chissà se perchè amavano insegnare, o perchè amavano quello che insegnavano o perchè trattavano i loro allievi come persone, non come figure di cartone che spuntavano dai banchi..Penso che oggi sia molto difficile fare l'insegnante, così come fare il genitore.
RispondiEliminaA scuola prendevo un sacco di mazzate anche io.A torto o a ragione, poco importava. Tornavo a casa e prendevo il resto dai miei,i quali, se dovevano scegliere fra me e la maestra, ovviamente tifavano sempre per le seconda.
RispondiElimina@ Blackswan:
RispondiEliminaLa cosa che a me faceva più rabbia era la discriminazione: a prendersi le mazzate, guarda caso, erano sempre i figli di operai o con genitori semianalfabeti. Il figlio del dottore (che era un somaro) nada.
@ Mr. Hyde:
Probabilmente tutte le cose messe insieme.
@Blackswan: oggi, i genitori tifano
RispondiEliminapreferibilmente per i loro figli.
Sconfessando l'autorevolezza dei loro docenti
li mettono in un grave imbarazzo educativo.
Sarebbe sempre auspicabile un sereno confronto tra adulti
per non nuocere ai giovani.
Non c'è mai una sana via di mezzo.
Le mazzate che ho preso a scuola, alle medie e dopo al liceo, erano solo metaforiche ma PESANTISSIME.
RispondiEliminaLe mazzate vere le ho date e prese fuori tra il 68 e il 72 per le strade di Milano.
Non servono mai, meglio salire sull'astronave e dirigersi verso lo spazio esterno. Ognuno ha il suo.
La foto di Patti me la copio, è fantastica... te la ricordi "people have the power"?
@ minimo:
RispondiEliminaBenvenuto.
Mi ricordo tutto: è stato il mio primo concerto a 18 anni!
Grande Patti e piccola l'insegnante che picchiava i ragazzi...
RispondiEliminaè proprio vero, nel nostro paese le vie di mezzo non esistono... o troppo o niente, o bianco o nero... la piccolezza di certe persone è quasi imbarazzante!
RispondiEliminaun abbraccio