Sant'Elia non è solo lo stadio di Cagliari, ma anche il quartiere più meridionale della città nei pressi di un'area paludosa. Negli anni '70 nella parte nord sono sorti palazzoni in serie: una periferia d'asfalto con un alto tasso di criminalità e degrado. Nella finzione siamo a Sante Lamenera nell'estrema periferia della città in un caldissimo giorno d'agosto; Cate, tredici anni, vive in un condominio con i numerosi fratelli e sorelle (la più grande avviata alla prostituzione e un ragazzino già tossico), un padre odioso, laido e segaiolo con finta pensione di invalidità e la madre sforna-figli.
Lei e la sua amica Luna hanno imparato presto la lotta per la sopravvivenza circondate perennemente dallo squallore. L'ironia e una sorta di istinto di purezza adolescenziale le guidano nella giungla urbana piena d'insidie, tra giovani maschi aggressivi e adulti indifferenti. Salvatore Mereu (regista sardo, classe 1965) le segue con occhio lucido per un'intera giornata, dalla mattina alla sera, in una specie di diario pubblico senza filtri nel quale la ragazzina rivela direttamente allo spettatore le sue riflessioni più intime sulla vita e sull'ambiente disastrato in cui è costretta a crescere.
- Dovevo nascere pesce, quando nuoto mi dimentico tutto - racconta dopo il bagno al mare con l'amica. Due volti di giovanissime attrici non professioniste che rimangono impresse per la loro naturalezza nell'essere sboccate, irriverenti e al tempo stesso "pulite". L'irruzione dell'elemento magico porta nel finale un tocco fiabesco forse forzato, ma che non mi è dispiaciuto, ricordandomi altri recenti esempi di ottimo cinema come Miracolo a Le Havre e Ricky di François Ozon, dove realtà sociale e fantastico convivono felicemente. In questo caso, grazie all'intervento di una maga, accadono eventi che modificano la vita delle due protagoniste. Il film è tratto da un racconto, uscito postumo, dello scrittore e giornalista sardo Sergio Atzeni.
Lei e la sua amica Luna hanno imparato presto la lotta per la sopravvivenza circondate perennemente dallo squallore. L'ironia e una sorta di istinto di purezza adolescenziale le guidano nella giungla urbana piena d'insidie, tra giovani maschi aggressivi e adulti indifferenti. Salvatore Mereu (regista sardo, classe 1965) le segue con occhio lucido per un'intera giornata, dalla mattina alla sera, in una specie di diario pubblico senza filtri nel quale la ragazzina rivela direttamente allo spettatore le sue riflessioni più intime sulla vita e sull'ambiente disastrato in cui è costretta a crescere.
- Dovevo nascere pesce, quando nuoto mi dimentico tutto - racconta dopo il bagno al mare con l'amica. Due volti di giovanissime attrici non professioniste che rimangono impresse per la loro naturalezza nell'essere sboccate, irriverenti e al tempo stesso "pulite". L'irruzione dell'elemento magico porta nel finale un tocco fiabesco forse forzato, ma che non mi è dispiaciuto, ricordandomi altri recenti esempi di ottimo cinema come Miracolo a Le Havre e Ricky di François Ozon, dove realtà sociale e fantastico convivono felicemente. In questo caso, grazie all'intervento di una maga, accadono eventi che modificano la vita delle due protagoniste. Il film è tratto da un racconto, uscito postumo, dello scrittore e giornalista sardo Sergio Atzeni.
Diversi premi per questo film nei vari festival e nessuna distribuzione nonostante l'ottimo riscontro di pubblico e critica ottenuto a Venezia. Se ieri sera l'ho potuto vedere è grazie alla caparbietà di un amico che riesce ancora a contrastare lo strapotere delle multisale organizzando dalle nostre parti rassegne come quest'ultima, intitolata aprile resistente, con quattro opere: Qualcosa nell'aria (molto bello, visto la settimana scorsa); Bellas Mariposas: la resistenza, appunto, di due belle farfalle nel girone dantesco di una periferia tribale; In Darkness: la resistenza di una famiglia di ebrei polacchi nelle fogne di Leopoli; La scelta di Barbara: ovvero la vita d'inferno dei dissidenti nella Germania Est.
Cate e Luna alle prese con un maniaco che subirà una punizione esemplare. |
Avevo sentito parlare di Bellas Mariposas a partire dal racconto da cui è tratto, anzi credo di aver assistito una volta alla lettura di un brano, chissà se riuscirò a vederlo, se come dici la distribuzione è inesistente.. Invece La scelta d Barbara ce l'ho in dvd ;)
RispondiEliminaBravo Lucien che parli di film "invisibili", come è giusto parlarne (visto che di quelli visibili tutti ne parlano). Me lo segno ...
RispondiElimina@ Elle:
RispondiEliminaForse uscirà in dvd oppure in rete, chissà! Sta di fatto che il cinema indipendente italiano ha ottimi registi che però faticano ad emergere.
@ Alligatore:
Per inserirlo nella rassegna l'organizzatore ha contattato direttamente il regista! Ora è partita la digitalizzazione delle sale (entro il 2014 cominceranno a sparire le pellicole), speriamo che il nostro cinema tenga botta.
Resistiamo, Lucien! :)
RispondiEliminaUno dei migliori film italiani visti a Venezia insieme a 'L'intervallo' di DiCostanzo e 'E' stato il figlio' di Ciprì (ero in sala e alla fine c'è stato un lunghissimo applauso). E' scandaloso che non si trovi uno straccio di distribuzione a favore, magari, di autentiche porcherie propagandistiche come '11 settembre 1863'...
RispondiElimina@ Kelvin:
RispondiElimina"L'intervallo" purtroppo non l'ho visto. A Ravenna (città candidata a capitale europea della cultura) la situazione sale è triste: un'odiosa multisala con il monopolio che ti bombarda di pubblicità e un cinema d'essai scalcagnato e piccolissimo: molto meglio il nostro di paese, gestito con l'arci.