In quinta elementare scappai di casa, mentre mio cugino incredibilmente riuscì a fuggire da scuola. Eravamo in sezioni diverse, ma avevamo due insegnanti veramente stronzi: dei residuati del fascismo che menavano come fabbri. Io non le avevo mai prese, ma il mio compagno di banco, per aver sbagliato platealmente il cognome, ricevette due ceffoni con tanto di sbruffi di sangue che dal suo naso finirono sul mio quaderno e sul grembiule. Il paradosso è che oggi succede esattamente il contrario, ma sarebbe un lungo discorso.
Sta di fatto che un giorno di primavera, all'alba uscii in punta di piedi e andai a nascondermi in aperta campagna dietro l'argine di un fiume con una scorta di cibo. Si mobilitò tutto il paese e prima di sera mi ritrovarono. Parenti e conoscenti, scandalizzati, consigliarono subito ai miei genitori di mandarmi in collegio, dove nel frattempo erano già finiti i miei cugini. Per fortuna non andò così.
In gioventù ribellarmi alle ingiustizie e al conformismo è stato fisiologico, ma nell'arco dell'esistenza e ad ogni età ci sono sempre mille modi per farlo: dalla rivolta adolescenziale de I 400 colpi a quella senile di Ella & John, in fuga col camper fregandosene delle convenzioni.
Le rivolte del '77 a Bologna sono state una palestra ideale: ero ancora giovanissimo, simpatizzavo con gli indiani metropolitani e con l'ala più libertaria e anarchica del movimento. Cominciai a trasmettere in una radio libera, ma libera veramente.
#1 Gioia e Rivoluzione - Area (Crac! 1975)