venerdì 1 novembre 2019

C'era una volta al cinema

Il cinema di un tempo che fu...
L'ingresso del mio condominio si trovava a venti passi dal Cinema Italia dove lavorava mio zio. La domenica pomeriggio c'era la doppia proiezione in mezzo a nuvole di fumo (una era sempre un western). Sono cresciuto giocando e fantasticando davanti ai manifesti di quella galleria.


Incontro fatale
Un giorno, sicuramente per caso, arrivò El Topo di Jodorowsky: sembrava un western, ma era ben altro. Fu lì che intuii che esisteva anche un altro cinema.

Secondo incontro fatale
A dodici anni ho visto 2001 Odissea nello spazio. Probabilmente senza capirci quasi nulla, ma anche senza fare una piega. Di sicuro è nata allora la passione per la fantascienza.

Proiezione a ciclo continuo
Ovunque nei cinema si poteva entrare a caso, anche nel secondo tempo. Forse non era il massimo, però se ti piaceva un film potevi vederlo due volte consecutive.

La decadenza
Nel paesello dove sono cresciuto c'erano ben tre sale. Negli anni '80 due hanno chiuso dopo una breve agonia fatta di film a luci rosse.

Soddisfazioni
Era il periodo delle contestazioni dure. Con i primi amici patentati, una sera andammo in una grande sala per vedere A Ovest di Paperino. Per la prima volta tentarono di proiettare della pubblicità orrenda: ricordo che cominciammo e fischiare e protestare coinvolgendo tutti gli spettatori in una bolgia che costrinse all'immediata interruzione.

Il dibattito no!
Per chi non lo sa o non ricorda, esistevano i cineforum, dove alla fine scattava il pallosissimo dibattito di morettiana memoria. Giovani intellettualoidi gareggiavano a chi ce l'aveva più lungo. L'unica volta che prese la parola mio cugino, stroncò senza pietà Tre donne di Robert Altman, lasciando con la faccia di pietra gli estimatori cinefili. Novanta minuti d'applausi come Fantozzi con la Corazzata Potemkin.

20 commenti:

  1. Bei ricordi, di un cinema (fisico) che fu.
    Ci sta il non capire molto di certe opere, ma sicuramente -vedi- ti hanno segnato, oltre che formato^^

    Moz-

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    1. E' così. Un'altra passione infantile fu la saga de "Il pianeta delle scimmie".

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    2. Non sono fan della fantascienza ma apprezzo quella saga.
      Comunque, il cinema ha un fascino tutto suo, assurdo e magico :)

      Moz-

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  2. Fossero state sempre così massicce, unanimi e spontanee le reazioni contro la pubblicità di merda! Forse oggi vivremmo in un mondo diverso e leggermente migliore. Ricordo ancora l'UNICA volta in cui riuscirono a trascinarmi in un multisala: dopo un'assordante sarabanda pubblicitaria (che fummo praticamente costretti a sorbirci, perché c'era una sorta di buttadentro che ti buttava in sala al momento giusto...) che terminava con uno stronzo slogan sparato a un milione di decibel ("one station one nation!") nella sala improvvisamente ammutolita risuonò un unico, convinto, scandito, indignatissimo MA VAF-FAN-CULO: il mio. Gli altri poveracci facevano già parte della nuova umanità mutante, quella che gli spot non solo li apprezza, ma poi se li racconta e li ripete più di quanto non faccia con le scene e le battute del film... :(

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    1. Un'abitudine malsana purtroppo consolidata. L'orario di inizio dei film in realtà è l'orario di inizio della pubblicità (di solito 15/20 minuti). Se posso evito, se no cerco di entrare all'ultimo minuto.

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    2. Forse è necessario ricorrere agli spot, per garantire la sopravvivenza delle sale. Non credete?
      Da me infatti sono tutti spot locali, di attività legate al territorio.
      Io non ci vedo nulla di male, come non ci vedo nulla di male nello spot in sé (che spesso è opera d'arte a tutti gli effetti: se vi dicessi che Lynch ne ha girati un paio, per dire?)

      Moz-

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    3. Non è una questione di principio, ma di misura: 20 minuti prima dell'inizio e altri 10/15 tra i due tempi trattasi di sequestro di persona! Oltretutto, come dici tu, spot locali di orrida qualità e non D. Lynch (anche Fellini se è per questo ne ha girati di spot). Con me hanno ottenuto il risultato che non vado praticamente più. Sarei disposto a spendere un euro in più per evitarla e poter disporre di mezz'ora del mio tempo libero come meglio credo. Non credo fallirebbero senza... è che sono avidi e vogliono incassare anche quelli!

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    4. Purtroppo la situazione non è così rosea. I cinema, dai biglietti in sé, guadagnano poco o nulla. Spesso nulla per davvero...
      Quindi secondo me dieci min di spot (da me la pausa non si fa più da almeno sei, sette anni! :o) non sono niente, anzi io ne approfitto per andare a prendere da bere e mangiare, o per scambiare due parole... ;)

      Moz-

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    5. Posso capire il discorso biglietti e con le modalità che hai descritto lo posso accettare. Dove a volte vado io, quando proprio vicino a casa non c'è nulla che mi interessa è una sofferenza/prepotenza.

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    6. Non capirò mai questo giustificare una violenza di merda contro i cervelli altrui (che in paesi più civili è semplicemente illegale) con le necessità di sopravvivenza di questo o quel soggetto. Senza pubblicità non ce la fanno? Che chiudano, e guardiamoci tutti i dvd a casa nostra. O chissà, magari invece una volta chiusi questi mostri riapriranno tanti bei cinemini che proprio costoro hanno fatto chiudere! Ma ormai è un ricatto diffuso e accettato. come quando una fabbrica fuorilegge fa crepare la gente di cancro, gli abitanti creano comitati e indicono riunioni, e alla riunione arriva uno stronzo con suv, valigetta di pelle umana e rolex a dire: volete il progresso? volete le comodità? volete i telefonini? e allora beccatevi l'inquinamento. O come quando ti dicono che sei stronzo a volere la chiusura di una fabbrica di armi e di mine antibambino, perché nella fabbrica di mine ci lavora il tuo povero amico Pippuzzo che tiene famiglia. Ma vaffanculo! Basta soprusi in nome dell'altrui profitto fatto passare per convenienza comune, o in nome del lavhorror!

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    7. p.s. poi, che un (presunto) grande regista abbia girato degli spot non è detto che significhi che lo spot diventa arte: magari significa che il grande regista è UNA TROIA. :-))

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  3. Amo le monosale e i cimema parrocchiali: hanno la migliore programmazione e il mercimonio è contenuto.
    A parte quello di Benigni, i film di cui parli sono stati, anche per me, un importante passaggio formativo.

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    1. Ho un paio di sale vicine a casa che per fortuna sono ancora immuni.

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  4. I miei ricordi d'infanzia legati al cinema sono simili ai tuoi, di sicuro ho apprezzato il grande schermo, oltre che per i film anche per l'atmosfera che si respirava in quei luoghi.
    Nella mia città d'origine non esistono più.
    Ma anche a Milano, dove vivo da anni, i cinema sono scomparsi quasi del tutto. Alcuni li hanno trasformati in show room di lusso o grosse catene di moda lowcost, alcuni sono semplicemente chiusi, abbandonati...Se voglio vedere un film al cinema appena uscito, devo adattarmi ai multisala. Altrimenti aspetto l'estate e il cinema all'aperto, nel parco sotto casa mia.

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    1. Beh, l'arena nel parco sotto casa è un bel lusso! :)

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    2. Vero, è una bellissima opportunità. A parte le zanzare eheheheh

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  5. in paese avevamo il cinema dell'oratorio che funzionava come film per bambini e per film per adulti. era un'emozione andarci. spesso senza pagare. mi ricordo una visione dei Goonies che mi travolse da ragazzino. e per fortuna esiste ancora. per me l'emozione piu' grande al cinema fu vedere quasi per caso Fino all'ultimo respiro di Godard in sala. incredibile.

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    1. Anche da noi il cinema cosiddetto "del prete" è stato formativo. Fu l'ultimo a chiudere, ma di recente dopo 20 anni ha riaperto grazie ad un gruppo di volontari.

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  6. Bel dibattito che purtroppo mi sono perso. Non ho grandi ricordi del cinema all'oratorio, a dire la verità (ricordo certi film di Bud Spencer, ma era l'occasione più che altro per mangiare caramelle, liquirizie e altre cose così), e ora l'unica alternativa alle multisale piene di spot, è andare in città, la mia o quelle vicine a inseguire un film: domenica recupereremo a Trento Jodorowsky, grande genio, per il quale andrei in capo al mondo per vedere un film, rigorosamente in sala (la tv è troppo piccola).

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