Le storie esistono ovunque, basta andarle cercare. Poi bisogna poi saperle raccontare, ma pochi ne sono veramente capaci. E' quello che sono riusciti a fare in maniera formidabile Federico Ferrone e Michele Manzolini, già autori di Il treno va a Mosca, con questo lungometraggio realizzato con materiale d'archivio e presentato a Venezia nel sezione Sconfini. Per completare l'opera i due registi si sono affidati alla voce di Emidio Clementi dei Massimo Volume e alla penna di Wu Ming 2. Due anni di ricerca in vari archivi hanno portato alla scoperta di materiali eccezionali girati privatamente da due soldati italiani durante la campagna russa della seconda guerra mondiale. Documenti incredibilmente preziosi che si sono salvati grazie al ritorno dei due militari da una licenza prima di un disastro che si può definire il cuore di tenebra italiano.
Dai registi:“La ricerca che abbiamo fatto ci ha portato a scoprire vari fondi archivistici realizzati dai soldati in Russia. Molti sono noti, come quelli dell’Istituto Luce, altri completamente inediti, come quelli delle famiglie Franzini e Chierici. Il punto forte è stato usare questo materiale per rompere con il documentario e inventare una storia verosimile, legata alle coordinate storiche. Usare un personaggio nuovo, di finzione, con particolari precisi (ha un passato sporco che lo perseguita dalla sua esperienza in Africa, ha legami famigliari con la Russia) ci ha dato una libertà. Creare questo personaggio pone delle questioni narrative e morali importanti, non tanto quando le immagini raccontano una storia collettiva ma quando si affronta la sua parte intima. Abbiamo utilizzato l’archivio personale di una persona reale per raccontare la vita privata nel nostro protagonista.
Nell'estate del 1941, la Germania nazista invade l’Unione Sovietica e poco dopo l’Italia manda i suoi primi soldati sul fronte ucraino. I giovani volti sorridenti affacciati ai finestrini del treno sono totalmente ignari dell'inferno che li attende. Si attraversa l'Austria, l'Ungheria e la Romania fino ad arrivare in territorio sovietico, in un'Ucraina spettrale e devastata dai bombardamenti, dove incontrano i primi prigionieri russi. L'esercito di Stalin sembra vicino alla resa... ma i conti si salderanno più avanti con l'arrivo del Generale Inverno. Quei volti segnati, quei militari che marciano in mezzo alle macerie e al fango aprono uno squarcio nella Storia e rimandano ai film di guerra più prestigiosi della storia del cinema come Orizzonti di Gloria. Ho vagato con la mente ai pochi ricordi della storia di mio nonno, che ho conosciuto solo da bambino, tornato traumatizzato dall'Albania con i piedi amputati per la cancrena e finito al Manicomio di S. Maria della Scaletta di Imola.
Nel complesso un fantastico lavoro di montaggio, musica e sceneggiatura. Un film ibrido; un esperimento ben riuscito attraverso un tipo di narrazione che impatta con forza anche con l'attualità, soprattutto quando gli autori realizzano un parallelo utilizzando riprese dei giorni nostri, essendosi recati negli stessi luoghi dell'Ucraina solcati dall'esercito italiano nel 1941.
Dopo la proiezione c'è stato l'incontro con l'autore della colonna sonora (Simonluca Laitempergher) e con uno dei registi (Minzolini) particolarmente legato alle nostre zone, perché il suo primo film è nato proprio grazie al materiale girato dal padre ex-partigiano di una nostra amica, recatosi a Mosca negli anni '50. In sala abbiamo portato la sua gloriosa telecamera in Super 8: la prima che probabilmente ha filmato senza i filtri e in diretta l'inganno del comunismo di Stalin.
Davvero un bellissimo film, l'avevo già apprezzato molto alla mostra di venezia. e sono anche tornato a vederlo: uno dei due registi (Ferrone) è delle mie parti ed è venuto a presentare il film proprio al mio paese. è stata l'occasione per fare luce anche sugli aspetti prettamente realizzativi. a dimostrazione che quando ci sono le idee la scarsità dei mezzi a disposizione non è affatto un alibi.
RispondiEliminaGiusta osservazione: è un film che merita di essere conosciuto e distribuito
EliminaSpero di riuscire a vederlo, da quello che scrivi e dalle immagini, credo sia veramente imperdibile... e il parallelo con il capolavoro di Kubrick (uno dei capolavori, dai), mi indirizza a vederlo. Ottimi film da Venezia quest'anno. O no?
RispondiEliminaIl parallelo viene spontaneo per diversi motivi: il bianco e nero, la stupidità della guerra, il fango... qui c'è di tremendo che le facce sono di gente vera, di cui la maggior parte sarebbe morta nel giro di pochi mesi.
EliminaNon conoscevo, segno!
RispondiEliminaMerita! Dura poco più di un'ora.
EliminaBello bello davvero. L'ho visto anche io. E la voce di Emidio mi ha travolto. Le guerre mondiali sono state tragiche per la mia famiglia. Mio nonno ha combattuto nei Balcani ma i parenti di famiglia che sono andati in Russia non sono tornati tranne un sarto che ha sposato una cugina di mia madre. Lo ricordo bene questo uomo che praticamente vestiva pesante anche d'estate.
RispondiEliminaAnche a me la voce narrante ha emozionato. Povero il sarto, gli sarà rimasto il gelo addosso. Ci ha detto Manzolini che stanno lavorando a un nuovo progetto.
Eliminapreparati..stiamo arrivando ahah
RispondiEliminaHo ascoltato Juana Molina! 👍
EliminaAhhhhh! Mi hai bruciato House in motion... :)
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