domenica 30 novembre 2014

Visioni - Novembre 2014 (abbuffata prima del tedio natalizio)


E' arrivato dicembre e per il cinema inizia il periodo più piatto dell'anno tra cinepanettoni veri o mascherati, scemi vari di Natale e l'infinita spremuta di Tolkien. Qualcosa di buono però si trova sempre. Poco per la verità: su una trentina di uscite segnalo su tutti Mommy del giovanissimo canadese Xavier Dolan (premio della giuria a Cannes); i nuovi film di David Fincher e Ken Loach; la commedia Pride, anche se mi suona deja vu (gli anni '80 in Inghilterra).

Film visti a novembre
Il giovane favoloso 
Mario Martone (Italia, uscita 16 ottobre)
voto 8½ - abbagliante

Interstellar 
Christopher Nolan (USA, uscita 6 novembre)
voto 8 - denso

Io sto con la sposa 
A. Augugliaro, G. Del Grande, K. Soliman (Italia-Palestina, uscita 9 ottobre)

voto 7½ - vitale

Due giorni, una notte 
Luc e Jean-Pierre Dardenne (Belgio, uscita 13 novembre)
voto 7½ - attuale

Lo sciacallo - The Nightcrawler
Dan Gilroy (USA, uscita 13 novembre)
voto 7 - cinico

Predestination

Michael Spierig (Australia, non uscito)
voto   - intricato 

In ordine di sparizione
Hans Petter Moland (Svezia-Norvegia, uscita 29 maggio)
voto 6½ - cold pulp

La spia - A most wanted man
Anton Corbijn (Germania-UK, uscita 30 ottobre)
voto 6 - cerebrale

These final hours 

Zak Hilditch (Australia, uscita 20 novembre)
voto  5 - mediocre

venerdì 21 novembre 2014

Io sto con la sposa

Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un'amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati. Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013. Dal sito ufficiale

L'attraversamento abusivo a piedi della frontiera tra Italia e Francia




Finanziato grazie al crowdfounding tramite la piattaforma indiegogo che ha permesso di raccogliere 100 mila euro con il contributo di 2617 persone in 38 Paesi, Io sto con la sposa, più che un film, è un'azione di disubbidienza civile: un pugno in faccia alla sonnacchiosa Europa dei burocrati. 
Dopo lo scoppio della guerra civile in Siria e la conseguente fuga di massa della popolazione dalle bombe e dall'Isis, diciassette Paesi europei hanno dichiarato la loro disponibilità ad accogliere i profughi e concedere loro asilo politico, ma la realtà dei fatti è molto diversa e più complicata, tant'è che l'Italia ormai è solo un transito: la meta principale di questa gente è la Svezia, la nazione che offre loro più garanzie. L'iter per arrivarvi è una corsa ad ostacoli, quasi sempre in mano a contrabbandieri che danno il cambio agli scafisti in una tragica staffetta dello sfruttamento dell'immigrazione. 

Nel corso del racconto si alternano momenti drammatici (le testimonianze dirette delle persone che raccontano quello che hanno visto e ciò che hanno dovuto subire) a veri e propri momenti di festa ogni volta che il gruppo riesce a superare una frontiera. Si attraversa anche qualche fase di stanca; probabilmente inevitabile, visti i lunghi spostamenti in auto, perché non va mai dimenticato che non si tratta di una fiction. L'arrivo a Malmo in treno e il successivo ballo liberatorio nella piazza svedese sulle note del rap di Manar, tredicenne palestinese fuggito col padre dal ghetto di Damasco, non possono lasciare indifferenti. Commozione e grande ammirazione nei confronti di Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry per aver creduto in questa impresa e averci raccontato da che parte si può stare... ovviamente dalla parte della sposa.



Questo film documentario italiano è riuscito a sbarcare al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti ed ora sta raccogliendo consensi e incassi sia in Italia che in Europa. Qui l'elenco sempre aggiornato delle sale in cui viene proiettato. Anche la mia piccola sala da 140 posti ieri sera ha contribuito.

mercoledì 19 novembre 2014

Giovani favolosi


Tanto è stato scritto fin dalla sua uscita al Festival di Venezia, che fresco della visione di ieri sera, provo a sintetizzare con tre aggettivi: intenso, emozionante, abbagliante. E' il ritratto biografico di Leopardi realizzato da Mario Martone ne Il giovane favoloso grazie all'apporto monumentale di Elio Germano e alla strepitosa colonna sonora che alterna l'elettronica di Apparat con Gioacchino Rossini. Come raccontare l'anima di un poeta con rispetto, ma senza didascalismi; con una visione moderna come solo il cinema a volte può fare.

"Leopardi era un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca nelle sue varie forme, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato. Il Giovane Favoloso vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del Cinema." Mario Martone 

Bisogna essere assolutamente moderni scriveva Rimbaud nella Saison en enfer.
Mi piacerebbe che qualcuno fosse in grado di raccontare ai giorni nostri, come meriterebbe, anche la vita e le opere del grande poeta francese. E' grazie a lui, a Dino Campana, Leopardi e Majakovskij (e non certo ai professori avuti a scuola) se durante l'adolescenza cominciai ad amare la poesia. Ricordo la delusione per la piattezza di Poeti dall'inferno, film uscito nel 1995 con un acerbo Leonardo Di Caprio nei panni di Rimbaud.

lunedì 10 novembre 2014

Brevi riflessioni su Interstellar (senza un minimo accenno di spoiler)

Durante un'intervista del 1987 su Rolling Stone, il giornalista di turno fece questa osservazione a Kubrick: Certo lei non facilita le cose, né agli spettatori, né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
E' perché non ho risposte semplici - fu la replica laconica.
Ecco, se proprio vogliamo trovare il vero limite del nuovo film di Cristopher Nolan, esso sta proprio in questo: nel suscitare tante affascinanti domande e nel volerci condurre per mano, volenti o nolenti, attraverso una sorta di percorso guidato con tanto di disegni e didascalie. D'altra parte stiamo parlando di un blockbuster da 165 milioni di dollari, opera nella cui realizzazione Nolan ha dovuto giocare la partita (facendolo piuttosto bene) tra esigenze di botteghino e aspirazioni autoriali. La chiave forse è tutta qua: sono lontani i tempi in cui un regista come Kubrick aveva carta bianca dagli Studios e se ne fregava dei tempi di produzione. Ovviamente la differenza di spessore tra i due è evidente, ma prima di sparare a zero bisogna anche riflettere su cosa sia diventata la fantascienza ad alto budget nell'ultimo decennio: poca roba veramente, basata sullo squallido slogan il pubblico lo vuole.
Piccoli cedimenti e concessioni, trattando una materia delicata come lo spazio/tempo e i buchi neri, sono sempre dietro l'angolo; quasi inevitabili. Bisogna comunque ammettere che tutta la struttura regge bene, probabilmente grazie anche alla collaborazione del fisico Kip Thorne, uno dei massimi esperti mondiali di astrofisica e relatività.
C'è chi parla di occasione sprecata, chi di smisurata ambizione, chi di spettacolo assicurato ma l'arte è un'altra cosa. Devo dire dopo le tre ore di visione sono uscito dalla sala affascinato e frastornato, come se nello spazio avessi viaggiato anch'io; in generale molto soddisfatto, non aspettandomi un nuovo 2001 Odissea nello Spazio, ma un intrattenimento di alto livello, intenso e visivamente spettacolare come ci hanno abituato i fratelli Nolan fin dai tempi di Memento e The Prestige, quello che continuo a considerare il loro film più riuscito. 


Astronavi a confronto: Discovery (Space Odyssey) e Endurance (Interstellar) 

lunedì 3 novembre 2014

Dieci cose che ho rinunciato ad apprezzare nella vita

















- Le aperture facilitate nelle confezioni
- Il CinemaCity nei weekend
- La depilazione maschile
- Che cosa è indie e che cosa no
- I Queen
- Halloween
- L'ironia di Fabio Fazio
- I discorsi di Grillo (almeno una volta facevano ridere)
- Il ciclismo dopo Marco Pantani
- Un account facebook