Sono passati otto anni da quando li vidi dal vivo e da quando nel 2010 furono premiati come miglior gruppo indipendente. Dopo due anni di tour con Nada, A Toys Orchestra si confermano ancora come una delle più felici realtà del panorama musicale italiano. Sono rimasti coerenti, continuano a cantare in inglese e a proporre il loro pop in una formula che è solo la loro, ben distante dalle sonorità che fanno tristemente tendenza. Lub Dub è il titolo del nuovo album appena uscito; forse non avrà la freschezza di Midnight Talks o la carica del precedente Technicolor Dreams, ma fin dal primo ascolto le melodie delle undici canzoni, intimiste e dal sapore un po' malinconico ti catturano immediatamente.
Benvenuti a bordo. Suoni, visioni e liberi pensieri dall'universo musicale e da altri mondi paralleli . . . . . .
lunedì 30 aprile 2018
mercoledì 25 aprile 2018
Gli Appennini di Dino Campana, The National, The Handmaid's Tale
Il disco che preferisco di The National. Un album che ho amato alla follia e che per me è una delle cose più belle e poetiche degli ultimi dieci anni. In realtà ormai sono undici, perché The Boxer è uscito nel 2007.
Liberare la mente camminando o con la musica. Proprio oggi, di ritorno dai boschi dell'Appennino tosco-romagnolo, scopro che per il Record Store Day è uscita la versione live registrata a Bruxelles. Riascoltarlo è il modo migliore per concludere questo 25 aprile. E domani parte la seconda stagione di Handmaid's Tale. La mia assenza prolungata dice che sto passando un periodo no, però queste tre cose di oggi mi hanno un po' risollevato. Ci sono ancora.
Liberare la mente camminando o con la musica. Proprio oggi, di ritorno dai boschi dell'Appennino tosco-romagnolo, scopro che per il Record Store Day è uscita la versione live registrata a Bruxelles. Riascoltarlo è il modo migliore per concludere questo 25 aprile. E domani parte la seconda stagione di Handmaid's Tale. La mia assenza prolungata dice che sto passando un periodo no, però queste tre cose di oggi mi hanno un po' risollevato. Ci sono ancora.
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giovedì 5 aprile 2018
The Terror, la geografia, il fascino dei luoghi incontaminati
Da sempre bistrattata a scuola e insegnata malamente, la geografia mi ha sempre appassionato fin da bambino, come pure tutti viaggi d'esplorazione nei luoghi estremi della Terra. Il deserto e anche l'Islanda (prima che andasse di moda) sono state alcune delle mete che non dimenticherò mai. Non sempre si possono raggiungere ambienti remoti, allora anche i nostri appennini mantengono intatto il loro fascino. Restare isolati in mezzo alla natura incontaminata è una delle emozioni più intense che si possano provare.
Non è un caso che tra le tante serie d'inizio anno mi abbia colpito The Terror, dal 26 marzo su Amazon prime. La storia è il resoconto immaginato del viaggio di due navi rompighiaccio della flotta britannica (Erebus e Terror appunto) che nel 1845 partirono alla ricerca del famoso Passaggio a Nord-Ovest attraverso l'Oceano Artico. Non fecero mai ritorno e il destino di tutto l'equipaggio è ancora avvolto nel mistero. Le squadre di ricerca trovarono resti di scheletri, intervistarono testimoni inuit e cercarono di ricostruire gli eventi. Bloccati dai ghiacci per due inverni consecutivi, i sopravvissuti decisero di camminare per centinaia di chilometri fino al più vicino avamposto senza mai raggiungerlo. I relitti delle navi sono stati ritrovati solamente due anni fa. L'ambiente e una natura ostile, rappresentati in modo efficace, fungono come da personaggio principale attorno al quale ruotano le vicende umane di ufficiali e marinai in balia degli eventi e al cospetto di una sfida quasi impossibile. Nonostante gli spazi immensi, spesso ripresi dall'alto, (in realtà ricostruiti perfettamente in uno studio a Budapest) un senso claustrofobico di intrappolamento prende gradualmente il sopravvento. La follia serpeggia. Dopo i primi episodi ne sono sono stato catturato anch'io. Da ciò che ho letto sul romanzo da cui è tratto, speriamo non degeneri in un horror puro.
La luna a mezzanotte. Islanda, un po' di anni fa... |
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