Ero da poco iscritto all'università di Bologna quando nell'autunno del 1979, con i soldi della vendemmia, partii solitario per un viaggio nelle capitali nord europee. Bruxelles, Londra ed infine Amsterdam, dove mi ero messo in testa di cercare Sante, un amico partito diversi mesi prima e dato per disperso anche dalla famiglia. In un'epoca in cui i cellulari non esistevano neppure nei libri di fantascienza, ebbi una botta di culo notevole e per una serie di circostanze casuali riuscii a scovarlo: viveva in un ex-brefotrofio occupato più che altro da olandesi e tedeschi. Anch'io, dopo due notti passate in un ostello, decisi di trasferirmi lì e di prolungare il viaggio.
Finiti i soldi e le gozzoviglie, riuscimmo a trovare lavoro in un ristorante di lusso sul Mare del Nord. E' rimasto indelebile il ricordo della radio olandese che quasi tutte le sere, mentre lavoravamo, trasmetteva Message in a bottle o Walking on the Moon. Io e Sante eravamo stati assunti in nero per stare in cucina insieme a due egiziani. Io mi occupavo dei piatti che i camerieri portavano dalla sala: li vuotavo, li sciacquavo e li mettevo nella lavastoviglie. La giornata lavorativa iniziava verso le 17: mangiavamo e quindi ci si metteva al lavoro. C'era un ottimo pasticcere e ogni sera potevo assaggiare diversi tipi di dolce che a volte i clienti del ristorante neppure sfioravano. Le serate libere spesso le passavamo dai nostri vicini di stanza, sempre forniti di cibo e birra: un tedesco e un inglese di nome Terry. Il tedesco era di poche parole, lo chiamavamo l'uomo di Neanderthal perché aveva i capelli lunghi, barba incolta e biondiccia, naso da pugile; prendeva le bottiglie di birra, toglieva il tappo con i denti e le scolava. Terry invece era un personaggio da film: scuro di pelle, tutto tatuato; era stato nella legione straniera e in giro per il mondo. Ogni sera ci raccontava storie incredibili ed anche se a prima vista sembrava un po' inquietante, ci aveva come adottato ed era sempre cordiale e protettivo nei nostri confronti. Entrambi lavoravano come muratori e Terry, per sottolineare la durezza del lavoro, ci ricordava spesso, battendo le nocche nel muro: "The wall is concreet", mentre il tedesco annuiva scimmiescamente in segno di approvazione. Ai primi di dicembre fummo licenziati senza preavviso e venimmo a sapere da un cameriere italiano che ci avevano sostituito con altri due egiziani: sicuramente avevano accettato il lavoro per una paga inferiore. Ormai era Natale e con grande sollievo dei miei genitori, ma gran dispiacere di Terry, decisi di tornare a casa; ritornò in Italia anche Sante, ma col tempo prendemmo strade molto diverse. Lo rividi raramente, si stava perdendo e rimasi gelato quando, alcuni anni dopo, venni a sapere che ci aveva tragicamente lasciato.
Anche se non sono stato un fan accanito dei Police, questo loro secondo album mi è rimasto nel cuore: oltre a piacermi ancora un sacco, mi commuove, perché ricorda l'amico col quale ho condiviso un periodo pazzesco della mia vita. Un disco dove Sting, Copeland e Summers, se proprio non inventano un genere, ci vanno molto vicini, creando un sound unico e impossibile da non riconoscere: un vero marchio di fabbrica. In certi ambienti veniva criticato e perfino sbeffeggiato (come ricordo di aver visto fare dai Damned dal vivo). In piena era post-punk appariva troppo leggero e commerciale. Io stesso preferivo i Joy Division che lo stesso anno (pochi mesi prima) erano usciti con Unknown Pleasure, ma come in tutti i dualismi che si rispettino, ombra e luce coesistono e si alternano a seconda dei periodi ed entrambi questi album sono nella lista di quelli che porterei sulla classica isola deserta.
Hai scritto un pezzo bellissimo e commovente e soprattutto che mi fa pensare, oltre che alla musica, alle capitali d'Europa e all'Europa che è bellissima e guarda, ti dico, sono settimane che parlano con la mia compagna ci diciamo spesso, sarebbe bello mollare tutto, portarsi dietro i dischi giusti e i libri giusti, quaderni e penne e partire girando per l'Europa e vedere cosa succede.
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso questo tuo ricordo di vita.
Grazie a te per averlo letto.
EliminaSono quel tipo di esperienze che ti cambiano direzione come a uno snodo. Chissà, se non avessi trovato Sante come sarebbe andata.
Di certo voi avete ancora l'età per farlo, io aspetterò qualche anno e quando smetterò di lavorare... A Lisbona ci vive e lavora da anni una cara amica: lo stiamo prendendo in considerazione.
Grazie caro Amico blogger! Bel racconto di vita vissuta.
RispondiEliminaLa musica ci ha accompagnato, ci accompagna e direi pure ci accompagnerà.
E' così ed è quello che in questi anni ho cercato di raccontare qui.
EliminaBel post, Lucien. Mi ricorda un po' quello che hai scritto in un'altra occasione, credo a proposito di "The Raven" degli Stranglers.
RispondiEliminaRiguardo all'album dei Police, è vero, quel trio creò un vero e proprio marchio di fabbrica, un sound tutto suo. Non è tuttavia l'album dei miei amati Police che preferisco: purtroppo, per questioni anagrafiche, ci sono arrivato molto più tardi di te, passando per i greatest hits, i cofanetti in ciddì, gli impianti hi-fi degli anni Novanta. In quel contesto, album come "Ghost In The Machine" e "Synchronicity" li sentivo decisamente meglio.
Ti ricordi bene! E' un disco che comprai proprio a Londra durante quel viaggio. Aveva la copertina tridimensionale.
EliminaCome gli altri amici qua sotto, mi sono molto appassioanto a leggere questo breve tuo scritto di vita vissuta:è l'inizio di un romanzo? ... sarebbe interessante.
RispondiEliminaIn effetti anni fa, prima della rete, ci avevo pensato e l'avevo anche iniziato, però avrei dovuto anche inventare, ma non mi sento un romanziere... Ergo, mi sono divertito a scrivere brevi racconti sparpagliati in questo blog.
EliminaE' stato oggettivamente un grande album, ma quello che conta sono i momenti della nostra vita che leghiamo alla musica.
RispondiEliminaQuello che conta che è anche quello che alla fine resta.
Eliminamolto coinvolgente questa narrazione di un pezzo insostituibile di vita.
RispondiEliminacomplimenti
massimolegnani
(orearovescio.wp)
Thanks!!
Eliminaal netto della odiosità di Sting e della delusione da Zeniatta in poi,adoro i primi 2 album dei police..mi emoziona sempre ascoltarli..non soperchè,ma sonoi due album,insieme a seventeen seconds, unknown pleasure e 154 che più di tutti mi reimmergono nella new wave,emi ricordano quanto fantastico sia stato quel periodo
RispondiEliminaSting dopo Police decisamente insopportabile... con un indice di antipatia che aumenta proporzionalmente al passare degli anni.
Eliminaah..e tieniti pronto per fine novembre o simili..TU SAI PER COSA!!
RispondiEliminae complimenti per il pezzo che hai scritto..
Pronto!! :)
EliminaAll'epoca di Reggatta frequentavo ancora la scuola media (inferiore), ma con i Police, già dall'album precedente, ero in fissa (posso dire che con loro ho iniziato veramente a guardare oltre il mondo cantautorale); ho avuto la fortuna di vederli dal vivo, grazie ad una cugina appena maggiorenne e automunita (Golf cabrio, i suoi erano ricchi ai tempi), sia a Milano che a Reggio Emilia. Ricordi indelebili, erano i primi viaggi in auto senza i genitori, ai quali non raccontai quello che successe a Reggio naturalmente. In quelle trasferte eravamo in quattro, oggi purtroppo siamo rimasti in tre, la quarta se ne è andata per una spada di troppo a metà Anni Ottanta; ho fatto fatica per molto tempo a riascoltare quell'album, dopo quello che era successo a quella ragazza, l'associazione mentale era inevitabile e devastante. Però alcuni riff, quella sequenza di note che apre Walking On The Moon , fanno parte di me, e a volte, la sera, mi ritrovo a suonarle, per me e per chi non c'è più ...
RispondiEliminaCiao
Gianluca
Ehilà, ciao Gianluca! Bei ricordi, anche se a volte dolorosi, soprattutto per i caduti sul campo (come Sante e la tua amica) in un decennio che era stato letteralmente invaso dall'eroina.
EliminaChe nostalgia!! Reggatta e Roxanne hanno accompagnato la mia giovinezza!
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