L'istinto di sopravvivenza fa superare anche i passaggi più duri, ma le cicatrici restano dentro e spesso rielaborano il nostro percorso di crescita in modi diversi e imprevedibili malgrado le esperienze comuni.
We the animals è un film tratto dal romanzo semi-autobiografico di Justin Torres, che racconta la storia di tre fratelli che alle fine degli anni '80 vivono nelle campagne dello stato di New York completamente trascurati dai giovani genitori. I due, veniamo a sapere, si sono incontrati da adolescenti alle superiori a Brooklyn; la madre è rimasta incinta e poi, forse per motivi economici, si sono ritirati in una esistenza marginale ai limiti della sopravvivenza tra liti e lavori precari. Il padre è il tipico macho carico di testosterone: i figli lo ammirano e tendono a seguirlo.
All'inizio i ragazzini sono indistinguibili l'uno dall'altro: tre fratelli affiatati che passano le giornate da teppisti rurali, tra furti di cibo nei negozi di alimentari e negli orti, giochi pericolosi e visite a un giovane vicino di casa spesso intento a guardare film porno. Ben presto il piccolo Jonah manifesta una sensibilità diversa: osserva in silenzio ciò che gli accade accade intorno: i genitori nell'intimità, il bosco, l'incanto della natura; disegna di nascosto tutto quello che incamera, trasfigurandolo in immagini selvagge e poetiche. Oltre all'arte, l'arrivo della sessualità lo allontanerà dai suoi fratelli e il suo percorso verso la virilità si rivelerà completamente diverso. Zak Mulligan adotta uno stile impressionistico per trasmettere la vita interiore di Jonah, girando dialoghi stringati con la macchina da presa che si muove spesso a livello del suo sguardo. We the animals è un film che parla per immagini: crudo e lirico allo stesso tempo. Miglior film d'esordio all'Indipendent Spirit Awards, premio per il cinema indipendente a basso budget.
Se IMDb dice giusto, presto nelle sale, ma non ci giurerei.
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