venerdì 8 maggio 2009

THE CURE: Three Imaginary Boys 30 anni dopo


Pare impossibile, ma sono già passati trent'anni: l'otto maggio del 1979 usciva il primo disco di Robert Smith e compagni. Nessun titolo, solo tre elettrodomestici su uno sfondo rosa. Una copertina surreale per un esordio folgorante che spazzò via i residui punkoidi della musica inglese per aprire una stagione fantastica di musica poi battezzata in vari modi: post-punk, new wave, dark. Un' esplosione di nuovi gruppi, idee, tendenze che contagiò tutta l'Europa, Italia compresa. La freschezza dei brani in certi casi può apparire come immaturità, il sound non è ancora quello che comincerà ad emergere con Seventeen Seconds e che farà dei Cure una band di riferimento, pur restando unica nel panorama musicale degli anni '80. Nei brani prevalgono una sfrontatezza e una spigliatezza quasi pop che conquistò i diciottenni che come me volevano suonare e cercavano nella musica un'identità che la politica non riusciva più a trasmettere. Qualche anno dopo Smith in un'intervista definì questo disco "un'antologia rabberciata di canzoni allo stato embrionale", salvo poi curare personalmente l'edizione deluxe del 2004 su doppio CD con demo e rarità. Era comunque un embrione che prometteva molto bene, vista la loro giovanissima età. Furono ingaggiati come supporter per il tour dei già affermati Siouxsie and the Banshees ed anche questo contribuì al successo del disco.
L'album fu ristampato con un altro titolo per il mercato americano (Boys don't cry) con alcune differenze nella tracks list, fra cui l'assenza di Foxy Lady, cover di Hendrix.

10 commenti:

  1. "rabberciata antologia di canzoni embrionali"
    Talvolta anche i geni (quale è sicuramente Mr. Robert Smith) non hanno piena consapevolezza della propria statura.....

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  2. ecco ,io ho l'edizione americana :-(

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  3. Ho comprato la riedizione deluxe e l'impressione è quella: un band giovanissima alle prese con un repertorio ancora acerbo. Le belle canzoni comunque non mancavano. Per quanto mi riguarda, i miei Cure preferiti vanno da "Pornography" (1982) a "Bloodflowers" (2000). Ciao Lucien, non ricordavo che il primo album dei Cure era uscito l'8 maggio, come "Let It Be" dei Beatles. :)

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  4. Il mio disco dei Cure preferito! Mi piasce anche 17 seconds, ma questo di più. COn FAITH poi, per me hanno chiuso definitivamente (con lieve ripresa con The Top). Ho questa versione, quella americana (Boys Don't Cry) e anche la (deludentissima*) DE LUXE.
    * della cui delusione scrissi tempo fa qui: http://fard-rock.blog.excite.it/permalink/259649

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  5. Anch'io ho l'edizione americana in vinile perchè mi interessavano i singoli non inclusi sull'album "vero". Ho ordinato le deluxe dei primi quattro perchè sono finalmente in offerta!

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  6. Azz....ma abbiamo tutti la versione americana allora!
    Comunque, a livello strettamente compositivo, in quest'album c'è veramente roba di prim'ordine.
    Magari arrangiata in modo acerbo.
    Ma se il sig. Smith oggi avesse nel cassetto ancora cose di questo livello qualitativo ci camperebbe per un'altro quarto di secolo.....altro che.

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  7. Capolavoro!!! Tra le più belle opere prime che abbia mai ascoltato!!!

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  8. 30 anni? Chiapperi, non li dimostra per nulla...

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  9. Ho poche registrazioni dei Cure, ma questo disco rimane uno dei miei preferiti nella mia raccolta. I Cure hanno la capacità di farti rimanere inchiodato a guardarli ed ascoltarli, nonostante qualche "caduta" nel corso degli anni. Tra le mie preferite "Accuracy".

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  10. Sono d'accordo con Robert Smith. Quelli dopo sono tutta un'altra roba.

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