Valentina Vladimirovna Tereškova oggi ha 72 anni ed è stata la prima donna a viaggiare nello spazio e perciò motivo d'orgoglio dell'allora URSS nel lontano 1963. Questo episodio viene ricordato nel film Cosmonauta, opera prima della regista Susanna Nicchiarelli (scuola Nanni Moretti) premiata a Venezia nella sezione Controcampo. Ambientato a Roma proprio in quei primi anni sessanta in piena guerra fredda, ha per protagonista una ragazzina cresciuta, sulle orme del padre, con la fede comunista e con il mito dell'Unione Sovietica. Mentre guardavo il film mi tornavano alla mente situazioni simili legate alla mia adolescenza: in nessun'altra parte d'Italia come in Romagna, il PCI raggiungeva percentuali così schiaccianti alle elezioni (anche oltre 70%). Malgrado le correzioni di linea post '68 e l'intelligenza politica di Berlinguer, negli anni settanta con questa realtà dogmatica mi ci sono scornato, da giovane studente irruento qual ero che la FGCI tentò di cooptare senza successo attraverso pallosissime riunioni. Ero molto giovane, come la protagonista del film, ma decisi di stare dalla parte del movimento del '77 che vide il suo epicentro a Bologna e che ruotava attorno a Radio Alice.
Ma veniamo al titolo del post che rimanda ad un episodio curioso di quegli anni, raccontatoci da un'amica che era con noi al cinema. Suo padre, ex-partigiano e persona adorabile che ho conosciuto, negli anni '60 comprò una barca e decise di darle proprio il nome Valentina, in onore alla cosmonauta sovietica. Sapendo che la donna sarebbe dovuta venire in Italia per una serie di incontri organizzati dal partito, le scrisse una lettera per invitarla in occasione del varo. La compagna Valentina rispose dispiacendosi di non poter essere presente a causa di altri impegni, ma si dichiarò onorata di aver dato il nome ad una imbarcazione italiana.
La barca è ancora là nella darsena; ha resistito gloriosa nel tempo oltre che al suo padrone (che purtroppo ci ha lasciato una decina di anni fa) anche alla perestrojka. Fedeli alla linea.
Ma veniamo al titolo del post che rimanda ad un episodio curioso di quegli anni, raccontatoci da un'amica che era con noi al cinema. Suo padre, ex-partigiano e persona adorabile che ho conosciuto, negli anni '60 comprò una barca e decise di darle proprio il nome Valentina, in onore alla cosmonauta sovietica. Sapendo che la donna sarebbe dovuta venire in Italia per una serie di incontri organizzati dal partito, le scrisse una lettera per invitarla in occasione del varo. La compagna Valentina rispose dispiacendosi di non poter essere presente a causa di altri impegni, ma si dichiarò onorata di aver dato il nome ad una imbarcazione italiana.
La barca è ancora là nella darsena; ha resistito gloriosa nel tempo oltre che al suo padrone (che purtroppo ci ha lasciato una decina di anni fa) anche alla perestrojka. Fedeli alla linea.
Sto aspettando che arrivi in loco, il trailer mi ha incuriosito...
RispondiEliminaSaluti. :)
Aneddoto finale molto dolce e commovente. Del film invece conosco poco, cercherò di farmi un'idea più completa per valutare la possibilità di vederlo.
RispondiEliminaCiao ed a presto
Oggettivamente ero curioso di vederlo,dalle tue parole però non trasuda entusiasmo...che faccio lascio o raddopppio?
RispondiElimina@ Euterpe:
RispondiEliminaSolitamente per i film non mi piace fare delle vere e proprie recensioni, almeno che non ne sia proprio entusiasta. Per gioco però mi diverto ad elencarli nella barra a destra dando un voto in chiocciole (@@@@@ il massimo) e definendoli con un aggettivo, quando mi viene.
La piena sufficienza la considero a 3 chiocciole: giudizio che ho dato a questo film. Se po' vede!
Da @@½ in giù, anche no!