La RAI cominciava a trasmettere a colori, ma io quel periodo lo ricordo in un nitido bianco e nero. Nelle tasche c'erano poche lire (più che altro miniassegni stropicciati) e la condivisione spesso diventava una necessità, oltre che un piacere.
Verso la fine degli anni '70, tre del nostro gruppo che avevano superato la maggior età ed erano già patentati, si misero in società per acquistare da uno sfasciacarrozze, a poche centinaia di migliaia di lire, una Mercedes malandata degli anni sessanta. Aveva il cambio con la manopola al volante, sei posti col sedile davanti tutto unito e il bombolone del metano nel baule. La vedete immortalata nella foto, scattata in un grigio pomeriggio invernale con due Simca scassate sullo sfondo. All'interno sulla sinistra ci sono pure io coi baffi (dovevo aver compiuto da poco diciotto anni).
Per forza tutti si giravano al nostro passaggio! Invece delle tipiche Dyane o R4, giravamo su un'auto che all'epoca si poteva immaginare più che altro sotto al culo di nomadi, papponi o al limite vecchi benestanti di campagna. Davanti ai bar ed ai locali della bassa romagna si aprivano gli sportelli e ne uscivano invece sei giovinastri (non sempre gli stessi!): una combriccola eterogenea di post-freak, pre-punk, aspiranti indiani metropolitani e non so cos'altro che per un anno e mezzo sfruttò quella specie di taxi collettivo quasi gratuito perennemente ingolfato, ma comodissimo! Poi arrivarono gli anni '80 a normalizzare e il macchinone rimase ancora per qualche tempo ad arrugginirsi nel cortile di Renzo.
Verso la fine degli anni '70, tre del nostro gruppo che avevano superato la maggior età ed erano già patentati, si misero in società per acquistare da uno sfasciacarrozze, a poche centinaia di migliaia di lire, una Mercedes malandata degli anni sessanta. Aveva il cambio con la manopola al volante, sei posti col sedile davanti tutto unito e il bombolone del metano nel baule. La vedete immortalata nella foto, scattata in un grigio pomeriggio invernale con due Simca scassate sullo sfondo. All'interno sulla sinistra ci sono pure io coi baffi (dovevo aver compiuto da poco diciotto anni).
Per forza tutti si giravano al nostro passaggio! Invece delle tipiche Dyane o R4, giravamo su un'auto che all'epoca si poteva immaginare più che altro sotto al culo di nomadi, papponi o al limite vecchi benestanti di campagna. Davanti ai bar ed ai locali della bassa romagna si aprivano gli sportelli e ne uscivano invece sei giovinastri (non sempre gli stessi!): una combriccola eterogenea di post-freak, pre-punk, aspiranti indiani metropolitani e non so cos'altro che per un anno e mezzo sfruttò quella specie di taxi collettivo quasi gratuito perennemente ingolfato, ma comodissimo! Poi arrivarono gli anni '80 a normalizzare e il macchinone rimase ancora per qualche tempo ad arrugginirsi nel cortile di Renzo.