Sono cresciuto con il mito di Italia-Germania 4 a 3. E' stata la mia prima emozione sportiva: avevo nove anni e giocavo nei pulcini; mio padre mi svegliava di notte per vedere le partite del mondiale in Messico e ho ancora nitidissimo il ricordo di quella incredibile semifinale in cui Gianni Rivera, il mio idolo da bambino, segnò il goal decisivo.
In verità oggi un po' mi dispiace per i giovani tedeschi (gravati da un complesso di inferiorità durato 40 anni che progressivamente si è trasformato in un macigno), uccellati con un uno-due micidiale da Balotelli*. Quando furono loro a vincere il mondiale a Italia 90 (ingiustamente) pensai dentro di me che avremmo fatto lo stesso appena fosse toccato a loro ad organizzare il torneo. Con calma, dopo un quarto di secolo, sono stato accontentato.
Una rivalità storica che ha sempre dato enormi soddisfazioni. Poveracci: ci detestano e li capisco. Avevo un conoscente tedesco che viveva in Romagna: persona educatissima e pacata, però ogni volta che si toccava l'argomento calcio cominciava a schiumare rabbia e risentimento (comprensibili); mi ricordava Stielike nella mitica finale del 1982 con Pertini in tribuna. Meglio non toccare l'argomento.
Nel 2006 vendetta compiuta anche contro i francesi dello spocchioso e incompetente Domenech.
Ora non mi dispiacerebbe dare una lezione anche agli spagnoli il cui gioco, nelle ultime partite, è apparso piuttosto sbiadito: col Portogallo hanno fatto sbadigliare e non hanno propriamente meritato. Certo che noi italiani per tradizione siamo specializzati nel complicarci la vita, anche quando dominiamo. In ogni caso sono incomprensibili le sceneggiate di Buffon: hai vinto, sei in semifinale e non festeggi? Non mi sembra a posto e rischia il ridicolo.
Rimpiango gli anni romantici in cui potevano vincere lo scudetto il Verona e la Sampdoria. Ultimamente, ad un calcio sempre più involuto e in mano agli sceicchi, preferisco il basket e l'atletica. Onore comunque a Prandelli: è merito suo se piano, piano ho ricominciato a guardare le partite della nazionale.
Per finire, ci attende un weekend torrido che di certo passerò al mare in cerca di brezza ristoratrice e con il racchettone in mano in attesa della finale. Unico dubbio è se vedere la partita in spiaggia o tornare a casa per starmene in solitudine come per la semifinale. Un bel dilemma esistenziale!
*Questo ragazzo si chiama Italia. Perché l’Italia adesso è anche un nero con l’accento bresciano. Nato a Palermo da genitori ghanesi.
(Maurizio Crosetti, La Repubblica 29/06/12)
CONCLUSIONE
"Tre settimane vissute pericolosamente, dunque, che ci lasciano qualche certezza: Prandelli è bravo, la Rai no; qualche azzurro è gay, Cassano no; Balotelli è italianissimo, Dossena, almeno da come parla, sembrerebbe di no." Domenico Naso
(Maurizio Crosetti, La Repubblica 29/06/12)
CONCLUSIONE
"Tre settimane vissute pericolosamente, dunque, che ci lasciano qualche certezza: Prandelli è bravo, la Rai no; qualche azzurro è gay, Cassano no; Balotelli è italianissimo, Dossena, almeno da come parla, sembrerebbe di no." Domenico Naso