Visto il periodo fiacco di nuove uscite, mi sono deciso a recuperare questo film cult del 1976. L'anno prima il pubblico era stato investito da Profondo rosso, (autentico fenomeno mediatico dell'epoca e apice del filone horror all'italiana) mentre Pupi Avati, reduce dal mezzo disastro di Bordella, costato parecchi soldi e sequestrato per oltraggio al pudore, si inventò questa inquietante opera a basso costo che, prendendo a prestito il titolo di una raccolta di Eraldo Baldini, potremmo definire gotico rurale. Ambientato nella bassa ferrarese (fine anni '50 - primi anni '60) il film racconta la storia di un restauratore chiamato da un bizzarro imprenditore locale per ridare splendore ad un affresco ritrovato in una chiesa di campagna, raffigurante il martirio di San Sebastiano, realizzato da un pittore folle morto suicida trent'anni prima. Con la trama mi fermo onde evitare il benché minimo spoiler.
L'originalità di questa storia è indubbiamente legata all'ambientazione: una pianura padana assolata e dark al tempo stesso, dove tutto è visibile ma non è quello che sembra e dove certi segreti è meglio che restino tali. Comacchio e dintorni (a mezz'ora da casa mia), zone dove è stato girato il film, all'epoca e fino agli anni settanta, erano veramente località depresse e poco raccomandabili; zone di frontiera dominate dalle zanzare e dagli indigeni locali.
Notevole è il crescendo angosciante dell'atmosfera, sottolineato dall'incredulità del protagonista (Lino Capolicchio) circondato da personaggi bizzarri e patologicamente disturbati; messo di fronte a verità sconcertanti e ad un orrore sempre più invadente che sgretola le sue certezze e che, in un finale agghiacciante, deflagra clamorosamente. I 36 anni trascorsi rivelano alcune lentezze ed ingenuità che però non svalutano un film che oserei definire unico nel panorama cinematografico nostrano, in grado di trasmettere genuina paura senza ricorrere ai soliti mezzi inflazionati tipici delle pellicole di questo genere.
Notevole è il crescendo angosciante dell'atmosfera, sottolineato dall'incredulità del protagonista (Lino Capolicchio) circondato da personaggi bizzarri e patologicamente disturbati; messo di fronte a verità sconcertanti e ad un orrore sempre più invadente che sgretola le sue certezze e che, in un finale agghiacciante, deflagra clamorosamente. I 36 anni trascorsi rivelano alcune lentezze ed ingenuità che però non svalutano un film che oserei definire unico nel panorama cinematografico nostrano, in grado di trasmettere genuina paura senza ricorrere ai soliti mezzi inflazionati tipici delle pellicole di questo genere.
Le incursioni di Pupi Avati nel filone mistery/horror hanno avuto due repliche: Zeder (1983) con Gabriele Lavia (chi l'ha visto?) e l'Arcano incantatore (1996), che vidi al cinema ma di cui ricordo ben poco.
Il link copia/incolla: tinyurl.com/ctd6vvv
RispondiElimina(click su start timer e attendere 30 sec.)
Oppure con torrent usando uno dei tanti motori di ricerca (es. mnova.eu)
madonna che paura..gran film..Avati lo trovo pessimo,ma questo fa eccezione..
RispondiEliminaUn signor Film!! Ottimo RESUME ragazzo mio.
RispondiEliminaun grande film, horror vero.
RispondiEliminaLo vidi tempo addietro e lo trovai davvero molto valido, inquietante nella vicinanza alla nostra realtà.
RispondiElimina