lunedì 3 settembre 2012

Zeder

Qualche giorno fa, nel post dedicato a La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati, facevo riferimento a Zeder, il secondo horror padano del regista bolognese: film del 1983 con trama e atmosfere che riecheggiano i racconti di Lovercraft. Quasi tutta la seconda parte del film fu girata nella gigantesca e tuttora abbandonata ex-colonia di Milano Marittima, progettata in epoca fascista e trasformata temporaneamente in ospedale durante la guerra (sul lato del mare sono ancora visibili due croci di color rosso). Una location inquietante e molto conosciuta sulla riviera romagnola (prima o poi tutti da ragazzini hanno avuto la curiosità di intrufolarsi per esplorarla) per una storia che, da quanto ho letto in rete, ha diversi punti in comuni con Pet Sematery di Stephen King, romanzo uscito però nel 1984. Su youtube qualcuno ha postato il film intero (recuperabile anche in rete tramite i soliti canali). Successivamente Pupi Avati si è dedicato, con alti e bassi, a ben altre tematiche (Regalo di Natale e Il papà di Giovanna i miei preferiti), ma ha dimostrato comunque un innegabile talento per raccontare la paura: dote che ha permesso a questi due film di acquisire un discreto status di cult non solo in Italia. Nonostante le classiche incongruenze dei film horror, nel caso di Zeder è interessante soprattutto la capacità di distinguersi dai modelli classici di zombie movies americani alla Romero o italiani alla Lucio Fulci utilizzando la tecnica vincente della lenta e progressiva immersione in un incubo sempre più agghiacciante da parte dei due protagonisti: Gabriele Lavia e l'attrice francese Anne Canovas.

3 commenti:

  1. sai qual è la cosa più inquietante? il soggetto è di Maurizio Costanzo....

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  2. @ unwise:
    Come non darti ragione!
    Ho sempre sospettato avesse un certo feeling con i morti viventi.

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  3. boni...bboni...che ssennò risuscito Mike Bongiorno! :)

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